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CAPITOLO 4 – La Politica e l’Ambiente

4.2 L’ America e l`ambiente

Per quando riguarda gli Stati Uniti,le loro posizioni,in riguardo ai cambiamenti climatici,sono decisamente cambiati con l’arrivo del nuovo presidente. La determinazione di Obama ad affrontare in modo aggressivo la questione climatica,contrasta con l'atteggiamento tenuto per otto anni dalla amministrazione Bush in materia ambientale: la Casa Bianca ha difeso (fino a restare isolata) il più a lungo possibile la tesi che era ancora tutto da dimostrare il collegamento tra mutamenti climatici e le attività inquinanti umane.

4.2.1 Nuova politica per l’ ambiente

4.2.1.1 OBIETTIVI

Il programma politico di Barack Obama risulta deciso e articolato in campo ambientale ed energetico. Combattere i cambiamenti climatici e ridurre al minimo la dipendenza dalle fonti fossili straniere sono i due obiettivi principali,obiettivi per i quali gli Stati Uniti investiranno nella ricerca e nella diffusione di energia da fonti rinnovabili, nell’efficienza energetica di edifici e veicoli e nella tecnologia per nuovi carburanti a basso contenuto di carbonio. Intanto lo sguardo è rivolto al summit mondiale sul clima che si e’ tenuto a dicembre del 2009 a Copenhagen. Tra i compiti più immediati del nuovo team di Obama sull'energia e ambiente vi sarà quello di riesaminare, e probabilmente cancellare, molte delle norme approvate dalla amministrazione Bush in materia di inquinamento, norme che avevano scatenato le proteste degli ambientalisti per il loro contenuto non troppo 'verde'.

4.2.1.2 FORUM PER L’AMBIENTE

Il presidente degli Stati Uniti,il quale ha deciso di re-instituire il Forum delle Maggiori Economie in materia di energia e clima, ha convocato i 17 paesi che vantano le più grandi economie mondiali, ma anche la maggiore responsabilità dell’emissione di gas serra nell’atmosfera, a Washington il settembre di 2009. I partecipanti, oltre agli Stati Uniti,sono: Australia, Brasile, Canada, Cina, Corea del Sud, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, India, Indonesia, Italia, Messico, Russia e Sudafrica. L’obiettivo immediato di tali incontri tra i leader mondiali è di gettare le basi per un accordo condiviso sulla politica climatica da seguire in vista dei negoziati ONU che si e’ tenuto a Copenaghen a dicembre del 2009

4.2.1.3 “NUOVA ENERGIA PER L’AMERICA”

㻣㻤㻌 in considerazione dal nuovo presidente statunitense, come si evince dal programma di governo presentato,nella cui introduzione si legge quanto riportato in seguito: “Per decenni Washington ha fallito nel risolvere il problema della dipendenza dal petrolio a causa di parzialità, eccessiva influenza di interessi particolari e di politici che preferivano proporre trucchetti per andare avanti nell’arco di tempo del governo piuttosto che soluzioni a lungo termine in grado di avvicinare l’America all’indipendenza energetica.” Infatti già ai tempi del governo Bush, Al Gore si batteva per la salvaguardia del pianeta,additando gli Stati Uniti come uno dei maggiori responsabili dell’emissione di gas serra. La sua però era una posizione esterna al Governo, in un momento in cui invece l’amministrazione Bush era del tutto sorda ai richiami al senso di responsabilità provenienti dai Paesi europei e non solo. Al contrario, Obama è ora a capo della nazione più potente del mondo ed è molto deciso ad agire velocemente per trasformare l’intera economia, le auto e i carburanti. Il programma è complesso e si caratterizza proprio per il fatto che l’intento della Casa Bianca è quello di agire tempestivamente, ma anche di gettare le basi per profondi mutamenti nella politica energetico-ambientale, da attuarsi e portare avanti in un arco di tempo superiore a quello dettato dai limiti elettorali. Il piano, chiamato “Nuova Energia per l’America”, prende le mosse dalla constatazione che la nazione deve affrontare due sfide fondamentali: la dipendenza dal petrolio straniero e il cambiamento climatico globale, entrambi dovuti all’attuale dipendenza dell’economia del paese dai combustibili fossili. Pertanto in primo luogo deve essere affrontata la questione clima impegnandosi a ridurre le emissioni di anidride carbonica dell’80% entro il 2050, tramite l’attuazione di un programma definito “cap and trade”;in pratica – fissata una soglia di emissioni “lecite” - tutti i crediti di inquinamento verranno messi all’asta,in modo che ogni industria paghi per ogni tonnellata di gas serra rilasciati nell’ambiente, anziché essere assegnati alle compagnie sulla base dell’apporto dell’ emissioni dato nel passato. Parte delle entrate provenienti dalla vendita dei diritti d’inquinamento verranno impiegate dall’amministrazione per fare investimenti che portino ad una minore dipendenza degli Stati Uniti dal petrolio straniero e ad un rapido sviluppo delle tecnologie a bassa emissione di carbonio. In vista di ciò, 150 milioni di dollari saranno impiegati, nell’arco di 10 anni, per “costruire un futuro ad energia pulita”, ossia nello sviluppo delle fonti rinnovabili, nella promozione dell’efficienza energetica, nella ricerca nel campo di nuovi carburanti ecologici e di motori ibridi.

