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PARTE I – INQUADRAMENTO TEORICO:

1.4 Il mercato della traduzione dallo spagnolo in italiano: uno studio empirico

1.4.5 La formazione dei traduttori professionisti

A partire dagli anni Novanta del secolo scorso l’attenzione del mondo accademico alla formazione dei traduttori è diventata sempre più presente con l’istituzione di percorsi di laurea in traduzione, nonché di corsi di perfezionamento e master post-laurea. La figura del traduttore che fino a pochi decenni prima si definiva di stampo artigianale, un mestiere che si impara facendolo, nasce oggi da percorsi accademici ben definiti; è anche quanto auspica la norma europea di qualità UNI EN 15038: 2006 relativamente al reclutamento dei traduttori professionisti (cfr. § 1.3.4.1), nonostante l’ormai stabile mancanza di un albo a tutela e garanzia della professione e dell’accesso alla stessa. Dalla descrizione del profilo polivalente ed eterogeneo dei traduttori deriva la necessità di un percorso formativo adeguato alle reali esigenze del mercato del lavoro in cui i neo-formati traduttori si troveranno ad operare al termine del proprio percorso di studi.

Potremmo suddividere la traiettoria lavorativa dei neo-traduttori in tre fasi (Kuznik 2010: 124):

1) Formazione e tirocinio 2) Inserimento sul lavoro

3) Esercizio della professione nei primi cinque anni.

Secondo il sito del MIUR, nel 2010 sono 41 i corsi di laurea in mediazione linguistica attivati presso le università italiane, 16 i corsi di laurea specialistica in traduzione e 4 quelli di laurea specialistica in interpretazione di conferenze. Inoltre, negli ultimi anni, si sono moltiplicate le pubblicazioni scientifiche e i congressi internazionali incentrati sulla traduzione e l’interpretazione.

Nel corso della formazione accademica il primo contatto con il mondo lavorativo è rappresentato dal tirocinio: esso obbliga all’attivazione delle competenze già acquisite in ambito accademico, ora applicate in un contesto lavorativo reale, e all’acquisizione di nuove competenze (Kuznik 2010: 126). Il tirocinio è obbligatorio e corrisponde a un numero determinato di crediti all’interno del curricolo di studi. Esso

può essere realizzato all’interno della struttura universitaria (biblioteca, dipartimento, ecc.) o presso enti e strutture esterne (aziende, ospedali, comuni, centri di ricerca, ecc.). La formazione che gli studenti ricevono in questi casi è per lo più generale, poiché la loro permanenza presso le strutture è temporanea. Nel caso della Scuola Superiore di Lingue Moderne per Interpreti e Traduttori di Forlì i tirocini della laurea triennale sono solitamente brevi, non remunerati e molto vari; quelli della laurea magistrale invece tendono a essere più specializzati e più lunghi, e si possono svolgere anche all’estero. Fondamentale, ma non sempre controllabile, è il rispetto dei requisiti di qualità docente e organizzativa dei tirocini, che dovrebbero rappresentare dei veri e propri momenti formativi all’esterno della struttura universitaria, e questo è forse uno degli aspetti più difficilmente coniugabili con i ritmi e le pressioni del mercato del lavoro cui sono costantemente sottoposte in particolare le aziende private.

Spesso gli studenti sperano che il tirocinio possa trasformarsi nel prossimo futuro nella prima occasione lavorativa stabile al termine del percorso di studi, cosa che a volte, anche se non di frequente accade. A partire dagli accordi di Bologna, facendo seguito alle necessità del processo di convergenza europeo, le università hanno realizzato studi sempre più attenti per seguire l’inserimento nel mondo del lavoro dei proprio neolaureati.34 Grazie ai dati qualitativi e quantitativi raccolti è possibile dimostrare la grande varietà di occupazioni in cui si inseriscono i neolaureati in Traduzione specializzata. L’indagine più recente, al momento del presente lavoro, risale al 2010: sono stati intervistati 58 dei 65 neolaureati in Traduzione settoriale e per l’editoria, laurea specialistica, classe di concorso 104/S (attualmente sostituita dal corso di laurea magistrale in Traduzione specializzata) ed è emerso che il 75,8% è occupato nel settore dei servizi, a fronte del 21,2% nell’industria e il 3,0% nell’agricoltura. Di questi, ben il 39,4% alla voce “Consulenze varie”, mentre l’altra voce più vicina al profilo del neolaureato in traduzione (“Altri servizi alle imprese”), rappresenta solo il 6,1%. Questo dato ci fa supporre che la prima occupazione dei neolaureati in traduzione possa essere estremamente varia, pur in relazione con il titolo di studio conseguito (“consulenze”).

Tutti i traduttori freelance che hanno collaborato all’indagine iniziale del presente progetto di ricerca hanno una formazione accademica specifica di traduttore o

34 Per l’Università degli Studi di Bologna si faccia riferimento alle indagini realizzate annualmente da

AlmaLaurea sull’occupazione dei neolaureati a uno, tre e cinque anni dal conseguimento della laurea. [URL: http://www.almalaurea.it]

interprete in Italia o all’estero, o quanto meno un master in Traduzione. Di questi la maggioranza sono i laureati presso la SSLMIT di Forlì negli anni 2000-2006. Solo in un caso il traduttore è un laureato in Economia e Commercio.

Tuttavia, la formazione dei traduttori professionisti non termina con il conseguimento della laurea in traduzione: master, corsi di perfezionamento, corsi di formazione e aggiornamento per professionisti tenuti da aziende del settore o associazioni di categoria, tanto su specifici tipi di traduzione, come ad esempio la traduzione giuridica, quanto su tematiche trasversali legate alla professione, come ad esempio la gestione dell’aspetto fiscale o la fidelizzazione del cliente, rientrano nella prospettiva indicata nella norma europea di qualità UNI EN 15038 della formazione continua. Specificamente per la combinazione spagnolo-italiano abbiamo rilevato un numero esiguo di master e corsi di aggiornamento rispetto alla combinazione prioritaria inglese-italiano: ricordiamo il corso di perfezionamento e il master in Traduzione giuridica e quelli in Traduzione economica dell’Università degli Studi di Genova, il corso di perfezionamento in Traduttori e Interpreti giurati dell’Università degli Studi di Macerata e i corsi di aggiornamento tenuti dalla traduttrice freelance Antonietta Ferro sulla traduzione giuridica. Numerosi sono i corsi di aggiornamento tenuti dalle associazioni di categoria su tematiche legate alla traduzione specializzata indipendentemente dalla combinazione linguistica, anche se nella maggioranza dei casi si concentrano sulla combinazione inglese-italiano, ad esempio AITI ha organizzato tra gli altri il Terzo seminario di alta formazione dedicato alla traduzione giuridica (24/05/2009), Il traduttore interprete di tribunale nel processo penale (07/03/2009), Terminologia e comunicazione specialistica: un'introduzione (17/05/2008), Come la visione globale del problema aiuta il traduttore finanziario. Organizzazione, struttura e linguaggio dei fondi di investimento (05/04/2008), Translation, interpreting and languages for special purposes (01/02/2008), Il traduttore in tribunale (05/05/2007), Seminario interdisciplinare "I vincoli del tradurre". Professione: traduttore tecnico (13/03/2007), Traduttori specializzati si diventa (09/06/2006), I contratti commerciali internazionali (05/03/2005).

1.5 Osservazioni conclusive: il profilo professionale del traduttore