• Non ci sono risultati.

L'evoluzione del sistema delle perifrasi in greco

CIL VI 12737 Una simile coincidenza potrebbe far pensare che, nelle epistole, il nominativo adoperato per il nome

9. L'evoluzione del sistema delle perifrasi in greco

Delle perifrasi attestate in greco tardo e nei papiri (ἔσομαι+participio perfetto passivo, ἦν+participio aoristo (attivo o passivo), εἰμί+participio perfetto passivo, ἔχω+participio aoristo attivo) nessuna è sopravvissuta in greco moderno. Ciò che si sarebbe verificato in greco, in un periodo tuttavia successivo a quello a cui possono essere datati i testi che ho raccolto e analizzato (quindi dopo il VII d.C.), sarebbe stato un progressivo processo di regolarizzazione e sistematizzazione delle perifrasi,

le quali sarebbero andate a sostituire tempi semplici scomparsi o in via di scomparsa dalla lingua.

In primo luogo sarebbe stata ricreata una regolare opposizione di voce tramite l'utilizzo di uno stesso participio, ma di un diverso ausiliare: ad esempio, ἔχω γεγραμμένος γράμμα 'ho scritto una lettera' sarebbe stata la voce attiva e εἰμὶ γεγραμμένος quella passiva. Come spiega Mirambel (1966: 183), questo tipo di espressione si sarebbe diffusa e normalizzata: quando, intorno al XVI d.C., fu creata una nuova forma per esprimere il perfetto, del tipo ἔχω χάσει 'ho smarrito' per l'attivo e ἔχω καθεῖ 'sono stato smarrito' per il passivo, l'opposizione di voce resa tramite un doppio ausiliare sarebbe sopravvissuta come tratto dialettale. L'espressione della diatesi in greco moderno non sarebbe stata più affidata alla scelta dell'ausiliare, bensì alla voce indicata dall'ausiliato116.

Il processo di regolarizzazione delle perifrasi sarebbe passato in greco, anche attraverso una fase di scelta e specializzazione di un ausiliare:“[...] ce sont essentiellement les verbes être et avoir qui se spécialisent en cette dernière fonction, tout en conservant l'emploi non-auxiliarisé [...]ἔχειν” (Mirambel 1966: 180).

Εἶναι ed ἔχειν erano adoperati per la costruzione di sintagmi complessi già in Omero, ma il loro impiego si sarebbe diffuso soprattutto in età classica e post- classica: nelle attestazioni più antiche di perifrasi, entrambi i verbi erano utilizzati con il loro significato originario di 'esistere' e 'possedere', e la parte nominale del sintagma aveva per lo più significato attributivo117. La trasformazione di εῖναι e ἔχειν

in ausiliari passò, come abbiamo già visto, attraverso una fase di desemantizzazione degli stessi; con la successiva perdita da parte del participio della sua caratterizzazione nominale, a favore di quella verbale, l'intero sintagma sarebbe infine diventato una reale perifrasi.

Nota Mirambel (1966: 180-181) a proposito di εῖναι e ἔχειν in funzione di ausiliare:

La répartition des emplois «auxiliaires» apparaît la suivante:

• Ἔχω et εἰμὶ sont tous les deux susceptibles d'assurer une fonction d'auxiliarité; c'est postérieurement que ἔχω deviendra le verbe auxiliaire essentiel, et supplantera εἰμὶ

116 Nella grammatica di Sofianos, che descrive la situazione del greco della prima metà del XVI sec., la

diatesi del παρακείμενος (il perfetto, perifrastico) era ancora connotata tramite l'utilizzo di un diverso ausiliare per voce, in costruzione col participio perfetto: γραμμένον ἔχω era la forma attiva e γραμμένος εἶμαι quella passiva.

117 Cfr. paragrafo precedente.

173 171

(tel est l'état du grec commun) [...].

• Ἔχω et εἰμὶ admettent, en tant que verbes «auxiliaires», deux constructions, soit avec le participe, soit avec l'infinitif.

• Selon la construction avec le participe ou l'infinitif, la valeur de l'expression est différente […].

Proprio in merito a quest'ultimo punto, non va dimenticato che il verbo ἔχω era anche impiegato nei papiri, in composizione con l'infinito aoristo (più raramente presente), per esprimere il futuro:

P. Mich. 476 (inizi II d.C.)

(r. 12) οὐκ ἔχεις ἀπ'ἐμοῦ ἀκ [οῦ]σαι 'non lo sentirai da me'

P. Iand. 19 (VI/VII d.C.)

(r. 5) ὁ Θεὸς ἔχει βοηθῆσαι 'Dio verrà in aiuto'118

Oltre ad ἔχω, erano utilizzati i verbi βούλομαι, θέλω, μέλλω, ὀφείλω in combinazione con un infinito per creare forme perifrastiche di futuro. In età bizantina la perifrasi ἔχω+infinito sarebbe stata definitivamente sostituita da θέλω+infinito: Horrocks spiega che questo cambiamento sarebbe stato una conseguenza del passaggio della perifrasi εἶχα+infinito da sintagma con sfumatura potenziale/ottativa a sintagma per rendere il piuccheperfetto119. Dal momento che la

costruzione εἶχα+infinito indicava il piuccheperfetto, ἔχω+infinito sarebbe passato, per analogia, ad indicare il perfetto.

La scelta di ἔχω come ausiliare unico del perfetto attivo e passivo fu verosimilmente dovuta al bisogno di sottolineare che il soggetto, arrivato alla fine di un'azione, è possessore dell'oggetto che voleva ottenere120: il verbo avere assume valore

118 Gli esempi sono tratti da Mandilaras (1973: 180). Cfr. a proposito del futuro perifrastico anche

Browning (1983: 33).

119 Cfr. Horrocks (1997: 230). Per un'analisi dettagliata dell'evoluzione delle perifrasi di futuro in greco

medievale rimando inoltre a Browning (1983: 79-81).

di ausiliare perché esprime lo stato attuale che risulta da un'azione passata. Le prime attestazioni della perifrasi ἔχω+infinito aoristo per indicare un'azione compiuta nel passato, e quindi rimpiazzare l'antico perfetto, sono rintracciabili nella Cronaca di Morea (XIV sec.), ma il sintagma non si sarebbe fissato fino al XVII sec121. Il

sintagma avrebbe dato vita a quella che in greco moderno è una delle due forme di perfetto (il tipo έχω γράψει), che alterna con la perifrasi έχω+participio perfetto (il tipo έχω γραμμένο, più raro). La perifrasi ἔχω+infinito aoristo sarebbe quindi più recente di ἔχω+participio perfetto (attestata già in greco medievale)122: spiega infatti

Aerts (1965: 178) che “In ancient Greek ἔχειν in the combination ἔχω δῆσαι means to be able, a meaning which changes into shall in the early Byzantine period”.

Se ἔχω era usato al passato, la combinazione acquistava una sfumatura potenziale o ottativa: quando εἶχα passò ad essere considerato un indicatore di tempo, la connotazione modale della perifrasi sarebbe scomparsa e la costruzione avrebbe assunto il significato di indicativo aoristo, perfetto o piuccheperfetto. Per analogia con la coppia ἔχω δεμένο/εἶχα δεμένο, accanto a εἶχα δέσει sarebbe stato creato ἔχω δέσει, che sarebbe stato impiegato per sostituire il perfetto ormai scomparso. Aggiunge Aerts che il sintagma avrebbe tardato a imporsi come perifrasi per il perfetto, e sarebbe perciò stato poco frequente nelle attestazioni di età tarda e medievale, poiché il significato perfetto poteva tranquillamente essere espresso dall'aoristo123.