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L’esperienza come processo di formazione umana

Il pensiero deweyano sull’educazione e nell’educazione pone al centro del senso pedagogico il significato dell’esperienza, ovvero un me-

104 Ivi, p.147,op.cit. 105

111 todo di promozione del pensiero e della riflessione sull’azione e sui vissu- ti, che favorisce l’elaborazione e la comprensione delle esperienze stesse.

Per Dewey l’esperienza è una interazione, che include la cono- scenza come suo momento importante, che le conferisce valore, in quanto senza la conoscenza non si ha percezione delle relazioni e della continuità, e nello stesso tempo la conoscenza è uno sviluppo del corso dell’esperienza, la cui base consiste nell’azione <<… L’esperienza com- prende ciò che gli uomini fanno e soffrono, ciò che ricercano, amano, cre- dono e sopportano, e anche il modo in cui gli uomini agiscono e subiscono l’azione esterna, i modi in cui essi operano e soffrono, desiderano e godo-

no, vedono e credono, cioè i processi dell’esperire>>106 .

Il punto centrale della pedagogia del filosofo americano si ricono- sce nell’apprendimento mediante l’esperienza “learning by doing”, ma nessuna esperienza che abbia significato è possibile senza che ci sia un pensiero, una riflessione su essa. Il pensiero è la capacità e possibilità in- tenzionale del soggetto di scoprire i significati tra ciò che viene vissuto e le conseguenze che ne risultano. Pensare equivale a rendere esplicito gli elementi della nostra esperienza.

L’esperienza, rappresenta sia il punto di avvio di una teoria, sia il punto di arrivo, inteso come validazione di una teoria radicata sull’esperienza. Il sapere esperienziale è generato da un’educazione al

106

112 pensare riflessivo: la riflessione è quel tipo di pensiero che consiste nel ri- piegarsi mentalmente su un soggetto e nel rivolgere a esso una seria e con-

tinua considerazione107.

Riflettere significa esaminare la propria esperienza e le convinzioni attorno ad essa, ma a differenziare il tipo di esperienza è la qualità del pensiero ad essa applicato. Ci può essere un pensare artificiale, nel quale l’azione non viene interrogata, o un pensiero capace di “scrutare più a

fondo”108 che consente di trasformare il vissuto in esperienza, e conse-

guentemente in esperienza riflessiva.

Nell’esperienza riflessiva si coltiva deliberatamente quel pensare che cerca le connessioni fra il nostro agire, con le intenzioni che lo guida- no, e gli effetti che da questo scaturiscono. Solo quando si attiva il pensare riflessivo si produce teoria, una teoria esperienziale, che a differenza delle

teorie astratte riesce a rendere comprensibile l’esperienza109 .

Per Dewey il pensiero riflessivo è una considerazione attiva persi- stente e attenta di qualunque convinzione o conoscenza, alla luce dei fon- damenti che la supportano e dell’ulteriore conclusione a cui tende. Affin- chè la riflessione sull’esperienza si possa manifestare è necessario che il soggetto percepisca uno stato di incertezza, di perplessità e che senta

107 Dewey J., Come pensiamo, 1961, op.cit. 108

Dewey J., Democrazia ed educazione, Firenze, La Nuova Italia, 2000, p.187, cfr. anche Mor- tari L., Lariflessività nella formazione, in Agosti A., (a cura di), La formazione. Interpretazioni

pedagogiche e indicazioni operative, Milano, Franco Angeli, 2006. 109

113 l’esigenza di risolvere dei dubbi, esprima una qualche forma di domanda cognitiva, una forma di ricerca.

L’esperienza riflessiva si sviluppa in una serie di fasi: dalla presa di coscienza del problema, da una formulazione di una congettura, un esame analitico della situazione, elaborazione di ipotesi e una decisione dell’azione conseguente. L’esperienza, “comprende ciò che gli uomini fanno e soffrono, ciò che cercano, amano, credono e sopportano e anche il modo in cui gli uomini agiscono e subiscono l’azione esterna, i modi in cui essi operano, desiderano e godono, vedono, credono, immaginano,

cioè i processi dell’esperire110.

Determinante è la fase analitica in cui il soggetto pensante conduce

un esame il più possibile chiaro e distinto dalla situazione111, occorre la

capacità da parte del soggetto di osservare ciò che si fa, ma anche accetta-

re quegli elementi che, una volta individuati risultano indesiderabili112.

Per Dewey la conoscenza, sostenuta da una razionalità riflessiva, rappresenta un essenziale cornice in cui iscrivere ed inquadrare la com-

plessità dell’esperienza umana113 e le azioni in essa implicate, attribuendo

ad esse un senso ed un significato, in tal modo essa costituisce anche la condizione di possibilità di azioni razionalmente orientate e situate.

110

Dewey J., Democrazia ed educazione, 2000, pp. 26-27, op.cit.

111

Dewey J., Come pensiamo,1961, p.175, op.cit.

112 Mortari L., Apprendere dall’esperienza, 2003, p.24, op.cit. 113

114 Il sapere che viene dall’esperienza non è solo la semplice azione vissuta, presuppone un pensiero sull’azione, un ragionamento riflessivo, una mediazione su ciò che si fa e si vive, solo attraverso la riflessione sul vissuto l’esperienza prende forma e il soggetto consapevole cerca di com- prendere il senso. La dimensione esperienziale, nella prospettiva deweya- na, costituisce un criterio di riferimento fondamentale sul piano gnoseolo- gico ed epistemologico, sia in quanto possibile fondamento, si apprende e si conosce nell’esperienza e dall’esperienza, sia in quanto criterio regolati- vo, l’esperienza fornisce l’unico banco di prova valido per le ipotesi, le supposizioni, le credenze, le interpretazioni che vengono ad essere formu-

late sul mondo e sulla realtà114. Questo assunto può essere alla base di un

continuum ripensare sulle proprie azioni.

L’esperienza comprende l’intero mondo degli eventi e delle perso- ne, non esistendo nulla fuori di essa, propone una natura precaria dell’esperienza, in cui tutto è incerto, dubbio, precarietà e diviene stimolo

per la ricerca di senso, di conoscenza115. La logica come pensiero riflessi-

vo e la ragione diventano strumenti per trasformare l’incertezza in armo- nia, l’esperienza è impegno attivo e sociale, supremo valore e che è diret- tamente connesso ad interesse (intrinseco, reale), senza il quale non esiste- rebbe apprendimento.

114 Ivi, p.26. 115

Per una diversa visione dell’esperienza, intesa come esperienza in sé, come vissuto egologi- co, in cui il soggetto è profondamente implicato nell’agire, interessante è la posizione fenome- nologica che distingue alcune esperienze (sia interiori che esteriori) come costitutiva del sé, e non tutte le esperienze che il soggetto vive.

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