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L’ordine provvidenziale dell’universo 1 L’argomento cosmologico

2. Le Leggi, un dialogo politico

2.2 L’ordine provvidenziale dell’universo 1 L’argomento cosmologico

L’ordine provvidenziale dell’universo viene dimostrato nel libro X e costituisce il preambolo delle leggi relative all’ateismo (nomos peri

asebeias). Qui il personaggio dell’Ateniese, immaginando di rivolgersi a

chi si professa ateo o compie oltraggi nei confronti degli dei, verbalmente o

Cfr. Phaedr., 256a7- b2: “Vedi dunque che se ottengono la supremazia gli 191

elementi migliori dell’anima che guidano a una vita ordinata dall’amore della sapienza, i loro giorni su questa terra saranno beati e in piena armonia, perché sono padroni di sé (egkrateis hauton) e misurati”.

“(…) questo calcolo (loghismos) una volta affermatosi come credenza 192

collettiva di una città, prende il nome di <legge> (nomos)”; “è l’aurea sacra guida della ragione che viene chiamata legge pubblica della città” (Leg., 644d 1-3; 645a 1-2).

con i fatti, formula un proemio in grado di convincere e insegnare 193 (peithein kai didaskein, 885d 2) che gli dei esistono “per natura” (physei) ( e non “per arte” <technei>, vale a dire in quanto frutto di una serie di leggi concordate), che si prendono cura degli uomini avendo a cuore le faccende che li riguardano, e che sono troppo perfetti per lasciarsi persuadere con doni e con preghiere.

Ma prima ancora, per persuadere gli atei dell’esistenza e della bontà degli dei e curare efficacemente quella “malattia” (noson) che è l’empietà (888b 8) bisognerà dimostrare l’anteriorità dell’anima rispetto al corpo: perché l’esistenza degli dei appaia essere “per natura” e non frutto di una convenzione, è necessario mostrare con il ragionamento che l’anima, che è

affine al divino, esiste per natura e che, contrariamente a quanto i

materialisti affermano, essa non deriva dagli elementi materiali, ma, dotata di una priorità logica e metafisica sull’elemento corporeo, costituisce “uno dei primi esseri, dal momento che è nata anteriormente a tutti i corpi, e governa (archei) più di ogni cosa ogni loro mutamento e trasformazione” 892a 4-7).

Il ragionamento del’Ateniese a dimostrazione dell’anteriorità e priorità dell’anima muove dalla distinzione tra le cose che si muovono (e che si muovono dunque sempre in un certo spazio) e le cose che stanno ferme. Tra le cose che si muovono ve ne sono poi alcune, come i corpi celesti, che compiono un movimento in una sola sede, mentre altre cose che con il loro movimento coprono più sedi. Tra queste ultime poi alcune sono capaci di Dopo il preambolo alle leggi sull’empietà dovrà poi esser posto un discorso 193

che interpreti la legge sull’empietà esortando gli empi ad abbandonare i loro costumi per volgersi alla vita pia. La legge contro gli empi prevederà il carcere o la casa di correzione, nel caso in cui il cittadino empio sia divenuto tale “per ignoranza senza cattiveria di temperamento e di carattere” (anoias aneu kakes

orghes te kai ethous, 908e 6). Chi invece si macchierà di empietà con azioni

“proprie di adulti” costruendo poi santuari di dei nelle abitazioni private, verrà condannato a morte.

muoverne altre senza però poter muovere se stesse, mentre altre sono capaci di muovere se stesse oltre che le altre cose.

Tra tutti questi tipi di movimento, “il principio di tutti i movimenti e primo a nascere nelle cose che stano ferme e primo a esistere in quelle che si muovono” (895b 4-5), e quindi il movimento più vecchio, è senza dubbio il moto che muove se stesso, mentre ciò che muove un’ altra cosa perché a sua volta mosso risulta secondo. Ora, “movimento che è capace di muovere se stesso” è la definizione di ciò che chiamiamo noi “anima”. Perciò l’anima sarà “principio di movimento” (arche kineseos, 896b 3) e causa del movimento di tutte le cose, e in quanto tale, risulterà più anziana del corpo e di tutte le altre cose. Come commenta Naddaf: “In short, without soul, 194 the primordial state of things would forever remain inhert”. 195

È a questo punto del suo ragionamento che il personaggio dell’Ateniese introduce il concetto di anima cosmica. Governando su tutte le cose, l’anima dovrà esercitare anche il comando del cielo, della terra e di tutto l’universo (897b 7-8), dovrà essere un’anima cosmica che “si prende cura” (epimeleisthai) di tutto l’universo guidandolo (aghein), una “divinità” (theon, 899a 9) in grado di regolare ogni cosa benevolmente. 196

“Movimento che muove se stesso” è anche la definizione di anima che 194

troviamo nel Fedro (Cfr. Phaedr., 245c 5- 246a 2). Naddaf, op.cit., p. 131.

195

In verità l’Ateniese sembrerebbe porre due anime cosmiche, l’una buona e 196

l’altra malvagia, per poter così evitare di ricondurre le cose buone e quelle cattive ad una stessa causa. Questo dualismo (che non trova però riscontro in altre parti del dialogo) richiama la figura del Demiurgo del Timeo, il quale, essendo artefice della sola anima razionale, non può essere giudicato responsabile di alcun male, di cui invece sono chiamati a render conto gli dei minori, creatori delle componenti psichiche irrazionali (Cfr. Tim., 42d 3-4).

2.2.2 L’argomento teologico-teleologico

Ora che l’ateo è stato convinto dell’esistenza di un dio “che governa tutto in modo giusto e felice” (897b 2), non sembra troppo difficoltoso persuaderlo circa che il dio ha a cuore le faccende umane. Se infatti gli dei sono “buoni e ottimi” (agathous ghe kai aristous, 901e) come potrebbero essi, esseri perfetti, trascurare qualcosa? Potrebbero forse farlo “per inerzia e per indolenza”, ma allora ciò implicherebbe che essi parteciperebbero della viltà. Inoltre, non si dà neanche l’ipotesi che gli dei non si curino degli uomini per ignoranza, essendo essi onniscienti.

Riassumendo, il nostro universo è sotto una protezione divina e benevola, e ogni suo elemento è sapientemente e convenientemente disposto in vista del bene della totalità. Come afferma l’Ateniese:

Ogni cosa avviene per quel fine, cioè affinché vi sia come fondamento nella vita dell’universo un’essenza di felicità, e non avviene per te, ma tu per quello (Leg., 903e 3-5).