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CAPITOLO 5. CONCLUSIONI

5.1. INTERPRETAZIONE DEI RISULTATI

Come si è visto in precedenza, l’analisi inizia con l’applicazione Life Cycle Assessment ai tre sistemi costruttivi in esame, ossia intelaiatura, XLAM e blockhouse. Partendo dai dati forniti dalle Tabelle 1, 2, 3 e 4 è possibile mettere a confronto dal punto di vista ambientale le diverse fasi di vita della stessa tipologia abitativa, così come si può confrontare la stessa fase dal punto di vista delle differenti abitazioni. Il grafico seguente mette in evidenza gli impatti ambientali per ogni fase del ciclo di vita.

Dal Grafico 1 si nota immediatamente come le tre fasi di vita sono molto diverse fra loro. La

fase d’uso è senza dubbio il momento che incide maggiormente sul carico ecologico, per tutti

e tre i sistemi costruttivi. A tal proposito, il sistema XLAM si caratterizza per la quantità maggiore di anidride carbonica emessa, sebbene le differenze tra le tre tipologie di abitazione siano alquanto modeste. Differenze ambientali molto contenute si possono individuare anche nella fase di fine vita. In tale momento i sistemi costruttivi generano un impatto ambientale molto basso, grazie alla quantità di materiali riciclabili impiegati. Nella fase di costruzione, invece, salta all’occhio una grande differenza relativa alle tre abitazioni. Infatti, nonostante tutte le costruzioni abbiano una performance ambientale positiva (grazie all’impiego di materiale ligneo e alla non dispendiosa messa in opera), il sistema blockhouse mostra una prestazione due volte migliore rispetto all’intelaiatura e al XLAM, grazie al fatto che tale modalità costruttiva impiega come materiali quasi esclusivamente il legno, in grande quantità. A tal proposito è indispensabile sottolineare che tutti e tre gli edifici hanno prestazioni positive poiché, impiegando per la costruzione materiale ligneo, consolidano i benefici generati dalla fotosintesi clorofilliana, che come ben noto assorbe anidride carbonica e produce ossigeno. In altre parole, in questo modo si riducono le emissioni gassose in atmosfera, dal momento che il legno, se non venisse impiegato a fini costruttivi, col tempo degraderebbe emettendo nell’aria la CO2 prima assorbita. Più nello specifico, non si tratta di riduzione di emissioni di

CO2, bensì di riduzione di CO2 già presente nell’atmosfera. Questo perché il legno da abete

rosso impiegato per le abitazioni in esame nasce da coltivazioni di produzione della Comunità Europea destinate alle sole costruzioni. Il legno viene dunque fatto crescere appositamente a scopo edilizio. Di conseguenza, per tale ragione, non si pone il problema della deforestazione, dal momento in cui non vengono abbattuti alberi esotici già presenti sul territorio, bensì alberi cresciuti a fine costruttivo, tagliati e nuovamente ripiantati ogni cinquant’anni, una volta che questi sono maturi e hanno assorbito un’elevata quantità di CO2. In tal senso, dunque, se si

espandesse la cultura di “fare bosco”, presente per esempio nell’Altopiano di Asiago, si guadagnerebbe l’enorme vantaggio di sostituire zone prative (impiegate per la coltivazione di mais, ecc.) in boschi, fondamentali per la riduzione dell’anidride carbonica.

Una volta osservate le specifiche diversità tra le varie fasi del ciclo di vita, è necessario ora osservare gli impatti ambientali dal punto di vista complessivo. A tal proposito, il Grafico

2 riporta il globale carico ecologico generato dai tre sistemi abitativi lungo tutto il loro ciclo di vita.

