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CIL VI 12737 Una simile coincidenza potrebbe far pensare che, nelle epistole, il nominativo adoperato per il nome

9. Sincretismo tra genitivo e dativo: qualche ipotes

9.2 Ipotesi funzionale

L'ipotesi secondo la quale il dativo sarebbe scomparso dalla morfologia nominale del greco per motivi funzionali poggia sul fatto che il caso condivideva alcuni ruoli semantici con il genitivo, e per questo motivo finì con l'esserne assorbito. Afferma a questo proposito Luraghi (1996: 48):

34 “[...] morphological changes [...] do not originate from independent development of morphology but

are virtually always reactions to external influences, mainly phonological ones”. (Wurzel 1989: 194).

Il mio approccio al sincretismo dei casi si basa appunto sulla convinzione che l'affinità tra i ruoli semantici espressi da casi diversi sia il fattore che renda possibile il sincretismo. [...] I ruoli semantici sono categorie prototipiche, ciascuna caratterizzata da una serie di proprietà. È sufficiente che due ruoli semantici condividano una proprietà prototipica perché si stabilisca fra di essi una possibilità di uno scambio basato su processi di ampliamento metaforico e metonimico delle categorie interessate.

Secondo l'approccio funzionale “the notion of morphological process is defined in terms of its function, but not of its form” (Wurzel 1989: 16): il sincretismo che si sarebbe venuto a creare tra genitivo e dativo sarebbe da considerarsi un sincretismo di tipo funzionale prima che formale, vale a dire che la semantica avrebbe avuto più importanza della fonetica nel far coincidere i due casi.

Di tipo funzionale sembra essere anche la spiegazione che offre Humbert (1930: 177-178) a proposito della scomparsa del dativo: egli afferma, infatti, che la sostituzione del dativo con il genitivo avvenne prima per i sostantivi, per ragioni fonetiche, e poi per i pronomi personali (nei papiri sono ben attestate costruzioni che oscillano tra dativo, genitivo e addirittura accusativo, ad esempio con il verbo γράφω);

[...] on a vu qu'en Égypte, et particulièrement pour les pronoms personnelles, aucun fait phonétique ne fait comprendre ἔδωκα σου: quant aux inscriptions d'Asie Mineure, on ne peut que suivre Solmsen, qui s'exprime ainsi à propos de celles que Ramsay a publiées:

“[Les datifs singuliers en -ou dans les inscriptions de basse-époque reposent, comme il a été dit plus haut, non sur un changement phonétique, mais sur une fusion syntactique du datif avec le génitif ”.

Riportando il giudizio di Ramsay, Humbert sottolinea come la coincidenza fonetica del dativo con il genitivo singolare dei temi in -o sarebbe stata dovuta ad una fusione sintattica dei due casi piuttosto che a innovazioni di tipo fonetico.

Tuttavia, lo stesso Humbert (1930: 39) in un altro passo afferma che:

La disparition du datif en grec est liée à certains phénomènes phonétiques dont l'interprétation est très difficile. S'il n'est pas produit des catastrophes irrémédiables comme en latin, c'est que la fin de mot a été particulièrement résistante. Certains

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phonèmes n'ont jamais disparu, mais ils ont été faibles et surtout instables. Cependant, grâce à de nombreuses graphies des papyrus, à l'aide de quelques faits comparables qu'on observe directement en grec moderne, on peut entrevoir combien périlleuse était la situation phonétique d'un grand nombre de datifs.

Se da una parte, perciò, sottolinea come sia la coincidenza semantica di genitivo e dativo ad averne facilitato il sincretismo, dall'altra non può negare l'importanza di alcuni fenomeni fonetici questo processo. Afferma a proposito Serbat (1989: 280):

Comme conclusion de méthode, il me semble qu'on pourrait avancer ceci: lorsque deux morphèmes, opposés à un moment donné, se trouvent confondus dans une synchronie ultérieure, c'est qu'ils recélaient (outre le ou les traits par lesquels ils s'opposaient) des traits d'identité (identité sémantique: pluriel et duel, identité syntaxique: N et V); et que cette identité a été suffisante pour provoquer l'union (l'expression de l'opposition étant renvoyée au contexte et aux liens référentiels).

L'identità semantica e sintattica di due forme che in diacronia si ritrovino a coincidere formalmente è perciò sufficiente a determinarne la totale sovrapposizione. La sola coincidenza formale, e quindi fonetica, delle occorrenze non è infatti una motivazione sufficiente per giustificare il loro sincretismo; afferma (Wurzel 1989: 55):

The existence and, thus, the development of syncretic categories presupposes not only formal identity but, at the same time, the compatibility of the basic grammatical concepts underlying them. [...] In many cases of course, morphological categories are supported syntactically, so that, in case of formal coincidence, only morphological but not simultaneously grammatical categories will disappear.

