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2 L'Alba sul territorio pisano: tra insegnamenti basagliani e pratiche orientate al

2.1 Struttura specializzata vs casa vera

2.1.2 L'appartamento dell'Alba: presa in carico e modalità operative

L'inserimento di un soggetto in un esperienza di supported housing viene concordata dai servizi e dall'Associazione. La richiesta di presa in carico proviene, in genere, dallo psichiatra che segue direttamente il soggetto interessato o dall'assistente sociale di riferimento, che hanno la responsabilità di valutare l'idoneità della persona a far parte del progetto. L'Associazione si preoccupa della sua collocazione all'interno dei diversi nuclei che formano i vari appartamenti, fa da garante con i privati affittuari, assicura l'assistenza necessaria, ponderata secondo i bisogni del soggetto stesso e, aspetto da non trascurare, offre all'utenza una rete protetta e dei contesti relazionali nei quali inserirsi. I canoni di affitto vengono pagati in parte dai servizi, sanitari o Ser.t, in parte dagli utenti stessi, in proporziona a quanto percepito da ciascuno attraverso inserimento lavorativo, pensione di invalidità, lavoro proprio.

I soggetti inseriti vengono assistiti dagli operatori che svolgono le funzioni di monitoraggio e di supporto. Il tipo di assistenza, che include le funzioni di monitoraggio e supporto, come mi spiega la facilitatrice sociale raccontandomi del primo appartamento da lei seguito, è

un tipo si assistenza leggera, era più che altro un andare a vedere cosa fate, l'avete fatto bene, sì va bene...sì potevamo aiutare ad andare a fare la spesa, ci si sedeva, si parlava, si affrontavano i problemi che uscivano, e all'inizio c'erano tanto problemi perché c'è stata questa grande differenza tra una cosa completamente assistita e il nostro che era solo un supporto molto leggero...

104 Gli operatori, al fine di monitorare le situazioni, si recano negli appartamenti a seconda del bisogno e settimanalmente si svolge il gruppo appartamento, durante il quale sono presenti tutti gli inquilini e vengono discusse problematiche individuali e del nucleo.

La figura del facilitatore o dell'operatore serve un po' a mediare, cercare di accogliere il gruppo per come è, cercare di far capire agli altri che ognuna delle persone che è lì dentro c'è per un motivo, perchè ha delle problematiche, e quindi va capito.... (Operatrice 3)

Il monitoraggio, dunque, deve essere effettuato sul gruppo, ma l'attenzione deve essere anche rivolta al singolo, poichè una crisi o un'acutizzazione delle sue problematiche, oltre a essere dannosa per la sua salute e porlo a rischio di un ricovero, può compromettere l'equilibrio dell'intero gruppo.

Importante è anche l'ascolto sul singolo, si deve creare un rapporto di fiducia con le persone, un'alleanza terapeutica, le persone si devono fidare di te... (Operatrice

3)

Il supporto è l'altra fondamentale funzione svolta dagli operatori. I soggetti inseriti nell'appartamento, infatti, sono indivividui che spesso provengono da strutture dove la presenza del personale è costante, gli orari che scandiscono la giornata sono prestabiliti, così come anche le attività da svolgersi durante la giornata (i pranzi, le cene, i laboratori...).

L., prima di trasferirsi in un appartamento dell'Alba, uscito dal Centro Basaglia, va ad abitare un appartamento supportato che vedeva inseriti quattro soggetti tutti provenienti dal centro, nel quale gli operatori di una Cooperativa102 garantivano un'assistenza di sei ore

al giorno. Quando la gestione dell'appartamento passa dalla cooperativa all'Alba, L. mi spiega che lui e i suoi coinquilini, al primo incontro con la facilitatrice, fecero richiesta di una maggiore autonomia, spiegandomi che sentivano la presenza costante per sei ore dei precedenti operatori come un'invasione dei propri spazi.

