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e ricorso al credito

2.4. Investimenti e loro finanziamento

Le aziende che hanno effettuato investimenti hanno rappresentato il 34,2% del totale nel triennio 1971-1973 e il 50,5% nel successivo periodo 1974-1976. C'è quindi stata una notevole accelerazione dell'attività di investimento che conferma quanto era già stato individuato commentando gli ingressi di mano d'opera nel-l'artigianato.

La percentuale di aziende che hanno investito cresce con il crescere delle di-mensioni aziendali. Nel primo triennio, si passa da una percentuale di circa il 26%

tra le aziende fino a 2 addetti a percentuali del 50%, 60% e 70% circa per quelle delle classi d'ampiezza fino a 5, fino a 10 e oltre 10 addetti. Nel triennio

1974-1976, si passa da circa il 4 2 % per le aziende fino a 2 addetti a percentuali del 65%, 80% e 86% per le altre classi d'ampiezza. Si può notare che l'accelerazione nell'attività di investimento ha riguardato tutte le classi d'ampiezza, ma è stata re-lativamente più elevata nelle aziende di piccola dimensione. Si è quindi in presen-za di un fenomeno di espansione produttiva che non è più limitato, come per il passato, alle aziende di dimensione maggiore, ma riguarda anche una parte consi-stente di quelle più piccole e tradizionalmente meno dinamiche.

I settori dove le percentuali di aziende che hanno investito nei periodi conside-rati risultano più elevate sono quelli di produzione. Le punte più alte si trovano, evidentemente, nei settori a più rapida espansione quali tessile di Biella, oreficeria, cartotecnica e metalmeccanico. Naturalmente, si risente anche in questo caso dei processi di decentramento produttivo attuato dalle attività industriali. Tra i settori di servizio, è particolarmente elevata la percentuale di aziende investitrici operanti nei trasporti. In questi casi, sembra che la decisione di investire derivi principal-mente dalle caratteristiche di durata degli autoveicoli.

Si può inoltre osservare che i settori in espansione sono quelli che hanno regi-strato la più elevata accelerazione negli investimenti. Particolarmente rilevanti i casi del tessile di Biella, del metalmeccanico, dell'oreficeria, del legno e dei mobili di Saluzzo. La cartotecnica mostra invece una accelerazione più limitata a causa, probabilmente, della più elevata quota di aziende che avevano investito già nel triennio 1971-1973. Anche questa osservazione collima con quella già effettuata a proposito dei nuovi ingressi di manodopera.

Confrontando i dati appena riportati con quelli relativi alle previsioni di investi-mento per il prossimo triennio, si può notare che le previsioni sembrano sostan-zialmente meno favorevoli rispetto a ciò che è accaduto per il passato. Infatti, contro percentuali di circa il 34% e il 50% registrate nei due periodi passati, per il triennio futuro, si scende a circa il 25%. Il fenomeno non riguarda soltanto alcune classi di ampiezza, ma è generalizzato. È probabile che abbiano risposto di preve-dere l'attuazione di investimenti soltanto quelle aziende che hanno progetti già in fase di avanzata elaborazione. Di conseguenza, è probabile che la percentuale di aziende che effettivamente effettueranno investimenti risulti ex post superiore a quella rilevata ex ante. Ci può tuttavia essere il timore che le previsioni non favo-revoli risultino determinate dagli andamenti recessivi realizzati dall'economia ita-liana in tempi recenti e attesi anche per il prossimo futuro. Se così fosse, il timore di cui si è detto potrebbe risultare piuttosto fondato. Non si può però escludere che le previsioni negative derivino anche da difficoltà che le aziende hanno incon-trato nella fase di reperimento dei capitali necessari e che potrebbero essere supe-rate da una migliore politica del credito. D'altra parte, si deve anche ricordare che le previsioni dell'artigianato risultano comunque più favorevoli di quelle dell'indu-stria.

In entrambi i periodi, gli investimenti effettuati hanno riguardato le attrezzatu-re per circa il 54% del totale. Nel primo periodo, il peso degli investimenti in im-mobili è stato di circa il 25% e quello dei mezzi di trasporto di circa il 20%. Que-ste percentuali si sono modificate notevolmente nel periodo successivo: gli

immo-bili scendono a poco meno del 17%, mentre i mezzi di trasporto si portano attor-no al 29%. La spiegazione sembra doversi ricercare sia nell'aumentato valore uni-tario dei mezzi di trasporto, sia nel fatto che la minore disponibilità di mutui a lungo termine, che sarà rilevata anche più avanti, ha limitato l'investimento in im-mobili.