Grafico 2. LCA - Impatti ambientali complessivi

Dal grafico soprastante è facile osservare che la tipologia costruttiva caratterizzata dalla migliore performance ambientale sia il sistema blockhouse, immettendo complessivamente grandi quantità di anidride carbonica in meno nell’ambiente rispetto agli altri due sistemi. Questa differenza è dovuta principalmente all'eccellente prestazione ambientale del modello blockhouse vista in precedenza nella fase di costruzione. D’altra parte, il sistema XLAM risulta invece essere il modello meno conveniente dal punto di vista ecologico. La ragione risiede nel fatto che tale struttura, se messa a confronto con quella a intelaiatura, nonostante richieda un minor impatto ambientale per la sua costruzione, immette durante tutta la fase di esercizio quasi dieci tonnellate in più di CO2.

Per quanto riguarda l’aspetto prettamente economico, l’applicazione Life Cycle Costing fornisce i costi sostenuti dai tre sistemi costruttivi lungo tutto il loro ciclo di vita. A tal proposito, il grafico seguente mostra i costi (individuati nel capitolo precedente) sopportati per le tre abitazioni in ciascuna fase di vita.

Grafico 3. LCC - Impatti economici per fasi

Il grafico 3 mette in evidenza come i costi nelle le varie fasi di vita sono molto differenti fra loro. Nello specifico, si osserva come dal punto di vista costruttivo il sistema economicamente più conveniente sia quello a intelaiatura, con una differenza di più di 10000 € in meno rispetto alle altre due abitazioni, dovuta principalmente ai minor costi da sostenere per la fornitura dei materiali. Riguardo alla fase d’uso, invece, mentre i sistemi a intelaiatura e XLAM generano circa lo stesso impatto economico, quello blockhouse richiede circa 17000 € in più. Questa sostanziale differenza, come dimostra la precedente Tabella 8, è dovuta essenzialmente ai maggiori costi relativi alla manutenzione ordinaria soprattutto degli elementi in legno. A prescindere dalle varie differenze, bisogna sottolineare comunque che per tutti e tre i sistemi gli elevati costi di costruzione comportano poi dei bassi costi d’esercizio. Dal grafico soprastante, infine, si nota come i costi di fine vita legati allo smaltimento dei materiali costituenti l’edificio, oltre ad essere pressoché identici tra di loro, sono molto contenuti per via dei ridotti materiali destinati alla discarica.

Le differenze economiche tra i tre sistemi costruttivi sopra descritte incidono profondamente sul complessivo Net Present Cost legato ad ogni edificio, come dimostra il Grafico 4.

Grafico 4. LCC - Impatti economici complessivi

Il modello blockhouse appare essere il sistema meno conveniente dal punto di vista economico se si guarda l’intero ciclo di vita, con una differenza di circa 22000 € in più rispetto all’XLAM e di circa 36000 € rispetto a quello a intelaiatura. Questa enorme diversità è causata principalmente da due fattori: gli elevati costi richiesti in fase di costruzione per la fornitura dei materiali, necessitando sostanzialmente di una maggiore quantità di legno, e i maggiori costi legati alla manutenzione ordinaria da sostenere durante l’utilizzo dell’immobile.

Il sistema costruttivo caratterizzato invece dalla miglior performance economica è quello a intelaiatura. Tale modello infatti, rispetto a quello XLAM, nonostante abbia pressoché il medesimo impatto economico a livello di impiego e di smaltimento, richiede costi di costruzione nettamente inferiori (quasi 15000 € in meno), grazie alla convenienza in fase di fornitura.

Ora che le analisi relative all’impatto ambientale ed economico si sono concluse, sorge la domanda relativa a quale sistema costruttivo scegliere. Nel caso in cui lo stesso modello abitativo generasse sia le minori emissioni gassose che i minor costi, la risposta sarebbe facile. Tuttavia, nel caso in esame, il confronto tra LCA e LCC evidenzia alcune perplessità, come dimostra il grafico seguente.

Grafico 5. Confronto tra LCA e LCC

Il Grafico 5 riporta nella stessa tabella sia la variabile ambientale, espressa in Kg di CO2 emessi,

che quella economica, espressa in € relativi ai costi da sostenere, mostrando come l’interpretazione conclusiva dei risultati ottenuti tramite lo studio LCA e LCC risulti complessa. Infatti, appare evidente come l’edificio che incide in maniera minore sul carico ecologico complessivo, ossia il blockhouse, è anche quello che richiede i maggiori costi durante il ciclo di vita. Tale grafico rileva inoltre che il modello XLAM non sarà sicuramente quello prescelto, dal momento che esso, se messo a paragone col modello a intelaiatura, genera un maggior impatto sia ambientale che economico. Rimane dunque il problema di quale sistema prescegliere tra l’intelaiatura e il blockhouse.

Il dubbio circa l’interpretazione dei risultati appena conseguiti viene sciolto dai dati forniti dalla metodologia Environmental Life Cycle Costing, la quale, integrando in un'unica analisi la componente ecologica ed economica, è in grado di identificare l’alternativa migliore dal punto di vista economico-ambientale.

Nel caso in esame sono state svolte due distinte analisi ELCC: la prima ha preso in considerazione i costi ambientali convertiti attraverso lo strumento ETS; la seconda ha invece

integrato i costi ambientali ottenuti attraverso il Costo sociale, stabilito dalla ricerca realizzata dall’Istituto europeo per l’economia e l’ambiente (Eiee) insieme all’Università della California. Partendo dai dati riassunti precedentemente nelle Tabelle 12 e 13, i due grafici seguenti riportano i costi economici-ambientali sostenuti dai tre sistemi costruttivi per ogni fase di vita, a seconda dello strumento di conversione utilizzato.

Grafico 6. ELCC - Impatto economico-ambientale per fasi (strumento: ETS)

Osservando prima il Grafico 6 è possibile osservare come questo, pur avendo chiaramente valori maggiori rispetto al Grafico 3 (relativo al LCC) per via dell’inclusione dei costi ambientali, gli assomiglia molto. In questo caso, infatti, i risultati non variano in maniera importante poiché il parametro fornito da ETS per la conversione degli impatti ambientali risulta modesto, generando costi ambientali contenuti e, per questo, incidenti in maniera irrilevante sul costo complessivo. Le interpretazioni a riguardo sono dunque le medesime fatte in precedenza per il Grafico 3.

Per quanto riguarda invece il Grafico 7, i risultati appaiono ben diversi. Sebbene per la fase di fine vita i costi rimangano identici, la stessa cosa non può dirsi per le altre due fasi. I costi di costruzione variano infatti notevolmente: se nella situazione presentata nel Grafico 3 il modello blockhouse sosteneva i costi maggiori, ora tale primato lo detiene l’XLAM. Questo cambiamento è causato principalmente dal fatto che in fase costruttiva il blockhouse è caratterizzato da un valore di emissioni gassose nettamente più negativo rispetto agli altri due sistemi. Tale diversità, impiegando l’elevato parametro di conversione fornito dalla ricerca sul

Costo sociale, influisce profondamente sul costo globale. I costi complessivi sostenuti in fase

d’uso da ogni modello abitativo, infine, crescono circa del doppio rispetto all’analisi LCC riportata nel Grafico 3, nonostante le relative differenze tra i tre sistemi siano pressoché le stesse, per via del loro simile impatto ambientale durante l’utilizzo.

Le due distinte applicazioni ELCC portano dunque ad interpretazioni ben diverse. Il Grafico 8 mette in luce i risultati complessivi.

Grafico 8. ELCC - Impatto economico-ambientale complessivo

Confrontando gli esiti delle due applicazioni ELCC esposte nel grafico precedente, si è in grado ora di rispondere alla domanda posta in precedenza relativa a quale alternativa costruttiva preferire. Entrambe le analisi ELCC identificano l’intelaiatura come il modello abitativo migliore dal punto di vista economico-ambientale. Tuttavia, alcune considerazioni devono essere fatte a riguardo. Come già accennato, l’attenzione può essere rivolta unicamente al sistema a intelaiatura e al blockhouse, escludendo di fatto l’XLAM. Il sistema XLAM, infatti, avendo un impatto sia ambientale che economico più elevato rispetto all’intelaiatura, genererà sempre costi complessivi maggiori rispetto a quest’ultimo, indipendentemente dallo strumento di conversione impiegato.