La richiesta di una maggiore libertà proviene, quindi, spesso dagli utenti stessi. Tuttavia la presenza degli operatori, seppur leggera, si rivela necessaria, poichè è necessario lavorare sulle abilità dell'utente, conducendolo anche nelle attività quotidiane, in modo più presente nella fase iniziale dell'inserimento,

La prima cosa è l'igiene, di solito quando si ha un disturbo psichiatrico la cura della persona si perde. Chi entra negli appartamenti sa fare un piatto di pasta, una lavatrice, una doccia. Ma un conto è saperlo fare, un conto è farlo. La

102Il progetto all'interno del quale era inserito era gestito dalla Asl di Pisa il collaborazione con la cooperativa

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riabilitazione parte da questo, poi curi il rapporto con le famiglie, con i servizi, le pratiche brocratiche, insomma i bisogni della persona a 360°. (Operatrice 3)

La sofferenza psichica rappresenta già di per sè un ostacolo concreto allo svolgimento delle attività quotidiane, quali la cura del proprio aspetto e della propria salute, la pulizia e la manutenzione della casa, la gestione dei tempi della propria giornata e la relazione con gli altri coinquilini. Ad essa si aggiunge il fatto che la terapia farmacologica spesso limita le facoltà mentali e fisiche di chi la assume, ponendo il soggetto in uno stato di inerzia da cui è difficile uscire. L'obiettivo dell'intervento riabilitatativi è proprio quello di stimolare l'uscita del soggetto da questo stato, lavorando sull'autostima e spingendolo ad essere un soggetto attivo nel proprio processo. La presenza del facilitatore è stimolante da questo punto di vista. Egli, infatti, quale ex-utente che ha affrontato in modo positivo il suo personale processo di

recovery, è colui, come mi spiega la facilitatrice intervistata, che per primo stabilisce la

relazione con l'utente, cercando di instaurare un rapporto basato sulla fiducia reciproca, sulla complicità e sulla collaborazione.

La relazione tra l'utente e il facilitatore sociale è una relazione di aiuto. E come lo aiuta? Ho sempre cercato di aiutare in modo tale che non si vedesse che sono io quella che aiuta, cioè di lasciarlo fare, di dare la possibilità di esprimersi, di essere quello che è, di metterlo in condizione di poter fare le cose. All'inizio anche con i trucchi molto semplici, molto stupidi anche, del tipo "io questo non lo so fare, aiutami a farlo!" e le persone lo facevano, oppure "non so come si fa ad andare a pagare una bolletta alla posta, dobbiamo pagare la tua bolletta, insegnami a me!". Quando la metti così, l'utente è più propenso a fare, si sblocca in qualche modo, esce dalla sua pigrizia e inizia a muoversi... (Operatrice 1)

I soggetti che vivono negli appartamenti sono spesso soggetti che hanno delle carenze emotive e relazionali a causa del proprio disagio e del proprio percorso di vita, hanno una scarsa autostima ed un'altrettanto scarsa fiducia negli "altri". Per questi motivi la figura del facilitatore, lavorando proprio sulla relazione con l'utente, rappresenta una grande risorsa. Ad un tale tipo di supporto appare comunque opportuno affiancare un tipo di supporto più specialistico.

Gli utenti, infatti, manifestano il bisogno di essere seguiti, soprattutto nella fase iniziale del loro inserimento, come evidenzia la testimonianza di un utente che manifesta un "senso di abbandono":

Eravamo lasciati a noi stessi, non venivano gli operatori. Eravamo lasciati soli in balia delle nostre vite... (N.)

106 Differente è, invece, la percezione di un altro utente, per il quale il tipo di supporto appare sufficiente:

Venendo C. e M. (due ragazze del servizio civile n.d.r) tre giorni a settimana, il lunedì il mercoledì e il venerdì, io già facevo la radio, e poi c'era anche V. (facilitatrice sociale) che veniva lei il martedi a fare la spesa quindi..io dicevo che eravamo coperti (ride n.d.r) nel senso che qualcuno c'era quasi tutti i giorni... (L.)

Così come anche quella di un altro di loro:

Venivano a controllare la situazione come andava, se la casa era pulita, perchè se non stai bene la casa non ti mettevi a pulirla, se prendevi la terapia, se le cose di noi andavano bene o male. Venivano il lunedì.(F.).

E' da notarsi che N. proviene da esperienze di case famiglia e comunità, dove la presenza degli operatori è costante. L., invece, aveva già fatto esperienza in un appartamento supportato, assistito però in maniera più consistente (circa sei ore al giorno era presente un operatore) e F., infine, aveva sempre vissuto per proprio conto, perciò già preparato a vivere in autonomia, e inserito in un appartamento supportato in seguito ad una crisi e a motivi di ragione economica. La percezione di "abbandono" del primo, è quindi da imputarsi, probabilmente, ad un passaggio troppo repentino da un'assistenza totale ad una così leggera. La libertà, invece, viene percepita positivamente dai soggetti già più autonomi, per i quali questo tipo di assistenza è un supporto ma non un vincolo.