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PARTE I – INQUADRAMENTO TEORICO:

Capitolo 2. La competenza traduttiva

2.3 L’acquisizione della competenza traduttiva

I modelli della competenza traduttiva presentati nei paragrafi precedenti hanno la finalità fondamentale di orientare nell’elaborazione di modelli didattici per l’insegnamento e l’apprendimento della traduzione. Tuttavia ad oggi pochissimi sono gli studi che si sono occupati dell’acquisizione della competenza traduttiva. Tra questi il modello di PACTE è concepito proprio come ipotesi da validare in successivi studi sull’acquisizione della competenza traduttiva.

2.3.1 Modelli proposti

Hurtado Albir propone una revisione critica dei modelli elaborati attualmente sull’acquisizione della competenza traduttiva (Hurtado Albir 2001: 401-406), riproposta da Galán Mañas nella sua tesi di dottorato sulla didattica semipresenziale (2009: 21-22). Questi si basano sull’osservazione e l’esperienza personale dei diversi autori, ma anche su studi realizzati in altre discipline, senza però costituire studi empirici rigorosi che possano interessare anche un numero sufficientemente ampio da essere rappresentativi.

Harris (1977, 1980) e Harris e Sherwood (1978) sostengono che qualsiasi bilingue possegga la capacità innata, universale e naturale, di tradurre, per cui

considerano tale capacità come una degli elementi costitutivi della competenza traduttiva. In tal senso gli autori affermano che la competenza traduttiva si sviluppi in modo naturale a mano a mano che si sviluppano le competenze nelle due lingue. Hurtado Albir osserva, e noi condividiamo pienamente le sue posizioni, che la capacità della traduzione naturale non è in grado di costituire da sola la competenza traduttiva, poiché non è vero che un parlante bilingue, per il mero fatto di conoscere due lingue, è allo stesso tempo anche un traduttore; un traduttore deve possedere anche altre competenze oltre alla conoscenza di due o più lingue (Hurtado Albir 2001: 401-403).

Toury (1985) si interroga sul processo di trasformazione di un parlante bilingue in traduttore al di fuori del sistema educativo. In tale processo, che indica come «socializzazione della traduzione», il ruolo fondamentale è affidato al feedback della società: positivo se la traduzione è considerata soddisfacente, negativo in caso contrario. A mano a mano che il parlante bilingue accumula esperienza, il feedback esterno viene interiorizzato consentendo al traduttore inesperto di acquisire i criteri per giudicare autonomamente l’adeguatezza e appropriatezza delle varie soluzioni e l’uso di strategie alternative. In tal senso la competenza traduttiva sarebbe un insieme di meccanismi innati, assimilati e sociali. Maggiore è la varietà di situazioni di traduzione in cui il traduttore si trova ad operare, maggiore saranno la gamma e la flessibilità dell’abilità personale per operare in maniera adeguata nella società. Al contrario, la specializzazione del traduttore produrrebbe una difficoltà di adattamento e dunque un minore sviluppo della competenza traduttiva. Una volta raggiunto un elevato grado di sviluppo della competenza traduttiva, il traduttore potrebbe svincolarsi dal ruolo normativo della società fino ad arrivare a imporre o modificare egli stesso norme traduttive.

Shreve (1997) considera la competenza traduttiva come una specializzazione della competenza comunicativa. All’interno di una comunità linguistica e culturale, tuttavia, non tutti i parlanti possono tradurre: chi impara a farlo si basa sull’esperienza traduttiva. Lo sviluppo della competenza traduttiva è un continuum fra la traduzione naturale e la traduzione professionale, al cui interno intervengono le differenti funzioni e forme traduttive, l’esperienza e le situazioni traduttive. Nel passaggio dalla traduzione naturale alla traduzione professionale cambia la natura del processo traduttivo: il traduttore inesperto produce traduzioni inadeguate dal punto di vista linguistico- stilistico, procede per microunità senza tenere in conto gli elementi che generano coerenza e coesione né la finalità della traduzione nel suo complesso, danno importanza

al lessico a scapito degli altri elementi testuali, ecc. A mano a mano che il traduttore acquisisce esperienza attraverso lo svolgimento di compiti di traduzione di livello crescente per natura, difficoltà e frequenza, acquisisce e sviluppa la sua competenza traduttiva.

Chesterman (1997) individua cinque tappe nel processo di acquisizione della competenza traduttiva: inesperto, apprendista avanzato, adeguato, perito, esperto. Il passaggio attraverso queste cinque tappe sarebbe un processo di graduale automatizzazione e riflessione critica, per cui a mano a mano che si costruisce il sapere esperto, si accresce anche la capacità di riconoscere le situazioni di traduzione e conseguentemente di individuare le strategie più appropriate in modo sempre più automatico e intuitivo. Chesterman sostiene che il traduttore esperto opera essenzialmente sulla base dell’intuizione e grazie a un insieme di procedimenti di routine, ricorrendo al ragionamento in caso di necessità e in funzione del compito di traduzione, per risolvere problemi poco frequenti o per confrontare e giustificare le possibili soluzioni. Il traduttore esperto è dunque colui che è in grado di giudicare quando e in che modo ha bisogno di ricorrere al ragionamento piuttosto che utilizzare procedimenti automatizzati.

2.3.2 Il modello di acquisizione della competenza traduttiva del gruppo PACTE

Nel modello elaborato dal gruppo PACTE l’acquisizione della competenza traduttiva è concepita come un processo di ricostruzione e sviluppo delle sottocompetenze che compongono la competenza traduttiva (Hurtado Albir 2001: 406; PACTE 2005).