Come si osserva dal Grafico 8, la seconda analisi, sebbene riporti la stessa classificazione di preferenze della prima, mette in luce diversità ben più contenute tra le due costruzioni in esame, ossia tra l’intelaiatura e il blockhouse, come dimostra la loro ridotta differenza di costo (nell’analisi 1, il blockhouse sostiene circa 35000 € in più di costi rispetto all’intelaiatura, mentre nel secondo studio circa 25000 €: il gap di costo si riduce perciò di ben 10000 €). È facilmente comprensibile come nella seconda applicazione questo minor gap sia dovuto

essenzialmente all’utilizzo di un parametro di conversione degli impatti ambientali più elevato rispetto a quello impiegato nella prima analisi. Si passa infatti da un parametro di 29 €/tCO2

ad uno di 379 €/tCO2.

Appare fondamentale sottolineare, dunque, che le due applicazioni ELCC, nonostante identifichino come miglior alternativa lo stesso sistema costruttivo, non portano agli stessi risultati. Tale divergenza evidenzia il fatto che la scelta del parametro di conversione da utilizzare può incidere notevolmente sui risultati complessivi, rappresentando un momento cruciale per l’analisi. A questo proposito, si può dedurre che, qualora si decidesse di dare una maggiore importanza all’aspetto ambientale impiegando un parametro di conversione ancora più alto di quello fornito dalla ricerca sul Costo sociale, le differenze di costo tra l’edificio a intelaiatura e quello blockhouse si ridurrebbero ulteriormente, fino al punto di poter variare la gerarchia di preferenza dei sistemi costruttivi in esame.

In definitiva, le due analisi economico-ambientali (ELCC) non hanno modificato l’ordine di preferenza delle tre abitazioni rispetto all’analisi prettamente economica (LCC), poiché, nonostante il blockhouse sia l’edificio caratterizzato dalla performance ambientale nettamente migliore, tale vantaggio non è sufficiente a “compensare” gli elevati costi economici che deve sostenere rispetto alle altre costruzioni. Tale risultato potrebbe perciò stimolare ad una riflessione circa possibili interventi mirati per la riduzione dei suoi costi in fase di costruzione o soprattutto in fase d’uso, in modo tale da ridurre il relativo impatto economico complessivo ed identificare il modello abitativo maggiormente ecologico come il più conveniente dal punto di vista economico-ambientale.

Per concludere, è importante sottolineare che l’analisi soprastante è stata comunque impiegata su tre sistemi costruttivi ad elevatissima performance energetica. Si trattano infatti di edifici a energia quasi zero che, vantando una classe energetica di tipo A2, forniscono notevoli vantaggi ambientali ed economici durante la fase di utilizzo, come evidenziano i grafici precedenti. Per capire al meglio l’importanza, o meglio la convenienza, di focalizzarsi su abitazioni ad alte prestazioni energetiche, vengono riportati in Appendice i grafici dei risultati relativi alla stessa analisi appena effettuata, avente però come oggetto i tre edifici caratterizzati da una classe energetica di tipo D. Si passa dunque da edifici di tipo A2 (altissima prestazione) ad edifici di tipo D (medio-scarsa prestazione). I risultati finali relativi allo studio ELCC dimostrano che a livello globale, considerando l’intero ciclo di vita, gli edifici di tipo D richiedono maggiori costi economico-ambientali rispetto a quelli di tipo A. Tali risultati,

dunque, dovrebbe essere presi seriamente in considerazione dai committenti in questione. Un’adeguata consapevolezza di quanto appena dimostrato potrebbe stimolare i potenziali abitanti ad individuare i sistemi costruttivi forniti dalla bioedilizia come i più convenienti per loro stessi, anche solo dal punto di vista economico se si osserva l’intero ciclo di vita. Questo di conseguenza sposterebbe la domanda verso tali prodotti, riducendo drasticamente l’impatto ambientale complessivo del settore delle costruzioni. E oggi come mai prima nella storia, tale positività rappresenta un elemento tanto indispensabile quanto urgente.