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T HE M ERCHANT OF V ENICE

L’ETA’ MODERNA

4.4 TEMPESTE E NAUFRAGI NEI DRAMMI SHAKESPEARIAN

4.4.1 T HE M ERCHANT OF V ENICE

The Merchant of Venice è un dramma scritto da Shakespeare probabilmente tra il 1596 e il 1598. Il suo protagonista è Antonio, mercante veneziano interessato prevalentemente ai commerci marittimi: egli, per conto dell’amico Bassanio, chiede un prestito all’usuraio ebreo Shylock, accettando di offrire come garanzia una libbra della sua carne. Antonio, infatti, è certo di poter riscattare la somma ottenuta in prestito, dato che sta aspettando di ricevere un’ingente guadagno da alcuni suoi commerci marittimi.

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Il dramma, però, si apre con l’indefinibile senso di tristezza che coglie improvvisamente l’animo di Antonio. I suoi amici, Salerio e Solanio, attribuiscono questo suo stato al pericolo di un naufragio e alla perdita delle mercanzie, offrendo agli spettatori una previsione di quello che avverrà successivamente:

“ANTONIO: La ragione per cui son così triste, in verità, non so nemmeno dirla; mi sento come oppresso internamente, ed anche voi mi dite che lo siete; ma da dove mi venga quest’umore, dov’io l’abbia trovato, come ci sia caduto, di che è fatto, da che nasce, lo devo ancora apprendere; m’intorpidisce a tal punto lo spirito che stento a riconoscere me stesso. […]

SOLANIO: Credimi, amico, avessi anch’io davanti, come te, una simile ventura, la miglior parte delle mie passioni navigherebbe con le mie speranze, lontano; e starei lì ogni momento a strappar dal terreno fili d’erba per veder da che parte spira il vento, e a consultar su tutti i portolani i moli, le gittate, gli ancoraggi; e il pensiero di ogni circostanza che mi potesse far temer pericolo alle mie mercanzie, mi renderebbe certamente triste.

SALERIO: Per me, anche il mio fiato, a soffiarlo per raffreddare il brodo, mi soffierebbe la febbre terzana se dovessi pensare a qual disastro mi potrebbe produrre stando in mare un vento troppo forte. Non potrei veder scorrere la sabbia d’una clessidra senza che il pensiero mi trasportasse a secche e bassifondi, e mi facesse vedere il mio “Andrea” carico di preziosa mercanzia andarsi ad incagliare nella sabbia, gli alti suoi alberi tutti inclinati ad altezza più bassa del suo bordo, quasi a baciar la sua liquida tomba. Se entrassi in una chiesa, al vedere la pietra di che è fatto comunemente quel sacro edificio, come farei a non pensare subito al pericolo di sporgenti rocce che, toccando soltanto la fiancata dell’agil mio vascello, mandassero sull’acque sparpagliate, tutte quante le spezie del suo carico, rivestissero l’acque rumorose delle mie sete, e facessero, insomma, di tutto quello ch’era poco prima una grande ricchezza, ora più nulla? Come, farei, pensando a un tal pericolo, a non pensare che se una tal cosa mi capitasse, mi farebbe triste? So perché Antonio è triste: perch’egli pensa alle sue mercanzie.”153

In questo momento, però, Antonio è triste per altre ragioni e anzi, come abbiamo detto, si mostra sicuro e fiducioso nei suoi commerci e nelle sue mercanzie. Nonostante ciò, il tema del naufragio ritorna più volte nella vicenda, pur non essendo mai rappresentato sulla scena. A menzionarlo nuovamente sono proprio Salerio e Solanio che, conversando fra loro, riportano una voce riguardo una notizia non ancora sicura:

“SALERIO: Mah, c’è una voce, ancora non smentita, che una nave d’Antonio ben stivata di ricca mercanzia abbia fatto naufragio nello Stretto, nel punto detto, credo, Sabbie Goodwins: un bassofondo insidioso, fatale, sul quale pare giacciano sepolte le carcasse di molte grosse navi, se è vero quel che va dicendo attorno quella grande ciarlona di comare ch’è la comune voce della gente.”154

Nel caso di questo naufragio, si può notare come l’imprecisione delle notizie sull’affondamento delle nave di Antonio abbia la funzione di far sviluppare il successivo intreccio, costringendo quindi il protagonista a rispettare i patti contratti con

153 William Shakespeare, Il Mercante di Venezia, I, 1, pp. 6-8. 154

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l’usuraio ebreo. Sempre nel III atto, infatti, l’ebreo Tubal comunica proprio all’amico Shylock la notizia del naufragio dell’imbarcazione di Antonio:

“TUBAL: È naufragata una sua ragusina di ritorno da Tripoli. SHYLOCK: Davvero? Oh, deograzia, deograzia! È vero? È vero?

TUBAL: Ho parlato con certi marinai ch’eran proprio scampati dal naufragio. SHYLOCK: Ti ringrazio, buon Tubal! Che notizia! Che splendida notizia tu mi dài!”155

La disgrazia viene poi confermata dallo stesso Antonio, il quale la comunica all’amico Bassanio scrivendogli una lettera:

“BASSANIO: In questa lettera, Porzia mia dolce, ci son parole tra le più amare ch’abbiano mai macchiato della carta. Gentile mia signora, quando ti dichiarai la prima volta l’amore mio ti dissi apertamente non posseder per me altra ricchezza oltre ciò che mi scorre nelle vene; e d’esser gentiluomo di natali. E ti dicevo il vero. E tuttavia, cara signora, riducendo a zero la stima di me stesso, tu vedrai che gran millantatore sono stato. Perché quando ti dissi essere zero le mie fortune, avrei dovuto aggiungerti, in verità, ch’eran meno di zero. M’ero infatti obbligato, per procacciarmi i mezzi, a un caro amico, che a sua volta dové contrarre un debito col suo più aperto e spietato nemico. Ebbene in questa lettera, signora, la carta è come il corpo del mio amico, ogni parola una ferita aperta che cola sangue vivo… Ma davvero, Salerio? Tutti persi i suoi carichi? Che! Nessuno salvo? Quello da Tripoli, l’altro dal Messico, quelli dall’Inghilterra, da Lisbona, dalle coste dell’Africa, dall’India! E non un solo vascello scampato al terribile urto con gli scogli rovina dei mercanti?”156

Si può notare, dunque, come tutta la narrazione della vicenda di The Merchant of Venice ruoti intorno alla garanzia chiesta da Shylock ad Antonio e al naufragio dell’imbarcazione contenente i guadagni del mercante. Ad essere importante, in questo modo, non è l’evento del naufragio in sé, ma le conseguenze che esso provoca nello svolgersi della vicenda. Alla fine, il dramma si conclude in maniera positiva per il mercante di Venezia, che riesce ad averla vinta sul nemico Shylock e vede finalmente le sue imbarcazioni far rientro al porto.