velopment) (OECD 1991) e la EEA (European Environmental Agency) (EEA 1999) indicano come “indicatori di stato” e “di impatto” sono definiti, nella metodologia LCA, Indicatori di impatto midpoint e endpoint o “indicatori di impatto”, i primi, e “categorie di danno”, i se- condi. Gli indicatori midpoint sono espressi per categorie di impatto
con la relativa “caratterizzazione”14, mentre per passare agli indica-
tori endpoint, gli indicatori midpoint, successivamente alla fase di
caratterizzazione, richiedono un processo di normalizzazione15 per
essere appunto aggregati in categorie di danno omogenee.
Bare, J. et al. (2000) sottolineano come la differenza sostanziale tra l’approccio midpoint e endpoint in una valutazione LCA consista nella diversa considerazione attribuita alla rilevanza ambientale delle ca- tegorie di indicatori. Nell’approccio midpoint, tale rilevanza è gene- ralmente sottolineata da una relazione di tipo qualitativo o statistico che però può essere analogamente rilevata attraverso l’approccio endpoint, al contempo evitando di dover trattare separatamente la rilevanza ambientale dei singoli indicatori. I fattori di normalizzazio- ne a livello endpoint, infatti, esprimono, e in maniera più comprensi- bile per i decisori, la rilevanza diretta e gli effetti finali di una azione dovuta a diversi fattori di stress.
In termini operativi, il processo di caratterizzazione dei flussi di in- ventario LCI (così come definito in ISO 14040) assegna i flussi ele- mentari alle categorie di impatto midpoint, quali ad es. “cambia- mento climatico”, convertendoli alla medesima unità di misura, in
a punto dal Green Design Institute of Carnegie Mellon University.
14 In un LCA si definisce fattore di caratterizzazione un fattore derivato da un
modello di caratterizzazione che viene impiegato per convertire i dati risultanti da un inventario nelle comuni unità dell’indicatore di impatto [ISO 14042]. Il modello di caratterizzazione è definito in funzione di meccanismi ambientali relativi a determinate sostanze e, in funzione del tipo di meccanismo e degli obiettivi di applicazione del modello, può essere differenziato spazialmente o temporalmente.
15 Normalizzazione è un processo matematico che trasforma un indicatore di-
videndolo per un valore di riferimento selezionato. Gli indicatori risultato della fase di caratterizzazione vengono comparati a valori di riferimento – o effetti normali – rappresentati dai dati medi elaborati su scala mondiale, regionale o europea, e riferiti ad un determinato periodo di tempo. Attraverso la nor- malizzazione è possibile quindi stabilire l’intensità dell’impatto ambientale del sistema studiato rispetto alla media dell’impatto generato dall’uomo nell’area geografica prescelta come riferimento. I fattori di normalizzazione sono relativi alle categorie di danno.
da banche dati o a dati statistici secondo un processo di adattamen- to top down. Loiseau et al. (2014) rappresentano nel diagramma di Fig. 7 il livello di affidabilità e di rappresentatività geografica delle fonti dei dati utilizzati nel caso studio sviluppato, e discutono sulla strategia da applicare per superare la non disponibilità di dati e per costruire un LCI di tutte le attività di un territorio. In particolare in- dicano le attività per le quali hanno fatto ricorso ai data base am- bientali input output EIO-LCA (Economic Input Output LCA-Carnegie Mellon University Green Design Institute) e specificatamente allo US IO data-base.
In sintesi dunque lo stato dell’arte in materia porta a definire il se- guente quadro di riferimento per l’inventario dei dati.
Per ogni attività/processo presente nelle LUF di un territorio, si repe- riscono dati rilevati o dati statistici/generali, rappresentativi dei flussi input output nel territorio esaminato, secondo la fase del ciclo di vita che si analizza (nella nostra proposta: in base all’approccio consumed based, production based o life cycle based). Se i processi sono descritti nel dettaglio, si rilevano direttamente le quantità fisiche di consu- mi ed emissioni o si fa riferimento alle banche dati LCA (Ecoinvent e altre) che forniscono secondo un approccio bottom-up, e conforme- mente a ISO-LCA, le emissioni inquinanti e i consumi di risorse per ogni unità del processo considerato, es. flussi legati alla produzione di una determinata quantità di prodotto, flussi legati ad un determinato consumo per abitante, flussi legati alla costruzione, gestione e uso di una unità residenziale, ecc. Se invece per i singoli processi si dispone di dati di tipo economico, si farà riferimento alle tavole del metodo EIO-LCA (Economic Input-Output Life Cycle Assessment). Il metodo EIO-LCA stima i materiali e le risorse energetiche richieste e le emis- sioni ambientali risultanti da attività in un determinato contesto eco- nomico, per ogni unità monetaria di produzione in un dato settore in- dustriale (Suh, 2004). Si noti che il quadro di riferimento proposto per la LCSA a livello meso indica come più adeguato, rispetto all’approccio fondato sull’analisi dei processi, l’approccio EIO-LCA (Zamagni et al., 2009). Tuttavia alla scala territoriale sub-regionale, come quella in cui può essere inserito il territorio oggetto di trasformazioni di piano e di programma, spesso non sono disponibili dati statistici economici/ ambientali e peraltro le tavole EIO attualmente sono disponibili solo
per pochi Paesi (USA, Canada, Germania, Spagna)13.
