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L’AVVENTURA MARITTIMA TRA ‘500 E ‘

L’ETA’ MODERNA

4.1 L’AVVENTURA MARITTIMA TRA ‘500 E ‘

L’Età moderna è inaugurata da una serie di avvenimenti e cambiamenti che la portarono a differenziarsi totalmente dal periodo precedente, quello medievale. Oltre alla caduta di Costantinopoli, alla Guerra dei Cent’anni e alla Riforma Luterana, l’avvenimento che ha tradizionalmente sancito l’inizio di quest’epoca è sicuramente la scoperta dell’America, avvenuta nell’ottobre del 1492. Gli anni della modernità, infatti, sono caratterizzati dall’epopea delle grandi esplorazioni geografiche: la navigazione dei grandi Oceani, Atlantico e Pacifico, il periplo dell’Africa, la scoperta di nuove terre, fino alla circumnavigazione dell’intero globo terracqueo fatta da Ferdinando Magellano. In particolare, il viaggio oceanico e i pericoli celati dietro di esso hanno rappresentato una novità assoluta: gli eventi atmosferici hanno intensità spropositate, le distanze diventano infinitamente maggiori e gli eventuali superstiti approdano su coste mai toccate in precedenza e abitate da popolazioni mai viste prima di allora.

In questa nuova ottica di scoperte e novità ciò che emerge è sicuramente la conoscenza e la curiosità nei confronti dell’altro e della sua diversità, all’interno di un rapporto che si svolge in un continuo gioco di contrapposizioni tra l’attrazione verso l’ignoto e l’esigenza di ritrovare modelli riconoscibili. Anche nella modernità, dunque, la figura di Ulisse continua ad avere sempre la funzione di paradigma di quel tipo di viaggiatore che desidera il ritorno ma che, allo stesso tempo, vuole andare lontano dal suo luogo di origine per confermare il proprio bagaglio di partenza. La scoperta dell’altro, infatti, consiste in una riconferma dell’appartenenza al proprio mondo di origine e, in questo modo, Colombo e gli esploratori del suo tempo si gettavano nell’ignoto aspettandosi di trovare qualcosa che rafforzasse la loro identità.121

I testi composti in questo periodo e riguardanti le esplorazioni geografiche si presentano come dei racconti scritti in prima persona, all’interno di scenari arricchiti da elementi nuovi e sorprendenti. La narrazione autobiografica, infatti, può essere

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considerata come un exemplum da cui trarre significativi insegnamenti: possiamo notare ciò nella Lettera al Santàngel, scritta da Cristoforo Colombo nel 1493, nell’Historia General y Natural de las Indias di Gonzalo Fernàndez de Oviedo e nei venti resoconti di naufragi presentati nella raccolta portoghese Història Tràgico-Maritima.

Nonostante le tecnologie avanzate e i progressi che l’uomo ha compiuto per riuscire nell’impresa della circumnavigazione del globo, la minaccia del naufragio non cessa di esistere, ma anzi rappresenta un’esperienza che permette all’esploratore moderno di conoscere nuovi territori perdendo in parte la sicurezza da cui era partito. Il viaggiatore del Nuovo Mondo, infatti, diventa il naufrago per eccellenza, colui che ha perso il controllo della propria vita in patria e che, per questo motivo, viene escluso dalla comunità ed è in grado di conoscere cose che agli altri sono state negate.122 Anche per Luís Vaz de Camões, uno dei maggiori poeti portoghesi del XVI secolo, il viaggio ha come scopo quello di scoprire e conoscere l’altro e, nelle sue liriche, il naufragare viene rappresentato come un sentimento di abbandono della propria terra d’origine e di incertezza nei confronti dei territori ricercati oltre l’orizzonte.

Accanto alle storie delle straordinarie imprese dei conquistadores spagnoli e portoghesi, si sviluppa in seguito una passione per il romanzesco e l’affermarsi, come eroi della narrazione, dei picaros, vagabondi e furfanti alla ricerca di fortuna. Nell’età moderna, infatti, il saggio non è più colui che osserva la tempesta dalla tranquillità della riva, ma al contrario, colui che ne viene coinvolto in prima persona e che riesce a trasformare il disastro in scrittura e la tragedia in conoscenza.

Con William Shakespeare, vissuto tra il XVI e il XVII secolo, questo tema ha una completa rappresentazione sulla scena teatrale: nel Pericles e in The Merchant of Venice, il dramma marino è posto come causa degli avvenimenti scenici, in The Tempest, esso ricopre una funzione centrale, tanto da porsi in apertura della narrazione. In questa tragedia, il naufragio si rivela essere un artificio, un gioco dell’arte magica di Prospero, e l’isola in cui approdano i superstiti rappresenta un luogo in cui mettere alla prova i sentimenti degli uomini, uno spazio da cui ricominciare con le proprie forze, una terra dove tutto è possibile. Calibano, mostro deforme e unico abitante dell’isola, simboleggia un’alterità appena scoperta che, da questo momento in poi, diventerà un elemento inseparabile dal naufragio.

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Il tema della diversità è presente anche nel XVII secolo, all’interno dell’opera di Daniel Defoe, The Life and Strange Surprising Adventures of Robinson Crusoe. Qui, il protagonista, rappresentato come figura esemplare dell’uomo moderno, è un uomo abile e capace di ricostruire per sé uno spazio vitale in luogo deserto e frequentato da cannibali, servendosi del suo ingegno, della forza e della saggezza. La descrizione minuziosa e dettagliata delle opere costruite da Robinson diventa, dunque, un’esaltazione della forza di sopravvivenza dell’essere umano e della sua capacità di addomesticare anche gli spazi più ostili. Egli è un personaggio che raccoglie in sé tutte le tradizioni precedenti per utilizzarle in maniera nuova: Robinson Crusoe è l’Ulisse moderno, un uomo la cui astuzia è una virtù al servizio del proprio tornaconto, un colono del Nuovo Mondo che trasforma la passione della scoperta dell’ignoto in una esibizione delle proprie abilità.

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4.2 L’EPOPEA DELLE GRANDI SCOPERTE GEOGRAFICHE: