• Non ci sono risultati.

5. RAPPRESENTAZIONI QUOTIDIANE E INCONTRI SUL CAMPO

5.5 L'ASSOCIAZIONE BATI E L'ASSOCIAZIONE BASCO

La visita all'associazione bangla segue l'incontro con Rahman nell'agosto 2008. Telefono per avere un appuntamento. Ci accordiamo per una domenica a Farra di Soligo, in casa Rahman, sede della Bati.

L'edificio è privato; qui abita Rahman, Presidente dell'associazione, con la sua famiglia. Nell'organizzazione ci sono anche le cariche di Segretario generale e sottosegretario. Le riunioni si tengono la domenica sera nelle residenze familiari degli associati, infatti in tardo pomeriggio ci dovrà lasciare. Gli chiedo se nell'associazione ci siano delle donne, ma mi lascia intendere che non abbiano molto peso, se non come semplici collaboratrici. La figlia è spesso un valido aiuto nella mediazione linguistica, conosce l'inglese, l'italiano il bangla.

Il giorno dell'appuntamento non c'erano altri presenti, a parte un cugino, ospite in Italia per lavoro. Dopo i gentili convenevoli, su mia richiesta, mi presenta l'associazione e i suoi scopi.

Chiedo a Rahman cosa significa l'acronimo Bati, Rahman mi spiega che nella loro lingua il termine ha vari significati tra cui, mi risponde in inglese “to continue...”, ma va inteso anche come “piccola famiglia” o bangshokkoe, “caratteristiche di una famiglia”.

“Banghsa”60 in lingua bańlā significa stirpe, questo mi fa pensare alla continuità della dimensione culturale. Bati ora rappresenta anche le località di origine: il Tangail e Narayanganj. Rahman chiama i membri dell'associazione “compaesani” e sottolinea che “noi bangali viviamo per i nostri parenti, amici, associati perciò la collaborazione è

59 Qui faccio riferimento alle polemiche sull’utilizzo del velo in Francia e Germania e la discussione sulla libertà di scelta delle donne rispetto alle loro famiglie di origine in Olanda e Germania.

necessaria...per rispettare i bisogni di tutti i bangali del Comune”. La distinzione ideologica che fa Rahman delle due associazioni sembra essere legata alle identità locali dei suoi associati (Narayanganj e Tangail).

L'area privilegiata di riferimento per l'associazione è quella del Quartier del Piave alla quale si aggiunge quella di Pordenone. A Treviso non c'è un’associazione dal Bangladesh, essi, dice, sono disorganizzati. A suo parere questo dipende dal fatto che lì non ci sono leader. I bangali del Quartier del Piave sono al corrente della presenza di loro connazionali nella zona di Treviso, eppure non riescono o non vogliono diventare il loro punto di riferimento.

Tra gli scopi dell'associazione che esisteva anche prima della sua costituzione e registrazione nel 2000, mi spiega, c'è soprattutto l'aiuto pratico ai cittadini del Bangladesh residenti nel Veneto.

Come recita l'Atto costitutivo dell'associazione, Rahman mi spiega che le iniziative sono rivolte a favorire l'amicizia e l'integrazione, a promuovere e organizzare la cultura bangla attraverso iniziative come le feste, ad aiutare il nostro paese, ad aiutare i compaesani sul piano lavorativo e promuovere la loro partecipazione alla vita politica.

Poi mi elenca gli obiettivi generali dell'associazione: Unità, per cui le attività dell'associazione saranno unitarie per mantenere il senso di lealtà con gli associati per impedire che qualcuno si senta isolato magari dedicando il suo tempo libero alla vita associativa; Onestà, sopra ogni cosa l'associazione cercherà di promuovere l'integrità, la dignità e un comportamento rispettoso dei suoi membri; Assistenza pratica, alloggio, lavoro, documenti ai bangali in Veneto perché viviamo per i nostri parenti, amici, associati perciò la collaborazione è necessaria.

Se l'organizzazione riuscirà a erogare dei benefici, aggiunge Rahman, essi saranno indirizzati all'apertura di negozi bangla per rispettare i bisogni di tutti i bangali del comune61

.