Tutto ciò porterà alla creazione di 5 milioni di nuovi posti di lavoro, definiti “verdi”, per i quali sono previsti opportuni corsi di formazione per gli addetti. Sta a cuore infatti al Presidente che il lavoro venga svolto all’interno dei confini nazionali, senza far ricorso ad appalti verso l’esterno,sia per garantire posti di lavoro ai connazionali, sia per marcare maggiormente l’obiettivo del raggiungimento di un’indipendenza dall’estero, in campo energetico. Gli investimenti nel campo nelle rinnovabili rappresentano una nota molto importante del programma. L’idea è quella di assicurare un crescente approvvigionamento di elettricità da fonti pulite e sostenibili, quali sole, vento e geotermia: le percentuali fissate sono del 10% entro il 2012 e 25% entro il 2025, ma la diversificazione di sorgenti non vede un futuro esclusivamente verde, infatti si continuerà a far ricorso alle centrali a carbone come a quelle nucleari. L’amministrazione Obama, però, intende incentivare gli investimenti privati nella ricerca di soluzioni per la realizzazione di impianti a carbone ad emissioni zero (di gas serra). Quanto al nucleare, consapevole dell’impossibilità di raggiungere gli spinti obiettivi climatici posti se si elimina tale fonte di energia, si ritiene opportuno che, prima di prendere in considerazione un’espansione del nucleare, occorre risolvere i problemi

㻣㻥㻌 Sappiamo però bene che gli Stati Uniti sono fra i paesi che sprecano maggior energia al mondo, ossia consumano più di quanto abbiano bisogno, a causa del loro stile di vita e della scarsa efficienza energetica dei loro edifici e mezzi di trasporto. A prenderne atto è ora anche l’amministrazione, che anziché passar sopra questa nota realtà, si è posto l’obiettivo di ridurre la domanda di elettricità, entro il 2020, del 15% rispetto ai valori attesi dal Dipartimento di Energia. Secondo le stime, ciò porterà, di conseguenza, al risparmio di 130 milioni di dollari e ridurrà le emissioni di anidride carbonica di svariati milioni di tonnellate. Tale obiettivo sarà raggiunto agendo,in primo luogo, sui parametri di efficienza energetica delle costruzioni. Gli edifici di nuova realizzazione dovranno avere,infatti,un’efficienza maggiore del 50% rispetto a quella dei fabbricati attuali, mentre quelli già esistenti dovranno essere sottoposti gradualmente ad interventi migliorativi atti a un incremento del 25% entro il 2030. A dare il buon esempio sarà il governo federale, il quale si affretterà a mettere al passo con i nuovi standard tutti gli edifici federali presenti o in programma di costruzione. Sarà inoltre dato impulso allo sviluppo della cosiddetta “rete intelligente”, vale a dire un sistema su vasta scala che integri le varie fonti di energia, quali solare, eolico, biogas e idroelettrico, andando a prelevare energia dove è disponibile per trasferirla ove necessaria. Essa permetterebbe di aggirare il problema dato dal fatto che le fonti rinnovabili, per loro natura, non garantiscono un’erogazione continua e costante. La rete intelligente amministrerebbe i flussi, basandosi sul fatto che in ogni momento c’è qualche zona in cui batte il sole o soffia il vento o l’acqua scorre, sebbene per ciascuna di esse l’intensità sia variabile nell’arco della giornata o delle stagioni. Infine, la politica per il risparmio energetico e la conversione ad un futuro verde si occupa anche dei mezzi di trasporto. Si propone a tal proposito di investire nella ricerca tecnologica al fine di collocare sulle strade, entro il 2015, 1milione di veicoli elettrici o ibridi e di sviluppare tecnologie per la prossima generazione di biocarburanti. E’ stato anche stabilito uno standard unico per i carburanti – di tutti i tipi – in termini di contenuto in carbonio: quest’ultimo dovrà essere ridotto del 5% entro dieci anni e di altrettanto nei successivi cinque. Un programma complesso e ambizioso, senza dubbio, che lascia ben sperare, anche se poi spesso quello che si scrive non si traduce in realtà. Il nuovo Presidente degli Stati Uniti appare però molto deciso e incisivo: sembra dunque che una nuova era ecologico-energetica stia davvero arrivando per l’America. Possiamo,quindi, affermare,che la nuova politica Americana per l’ambiente porge le premesse per un accordo sui cambiamenti climatici e in questo modo gli Stati Uniti si allineano all’Europa, procedendo in maniera spedita,sulla strada della Green Economy, percorso che l’ ha già iniziato da tempo.