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1. Il Timeo, un dialogo cosmologico

1.2 Il progetto demiurgico

1.2.1 L’anima del mondo

Dopo aver descritto la costruzione del corpo del mondo (31b-34a), 164 Timeo passa a parlare della composizione dell’anima cosmica, specificando però che “in realtà il dio costituì l’anima come anteriore e più vecchia del corpo” (34c 4-5), giacché, volendo che fosse l’anima a guidare il corpo e non viceversa, non avrebbe potuto permettere che il più giovane fosse dominato dal più vecchio.

Prima di esaminare le varie fasi in cui si articola la composizione dell’anima cosmica, vorrei chiarire il motivo per cui il mondo viene concepito come un essere animato. Tale ragione coincide col motivo per cui il mondo ha forma sferica ed è ordinato: come ho già accennato, quello demiurgico è un progetto buono, avente per fine quello di realizzare il mondo migliore possibile, plasmando un ente che sia divino e buono e quanto più perfetto possibile: un “dio felice” (eudaimona theon, 34b 8). Ed è per questo che occorre che il cosmo abbia un’anima: solo agli enti che possiedono un’anima è concesso l’accesso all’eudaimonia. La natura animata del cosmo costituisce quindi un riflesso della bontà del progetto demiurgico: il mondo ha un’anima perché è stato plasmato da un dio intelligente e buono che ha ordinato tutto nel miglior modo possibile e che, privo di invidia, ha voluto creare qualcosa che fosse a lui pari: un essere animato, divino e felice.

L’anima del cosmo si presenta come una commistione di sensibile e intelligibile. Questa sua natura intermedia dipende dal fatto che essa viene plasmata dall’intelligenza demiurgica a partire da tre categorie Tale produzione avviene imprimendo nella chora rapporti matematici sulla qui 164

base si formano i componenti dei quattro elementi fondamentali (fuoco, acqua, aria e terra). La natura di tale struttura conferisce inoltre al cosmo una certa semplicità e bellezza: il corpo del mondo è perfettamente liscio, ha forma sferica (essendo la sfera la più perfetta di tutte le figure e la più simile a se stessa, 33b 4-7) ed è totalmente autosufficiente. L’universo è quindi definibile come una

fondamentali: la categoria dell’essere, quella dell’identico e quella del diverso (35a sgg.), ciascuna delle quali può essere indivisibile (e quindi 165 legata alla sfera intelligibile) o divisibile, e connessa quindi al sensibile. Ciò significa che l’essere, l’identico e il diverso indivisibili saranno le idee di essere, identico e diverso; mentre l’essere, l’identico e il diverso divisibili rappresenteranno le cose sensibili affette da essere, identità e diversità. Partendo da queste categorie, il demiurgo unisce l’essere indivisibile all’essere divisibile ottenendo l’essere intermedio; poi ripete la medesima operazione per le altre categorie ottenendo così l’identico intermedio e il diverso intermedio, e alla fine opera su questa mescolanza di essere, identico e diverso intermedi una divisio animae, scomponendo la massa psichica in sette parti secondo precisi rapporti numerici. Tra ogni coppia 166 di termini il demiurgo pone poi un medio armonico e un medio aritmetico, ottenendo sempre uno dei seguenti rapporti: 4/3; 9/8; 3/2. In 167 seguito, dopo aver riempito ulteriormente gli intervalli di 4/3 con nuovi intervalli “intermedi” (che si ottengono moltiplicando la cifra che precede per 1+ 1/8, cioè 9/8) il dio ordina infine la massa in due strisce che sovrappone in forma di X, e che poi va a curvare facendo coincidere le Nel Sofista (254d sgg) queste categorie figurano insieme alle idee di quiete e 165

di movimento tra i cosiddetti “generi più grandi” (meghista ghene), vale a dire le categorie che è possibile applicare ad ogni ente senza cadere in contraddizione. Ogni ente infatti è, è identico a se stesso, ed è infine diverso da ogni ente altro da sé.

Il rapporto tra le diverse dimensioni delle singole parti viene da Timeo indicato 166

per praticità con la seguente sequenza di numeri: 1; 2; 3; 4; 9; 8; 27. (Tim., 35b 3 sgg),

Il medio armonico è definito come quel termine che è superiore a uno degli 167

estremi e inferiore all’altro di una stessa frazione di ciascuno degli estremi. Il medio aritmetico è invece il termine medio superiore all’estremo che lo precede della stessa quantità di cui è inferiore all’estremo successivo (per esempio, il 3 rappresenta il medio aritmetico dei numeri 1 e 5, giacché per arrivare da 3 a 1 devo sottrarre dal 3 lo stesso numero, il 2, che dovrei aggiungere a 3 per arrivare a 5).

estremità in modo tale da ottenere due cerchi concentrici, il cerchio dell’identico (che ruota esternamente da sinistra a destra) e quello del diverso (che ha rotazione opposta a quella dell’identico ed è interno). Come afferma Timeo, alla rivoluzione dell’identico il demiurgo “diede la supremazia” (kratos d’edoken, 36c 7) lasciandola “unica” (mian) e indivisa” (aschiston), mentre divise il cerchio interno del diverso “per sei volte in sette cerchi disuguali” ottenendo sette cerchi concentrici, e ordinò che essi “procedessero in senso contrario gli uni agli altri”: tre a una 168 velocità simile e gli altri quattro “a velocità dissimili tra loro rispetto ai primi tre”. 169

Ora, i movimenti circolari dei due cerchi permettono la realizzazione delle due funzioni dell’anima cosmica: la funzione motrice e quella conoscitiva. Mediante la rotazione dei due cerchi l’anima infatti imprime e conserva il movimento regolare delle stelle fisse e quello irregolare dei pianeti. Inoltre, attraverso il movimento del cerchio dell’identico l’anima conosce gli oggetti intelligibili (ruotando, il cerchio dell’identico produce intellezione e scienza, 37c 1-2), mentre mediante la rotazione del cerchio del diverso essa conosce, o meglio opina, gli oggetti sensibili.

Il cerchio del diverso ruota da destra a sinistra, e i sette cerchi che lo 168

compongono ruotano ciascun attorno a se stesso secondo rotazioni tra loro contrarie. Come nota Fronterotta, se così non fosse, alcuni dei sette cerchi finirebbero per seguire la rotazione del cerchio dell’identico, cosa che non avrebbe senso dato che i cerchi dell’identico e del diverso si muovono in senso opposto (Cfr. Fronterotta in Platone, Timeo, op.cit., p. 206 n.112).

I sette cerchi corrispondono alle orbite dei sette pianeti, dei quali tre (Sole, 169

Venere e Mercurio) ruotano mantenendo una velocità uniforme, mentre quattro (Luna, Giove, Marte e Saturno) cambiano la loro velocità.