La quota di investimenti in attrezzature cresce al crescere della dimensione: si va da un minimo del 37-38% nelle aziende fino a 2 addetti (dove si trova la gran parte di quelle che producono servizi), a valori compresi tra il 60 e il 70% in quel-le di dimensione superiore. Per quanto riguarda gli immobili, che nel primo perio-do contavano per circa un terzo del totale investito dalle aziende più piccole e da quelle con più di 10 addetti, la riduzione di quota nel secondo periodo è comune a tutte le dimensioni aziendali salvo il caso di quelle con più di 10 addetti che peral-tro, non sembra possa essere considerato altamente significativo dato l'esiguo nu-mero di aziende interessate. L'aumento della quota dei mezzi di trasporto si è ve-rificata per tutte le dimensioni aziendali, fermo restando il fatto che questo tipo di investimento conta moltissimo nelle aziende fino a 2 addetti (quasi il 50% del to-tale, nel secodo periodo) e conta molto meno in quelle di dimensione maggiore (attorno al 20% nelle classi da 2 a 10 e soltanto attorno al 7% per quelle oltre 10 addetti).

Per quanto riguarda il finanziamento degli investimenti effettuati, si può innan-zitutto osservare che in entrambi i periodi, oltre il 90% delle aziende ha utilizzato mezzi propri. Naturalmente, non tutto il finanziamento è sempre avvenuto in que-sto modo. Ci sono infatti risposte multiple nella misura del 18-19% delle aziende. Rimane comunque il fatto che gran parte delle aziende effettuano gli investimenti basandosi in larga misura sui mezzi propri. Nel periodo 1971-'73, questo tipo di finanziamento ha coperto il 61,6% del fabbisogno complessivo. Nel periodo suc-cessivo tale percentuale è risultata pari al 65,2%, risultando significativamente di-versa, con 95% di probabilità (ma non con il 99%), da quella precedente.

Il ricorso al credito ordinario ha contato per il 13,0% del fabbisogno comples-sivo nel primo periodo e per il 15,0% nel secondo. La differenza tra le percentuali non può ritenersi statisticamente significativa. Lo stesso tipo di discorso può esse-re fatto per il cesse-redito agevolato che ha contato nei due periodi rispettivamente per il 14,3% e per il 15,7%. Si può peraltro rilevare che tra i due periodi, è aumentato il peso del ricorso al credito (ordinario ed agevolato) dal 27,3% al 30,7%, anche se la differenza tra queste percentuali risulta significativamente diversa soltanto con un grado di fiducia statistica pari al 70%. In ogni caso desta una certa preoc-cupazione il fatto che, anche nell'artigianato, il peso del credito ordinario sul fi-nanziamento degli investimenti sia a livelli niente affatto trascurabili e, comunque, sia dello stesso ordine di grandezza di quello dell'agevolato.

Per quanto riguarda il finanziamento a lungo termine attraverso mutui, tra i due periodi, si è avuto una caduta molto rilevante: dall'I 1,1% al 4,1%. Questo andamento è stato determinato dalle note vicende di politica monetaria ed econo-mica nazionale. Si noti però che, per quanto riguarda l'artigianato, alla caduta dei mutui non ha corrisposto un notevole aumento del credito agevolato. Le aziende hanno aumentato di poco il ricorso al credito, e più nei confronti di quello ordina-rio rispetto a quanto sono riuscite ad ottenere dall'agevolato. Invece, esse hanno

principalmente aumentato la quota dei mezzi propri, alzando ulteriormente il già elevato grado di copertura dei fabbisogni finanziari realizzata in tal modo.

Le aziende di minor dimensione, e in particolare quelle con 3-5 addetti, regi-strano le più elevate percentuali di finanziamento con mezzi propri. Inoltre, si può rilevare che quelle con dimensione fino a 2 addetti hanno avuto tra un periodo e l'altro il più rilevante aumento nella quota di mezzi propri.

Per le aziende con più di 5 addetti la quota di finanziamento attraverso mezzi propri è rimasta pressocchè costante o è addirittura diminuita. Si può quindi co-cludere che sono state le aziende di minore dimensione quelle che hanno risposto alle difficoltà provenienti dal lato del credito con maggior ricorso a mezzi propri. Ma, forse, i titolari delle aziende più grandi avevano già impegnato nell'attività produttiva buona parte del proprio patrimonio.

La quota più elevata di finanziamento attraverso il credito, ordinario o agevo-lato, è stata registrata in entrambi i periodi dalle imprese con oltre 5 addetti. Nel primo periodo, queste aziende hanno finanziato con il credito il 30,6% degli inve-stimenti, mentre questa percentuale è risultata pari al 25% per le aziende fino a 5 addetti. L'importanza del credito è aumentata per le aziende con più di 5 addetti in misura superiore a quello che è capitato per le aziende minori. Le prime sono infatti passate al 36,2%, le seconde al 26,9%.

