Interpreting Studies e Interpreting Research
2.1 Interpreting Studies (IS)
L’interpretariato è una pratica comunicativa esistente da millenni, eppure quasi nulla è stato scritto in materia fino alla seconda metà del Novecento. Solo a partire dagli anni cinquanta, infatti, contestualmente al riconoscimento dell’interprete come figura professionale, si è iniziato a parlare di Interpreting Studies (IS) come disciplina di interesse di studiosi e ricercatori. Molti di essi appartenevano ad ambiti piuttosto differenti tra loro e non correlati, almeno inizialmente, a quello linguistico. La natura degli IS è stata a lungo dibattuta, a cominciare dalla possibilità di considerarli una scienza o meno. Mentre alcuni studiosi “have been rather skeptical whether IS is a science at all […], for others there is no doubt that it is a science in every sense of the word”.1
Moltissimo si è discusso anche, e soprattutto, sull’eventuale classificazione degli IS come disciplina di studio autonoma o piuttosto come sottodisciplina della psicologia cognitiva. Il processo cognitivo di elaborazione delle informazioni, infatti, costituisce il punto di partenza nonché il fulcro dell’attività dell’interprete. Secondo quanto affermato da Lederer: “Interpreting is a human performance in which cognitive activity is first and foremost; it therefore leads us into the field of psychology with no need to resort to special experiments”.2 Secondo altri studiosi gli IS possono, invece, essere considerati una branca della neurologia, dato che i principi appartenenti a discipline scientifiche quali la neurolinguistica, la neuropsicologia e la fisiologia “may serve to increase our knowledge of the mental process of the interpreter”.3
Accanto alle discipline di carattere scientifico, quelle di ambito linguistico che hanno influenzato maggiormente lo sviluppo degli IS rimangono, comunque, i Translation Studies. L’interpretariato è per sua natura una forma di traduzione orale, nata ancor prima dell’invenzione della scrittura. Ha assunto, perciò, modalità di utilizzo, contesti situazionali e
1 Herbert M. Lederer, “Simultaneous Interpretation-units of Meaning and Other Features”, in David Gerver e H.
Wallace Sinaiko (a cura di), Language Interpretation and Communication, New York, Plenum Press, 1978, p. 323, cit. in R. Tunç Özben, A Critical Re-Evaluation of the Target-Oriented Approach to Interpreting and
Translation, op.cit., p. 46.
2 Ibid.
3Valeria Darò, “The Role of Memory and Attention in Simultaneous Interpretation: A Neurolinguistic
Approach”, The Interpreters' Newsletter, 2 : 16, 1989, p. 55 cit. in R. Tunç Özben, A Critical Re-Evaluation of
obiettivi molto differenti rispetto a quelli della traduzione di testi scritti. Nonostante questo, però, vi è un enorme lasso temporale a dividere la comparsa degli studi sulla traduzione scritta e degli IS. Alcuni studiosi si sono chiesti a questo proposito come sia possibile che i primi abbiano influenzato in modo così marcato i secondi. “While reflections on translation date back to ancient Rome, those on interpreting were almost non-existent until the second half of the 20th century and it is hardly surprising that that theories of translation have to a great extent influenced the development of interpreting studies”.4
Accanto a una prima e più generale distinzione fra traduzione scritta e orale, ne è comparsa una seconda proposta da alcuni studiosi tedeschi all’inizio dell’ottocento, che separa la traduzione pragmatica da quella letterario/filosofica. L’interpretariato è stato considerato come la prima di queste due categorie. Le teorie della traduzione hanno cominciato a essere applicate anche al campo dell’interpretariato. Di conseguenza, molti studi successivi come quelli condotti da Pöchhacker (1994), Kurz (1996), Kalina (1998) e Setton (1999), si sono occupati di esaminare il legame esistente tra IS e Translation Studies.5 Alcuni studiosi, come ad esempio Gile, Salevsky e lo stesso Pöchhacker continuavano a sostenere che la traduzione scritta e l’interpretariato fossero due sottodiscipline della Traduzione intesa in senso ampio. Tuttavia, cominciava sempre più a farsi strada l’idea che l’interpretariato fosse una disciplina autonoma, avente caratteristiche del tutto proprie e non riconducibili ad alcun’altra forma di traduzione.
Il cosiddetto Interpreted Text (IT) è una tipologia testuale non considerabile alla stregua del testo scritto monolingue. Parlando di interpretazione simultanea (SI),6 oggetto iniziale di tali studi, si è analizzato come questa implichi una serie di fattori che la rendono una forma traduttiva molto particolare e distante dalla prima. Questa implica, infatti, un livello di coesione molto maggiore di quello richiesto nella traduzione di un testo scritto, ma anche l’utilizzo di un’intonazione non ritrovabile in nessun altro contesto comunicativo. “The intonation used in simultaneous interpretation appears to be marked by a set of salient features not found in any other language use”.7 L’interpretazione del testo, inoltre, si svolge sempre in un contesto bilingue o multilingue, dato che è sempre presente l’emittente del messaggio, ma
4
Alessandra Riccardi, “Interpreting Research: Descriptive Aspects and Methodological Proposals”, in Giuliana Garzone e Maurizio Viezzi (a cura di), Interpreting in the 21st Century. Challenges and Opportunities, John Benjamins Publishing Company, Amsterdam/Philadelphia, 2002, pp. 20-21.
5 Ibid.
6
Il termine “Interpretazione Simultanea” da ora in poi sarà abbreviato in “SI”, rifacendosi all’abbreviazione inglese di Simultaneous Interpreting (SI). Si è deciso di non mantenere l’abbreviazione in lingua italiana come nel primo capitolo, per non creare confusione con l’abbreviazione “IS” utilizzata in riferimento alla disciplina degli Interpreting Studies.
7
Alessandra Riccardi, “Interpreting Research: Descriptive Aspects and Methodological Proposals”, op.cit., pp. 21-22.
anche il pubblico - più o meno numeroso - a cui tale messaggio è indirizzato. Questo fa sì che sia stato possibile definire l’IT come una nuova tipologia testuale.8
Si può affermare che la disciplina degli IS abbia trovato completo riconoscimento solo a partire dagli anni novanta, quando ha cominciato a essere considerata una disciplina a sé stante e con caratteristiche ben definite. Ad oggi gli IS possono definirsi in primo luogo una scienza, del tutto indipendente dalla traduzione scritta e dal carattere fortemente interdisciplinare. Gli IS continuano, infatti, a mantenere uno stretto legame con la linguistica, la psicolinguistica e la neurolinguistica, alcuni dei cui concetti hanno fornito le basi per elaborare le teorie principali degli IS stessi.