Tale processo di acquisizione è dinamico e ciclico: parte da una conoscenza non esperta (competenza pretraduttiva), necessita di una competenza di apprendimento (strategie di apprendimento) e ricostruisce e sviluppa in modo integrato conoscenze dichiarative e procedurali. Essendo fondamentale lo sviluppo delle conoscenze procedurali, è essenziale nel processo di acquisizione lo sviluppo della sottocompetenza strategica.

Galán Mañas sottolinea come tanto all’interno del modello della competenza traduttiva quanto all’interno del modello di acquisizione della competenza traduttiva di PACTE vi siano delle relazioni, delle gerarchie tra le sottocompetenze e quindi nel processo di acquisizione di tali sottocompetenze. L’acquisizione delle sottocompetenze

può variare a seconda della combinazione linguistica, della specialità di traduzione e del contesto di acquisizione (insegnamento o apprendimento autodidatta).

Así pues, en la adquisición de la competencia traductora todas las subcompetencias: 1) Se interrelacionan y compensan.

2) No todas se desarrollan paralelamente. 3) Existen jerarquías.

4) Se producen variaciones según se trate de la traducción directa o la traducción inversa, según la combinación lingüística, la especialidad y el contexto de adquisición. (Galán Mañas 2009: 23)

Come già indicato da Chesterman (1997), anche il gruppo PACTE sottolinea come il processo di apprendimento della competenza traduttiva parta da una conoscenza non esperta e acquisisca gradualmente automatismi fino ad arrivare alla conoscenza esperta (PACTE 2003: 80). Tale processo di acquisizione può essere naturale o inserito all’interno di un progetto didattico, ma in ogni caso è un processo di apprendimento dinamico e ciclico.

2.3.3 Meta formativa e obiettivi generali per l’acquisizione della macrocompetenza traduttiva secondo Kelly

Utilizzando come base la descrizione della macrocompetenza traduttiva proposta nel suo modello, Kelly individua come meta di formazione dei percorsi accademici in traduzione l’acquisizione e lo sviluppo della competenza traduttiva in un grado sufficiente a consentire l’entrata nel mercato della traduzione dei neolaureati e come obiettivi generali dei singoli insegnamenti di traduzione, l’acquisizione e lo sviluppo delle varie sottocompetenze descritte nel modello della competenza traduttiva (Kelly 2002: 17-18):41

1) Sottocompetenza comunicativa e testuale: sviluppare la capacità di comprendere, analizzare e produrre testi di diverse tipologie e ambiti tematici nelle lingue di partenza e di arrivo; riconoscere le caratteristiche e le convenzioni testuali dei principali generi presenti nel mercato professionale nelle lingue di partenza e di arrivo.

2) Sottocompetenza culturale: conoscere le principali istituzioni delle culture delle lingue di partenza e di arrivo nel rispettivo contesto storico e sociale; conoscere i valori, miti, percezioni e credenze condivisi che condizionano il comportamento nelle

diverse culture delle lingue di partenza e di arrivo; comprendere le relazioni tra le culture e i testi in esse prodotte.

3) Sottocompetenza tematica: conoscere i principali approcci teorici alla traduzione e le principali pubblicazioni specializzate; conoscere la struttura interna e i concetti di base delle discipline oggetto del mercato professionale (economia, commercio, diritto, scienze, tecnologia, letteratura); conoscere le fonti di documentazione proprie di ciascuna disciplina.

4) Sottocompetenza strumentale professionale: saper identificare, utilizzare e valutare l’affidabilità delle varie fonti di documentazione per la traduzione; saper organizzare, realizzare e gestire la ricerca terminologica; saper utilizzare le principali applicazioni informatiche e gli strumenti per la traduzione e la professione; conoscere il mercato della traduzione locale, regionale, nazionale e internazionale; saper valutare la qualità delle traduzioni a seconda della finalità e del contesto comunicativo; comprendere il funzionamento del mercato professionale nei suoi aspetti lavorativi, fiscali e imprenditoriali; comprendere la deontologia professionale e il ruolo della traduzione nella società; conoscere le principali associazioni professionali nazionali e internazionali.

5) Sottocompetenza psicologica: promuovere la formazione del concetto personale di traduttore, la fiducia, l’automatizzazione dei compiti più frequenti, la capacità di monitorare la propria attività, la capacità di attenzione, la memoria.

6) Sottocompetenza interpersonale: conoscere le diverse relazioni interpersonali che intervengono nel processo di traduzione; saper collaborare con le diverse figure professionali che intervengono a vario titolo nell’attività traduttiva (revisori, terminologi, ecc.; committenti, autori, utenti; esperti della materia); saper giustificare le proprie decisioni; saper risolvere eventuali conflitti.

7) Sottocompetenza strategica: saper organizzare il proprio lavoro, identificare problemi, proporre e valutare soluzioni diverse a seconda dell’incarico di traduzione, valutare e revisionare il proprio lavoro.

L’identificazione delle sottocompetenze che compongono la macrocompetenza traduttiva e la descrizione degli obiettivi da raggiungere per l’acquisizione e lo sviluppo di tali competenze sono fondamentali non solo per la programmazione e la pianificazione didattica, bensì possono servire da base per la valutazione diagnostica, formativa e sommativa degli stessi programmi accademici di formazione alla traduzione.