Le attività dell'associazione sono: i passatempi e le iniziative culturali, le esibizioni, le celebrazioni ed gli incontri specialmente in occasione delle giornate commemorative.

Poiché non mi ha mai accennato all'associazione Basco chiedo a Rahman se c'è una differenza tra le due associazioni e mi risponde che la differenza è di principio: la Basco cercava di sviluppare un’identificazione con il Bangladesh come nazione, mentre la Bati si identifica col luogo di nascita. Rahman ora che ha la cittadinanza si sente un italiano, ma non un bengalese, piuttosto un bangali dal Tangail.

Agli associati Rahman propone l’integrazione con la cultura italiana e la scolarizzazione in Italia dei figli, pur mantenendo stretti legami con la società di origine.

In Italia esistono delle forme di socialità bi-direzionale sperimentate da alcuni gruppi di immigranti che, costruendo relazioni stabili e solidali basate su un agire associativo fortemente permeato da solidarietà, reciprocità, ed affettività, dimostrano un livello di coinvolgimento dei propri membri in ambiti non strettamente limitati alla famiglia o alla parentela fittizia, ma alle comuni origini (Scidà, 2000).

Il bisogno di mantenere i legami con il luogo di origine rappresenta un fattore di forte condizionamento tra gli immigranti in Italia che tentano di mantenere i collegamenti significativi con il paese originario senza aspirare ad un rientro in terra natia (CESPI, 2000).

In alcuni casi, infatti, all'interno delle reti migratorie si insinuano meccanismi di dominazione sociale della cultura originaria d'appartenenza che mediante tali networks

collega non nazioni ma piccoli gruppi locali di parentela (Bagnasco, 1999).

Un importante contributo teorico all'antropologia di Philip e Iona Mayer esamina l'alternanza degli emigranti fra due campi sociali e semantici diversi nella migrazione: un campo “tribale” di partenza (le campagne rhodesiane) e un campo “urbano” di arrivo (le città della Copperbelt). L'ipotesi dei Mayer è che l'emigrato faccia delle scelte all'interno di un unico campo sociale il quale comprende due luoghi di origine e di nuovo insediamento da cui deriva che “l'identità etnica del singolo compare come il prodotto di una serie di scelte e non come il dato di partenza” (1994: 153-177).

Alcuni studi etnografici, per esempio la ricerca multi-situata condotta da Peggy Levitt tra il 1992 e il 1995 sugli emigranti di Miraflores (Repubblica Dominicana), hanno messo in evidenza come possano essere costruite particolari tipologie di legami transnazionali, capaci di incorporare tutti i migranti residenti in una particolare zona, esportatrice di migranti, verso una specifica area urbana di destinazione. La sua indagine svela la creazione di reti transnazionali grazie ai diversi livelli di scambio messi in atto tra gli espatriati di Miraflores negli Stati Uniti (Boston) e i non migranti rimasti nel paese. La totalità dei soggetti coinvolti nelle pratiche transnazionali è notevole. In particolare l'autrice ha rivelato che la forte dipendenza economica, i continui contatti telefonici, il pendolarismo, ma anche la marginalizzazione sociale ed economica sperimentata dai migranti di Miraflores a Boston, hanno permesso il rafforzamento dei legami tra i due poli migratori.

Tale ricerca mette in risalto come i legami translocali apportino cambiamenti a doppio senso, sia nella vita degli emigranti (grazie al contatto col contesto sociale e politico di arrivo) che in quella dei non-migranti, svolgendo un considerevole ruolo nello sviluppo del luogo d'origine in termini di qualità della vita, nelle norme e nelle pratiche quotidiane del paese di partenza (in particolare nel sistema educativo e nelle relazioni di genere), di miglioramento delle infrastrutture (in particolare le abitazioni) e di maturazione di una maggiore coscienza civica e politica (Levitt, 2001).