87
modo da organizzare le informazioni elaborate per consentirne una successiva elaborazione ed interpretazione, in rapporto a indicatori endpoint o categorie di danno, quali ad es. danno alla qualità dell’e- cosistema.
La scelta dei modelli di caratterizzazione più idonei a tradurre i con- tenuti dell’inventario in categorie di impatto, dipende dagli obiettivi e dagli scopi specifici dell’analisi LCA, così come dalla rilevanza ad essi attribuita dai portatori di interesse sui quali ricade l’impatto del processo oggetto di studio.
A livello endpoint, l’analisi ambientale LCIA si pone l’obiettivo di sta- bilire i collegamenti e le relazioni tra le categorie di impatto e i danni causati alle “Aree di Protezione” identificate, ad esempio alla salute umana, alla qualità dell’ecosistema, alla disponibilità di risorse pri- marie. Una volta determinate le categorie di impatto o di danno, si provvede alla interpretazione dei risultati della valutazione. Questa fase finale è determinante, non solo per la identificazione, la quan- tificazione e la valutazione dei risultati dell’analisi, ma soprattutto perché consente di derivare da essi conclusioni strategiche e racco- mandazioni per i decisori sulle alternative programmatiche a minor impatto.
Per questo motivo, uno degli aspetti rilevanti nella attuale ricerca LCA è appunto lo sviluppo di metodi di valutazione endpoint o dama- ge-oriented poiché consentono una più semplice interpretazione dei risultati dell’analisi di impatto. Stanti quindi le differenze tra i due
livelli di analisi, il trend attuale nella valutazione LCA è di riferire a metodi in grado di proporre un approccio armonizzato, in accordo con le indicazioni del gruppo di lavoro SETAC e della Life Cycle Initiative UNEP/SETAC.
4.8 La differenziazione geografica degli indicatori
La valutazione ambientale di un territorio deve essere in grado di for- nire ai decisori e ai portatori di interesse informazioni riferite ad am- biti spaziali diversi. Per essi è altresì interessante poter distinguere tra le trasformazioni di un territorio quelle che provocheranno una ricaduta, in termini di impatto, a livello locale, regionale o globale, nel rispetto dei livelli di soglia massimi generalmente ammessi, e anche in relazione ai livelli di carico già presenti in ciascun contesto. Il termine “geograficamente differenziato” comporta una valu- tazione del ciclo di vita che non solo riassume le quantità totali di emissioni, ma tiene conto della “gravità” degli impatti in relazione al luogo specifico in cui vengono emessi i diversi inquinanti. La regionalizzazione è riconosciuta come un importante pas- so verso il miglioramento dell’accuratezza, della precisio- ne e dell’affidabilità dei risultati della valutazione del ciclo di vita, e questo se vale per LCA riferite a prodotti e servizi è tanto più significativo per valutazioni ambientali compara-tive alla base delle strategie di pianificazione del territorio.
La differenziazione geografica degli indicatori si effettua definendo
M
eccanismo ambientale
Risultati delle LCI per categoria di impatto
Indicatore di categoria Categoria di impatto Rilevanza ambientale Modello di caratterizzazione Categoria di danno Emissioni acidificanti (NOx, SO2, etc) Acidificazione Rilascio di protoni (H+ aq) Forest Vegetation Etc
88
opportuni modelli di caratterizzazione spaziale, particolarmente im- portante nel caso ad es. di sostanze chimiche che hanno emissioni con limitato raggio d’influenza e processi “itineranti” all’interno di un’area o di una regione. Nel momento in cui i dati di inventario sono tradotti in contributi all’impatto ambientale – LCIA –, si perde infat- ti, di solito, la caratterizzazione spaziale dei contributi alle emissioni derivanti dalle attività dislocate sul territorio e la rilevanza a scala lo- cale degli impatti rilevati. Tale rilevanza deve essere in qualche modo ricostruita e il legame tra l’azione di pressione e la risposta dell’am- biente reso esplicito per orientare il processo decisionale con mag- giore coerenza e significatività.
Infatti, se molti degli impatti modellati attraverso le comuni analisi
LCA hanno rilevanza regionale o locale, la maggior parte delle me- todologie LCIA correnti, mette a disposizione soltanto fattori di ca- ratterizzazione (CF) basati sulle proprietà intrinseche delle sostanze e rappresentativi di un contesto ambientale standardizzato, quello che Potting e Hauschild (2006) definiscono “generic unit world”, dove tali caratteristiche sono descritte in maniera semplificata e tipizzata. La questione della assenza di una differenziazione spaziale nel Life Cycle Impact Assessment è da anni dibattuta, ma nonostante le remore sulla credibilità di una LCIA priva di caratterizzazione spaziale, si ritenne inizialmente (1993-1999) più rilevante sottoli- neare il fatto che la caratterizzazione spaziale, propria ad esem- pio di una analisi di rischio, non è coerente con le finalità della
Ambiente naturale Risorse naturali Tossicità umana Respiratorio inorganici Radiazione ionizzante Rumore Incidenti Formazione fotochimica dell’ozono Acidificazione Eutrofizzazione Ecotossicità Uso del suolo
Esaurimento di risorse Desertificazione Salinizzazione