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L’influenza dei Principi Guida sulle politiche in materia di responsabilità sociale di impresa dell’Unione europea

Guida: alcune riflessioni sulle esperienze europee

2. L’attuazione dei Guiding Principles nel contesto dell’Unione europea

2.2 L’influenza dei Principi Guida sulle politiche in materia di responsabilità sociale di impresa dell’Unione europea

Il sostanziale fallimento della politica volontaristica della Commissione relativa alla CSR appena illustrata e l’evoluzione del quadro internazionale intorno alla questione business and human rights, conseguente al lavoro del Rappresentante Speciale delle Nazioni Unite, hanno infine condotto il Parlamento europeo a chiedere alla Commissione un ulteriore sviluppo nella propria politica in materia di responsabilità sociale572. Tali richieste hanno portato all’adozione di una nuova strategia in materia di Corporate Social Responsibility contenuta nella Comunicazione della Commissione del 25 ottobre 2011573 n. (2011)681.

In questa Comunicazione la Commissione identifica alcuni fattori chiave nello sviluppo della futura politica europea in tema di CSR tra cui figura, per quello che qui interessa, l’attenzione ai diritti umani «which have become a significantly more prominent aspect of CSR»574. Uno degli aspetti principali di questa Comunicazione consiste, senza dubbio, nella nuova definizione di CSR che essa propone rispetto a quella già contenuta nel Libro Verde:

«CSR is the responsibility of enterprises for their impacts on society»575.

571 Si veda a tale proposito il commento del Parlamento al Green Paper della Commissione, European Parliament, Report on the Commission Green Paper on promoting european framework for corporate social responsibility, del 30 maggio 2002. In particolare il Parlamento aveva suggerito che le politiche aziendali in tema di diritti umani e ambiente venissero riportate nel bilancio sociale, e che si modificassero quindi le norme sul diritto societario.

572 Si vedano rispettivamente la Risoluzione del Parlamento europeo del 13 marzo 2007, n. P6_TA(2007)0062, Corporate Social Responsibility, con cui il Parlamento chiede alla Commissione di rendere maggiormente efficaci i propri sforzi in tema di CSR e la Risoluzione la Risoluzione dell’8 giugno 2011 n. P7_TA(2011)0260, External dimension of social policy, promoting labour and social standards and European corporate social responsibility, con la quale il Parlamento esorta la Commissione a sviluppare una politica piú incisiva in materia di CSR sulla base delle evoluzioni degli strumenti internazionali, come le Linee Guida OCSE e il lavoro del Rappresentante Speciale delle Nazioni Unite.

573 European Commission, COM(2011)681 del 25 ottobre 2011, A renewed EU strategy 2011-14 for CSR.

574EC, COM(2011)682, punto 5.

Si tratta di una definizione sensibilmente diversa da quella precedente, dalla quale è scomparso il riferimento esplicito alla volontarietà delle iniziative in materia di CSR. Questo cambiamento potrebbe indicare, quindi, un primo accoglimento delle obiezioni avanzate da parte delle Ong all’operato della Commissione in tema di responsabilità sociale e preludere all’adozione di misure vincolanti, quali ad esempio regolamenti e direttive, da parte dell’Unione. Si tratta di un mutamento significativo nella politica europea in tema di responsabilità sociale di impresa che, forse, segna l’abbandono dell’approccio favorevole alle imprese in favore di una “complementary regulation”576. La Comunicazione chiarisce come il contenuto delle politiche di CSR debba essere volto sia a massimizzare la creazione di valori condivisi che a evitare la distruzione di tali valori da parte di una politica industriale poco attenta alle tematiche sociali. La ragione di questo mutamento politico radicale può essere imputata da un lato alla crisi economica che ha significativamente indebolito la legittimità del mondo del business e rafforzato, per contro, il ruolo dell’autorità pubblica. Dall’altro non è da sottovalutare il ruolo fondamentale dei nuovi standard internazionali in materia di responsabilità sociale di impresa, che la politica dell’Unione europea era obbligata a tenere in considerazione577. La Commissione, infatti, ha esplicitamente menzionato la necessità che le aziende europee, nell’ottemperare ai propri obblighi in materia di corporate responsibility, facciano riferimento al quadro di principi e linee guida internazionalmente riconosciuti, costituito dalla Dichiarazione tripartita dell’ILO, dalle nuove Linee guida OCSE, dai Principi del Global Compact e dai Principi Guida delle Nazioni Unite su business and human rights578. Il ruolo degli standard internazionali in materia di corporate responsibility viene quindi ulteriormente enfatizzato e si afferma che tali strumenti devono necessariamente essere integrati nelle future politiche europee. La Commissione si fa quindi garante della promozione del rispetto di questi standard da parte di imprese europee e Stati membri579. La nuova strategia europea in materia

576 D. Kinderman, Corporate Social Responsibility in EU, 1993-2013: institutional ambiguity, economic crises, business legitimacy and bureocratic politics, cit., 19 e ss.

577 D. Kinderman, Corporate Social Responsibility in EU, 1993-2013: institutional ambiguity, economic crises, business legitimacy and bureocratic politics, cit., 21.

