Dinamica del valore aggiunto nel settore manifatturiero piemontese per tipo di imprese
2.6. Le aree sistema e l'approccio ai problemi territoriali
Intese nella loro accezione più larga di aree a forte concentrazione di attività
produttiva monosettoriale, con processi in atto di integrazione verticale ed oriz-zontale, e con conseguenti esigenze di individuare filosofie e spazi di sviluppo
legati alla formazione di comuni economie di scala (aree attrezzate) sono presenti
in pochi casi assai ben individuabili e comunque con caratteristiche assai difformi e tali da richiedere adattamenti empirici alla filosofia della loro rilocalizzazione eventuale.
L'unico caso di aree sistema in senso proprio è costituito da Valenza Po in cui ricorrono gli estremi di:
- monosettorialità
- struttura artigiana prevalente - concentrazione spaziale
- funzione trainante dell'economia cittadina ed entro il raggio di polarizzazione degli occupati
- esigenze di razionalizzazione della funzione produttiva connesse ad un processo rilocalizzativo
- esigenze di dotazioni promozionali e di vendita che modifichino il processo di commercializzazione e la stessa immagine del prodotto «Valenza».
Altri casi in cui ricorrono ma solo parzialmente questi estremi sono:
- L'area laniera biellese e della Valsesia, in cui la forte concentrazione spaziale
delle attività è peraltro polarizzata da industrie leader intorno a cui ruotano, in un tipico rapporto di subfornitura-sublavorazione, imprese minori a carattere artigiano e lavoratori a domicilio.
La funzione trainante del settore potrebbe giustificare il ricorso a processi rein-sediativi in aree miste (industriali e artigiane, e non espressamente monosetto-riali, potendosi ammettere all'interno dell'area tutte le funzioni di servizio, ri-parazione, manutenzione e financo commercializzazione di primo grado). Una scelta siffatta è peraltro funzione della volontà/interesse di poche grandi impre-se, alle quali in definitiva spetta l'assunzione di decisioni che coinvolgono tutto il tessuto delle imprese satelliti.
- L'area del mobile saluzzese, che pur presentando caratteri di specificità
produt-tiva, esigenze promozionali comuni (Fiera del Mobile, ecc.), è costituita da un sistema di imprese sia industriali, sia artigianali, che partecipano al ciclo pro-duttivo in una o più fasi se non addirittura con una presenza indipendente (re-stauratore). Tale sistema pur essendo di massima localizzato nel saluzzese e nelle prime propaggini della Val Varaita si configura come assai diffuso nel ter-ritorio, non sembra presentare forti esigenze di collegamento fisico interazien-dale, né influisce in modo determinante sull'economia produttiva dell'area. La sua configurazione non è quella classica di area-sistema e come tale mal si pre-sta ad una reinterpretazione spaziàle e funzionale rigida, meglio adattandosi so-luzioni di carattere misto ai problemi produttivi del saluzzese (produttori di mobili e di prime lavorazioni o finissaggio, sia di tipo industriale che artigiana-le, ma anche altre attività artigiane che necessitino di spazi e servizi al servizio o meno del mobile che pur rappresenta l'attività portante dell'area).
- L'area del Verbano-Cusio-Ossola (indicata anche come area di applicazione
della L.R. 21 sulle aree industriali attrezzate) è una vasta estensione territoriale a forte presenza di attività riportabili a tre tipi di fondo: la rubinetteria-valvolame, i casalinghi, l'estrattivo.
Sono attività con direttrici territoriali prevalenti, nelle quali la presenza di grandi e medie industrie leader è supportata da un arcipelago di imprese mino-ri, artigiane o meno e di lavoro a domicilio, per le attività di pulitura e bruni-tura, raramente per attività inerenti a fasi complete del ciclo. Secondo tale an-golazione la vasta area interessata non costituisce un'area sistema, ma sempli-cemente un'area a forte intensità industriale e artigianale nel comparto della meccanica ed estrattiva. I problemi produttivi dell'artigianato risultano sempli-ficati, riferibili cioè ad un rapporto sotteso di lavoro autonomo o a domicilio, e la localizzazione non costituisce un vincolo né strutturale né produttivo. Se è quindi ipotizzabile la creazione di un'area industriale attrezzata per le at-tività meccaniche miste, entro o in prossimità della quale si potranno collocare tutti i servizi decentrati agli artigiani e alle piccole imprese, è invece difficile ipotizzare un'area strettamente artigiana.
