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2 L'Alba sul territorio pisano: tra insegnamenti basagliani e pratiche orientate al

2.1 Struttura specializzata vs casa vera

2.1.1 L'utenza

Gli utenti attualmente inseriti nel progetto provengono da situazioni differenti di disagio che li hanno portati ad avere rapporti con i servizi psichiatrici e sociali, a risiedere in alcuni casi per diverso tempo in strutture residenziali, case famiglia o comunità terapeutiche, o ad avere ricoveri presso cliniche psichiatriche e SPDC.

Gli utenti da me intervistati sono tre, li iindicherò con le iniziali dei loro nomi: F., N., L.

F., maschio di 55 anni, affetto da depressione bipolare, entra nell'appartamento supportato nel 2011, in seguito ad uno sfratto per morosità subentrato durante un suo ricovero in SPDC. In quattro anni non ha mai cambiato nè l'appartamento nè la sua stanza, ma è cambiato il gruppo che lo abita. N., il secondo intervistato nell'indagine, 49 anni, ha avuto esperienze di tossicodipendenza e ha un disturbo d‘ansia. Dopo un esperienza negativa in un appartamento ed un conseguente ricovero per crisi depressive, si sposta nell'appartamento di F., che è grande e gradevole, il cui nucleo è composto di 4 utenti maschi.

101 L., individuo maschio di 47 anni, ha una diagnosi di depressione bipolare e un disturbo psicotico. Dopo aver vissuto in un un appartamento dell'Alba per tre anni, da quattro mesi vive da solo, in una casa in centro a Pisa. L.; ha subito diversi ricoveri, dei quali gli ultimi due ravvicinati nel periodo immediatamente successivo al trasferimento.

Gli intervistati menzionano il ricovero nella struttura ospedaliera come un'esperienza decisiva per la propria vita e testimoniano una generale sfiducia nei confronti dell'istituzione stessa.

Sottolineano in particolare come difficilmente la richiesta di aiuto part da loro e il più delle volte il ricovero, pur non essendo sotto la forma di TSO, lo è nella pratica:

La psichiatra mi ha detto "o ti ricoveri da solo o ti faccio il TSO". Ero 3 volte meno di peso, non riuscivo a stare seduto, tremavo come una foglia, poi mi hanno spiegato che si chiama acatisia questo disturbo. (F.)

Mi hanno portato in ospedale, io non credevo che mi potessero aiutare in ospedale perchè credevo fosse una cosa proprio...non fosse tipo una malattia, ma qualcosa che avevo io dentro, che ero fatto così. M'hanno messo al reparto chiuso, anzi mi avrebbero messo anche in quello aperto, soltanto che scappai, ma non è che scappai perchè volevo scappare, scappai perchè dentro di me sentivo che costituivo un pericolo anche per le persone che mi stavano intorno, avevo paura che potesse succedere qualcosa.... (L.)

Sono stato ricoverato una settimana nel reparto chiuso dell'SPDC. Un'esperienza un po' brutta. Una seconda volta per 4 giorni... (N.)

E la mia mamma chiamò lei, lì mi fecero il TSO, e mi ricordo sempre che gli dissi alla mi mamma 'mi hai ingannato anche stavolta!' perchè io non me l'aspettavo di vedere arrivare queste persone.... (L.)

Il ricovero, in particolare quando avviene nella forma di TSO, appare decisamente antiterapeutico, e volto più che altro a fronteggiare delle emergenze sociali e familiari, facendo nascere nei soggetti colpiti un sentimento di ingiustizia e la sensazione di essere perseguitati.

Inoltre esso appare particolarmente decisivo in termini di perdita di opportunità occupazionali e abitative, riducendo la capacità del soggetto di reintegrarsi in società. I soggetti, infatti, vengono sottoposti all'assunzione di pesanti dosi di terapie farmacologiche estremamente debilitanti o sono costretti a subire terapie elettroconvulsionanti, che hanno conseguenze fisiche anche a distanza di tempo dalle dimissioni.

102 Uno degli intervistati, parlandomi del suo ricovero nel reparto aperto dell'ospedale di Pisa, mette in evidenzia un altro dei rischi connessi ad un soggiorno prolungato in un SPDC, quello di porre l'utente nel ruolo del paziente che subisce le cure.

Però lì poi è successo, che lì poi è così, che poi ti abitui, ti senti accudito no, e ti abitui un po'...io non volevo venire via, infatti mi riinviarono di un giorno l'uscita, e io non volevo venire via perchè mi trovavo bene lì, mi sentivo accudito... (L.)

Il soggetto, dunque, inizia a percepire come sfavorevole l'uscita dalla sua condizione, e il successivo reinserimento in società viene descritto come traumatico.

Dopo il ricovero, i soggetti che non hanno la possibilità di essere ripresi in carico dalle proprie famiglie o che non hanno le capacità e le opportunità di vivere in una casa propria, nel migliore dei casi trovano una sistemazione presso strutture residenziali, quali comunità terapeutiche e case famiglia.

Al Basaglia l'anno preciso non me lo ricordo, io pensavo di starci poco, un mesetto, invece, mi dissero che era due anni più o meno. Sono andato di mia volontà perchè non era più possibile, non c' erano strade alternative, che se la mia mamma mi avesse detto "vai per la strada o vai lì", lei non me l'ha detto ma insomma, io dentro di me la sentivo questa pressione, anche se lei non me l'ha detto però dentro di me sentivo come giusta anche questa pressione… (L.) Ho fatto varie strutture "Oltre il Muro" che accoglie ex detenuti e tossicodipendenti. Poi in casa famiglia, lì stavo bene. C'era sempre qualche operatrice, si mangiava tutti insieme, poi facevamo una riunione per vedere come andava la situazione. Eravamo più seguiti. Poi la sera ci lasciavano da soli, chi voleva uscire avvisava. Poi litigai con un operatore e mi mandarono via e andai in strada. Centri d'accoglienza, carcere.... (N.)

I soggetti descrivono tali esperienze come soddisfacenti, evidenziando come la presenza degli operatori 24 ore su 24 e il coinvolgimento, anche se non spontaneo, nei laboratori e in varie attività fossero aspetti positivi.

Tuttavia appare evidente il carattere contenitivo di tali strutture, che mal si concilia con una presunta finalità riabilitativa. Ciò che manca è la valorizzazione dell'individualità degli utenti, la loro responsabilizzazione e l'assenza di possibilità di scelta, come evidenzia perfettamente la testimonianza di un ex-utente del Centro Basaglia101.

101Il Centro Basaglia si configura come una struttura residenziale polifunzionale composta da 8 posti in

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Lì non sono stato male insomma...sì...rivendendolo ora anche lì dici "ma"....nel senso...come facevi anche lì a stare in un posto del genere alla fine...erano belle persone però non erano...nel senso sono posti che se hai già una tua personalità già forte, e vai lì e fai il tuo percorso...oddio se sei già forte non c'è bisogno che tu ci vada (ride n.d.r), perchè lì ci sono persone che comunque non sono degli esempi da seguire insomma, ma questo vale anche per me è, cioè non è che io ero meglio di loro, nel senso che comunque sono persone che staranno tutta la vita lì magari. (L.)