578«For companies seeking a formal approach to CSR, especially large companies, authoritative guidance is provided by internationally recognised principles and guidelines, in particular the recently updated OECD Guidelines for Multinational Enterprises, the ten principles of the United Nations Global Compact, the ISO 26000 Guidance Standard on Social Responsibility, the ILO Tri-partite Declaration of Principles Concerning Multinational Enterprises and Social Policy, and the United Nations Principi Guida on Business and Human Rights. This core set of internationally recognised principles and guidelines represents an evolving and recently strengthened global framework for CSR. European policy to promote CSR should be made fully consistent with this framework», EC, COM(2011)681, supra, punto 3.2.

579« In order to advance a more level global playing field, the Commission will step up its cooperation with Member States, partner countries and relevant international fora to promote respect for internationally recognised principles

di CSR ha comunque ricevuto diverse critiche da parte delle imprese e resta da verificare se questa si tradurrà in un effettivo cambiamento e in una maggiore efficacia delle politiche europee su questo tema.

Nella Comunicazione, un intero paragrafo è dedicato ai Principi Guida, in cui ne definisce anche le misure di attuazione580. Si afferma infatti che la loro attuazione è fondamentale nel perseguimento degli obiettivi dell’Unione in materia di diritti umani e, di conseguenza, la Commissione si impegna a sviluppare una human rights guidance per specifici settori industriali che essa ritiene particolarmente rilevanti per il rapporto tra diritti umani e attività di impresa, a pubblicare un report sulle priorità da seguire nel corso del processo di attuazione nonché ad emettere report periodici di monitoraggio sui progressi dello stesso581. E’ da sottolineare, inoltre, come la Commissione avesse invitato gli Stati membri a sviluppare, per la fine del 2012, dei Piani di azione nazionali che definissero le norme e le politiche dirette a conferire efficacia ai Principi Guida nel proprio territorio582. L’invito della Commissione viene poi riprese anche dal Consiglio d’Europa nella primavera 2014 nei confronti degli Stati membri dell’Organizzazione e ciò fa sì che lo strumento del Piano di azione nazionale divenga il principale veicolo di attuazione dei Principi Guida anche per i Paesi che non fanno parte dell’Unione583. L’iniziativa della Commissione costituisce quindi un precedente fondamentale nella valutazione dell’efficacia dei Principi di John Ruggie. Per tale ragione una riflessione

and guidelines, and to foster consistency between them. This approach also requires EU enterprises to renew their efforts to respect such principles and guidelines». EC, COM(2011)681, supra, punto 4.8.1

580 EC, COM(2011)681, cit., par. 4.8.2.

581Ad oggi la Commissione ha elaborato, in particolare, tre specifiche Guide relative all’attuazione dei Guiding Principles in alcuni settori industriali delicati per quanto riguarda il rapporto tra attività di impresa e diritti umani: il settore dell’ Oil and Gas, il documento è disponibile all’indirizzo internet:

http://ec.europa.eu/enterprise/policies/sustainable-business/files/csr-sme/csr-oag-hr-business_en.pdf, il settore dell’ICT (Information and Communication Technologies), il documento è disponibile all’indirizzo internet

http://ec.europa.eu/enterprise/policies/sustainable-business/files/csr-sme/csr-ict-hr-business_en.pdf e il settore del lavoro (Employment and Recruitement Agencies), il documento è disponibile all’indirizzo internet

http://ec.europa.eu/enterprise/policies/sustainable-business/files/csr-sme/csr-era-hr-business_en.pdf (tutti consultati il 2 giugno 2014).

582 I Piani di azione nazionali sono dei documenti attraverso i quali gli Stati articolano priorità e azioni che intendono adottare per dare attuazione agli obblighi nazionali, regionali o internazionali. L’idea di simili documenti risale alla Conferenza Mondiale sui diritti umani tenutasi a Vienna nel 1993. Nella Dichiarazione finale si raccomanda agli Stati di adottare un Piano di azione nazionale sui diritti umani. World Conference on Human Rights, June 14–25, 1993, Vienna Declaration and Programme of Action, 71, U.N. Doc. A/CONF.157/23 (12 luglio 1993). La Comunicazione della Commissione europea ha quindi chiaramente ripreso lo strumento del Piano di azione nazionale per i diritti umani con riferimento all’attuazione, da parte degli Stati membri, di politiche in tema di CSR e di rispetto dei Principi Guida delle Nazioni Unite.

583 Council of Europe, Declaration of the committee of ministers on the UN Guiding Principles on business and human rights, adottata il 16 aprile 2014.

comparata sul contenuto e sulla struttura dei Piani di azione già adottati da alcuni Stati europei è in grado di dare un’interessante contributo al giudizio complessivo circa l’effettiva tutela dei diritti umani da parte degli abusi commessi dalle imprese all’indomani dell’approvazione dei Principi Guida, soprattutto nella prospettiva di un allargamento dell’utilizzo di tale strumento anche da parte di Paesi non facenti parte dell’Unione. Alcuni primi risultati concreti del cambiamento della politica europea di CSR da un approccio di tipo volontaristico a uno di carattere vincolante possono essere riscontrati nell’adozione della Direttiva europea n. 2013/34/EU concernente l’obbligo di comunicazione, per le grandi aziende europee, sulle iniziative nelle materie non finanziarie e nella Proposta di regolamento sui minerali da conflitto, di cui si dirà nel dettaglio nei paragrafi seguenti.