Sembra che molti aspetti della dialettica sociale e culturale del paese di origine vengano portati nel paese d’immigrazione. Questo si riflette nelle vicende politiche di Pieve quando Rahman vince il signor Mokarrom, Presidente dell'Associazione Basco, ma non in base ad adesioni politiche dei maggiori partiti del Bangladesh, cioè L'Awami League più secolare e laico e il BNP più conservatore e filo-islamico, piuttosto in corrispondenza della concezione privatistica e familistica della politica che porta chi viene eletto, in quanto leader, a difendere gli interessi materiali del proprio gruppo

(Mantovani, 2009: 282).

Questo sembra essere un problema classico dell’associazionismo bangla. I legami di affiliazione con la località di origine appaiono molto forti. E’ probabile che in questo caso, quelle che Clifford Geertz chiama “lealtà primordiali”, siano legate al luogo di provenienza delle persone, al luogo in cui si è nati e cresciuti, alle esperienze affettive del singolo. Per Geertz, le lealtà primordiali

sono un attaccamento derivante dal senso di datità dell’esistenza sociale che prova il soggetto e non l’osservatore, come parlare un particolare linguaggio, professare una certa religione, essere nato in una specifica famiglia, provenire da una data storia, vivere in un determinato posto; i fatti basilari, visti ancora una volta dalla prospettiva dell’attore, del sangue, della lingua, del costume, della fede, della residenza, della storia, della sembianza fisica e così via(Geertz, 1995: 85-86).

Ma va aggiunto che, come afferma Arnold Epstein, l'identità etnica non è solo fondata su dei “sentimenti primordiali” e nutrita da certe esperienze emotive e di socializzazione, bensì è sicuramente influenzata dallo sguardo dell'altro e se ha luogo in situazioni di migrazione è un'idea molto complessa (Maher, 1994: 29-30).

Le relazioni basate su tipi di lealtà territoriali bangla spesso possono poi trasformarsi in ostacoli sia al processo di pratica della propria cultura che a quello di adattamento con la società italiana.

C'è l’idea proposta dalla Basco di un’associazione su base nazionale, ha una funzione “aggregativa”, mentre l’idea che sottostà all’associazionismo su base locale è “disgregativa”, perché rompe il fronte unitario che una sola rappresentanza su base nazionale potrebbe costituire. Questo è un elemento molto importante per ogni considerazione sulle politiche italiane dell’“identità e dell’integrazione”. Pur essendo centralizzante, l’identità bangla permette lo sviluppo di una differenziazione a livello locale, mentre un’identità basata solo sull’origine locale e differenze di classe rende difficile una collaborazione tra queste diverse strutture organizzative, che rimangono in contrasto tra loro anche a causa del modo in cui sono nate e a causa di scissioni spesso dovute a liti e discussioni intestine.

Tale fenomeno ha dei precedenti storici. Il diffondersi delle associazioni avvenne nel periodo che Michelguglielmo Turri (2000: 614) chiama “il colonialismo trionfante e la nascita dell'India moderna”. Una delle caratteristiche di questo periodo è l'emergere di un'opinione pubblica politicizzata, diffusa dalla stampa d'informazione e influenzata da

ideali di tipo nazionalistico. Queste associazioni diffuse nelle principali città indiane (Calcutta, Bombay, Pune e Madras) si occupavano di problemi culturali e politici e raccoglievano esponenti di classi diverse sia notabili sia nuovi professionisti.

In genere si trattò di organizzazioni che non si dimostrarono particolarmente longeve. Le cause di ciò furono i conflitti fra i loro membri che a volte avevano una base di classe, le irregolarità amministrative. In altre occasioni a causare lo scioglimento o la cessazione di una determinata associazione fu il venir meno dell'interesse dei membri per le finalità dell'associazione stessa. In certi casi, infine, poteva essere l'ostilità dimostrata dai quadri direttivi della burocrazia coloniale, sempre pronti a fiutare slealtà e sovversione inesistenti.

Significativamente però, a partire dagli anni Settanta, per ogni associazione che cessava di funzionare altre ne venivano create o si riattivavano. Esse si dimostrarono estremamente dinamiche quando erano composte esclusivamente da membri della stessa professione, come l'Indian Association fondata da un bramino bengalese Surendranath Banerjea, che aveva superato con successo l'esame dell'Indian Civil Service, che si teneva, allora, solo in Inghilterra (Turri, 2000: 474-475).