- Il chierese pur presentando una discreta concentrazione nelle attività meccani-che, tessile-cotoniero e dell'edilizia, costituisce l'area più sfumata sotto il profi-lo del sistema produttivo, non potendo chiaramente essere ricondotto a fiprofi-loni fondamentali, né a strutture tipiche giacché nell'area sono presenti imprese di tipo industriale, attività artigiane e lavoro a domicilio, operanti nei settori tessi-li, meccanici e misti. L'individuazione di un'area per attività produttive presta nel P.R.G. della città costituisce quindi un tentativo di ricondurre alla vi-gente regolamentazione urbanistica la ricomposizione delle attività produttive oggi concentrate nel centro storico e inquinanti le strutture fisiche e urbanisti-che.
È in definitiva difficile, almeno a questo stadio della ricerca, prospettare l'ipote-si allargata di «area artigiana attrezzata» per la quale mancano gli estremi, secon-do noi indispensabili, per il ricorso ad uno strumento straordinario quale la nor-ma regionale piemontese, sulle aree artigiane attrezzate, e cioè la omogeneità e in-tensità produttiva in uno con la funzione traente sull'economia e nell'ipotesi che il processo di reinsediamento costituisca un fattore di crescita dell'artigianato nel-le linee della piccola-media industria.
È invece assai ricorrente il caso di forte concentrazione di microimprese in ge-nere (artigiane e non) nei centri storici dei nuclei urbani, alle quali difettano pos-sibilità di:
- allargamento spazi produttivi: per mancanza di aree, per mancanza di locali
adatti e a un prezzo sopportabile
- razionalizzazione dei processi produttivi anche in applicazione della normativa
contro le esalazioni, i rumori, ecc.
Per tali imprese il reinsediamento può essere tentato sotto forma di: a) soluzioni empiriche di reimpiego
b) trasloco in aree decentrate e destinate alle funzioni produttive attraverso for-me anche minori di attrezzafor-mento: aggregazioni di capannoni o di fabbricati (centri artigiani), aggregazione di attività di servizio fino ad arrivare alla defini-zione di area produttiva (PIP) a destinadefini-zione mista, senza con ciò pervenire ad una formazione, diffusa nella Regione, di aree artigiane attrezzate o aree indu-striali attrezzate da limitare a situazioni ben circoscritte di intensa domanda di
operatori interrelati nelle funzioni di produzioni o di mercato e in cui la riloca-lizzazione coinvolge processi di riadattamento delle strutture produttive.
Di converso dovrebbero venire approntati strumenti urbanistici di salvaguardia dei centri storici che interdicano l'occupazione delle sedi liberate inadatte da par-te di nuovi operatori, vanificanpar-te la politica di rilocalizzazione in complesso.
Date queste premesse è necessario chiarire, preliminarmente al problema in sé della localizzazione di attività artigianali, che:
gli interventi di rilocalizzazione debbono essere tali da garantire in termini terri-toriali vantaggi definibili nei termini delle attività produttive:
- approvvigionamento materiali, trasporti, accessibilità dell'area; - superficie ed uso degli immobili;
- integrazioni di necessità produttive: fonti energetiche, depurazione di acque, fumi, ecc.;
- forme organizzate di pubblicizzazione, commercializzazione, ecc.
È di contro necessario individuare le soglie a partire dalle quali i vantaggi, di carattere produttivo e sociale, siano in grado di compensare o superare il com-plesso delle piccole economie derivanti dalle localizzazioni esistenti e con quali modalità e costi (analisi delle soglie).
È necessario inoltre individuare le forme e le modalità di integrazione coi pro-blemi complessivi di assetto territoriale legate o meno con la distribuzione spazia-le delspazia-le attività artigianali.
C o m e aspetti particolari pare inoltre opportuno, sulla scorta di tali esperienze, capire nelle singole fattispecie che verranno proponendosi:
- se e in che misura possano innestarsi di fatto sulla destinazione artigianale di un'area forme esplicite o implicite di rendita fondiaria;
- a quali condizioni sia ipotizzabile la realizzazione o l'incentivazione di infra-strutture ad hoc di «rustici industriali» o forme analoghe, tali da consentire economie nella fase di insediamento e della gestione delle imprese, e se ciò pos-sa favorire e in che misura forme consortili o cooperative di attività artigianali; - se e come tali forme possano essere limitate ad alcuni aspetti soltanto dell'atti-vità (per es. sola commercializzazione e promozione) e quali ne siano le impli-cazioni territoriali;
- se occorrano disincentivi e quali, da applicare parallelamente ad ipotesi di rilo-calizzazione affinché vengano a cadere vantaggi ed economie realizzabili a prez-zo di degrado ambientale, forme di sfruttamento della forza lavoro, ecc.