L'ipotesi funzionale parte da evidenza semantiche; spiega Luraghi (1996: 110):

Da Omero in avanti abbiamo osservato, parallelamente alla crescente comparsa del genitivo partitivo con preposizioni, anche l'indebolimento del dativo. A mio parere, questo dato va interpretato come un indice di un inizio dell'indebolimento generale del dativo, che ha avuto origine all'interno dei sintagmi preposizionali e che, in epoca cristiana, incomincia a colpire anche il dativo semplice. Si osservi che il dativo semplice inizia a subire limitazioni in primo luogo nel suo uso concreto, cioè per esprimere Strumento, come dimostra la sostituzione del dativo, rimpiazzato da ἐν più dativo e da διά più genitivo.

In greco classico la coesistenza nel solo dativo di tre funzioni diverse (dativo propriamente detto, strumentale e locativo) lo rendeva un caso debole per costituzione, poiché i significati che poteva esprimere erano vari e non identificabili con un'unica categoria.

La coincidenza di alcune proprietà prototipiche di genitivo e dativo e la bassa funzionalità del secondo (poco iconico poiché assommava su di sé più significati) ne avrebbero perciò determinato la scomparsa formale.

Con riferimento all'ipotesi funzionale, il sincretismo si sarebbe anche potuto creare tra dativo e accusativo, ma Humbert (1930: 167) mette in evidenza come la sostituzione del dativo con il genitivo, e non con l'accusativo, fosse necessaria per mantenere la distinzione tra Oggetto Diretto e Oggetto Indiretto all'interno della lingua:

Mais il y avait aussi un autre moyen: au lieu de lasser s'établir entre le datif et l'accusatif, un véritable syncrétisme, qui, total par définition, aurait pu menacer la distinction du régime direct et du régime indirecte, on empruntait sa forme au génitif: ce dernier cas, qui indiquait avant tout la possession, ne présentait pas les mêmes inconvénients que l'accusatif. Le moyen était commode non seulement pour les pronoms, mais aussi pour la flexion nominale: ainsi g. m. δίνω τοῦ ἀνθρώπου, τοῦ παιδιοῦ, τῆς γυναῖκας «je donne à l'homme, à l'enfant, à la femme».

La concorrenza di genitivo e dativo nei sintagmi verbali che richiedono un Oggetto Indiretto è comune a diverse lingue, come ricorda Blake (1994: 151):

A genitive case is widespread. On the basis of Latin one would normally describe the label genitive to the most common or unmarked adnominal case, although one would not expect such a case to be exclusively adnominal. In Latin the genitive marks the complement of a handful of verbs such as oblīvīscī 'to forget' and miserēri 'to pity'. In other languages, Old English for instance, the genitive marks the complement of some scores of verbs and vies with the dative as the case used to encode the complement of intransitive verbs.

Lo stesso Blake (1994: 177) sottolinea come la confluenza di genitivo e dativo in uno dei due casi sia propria anche di alcuni moderni dialetti tedeschi, ma con esiti diversi dal greco, poiché in queste lingue è il dativo ad assumere su di sé anche la funzione di genitivo:

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[...] a dative can be used to signal possession. In some languages all possessor datives are predicative; in other an attributive use develops which overlaps with the genitive. In Pennsylvania German the dative has become the only way of expressing possession so that there is effectively a genitive-dative case. Note that the construction in the following example involves a possessive adjective cross- referencing the possessor (Burridge 1990: 41)

(16) Des is em Gaul sei(n) Schwans

this is the-DAT horse-DAT his tail

'this is the horse's tail' (Blake 1994: 176).

La possibilità di una sovrapposizione di dativo e genitivo e la conseguente assunzione da parte di uno dei due casi dei significati dell'altro è perciò comune a più lingue:

[...] cases may merge and in this way a case system will be reduced unless new members are recruited.

Alla coincidenza dei due casi sarebbe quindi seguito un riassestamento in generale della flessione nominale, e una ridistribuzione delle funzioni per ciascun caso: secondo quanto affermato da Jakobson36, a sua volta citato in Blake (1994: 40),

“Cases are correlative and take their value from their relation to other cases in a system of oppositions”.

La spiegazione funzionale non fa riferimento a fenomeni di natura fonetici come significativi per l'innovazione, bensì ritiene che la coincidenza, ad esempio, del morfema del genitivo e del dativo singolare sarebbe dovuta piuttosto a motivazioni di natura semantica37.

36 Jakobson R. 1936 Beiträge zur allegemeinen Kasuslehre. Travaux du Circle linguistique de Prague 6:

240-288.

37 A questa spiegazione si attiene Ramsay a proposito di alcuni dativi singolari in -ου rintracciabili nei

papiri.

10. Conclusioni

Una spiegazione di tipo funzionale dell'evoluzione che portò al sincretismo tra genitivo e dativo in greco è, a mio parere, insufficiente: il dativo condivideva sì alcuni ruoli semantici con il genitivo, ma questa non si può ritenere una ragione sufficiente a giustificare la fusione dei due casi. Una motivazione funzionale dell'innovazione rappresenta infatti un'astrazione a mio avviso forzata di quello che fu il cambiamento linguistico: l'innovazione di tipo fonetico è quella che per prima viene avvertito dal parlante, e il suo riflesso quasi immediato si rintraccia nella scrittura.

