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4. LUOGHI DELLA RICERCA

4.2 LA MIGRAZIONE BANGALI A PIEVE DI SOLIGO

La scelta di Pieve di Soligo come luogo principale della ricerca è dovuta alle sue particolarità legate all'immigrazione proveniente da Bangladesh.

L’immigrazione dal Bangladesh in Italia si è intensificata a partire dal 1990 e rappresenta oggi la più consistente migrazione diretta da quel paese verso l’Europa continentale ed è la seconda in Europa, dopo quella stabilitasi nel Regno Unito.

I migranti dal Bangladesh presenti in Italia secondo il Dossier della Caritas di Roma erano oltre 73.965 persone nel 2010.

L’Italia è emersa come destinazione importante dopo il 1989 e alla chiusura nei confronti degli emigranti e dei rifugiati dei paesi del Nord e Centro Europa, in seguito alla caduta del Muro di Berlino ed alla trasformazione dei regimi politici dei paesi dell’Europa Orientale.

Nella regione Veneto, dove secondo stime ufficiali Caritas i migranti dal Bangladesh sono 17.350, l'immigrazione si è diretta verso tre zone connesse a diverse attività economiche e produttive locali: la provincia di Vicenza, nell’aria di Schio e Arzignano, determinata dal lavoro nel distretto del tessile e del conciario; la provincia di Venezia, in particolare nell’area di Mestre e Marghera, giustificata dal richiamo di forza lavoro nel settore turistico (alberghi e ristoranti) e nella cantieristica navale; la provincia di Treviso, con l’insediamento principale nell’area del Quartier del Piave (Pieve di Soligo e comuni limitrofi), sede del secondo distretto del mobile della provincia, dopo quello di Pordenone, e con l’insediamento secondario nell’area urbana di Treviso e comuni limitrofi, non legato a precise attività lavorative.

I migranti di origine bangla in provincia di Treviso sono distribuiti maggiormente nell'area del Quartier del Piave e nei comuni circostanti. Questa è un’area pianeggiante, nell’alto trevigiano, delimitata a nord e ad est, da una fascia collinare, mentre ad ovest e a sud, tocca il corso del Fiume Piave, ai piedi del Montello. L'area è costituta dai Comuni di Pieve di Soligo, Farra di Soligo, Moriago della Battaglia, Sernaglia della Battaglia e Vidor36. Tutti questi comuni sono stati raggruppati attorno a Pieve di Soligo

sia perché rappresenta il capoluogo dei servizi per l’intera area, sia perché possono sono parte di quel tessuto economico cresciuto attorno al Distretto del Mobile che anima l'economica di questo territorio (Vanzetto e Brunetta, 1988).

La zona è ricordata per gli eventi bellici della “Grande Guerra” (1915-1918) e del movimento partigiano di Liberazione Nazionale per l'Alta Italia (1943-1945).

Dal punto di vista sociale dopo la cacciata dei fascisti e dei tedeschi dalla pedemontana, non c'erano masse operaie a far da supporto al rinnovamento economico della zona, esistevano piuttosto una piccola borghesia e delle masse rurali fortemente segnate dalla presenza moderatrice della Chiesa, che ancora oggi costituisce, attraverso la Caritas e le scuole religiose, un elemento caratterizzante del territorio pievigino. I disoccupati creati dalla crisi economica di quegli anni erano eccedenti anche alle possibilità offerte in altre città, salvo il persistente impiego di personale femminile quali domestiche e balie presso le famiglie borghesi del posto, in condizioni di estrema precarietà. Questo tratto accomuna l'esperienza delle donne pievigine del passato con le migranti odierne che a Pieve di Soligo trovano impiego solo in settori non riconosciuti socialmente.

Il territorio conobbe, dopo le difficoltà degli anni Trenta fino agli anni Settanta, uno sviluppo negli ultimi venti o trent'anni anni, con un periodo segnato dall’emigrazione dal 1980 al 2010.

La crescita del fenomeno immigratorio dal Bangladesh a Treviso è stata notevole ed alcune interviste ai Presidenti delle associazioni di origine bangla a Pieve di Soligo confermano i dati relativi ad essa.

Il Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes del 2007 parla di quasi 1000 presenze – Pieve conta circa 12000 abitanti ed include anche quegli immigranti irregolari che non vengono rilevati dalle anagrafi comunali o dalle Questure. I permessi di soggiorno al 1° gennaio 2007 mostrano che la presenza degli immigranti bangla è legata principalmente a motivi di lavoro, considerando che le due fasce d’età maggiormente rappresentate sono i minori e i giovani in età lavorativa (da 15 a 24 anni) e i giovani adulti, sempre in età lavorativa (da 25 a 39 anni).

Le zone di provenienza dal Bangladesh che ho considerato nella mia ricerca sono principalmente i distretti di Tangail e Narainganj, e, in misura minore i distretti di Dhaka e Narshingdi, Comilla, Sylhet, luoghi fortemente interessati nella storia recente dalla guerra di liberazione dal Pakistan (Tariq, 1970).

Per quanto riguarda l'impiego lavorativo, gli uomini dal Bangladesh che ho intervistato

sono impiegati principalmente come operai manifatturieri: fabbrica del mobile, del tessile e metalmeccanica. Un'altra occupazione in cui gli immigranti bangali sono impiegati è il lavoro autonomo: nella città pievigina appaiono negozi, phone centers, vendita e noleggio audio e videocassette, alimentari.

Inoltre ci sono dei bangali che svolgono lavori giornalieri, come l'edile e altre mansioni del settore. Questa distribuzione del lavoro rispecchia la politica dell'associazione Bati che, come evidenzierò in seguito, favorisce l'accesso alle risorse economiche ai membri della stessa regione di origine.

Inizialmente la maggioranza dei migranti dal Bangladesh, come nel caso di gran parte degli immigranti di altre provenienze, è maschile, fatto che riflette la situazione precaria di certi immigranti, per cui prima partono i maschi della famiglia ed in un secondo momento, quando la loro situazione economica ed abitativa si è consolidata, viene richiesto ed effettuato il ricongiungimento familiare. Questo modello non vige per molte provenienze sudamericane o dal Corno d'Africa o dalle Filippine.

La presenza femminile di origine bangla, se nel 2007 è inferiore a quella degli uomini, tende a equilibrarsi nel 201037. É interessante che in questa area “minore” del trevigiano, assistiamo quasi ad un raddoppio delle presenze femminili dal Bangladesh. L’aumento della presenza femminile può essere collegata ad una situazione familiare ormai consolidata, all’estendersi delle famiglie esistenti grazie alle nascite.

La situazione economica e familiare degli immigranti bangla nel Quartier del Piave appare infatti più stabile di quella dei connazionali che risiedono nell’area urbana di Treviso (Mutton, 2007: 28).

4.3 TERRITORIO E LUOGHI SOCIALI: INSEDIAMENTI PRODUTTIVI DEL