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L’Analisi della situazione economica e patrimoniale

Attraverso l’analisi di bilancio è possibile rivedere gli schemi contabili e civilistici che compongono il bilancio d’esercizio, le voci contabili verranno riclassificate allo scopo di evidenziare alcuni dati significativi. Il periodo preso in considerazione per l’analisi è quello che va dal 2014 al 2017 in modo da coprire i due esercizi antecedenti al concordato e due anni in corso di concordato, evidenziando così i risultati e i cambiamenti da

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questo prodotti.227 Saranno analizzati i principali indicatori

economico finanziari, derivati da una riclassificazione dello Stato patrimoniale e del Conto economico:

STATO PATRIMONIALE RICLASSIFICATO 2014 2015 2016 2017

Attività liquide 2.075.913 3.042.268 9.634.709 20.556.671 Crediti 29.624.354 17.286.956 22.686.388 17.649.538 Rimanenze 1.225.232 1.386.789 1.247.336 1.221.071 Attività correnti 32.925.499 21.716.013 33.568.433 39.427.280 Immobilizzazioni 32.685.525 27.740.503 25.593.568 23.351.132 Capitale investito 65.611.024 49.456.516 59.162.001,00 62.778.412,00 Debiti a breve 46.789.438 4.920.129 8.253.175 23.112.459 Debiti a medio/lungo termine 15.094.287 44.733.377 48.795.621 28.673.709 Capitale di terzi 61.883.725 49.653.506 57.048.796 51.786.168 Mezzi propri 3.727.299 - 196.990 2.113.205 10.992.244 Totale fonti 65.611.024 49.456.516 59.162.001 62.778.412

Fonte: elaborazione su dati aziendali

Da queste riclassificazioni si può iniziare l’analisi partendo dalla composizione degli impieghi:

STATO PATRIMONIALE 2014 2015 2016 2017

AL/CI Indice di liquidità immediata 3% 6% 16% 33%

(C+al) /CI Indice di liquidità totale 48% 41% 54% 61%

227Per tutti i dati elaborati in questo paragrafo sono stati utilizzati come fonte i bilanci di esercizio della società per gli anni 2014,2015,2016 e 2017.

CONTO ECONOMICO RICLASSIFICATO A VALORE

AGGIUNTO 2014 2015 2016 2017

Valore della produzione 40.706.100 44.753.747 44.298.827 51.477.066 Costi di produzione 21.896.661 18.622.065 17.908.054 18.347.096 Valore Aggiunto 18.809.439 26.131.682 26.390.773 33.129.970 Costi del personale 14.850.525 14.932.794 13.834.396 14.108.018 Margine operativo lordo 3.958.914 11.198.888 12.556.377 19.021.952 Ammortamenti e accantonamenti 6.899.662 12.842.351 10.804.938 11.077.368 Risultato operativo - 2.940.748 - 1.643.463 1.751.439 7.944.584 +/- Risultato gestione non caratteristica - 6.852.896 - 1.080.033 79.891 354.971 Oneri finanziari 907.590 792.789 68.278 17.496 Imposte e tasse 999.788 408.000 - 547.141 - 596.979 Risultato netto -11.701.022 - 3.924.285 2.310.193 8.879.038

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M/CI Indice esprimente il peso del magazzino 2% 3% 2% 2%

AC/CI Indice di elasticità 50% 44% 57% 63%

AI/CI Indice di rigidità 50% 56% 43% 37%

Fonte: elaborazione su dati aziendali

Da questi indicatori si nota innanzitutto l’evoluzione della rigidità dell’azienda: gli indici di elasticità e di rigidità sono complementari, e mentre la situazione pre-concordato era molto rigida, successivamente si ha una sempre maggiore elasticità indice di una maggiore capacità dell’azienda di fronteggiare gli impegni nel breve termine. Gli indici di liquidità indicano che la situazione dell’azienda è migliorata grazie all’aumento della liquidità immediata in assoluto ed in rapporto alla liquidità totale, dato importante vista la scarsa capacità di riscuotere i crediti dimostrata in passato. Dopo aver analizzato l’andamento dei principali indici riferibili alla composizione degli impieghi, si è analizzato quelli riferibili alla composizione delle fonti:

Stato patrimoniale 2014 2015 2016 2017

DB/fonti Indice di indebitamento corrente 71% 10% 14% 37%

DL/fonti Indice di indebitamento consolidato 23% 90% 82% 46%

CT/fonti Indice di indebitamento 94% 100% 96% 82%

CN/fonti Indice di autonomia finanziaria 6% 0% 4% 18%

Fonte: elaborazione su dati aziendali

Gli indici di indebitamento e di autonomia finanziaria sono complementari, si nota una fortissima componente debitoria che va a ridursi solo nell’ultimo esercizio esaminato. L’indice di indebitamento è composto a sua volta dagli indici di indebitamento corrente e consolidato, si può osserva un aumento dei debiti di lungo periodo prima del concordato, che vanno poi a ridursi durante quest’ultimo grazie anche alla

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ricontrattazione iniziale dei debiti e la nuova gestione manageriale. I debiti di breve termine invece hanno avuto un incremento sostanziale nell’ultimo esercizio poiché nei primi mesi era in scadenza il pagamento di una parte di questi prevista dal piano. Successivamente si analizzano gli indici di correlazione fonti impieghi:

INDICATORI 2014 2015 2016 2017

(DL+CN) /AI Copertura immobilizzazioni 0,58 1,61 1,99 1,70 CN/AI Margine di struttura 0,11 - 0,01 0,08 0,47 AC/DB Liquidità secondaria 0,70 4,41 4,07 1,71 AC-DB Capitale circolante netto (CCN) - 13.863.939,00 16.795.884,00 25.315.258,00 16.314.821,00 (AC-M) /DB Liquidità primaria (secca) 0,68 4,13 3,92 1,65 (AC-M) -DB Margine di tesoreria - 15.089.171,00 15.409.095,00 24.067.922,00 15.093.750,00

Fonte: elaborazione su dati aziendali

Il margine di tesoreria era negativo durante il primo esercizio analizzato, questo era indicativo di un’insufficiente liquidità, la criticità è stata risolta negli anni successivi grazie alla riduzione dei debiti di breve termine. L’indice di liquidità primaria (liquidità secca) consente di valutare l’attitudine dell’azienda a soddisfare gli impegni di breve periodo attraverso le risorse già liquide o liquidabili. Le liquidità immediate sono rappresentate dai valori di cassa e banca; le liquidità differite, invece, sono rappresentate dai crediti verso clienti. Anche in questo caso si trova una situazione critica iniziale che ha portato al concordato preventivo e dei valori in ribasso per l’ultimo anno di analizzato a causa della scadenza dei debiti. Non cambia la situazione nel capitale circolante netto (indice di liquidità secondaria) confermando la poca influenza delle rimanenze. Il margine di struttura suggerisce che l’azienda non fosse in grado di finanziare gli investimenti con il capitale proprio, il rapporto è ritenuto accettabile nell’ultimo esercizio analizzato grazie all’aumento del capitale di proprietà concomitante alla leggera diminuzione delle immobilizzazioni.

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Aggiungendo i debiti di lungo periodo al capitale proprio otteniamo l’indice di copertura delle immobilizzazioni (margine di struttura secondario), l’azienda non è in grado di finanziare le attività consolidate con le fonti permanenti durante il primo esercizio, ma la criticità è stata subito risolta e la situazione è migliorata ancora prima del calo di valore registrato durante l’ultimo esercizio a causa della grande riduzione dei debiti di lungo termine. Si prosegue con gli indici di redditività. La redditività è l’attitudine dell’azienda a coprire i costi con i ricavi. Le analisi di bilancio osservano, sotto il profilo economico, la redditività della gestione, nelle sue relazioni con la capacità remunerativa del flusso di ricavi:

INDICATORI 2014 2015 2016 2017

(RN/CN) 100 Redditività capitale netto (ROE) - 313,93 1.992,12 109,32

80,78

(RO/K)100 Redditività capitale investito (ROI) - 4,48 - 3,32 2,96

12,65

(RO/F) 100 Redditività fatturato (ROS) - 7,22 - 3,67 3,95

15,43

(OF/CT) 100 Onerosità capitale di terzi (ROD) 1,47 1,60 0,12 0,03 ROI/ROD Leva finanziaria - 3,06 - 2,08

24,74 374,57 F/K Rotazione del capitale investito netto (ROT) 0,62 0,90 0,75 0,82

Fonte: elaborazione su dati aziendali

Il ROI (Return On Investment) costituisce il quoziente segnaletico della redditività dell’attività tipica aziendale, al netto degli effetti finanziari, fiscali e straordinari della gestione. Il ROI dell’azienda è in netto miglioramento, e ciò significa che i rendimenti degli investimenti della società in essere nell’attività tipica sono positivi. Il ROE, invece, è l’indice che misura la capacità dell’azienda di remunerare il capitale apportato dai soci, ovvero il rendimento complessivo dell’azienda dal punto di vista del portatore del capitale proprio. Il ROS misura la redditività delle