Nel primo periodo, le aziende più piccole trovavano notevole sollievo nel finan-ziamento attraverso mutui a lungo termine. Questi contavano infatti per l ' l l % circa del valore totale degli investimenti. Tale percentuale è scesa al 4,1% nel se-condo periodo. Questo fatto rappresenta un'altra dimostrazione delle difficoltà che le piccole aziende hanno avuto in tempi recenti a finanziare i propri

investi-menti con ricorso a forme diverse dai mezzi propri. Si può forse avanzare l'ipote-si, di difficile verifica, che mentre le aziende artigiane di dimensione più elevata hanno maggiori difficoltà ad ottenere credito per l'esercizio, esse hanno difficoltà un po' inferiori a quelle delle aziende più piccole nel caso dell'esecuzione di inve-stimenti.

Si può inoltre osservare che esiste qualche differenza nella struttura del finan-ziamento a seconda del tipo di investimento. Tra i due periodi la variabilità più accentuata si é avuta nel caso degli immobili. Nel '71-'73 i mezzi propri copriva-no il 37,6% del totale investito in immobili, i finanziamenti a lungo termine conta-vano per il 31%, il credito agevolato per il 18% e quello ordinario per il 13%. Nel

1974-1976, alla notevole caduta dei finanziamenti a lungo, che si sono ridotti al 5%, ha fatto riscontro, da un lato, la già indicata stasi di questo tipo di investi-menti e, dall'altro lato, un considerevole aumento del finanziamento attraverso mezzi propri, che si è portato al 58%, e attraverso il credito agevolato, che ha raggiunto il 29% circa.

Si può inoltre sottolineare che, nonostante l'aumento della quota dei mezzi pro-pri sul finanziamento degli immobili, questi risultano ancora finanziati con mezzi esterni in misura maggiore di quanto capita per le attrezzature e i mezzi di tra-sporto. Infatti, per le prime il ricorso all'esterno si è aggirato attorno al 30-35%, e per i secondi attorno al 32%. Contrariamente a quanto accadeva per gli immobili, la quota di finanziamento attraverso mezzi propri non è aumentata tra il primo e il secondo periodo. Essa è invece rimasta costante nel caso dei mezzi di trasporto

e si è ridotta dal 70% al 65% nel caso delle attrezzature. I finanziamenti esterni provengono quasi completamente dal credito ordinario ed agevolato in quanto i mutui a lungo termine non hanno mai avuto un ruolo importante nel finanziamen-to degli investimenti diversi dagli immobili.

Va infine rilevato che tra i due periodi è aumentato di 2-4 punti percentuali il peso del credito ordinario rispetto a quello agevolato. Si sono quindi presumibil mente avvertite le maggiori difficoltà all'ottenimento del credito agevolato che si sono manifestate nei periodi più recenti. Si deve tuttavia rilevare che l'espansione assoluta del credito agevolato, che è stata un pò più rapida di quella degli investi-menti complessivi, ha interessato tutte le categorie di investimento non però in stretta proporzione all'incremento dei rispettivi livelli assoluti. Ne è risultato un notevole privilegiamento al finanziamento degli investimenti in immobili che han-no visto più che raddoppiare il credito agevolato, mentre la spesa per investimen-to cresceva soltaninvestimen-to del 40%. Nei mezzi di trasporinvestimen-to, si è triplicainvestimen-to, in valori cor-renti, sia il valore assoluto dell'investimento che quello del finanziamento agevola-to. È invece risultato un po' sacrificato il finanziamento delle attrezzature, anche se la crescita dell'agevolato non è risultata fuori linea rispetto al raddoppio avuto-si nel valore dell'investimento in questione.

A livello settoriale la situazione è molto differenziata. I settori più tradizionali (tessile non di Biella, alimentari, calzature, mobili non di Saluzzo, oreficeria, servi-zi di tintoria e puliservi-zia) tendono ad avere una quota più elevata di finanservi-ziamento attraverso mezzi propri. Quelli più vicini all'organizzazione industriale mostrano, in generale, una quota di finanziamento con mezzi propri inferiore a quella media dell'artigianato. Nel tessile di Biella e nei mobili di Saluzzo è rilevante la presenza del credito agevolato; nel metalmeccanico e nelle lavorazioni minerali non di Ver-bania, accanto all'agevolato, è piuttosto importante il credito ordinario e, nel pri-mo periodo, il finanziamento ,a lungo termine che, peraltro, interessava anche il tessile di Biella. Un po' a parte è il caso della cartotecnica che, in entrambi i perio-di, finanzia con mezzi propri una quota di investimenti superiore a quella media. Ricorre invece ampiamente al credito sotto ogni forma il settore dei trasporti.