Dalle evidenze dei papiri risulta chiaro come fenomeni di natura fonetica abbiano avuto una parte importante nell'introduzione dell'innovazione. La coincidenza degli esiti del dativo e del genitivo singolare dei temi in -o non può essere trascurata, o addirittura indicata come una conseguenza della coincidenza semantica dei due casi: gli errori di grafia, l'incapacità spesso manifestata da chi scrive la lettera di distinguere nell'utilizzo tra dativo e del genitivo, e il fatto che gli errori riguardino nella maggior parte delle occorrenze, se non quasi in tutte, sostantivi della cosiddetta seconda declinazione è a mio avviso un segnale del fatto che l'innovazione partì da premesse di natura fonetica per poi realizzarsi in un cambiamento morfologico e sintattico.

La coincidenza fonetica del dativo e genitivo singolare dei temi in -o fu la causa dell'erosione della classe flessiva: alla scomparsa formale del caso, la lingua rispose con la distribuzione dei significati persi tra dativo e accusativo. La classe dei sostantivi in -o era una una classe flessiva stabile e produttiva, e quindi dominante e paradigmatica, soprattutto in un sistema in cui la categoria di genere era diventata pertinente. L'intera flessione nominale si sarebbe riorganizzata per analogia sugli esiti dei sostantivi della seconda declinazione, cancellando il caso più debole, il dativo, e affidando al genitivo l'espressione del Beneficiario (i significati locativo e strumentale erano già in greco classico espressi attraverso sintagmi preposizionali).

Una spiegazione ottimale del sincretismo tra genitivo e dativo dovrebbe combinare i motivi fonetici con quelli funzionali. L'innovazione fonetica si sarebbe innestata all'interno di un sistema nominale in cui dativo e genitivo già mostravano di condividere alcuni ruoli semantici, e il dativo rappresentava un caso poco iconico, poiché riuniva in sé il significato di dativo propriamente detto, quello di locativo e di strumentale. In questo contesto la tendenza di -ωι e -ου, desinenze rispettivamente del dativo e del genitivo singolare dei sostantivi appartenenti alla flessione in -o,

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avrebbe funzionato da scintilla per un cambiamento generalizzato. L'innovazione non si sarebbe infatti estesa a tutte le classi flessive se non fosse partita da un tipo che potesse essere paradigmatico: la classe dei sostantivi in -o, come abbiamo già visto, possedeva le caratteristiche di regolarità, produttività, iconicità e trasparenza individuate da Wurzel come necessarie per parlare di dominant paradigmatic structure.

La scomparsa del dativo sarebbe avvenuta quindi attraverso più fasi:

• iniziale condivisione in greco classico di alcuni ruoli semantici da parte di dativo e genitivo, e scarsa iconicità del dativo, che riuniva in sé tre antichi casi indoeuropei, il dativo propriamente detto, il locativo e lo strumentale; • coincidenza fonetica nel greco tardo delle desinenze di genitivo e dativo

singolare dei sostantivi appartenenti alla flessione in -o (-ου e -ωι venivano realizzati allo stesso modo per via di una generale tendenza alla pronuncia chiusa dei suoni per [o]);

• redistribuzione delle funzioni del dativo tra genitivo e accusativo (sempre all'interno della flessione dei temi in -o);

• riorganizzazione delle classi flessive in base alla categoria di genere: i maschili sarebbero stati identificati con la classe dei sostantivi in -o e femminili con quelli in -a;

• influenza della classe in -o (dominant paradigmatic structure) sulle altre classi flessive e riorganizzazione morfologica della flessione nominale. Alla crisi del sistema dovuta alla scomparsa della differenza formale tra genitivo e dativo, il sistema stesso rispose con la soppressione del dativo e la conseguente estensione dell'innovazione a tutte le classi flessive. In greco il dativo scomparve formalmente da tutte le flessioni;

• riorganizzazione sintattica: il sistema sostituì l'elemento perso, utilizzando materiale proprio della lingua, vale a dire sostituì un caso formalmente scomparso con quelli ancora in uso. All'antico dativo propriamente detto venne a sostituirsi il genitivo semplice (e raramente una perifrasi all'accusativo). Perifrasi con genitivo o accusativo vennero adoperate anche per esprimere i significati locativo e strumentale veicolati in precedenza dal dativo.

Ciò che sopravvive in greco moderno è un sistema casuale tripartito in nominativo- accusativo - genitivo.

Le funzioni in precedenza assolte dal dativo sono espresse tramite il genitivo semplice o da perifrasi; nel caso delle espressioni di luogo, in greco moderno una stessa preposizione, σε, è usata con l'accusativo per esprimere tanto lo stato in luogo quanto la direzione38:

εἴμαστε στό γραφεῖο 'siamo in ufficio'

πήγαμε στό γραφεῖο 'andiamo in ufficio'.

In questi casi è la semantica del verbo a caratterizzare uno stesso sintagma una volta in senso locativo e una volta in senso direzionale.

38 Gli esempi sono tratti da Mackridge (1985).

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