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vendite in termini di gestione caratteristica (reddito operativo). L’indice è in progressivo miglioramento grazie all’aumento dei ricavi e specialmente del miglioramento del risultato operativo. Il ROD Il ROD evidenzia l’onerosità del capitale preso in prestito da terzi. l’indice è basso il che indica il basso costo del capitale di terzi, inoltre il valore inferiore rispetto al ROI indica che all’azienda conviene indebitarsi per finanziarsi. Ciò comporta un aumento del ROE, come si evince dal calcolo della leva finanziaria. Infine, il ROT è un indicatore di redditività operativa, che esprime il numero di volte in cui il capitale investito “ritorna” in forma monetaria mediante i ricavi di vendita in un anno amministrativo. Un indice maggiore di uno, dunque, segnala che ciò avviene più di una volta l’anno, un indice inferiore ad uno, per contro, che i ricavi netti di vendita sono inferiori al capitare investito e che questo, di conseguenza non viene interamente rinnovato nel corso di un periodo amministrativo. Infine, si calcolano gli indici di rotazione e di durata, per esprimere la durata del ciclo economico e finanziario:

INDICATORI 2014 2015 2016 2017 F/M Turnover magazzino 33,22 32,27 35,51 42,16

(M/F)365 Giacenza media magazzino

11 11 10

9

(C/F)365 Durata media crediti 266 141 187 125 (DB/(CP+PERS))365 Durata media debiti 391 39 71 194 Giacenza media magazzino +

durata media crediti – durata

media debiti Ciclo monetario -115 114 126 -60

Fonte: elaborazione su dati aziendali

L’indice di durata del magazzino esprime in termini di numero di giorni, la durata media di permanenza in azienda di un’unita di valore di scorta, ed è influenzato, dalla velocità di attraversamento del processo produttivo aziendale, e dal punto

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di vista finanziario, dalla rapidità/lentezza con la quale le rimanenze “impegnano” mezzi finanziari prima di essere cedute sul mercato. Quindi, a parità di tutte le altre condizioni, un allungamento della durata del magazzino implica un maggior fabbisogno finanziario e l’esigenza di pareggiarlo con un incremento del debito di fornitura o con il credito bancario. L’indice, così come la giacenza media di magazzino, evidenzia un’alta rotazione del magazzino (e quindi un basso tempo di giacenza) per tutti gli esercizi esaminati, con leggero rialzo nell’ultimo anno, indicando ancora la ridotta influenza delle rimanenze e l’aumento del ricavo dell’ultimo esercizio. L’indice di durata dei crediti commerciali esprime, in termini di giorni, la durata media delle dilazioni di pagamento concesse ai clienti ed è’ importante, come in questo caso, per la sopravvivenza dell’impresa, che tale numero sia più basso della dilazione media ottenuta dai fornitori, che è rappresentato dall’indice di durata dei debiti commerciali esprime. Data la linearità del capitale proprio e del costo del personale, l’indice di durata dei debiti commerciali dell’azienda è influenzato dai debiti a breve, di conseguenza si possono osservare valori maggiori nel primo esercizio analizzato a causa della situazione critica pre-concordato e nell’ultimo esercizio analizzato a causa della scadenza prevista dal concordato. Mentre l’indici di durata dei crediti commerciali tende a ridursi, a causa della riduzione dei crediti e del leggero aumento del fatturato. Infine, l’aumentare la durata del ciclo monetario implica l’esigenza di disporre di ingenti finanziamenti necessari al sostegno dell’attività di gestione. Questo dato è in miglioramento, eccezione fatta per l’ultimo esercizio dove si è avuta l’influenza della scadenza dei debiti prevista dal concordato.

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Si vuole adesso applicare i nuovi indici di allerta della crisi, entrati in vigore nell’ottobre 2019 all’esercizio del 2015, anno precedente al concordato, per vedere se si sarebbe potuta anticipare la crisi mediante l’utilizzo di questi nuovi indici. Al Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili l’art. 13. co. 2 del codice della crisi d’impresa ha assegnato il compito di elaborare gli indici necessari al

completamento del sistema dell’allerta, introdotto

nell’ordinamento con la legge delega n. 155/2017. In particolare, la norma prescrive: “Il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili, tenuto conto delle migliori prassi nazionali ed internazionali, elabora con cadenza almeno triennale, in riferimento ad ogni tipologia di attività economica secondo le classificazioni I.S.T.A.T., gli indici di cui al comma 1 che, valutati unitariamente, fanno ragionevolmente presumere la sussistenza di uno stato di crisi dell’impresa”.228 La

