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La metempsicosi: un processo “discendente”

1. Il Timeo, un dialogo cosmologico

1.3 La metempsicosi: un processo “discendente”

Dopo aver descritto le funzioni dei vari organi e le malattie ad essi

connesse (73b-92c), Timeo passa a parlare del processo di reincarnazione

In questo modo il demiurgo risulta non responsabile (anaitios) del male che 173

ciascuna anima avrebbe potuto compiere (Cfr. Tim., 42d 3-4).

Intorno al cuore viene poi posto “come un cuscino” (hoion malagma, 70d 3) il 174

polmone, in grado di rinfrescare l’area cardiaca ogni volta che questa si scalda col sopraggiungere dell’ira (Tim., 70c sgg.).

Il fegato viene realizzato come un organo spesso, liscio, commisto di dolce e 175

amaro, e simile ad uno specchio, in modo tale che, quando vi giunge il comando della ragione, esso possa rifletterlo suscitando il timore della parte appetitiva e inducendola ad accettare il comando della ragione. Quando invece la parte razionale invia al fegato immagini dolci, e placa l’amarezza che è a questo congenita, nel fegato e nella parte appetitiva che vi dimora non si genera timore, ma pace e tranquillità, soprattutto nel corso della notte, quando la ragione si riposa e il fegato può esercitare la divinazione (Tim., 71b sgg.).

delle anime, affermando però di non voler scendere nel dettaglio: su un argomento del genere sarà sufficiente fare un breve accenno, per poter dire di aver concluso l’argomento assegnando a ciascun tema uno spazio adeguato. 176

In realtà Timeo ha già fatto riferimento al processo di metempsicosi nel corso della sua esposizione. A 42b-c, descrivendo la composizione e la 177 distribuzione delle anime individuali, Timeo afferma che l’anima di “colui il quale vive bene il tempo assegnatogli” al sopraggiungere della morte si libera dal proprio corpo e torna “nuovamente nella dimora del proprio astro.” E aggiunge: “colui che invece avesse fallito in questo compito sarebbe passato, alla seconda generazione, in una natura femminile; e se, in questa condizione, ancora non avesse desistito dalla malvagità, sarebbe passato sempre in una qualche natura animale, secondo un’analogia con l’origine del genere di malvagità da lui commesso”.

Ora, quel “vivere bene” di cui Timeo parla coincide con il vivere giustamente, e a livello intrapsichico si realizza tenendo l’anima razionale quanto più attiva possibile, assecondando i movimenti del cerchio dell’identico ad essa connessi, le cui rotazioni, come abbiamo visto in merito all’anima cosmica, producono “intellezione e scienza” (37c 2). In questo modo, esercitando quindi i movimenti affini a ciò che vi è in noi di divino, assimileremo i movimenti della nostra anima a quelli del mondo, vivremo un’esistenza beata sulla terra e dopo la morte, e torneremo 178 nuovamente ad abitare l’astro nel quale l’intelligenza demiurgica ci aveva Era infatti stato stabilito che il discorso di Timeo, partendo dalla nascita e dallo 176

sviluppo del cosmo, arrivasse fino alla generazione dell’uomo ( Tim., 27d)

Un secondo riferimento al processo di metempsicosi è presente a 76d 8-e 2: 177

prima di parlare della generazione delle piante, dei vegetali e degli alberi, Timeo dice che i nostri artefici sapevano che “un giorno dagli uomini (ex andron) sarebbero nati le donne e gli altri animali (gynaikes kai talla theria)”.

Per il concetto di assimilazione al divino vedi anche Resp., 613b; Thaeet., 178

collocati quando eravamo ancora pura anima razionale (42b 3-4): una volta composte le anime razionali e immortali, prima di assegnarle agli dei minori perché questi le impiantassero nei singoli corpi, il demiurgo, che aveva fatto “tante anime quanti sono gli astri”, aveva attribuito ciascuna anima ad un astro e, poste le anime “come su un carro” aveva mostrato loro “la natura dell’universo “ e le “leggi del fato” (41e sgg).

Paragonata alle escatologie dei dialoghi precedenti, quella del Timeo appare estremamente sintetica e poco dettagliata: come afferma Saunders, non troviamo qui alcun riferimento né ad un giudizio delle 179 anime post mortem, né ad assegnazioni di premi o punizioni, né tantomeno vengono fornite indicazioni precise sulla topografia dell’Aldilà, che sembra invece essere “nowhere in particular”. Tutto ciò che viene detto è che la morte, che consiste in uno scioglimento (lysis) o liberazione dell’anima dal corpo (85e7), sopraggiunge nel momento previsto dal destino del singolo, poiché “ogni singolo vivente nasce ricevendo naturalmente un arco di vita fissato dal destino”, il quale non può in alcun modo essere modificato poiché i triangoli di cui ciascun individuo si compone possono durare “fino a un certo limite di tempo” (Tim., 89b 7-c 4). Timeo aggiunge poi che nel

Cfr. T.J. Saunders, Penology and Eschatology in Plato’s Timaeus and Laws, 179

caso in cui l’anima abbia vissuto ingiustamente si reincarna in un vivente 180 inferiore (una donna o una bestia). Più precisamente coloro i quali, generati maschi, si comportano da “vili” (deiloi, 90e7) e conducono una vita ingiusta, vengono “trasformati” (metephyonto, 90e 8) in donne. Gli 181 uomini invece che, pur non essendo cattivi, si dedicano per tutta la vita alla cose celesti, credendo ingenuamente di poter trovare in queste le dimostrazioni più salde, vengono trasformati in uccelli. E ancora, “la 182 stirpe degli animali pedestri e selvaggi” si genera “a partire da uomini per nulla dediti alla filosofia” (91e 2-3) e altrettanto ciechi di fronte alla natura delle cose celesti, i quali non ascoltano la ragione, ma si lasciano dominare dalle parti dell’anima “che si trovano nel petto”. Infine, gli uomini che hanno vissuto nell’ignoranza più estrema lasciando che la propria anima venisse contaminata da ogni sorta di disordine, vanno a formare la stirpe acquatica, che costituisce la specie vivente più bassa di tutte.

Anche nel Timeo viene affermato il principio socratico dell’intellettualismo 180

etico, secondo cui nemo sua sponte peccat. “Nessuno è volontariamente malvagio” afferma Timeo (kakos men gar hekon oudeis, 86d 7- e1) e colui che è definito malvagio è in verità un individuo la cui anima è afflitta dalla malattia dell’ingiustizia. Per guarire dall’ingiustizia bisogna assegnare all’anima razionale (che è quanto di più divino l’uomo abbia) il controllo delle passioni stabilendo così nell’anima un ordine buono. Tuttavia, per quanto Platone identifichi la giustizia nella guida dell’anima razionale, egli sembra comunque ben lontano dal rinnegare l’elemento corporeo, e si mostra invece propenso a considerare la salute dell’individuo come una condizione di equilibrio psico-fisico. Bisogna quindi “non muover né l’anima senza il corpo, né il corpo senza l’anima” se si vuole divenire “equilibrati e sani” (Tim., 87e sgg).

Insieme alla donna nasce il desiderio sessuale, il quale turba lo stato degli 181

organi genitali maschili e femminili (qui considerati veri e propri esseri viventi) spingendoli entrambi ad unirsi (Tim., 91a sgg.).

Questo passo sembrerebbe richiamare la critica all’astronomia esposta nella 182

Secondo Saunders il fatto che le specie viventi nelle quali l’uomo ingiusto può reincarnarsi siano quattro ci autorizzerebbe a concepire l’escatologia all’interno del quadro della teoria dei quattro elementi. 183

Come nota Brisson, il corpo nel quale si reincarna un’anima costituisce 184 “le signe matériel” di quell’anima, e illustra nello specifico “la qualité de l’activité intellectuelle de cette âme”.

Come possiamo vedere, le tre specie animali (la specie volatile, quella pedestre e quella acquatica) e il genere femminile costituiscono i viventi 185 nei quali l’anima dell’uomo (aner) è destinata a reincarnarsi se in vita ha tenuto una condotta ingiusta. Ora, nell’escatologia del Timeo ingiusta è essenzialmente l’anima di colui che, senza prestare ascolto all’anima razionale, vive lasciandosi dominare dall’anima irrazionale, mentre l’uomo giusto coincide con chi si mostra in grado di “dominare con il ragionamento” la massa tumultuosa e irragionevole dell’anima mortale (41c ) vivendo così una vita “razionale” (kata logon, 98d 4) e perciò felice. Chi s i l a s c i a g o v e r n a r e d a l l a s p e c i e d i a n i m a c h e è i n l u i “dominante” (kyriotatou, 90a 2) e se ne prende cura cercando di renderla “quanto più bella e quanto migliore possibile” (89d 6), abbandonando i desideri e le ambizioni, e preoccupandosi solo della “ricerca del sapere”, è quindi destinato ad essere “straordinariamente felice”.

Riassumendo, il Timeo costituisce il serio tentativo da parte di Platone di fornire una cosmologia teleologica. Sviluppando la critica alle spiegazioni

“The Timaeus’ eschatology is conceived in the framework of the four -element

183

theory (40a, 42 b-c, 91d ff). The fiery heavenly region is the highest, followed by that of air; next comes earth, and the lowest is water” (Saunders, op.cit., p. 238).

Cfr. L. Brisson, Le corps animal comme signe de la valeur d’une âme chez

184

Platon in B. Cassin, J.L. Labarrière (éd.) L’Animal dans l’Antiquité, Paris (Vrin)

meccanicistiche iniziata nel Fedone, Platone vuole qui mostrare che l’ unica

vera causa del divenire del mondo è il demiurgo: tutti gli altri fattori (tra i

quali la stessa chora) sono mere concause (synaitia). Essendo quindi il bene a dare una configurazione alla realtà, anche il destino oltremondano dell’anima ne è determinato: per ogni tipo di anima è infatti prevista un’appropriata reincarnazione, in cui il genere di malvagità trova corrispondenza con il tipo di specie nella quale l’anima si reincarna. L’unica anima che riesce a sfuggire al processo di metempsicosi è quella del temperante che, dominando le proprie passioni, si mostra in grado di vivere nella giustizia sotto la guida della ragione, avvicinandosi quanto più possibile al divino, garantendosi un’esistenza felice sulla terra e una condizione di beatitudine dopo la morte.

Come avremo adesso modo di vedere tale concezione provvidenziale dell’universo ricompare nelle Leggi in cui l’impostazione teleologica è altrettanto forte che nel Timeo. Come scrive Stalley: “since the universe is under rational direction, we can be sure that what happens to us after death will be appropriate to the character we have acquired in life”. 186