norma pone due condizioni per l’elaborazione degli indici. La prima è che sia possibile desumere dalle loro risultanze una valutazione unitaria circa la sussistenza di un indizio di crisi. La suscettibilità di valutazione unitaria degli indici di cui all’art. 13 co. 2 costituisce un vincolo nella loro individuazione, nel senso che gli organi di controllo e, prima di loro, l’imprenditore attraverso l’assetto organizzativo a tale scopo istituito, devono essere in grado di valutare le cause ed il significato dei segnali provenienti dal complesso degli indici, per individuare un livello di crisi rilevante ai fini della segnalazione. Peraltro, anche in assenza di segnali da parte degli indici, possono verificarsi ulteriori situazioni rilevanti ai sensi dell’art. 13 co. 1, in presenza di

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insostenibilità del debito, pregiudizio al going concern o reiterati e significativi ritardi nei pagamenti. Il fatto che gli indici siano suscettibili ad una valutazione unitaria ha come obbiettivo lo sviluppo di un percorso logico di indici che, articolato in varie fasi, porti ad una valutazione unitaria.229 La seconda condizione è che gli indici elaborati dal CNDCEC contengano quanto meno quelli definiti dal Legislatore al comma 1 dell’art. 13, ossia indici che esprimano “la sostenibilità degli oneri dell’indebitamento con i flussi di cassa che l’impresa è in grado di generare” e “l’adeguatezza dei mezzi propri rispetto a quelli di terzi”.230 Tali

indici, ritenuti significativi dal Legislatore sono ampiamente usati nelle analisi finanziarie. Il CNDCEC ha elaborato 7 indici della crisi d’impresa necessari al completamento del sistema dell’allerta. Nel primo gruppo di indicatori ne sono ricompresi due: il patrimonio netto negativo e il debt service coverage ratio (DSCR), il superamento della soglia di uno di questi indici fa scattare l’allerta della crisi. Nel secondo gruppo sono presenti cinque indici specifici per i quali il modello di allerta prevede che vengano segnalate le imprese che sforano la soglia critica (definita con il metodo della mediana del sotto-insieme delle imprese insolventi, specifica per settore) per tutti gli indici di bilancio selezionati congiuntamente. Dal punto di vista logico il sistema è gerarchico e l’applicazione degli indici deve avvenire nella sequenza indicata. Il superamento del valore soglia del primo (patrimonio netto negativo) rende ipotizzabile la presenza della crisi. In assenza di superamento del primo, si passa alla verifica del secondo (DSCR), e in presenza di superamento della relativa soglia è ipotizzabile la crisi. In mancanza del dato, si

229 Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili. 230 Articolo 13 Codice della crisi d’impresa.

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passa al gruppo di indici di cui all’art. 13, co.2. che indicano la crisi se superata congiuntamente la soglia, e sono: Indice di sostenibilità degli oneri finanziari in termini di rapporto tra gli oneri finanziari e il fatturato; indice di adeguatezza patrimoniale, in termini di rapporto tra patrimonio netto e debiti totali; indice di ritorno liquido dell’attivo, in termini di rapporto da cash flow e attivo; indice di liquidità, in termini di rapporto tra attività a breve termine e passivo a breve termine; indice di indebitamento previdenziale e tributario, in termini di rapporto tra l’indebitamento previdenziale e tributario e l’attivo.231 Le soglie

da applicare per questi ultimi indici sono specifiche e, di conseguenza, variano a seconda del settore di riferimento:

Fonte: Web

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Applicando il nuovo sistema di allerta all’esercizio 2015 dell’azienda si può osservare subito il non superamento del primo indice generale (patrimonio netto negativo), che è condizione sufficiente per segnalare lo stato di crisi. Applicando il sistema all’esercizio 2014 si evidenzia invece, la positività del patrimonio netto. Questo comporta il superamento del primo indice generale e ci permette di proseguire, rispettando il sistema gerarchico, al calcolo degli indici previsti dall’articolo 13 co.2 che indicheranno crisi solo se le rispettive soglie saranno congiuntamente superate: indice oneri finanziari/ fatturato = 2.4%; patrimonio netto/ debiti totali = 6%; indice di liquidità = 70%; cash flow/ attivo = -11.4% indice di indebitamento previdenziale e tributario/ attivo = 3.1%. I valori degli indici risultano tutti sotto la soglia prevista, il che significa che i dati relativi all’esercizio 2014, a differenza dell’esercizio 2015, non avrebbero fatto scattare l’allerta di crisi, applicando questo nuovo sistema.