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Sul piano teorico, ricostruendo a posteriori la storia del Programma, è possibile cogliere un’evoluzione, in termini di riflessioni e “paradigmi” di rife- rimento, che ha condotto verso nuove prospettive di azione, anche sulla base delle tendenze in atto a livello internazionale nei Career Service.

Sin dall’inizio, il Programma, che non ha caso si chiama Formazione e

Innovazione per l’occupazione, si è posto l’obiettivo di riconoscere e sostene-

re una “naturale” predisposizione delle Università a porsi come un ponte tra i percorsi di studio e di ricerca effettuati dai propri laureati e il lavoro, e più in generale il mondo della produzione, che potrebbe trarre grande beneficio dell’innovazione prodotta dalle Università e resa disponibile in applicazioni tecnologiche.

In questa ottica, oltre al placement, inteso come servizio che facilita l’in- contro tra la domanda e l’offerta di lavoro, ai sensi dell’art. 2 del Dlgs 276/2003, e che ha come target i neo laureati entro 12 mesi dal conseguimento del titolo, FIxO ha promosso:

• Tirocini ad alto contenuto di innovazione (project work innovazione); • Attività formative per l’avvio di Spinn off;

• Percorsi formativi per l’autoimprenditorialità;

• Servizi di supporto per l’occupazione nell’ambito del trasferimento tec- nologico;

7 Convegno “Percorsi di integrazione studio e lavoro nell’Università: sperimentazioni e prospettive”,

intervento di A. Panzavolta, Dirigente dei Servizi per il lavoro dell’agenzia regionale per il lavoro dell’Emilia Romagna.

• Percorsi di supporto all’inserimento lavorativo dei dottori di ricerca. Nelle prime edizioni FIxO ha promosso un modello di servizio fortemente ispirato sul piano teorico e organizzativo al placement8, con l’erogazione di

prestazioni prevalentemente rivolte ai neo laureati entro i 12 mesi dal conse- guimento del titolo, sulla base delle indicazioni normative contenute nel De- creto legislativo 276 del 2003.

Il modello, ispirandosi ai modelli di funzionamento dei centri per l’impie- go si articolava in tre tipi di servizi: servizi rivolti ai neo laureati, con attività di counselling (accoglienza, informazione, orientamento e formazione) e di assistenza per l’inserimento lavorativo; servizi rivolte alle imprese, distinti in attività di accoglienza ed informazione, analisi della domanda, incrocio doman- da offerta (preselezione e selezione, stage e monitoraggio degli inserimenti);

servizi comuni a carattere informativo, rivolti sia a laureati che alle imprese,

sulle normative nazionali e locali, sulle tipologie contrattuali e sui sistemi di conciliazione (Mattoccia 2005; Montefalcone 2016).

Nel corso del tempo, attraverso il confronto con le Università e traendo spunti dalle esperienze internazionali più recenti9, l’impostazione teorica e me-

todologica iniziale si indirizzata verso un prospettiva più ampia, in termini di obiettivi, destinatari, modalità organizzative del servizio.

Un impulso in questa direzione è stato fornito anche dall’introduzione, nel quadro delle politiche di raccordo tra business ed education, dell’Apprendista-

to di alta formazione e ricerca, e conseguentemente dal mandato istituzionale

assegnato a Italia lavoro di promuovere questo dispositivo nelle Università. Con l’Apprendistato Alta formazione e ricerca, promosso nell’ultima edi- zione di FIxO, si apre per i Career Service un nuovo “fronte” operativo, che pone una sfida culturale alle Università: l’applicazione di questo particolare percorso di alternanza di formazione e lavoro richiede, infatti, che gli Atenei - e il MIUR -, si rendano disponibili alla possibilità di dare una connotazione professionalizzante ad una quota significativa della propria offerta formativa, in linea anche con le indicazioni che provengono dall’Unione Europea10.

A partire dal 2012, con l’ultima edizione del programma FIxO, attraverso la sperimentazione della procedura di Standard setting, il servizio di Orienta-

8 Italia lavoro ha proposto nel 2004-2005 il modello di servizi SPINN –Servizi per l’impiego Network

Nazionale realizzato per conto del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali in riferimento al PON 2000-2006.

9 Un’importante esperienza è rappresentata, ad esempio, di recente, dalla partecipazione di Italia Lavo-

ro al Career Con (www.careercon.com) del 2014, una manifestazione annuale che mette a confronto le esperienze dei Career service europei e nordamericani. All’edizione del 2014 erano presenti alcuni atenei Italiani; Padova, Università degli studi di Pisa, Trieste, Bolzano, Palermo.

10 Europa 2020: Ob. N. 5, “aumento al 40% dei 30-34enni con un’istruzione universitaria”. L’Italia è anco-

ra ben lontana dall’obiettivo collocandosi intorno al 23,4%, http://www.istat.it/it/giovani/istruzione- e-formazione. Si ritiene, a livello europeo, che incrementare il numero di laureati in ambito profes- sionalizzanti quali i cosiddetti percorsi “duali” rappresenti un fondamentale antidoto al mismatch tra competenze richieste dalle aziende e skills offerte dai laureati.

mento e Placement o Career Service viene considerato parte costitutiva della cosiddetta Terza missione delle Università11.

Secondo questa impostazione, lo spettro di azione dei servizi di orienta- mento e placement può arrivare a coinvolgere tutti i servizi dell’Ateneo impli- cati nella valorizzazione della vita professionale delle persone che l’Università ha contribuito a formare (anche Uffici trasferimento tecnologico, ILO, etc).

Lo standard setting si ispira ad alcune linee di tendenza internazionali, che valorizzano le funzioni di networking interno ed esterno che il Career ser- vice è in grado di attivare, allo scopo di rendere disponibili ai propri laureati informazioni, competenze e opportunità di carriera in grado di qualificare la costruzione del loro progetto professionale.

Uno degli elementi fondamentali che caratterizzano il modello dello stan-

dard setting è il target di riferimento, che in linea con le tendenze internaziona-

li dei Career service, comprende anche gli studenti dei primi anni di Università, con l’idea che le attività di orientamento vadano realizzate sin dall’inizio con una marcata caratterizzazione professionalizzante12.

La sperimentazione dello standard setting, ha previsto la realizzazione di interventi di miglioramento su singoli standard di qualità, attraverso l’attuazio- ne di una procedura di standardizzazione partecipata, che ha visto il coinvol- gimento di tutti i soggetti implicati (Operatori dei servizi, Docenti, studenti e laureati, Aziende) e ha permesso di determinare una Mappa Nazionale degli standard di qualità dei servizi di orientamento e placement universitari, non- ché di ottenere concreti miglioramenti della qualità di tali servizi (Italia Lavoro 2013).

Lo standard setting fornisce una rappresentazione dei servizi di orienta- mento e placement, con un’articolazione in 4 dimensioni della qualità, suddivi- se a loro volta in sottocategorie denominate “fattori” di qualità:

• Radicamento territoriale (conoscenza del territorio, comunicazione in-

terna ed esterna, marketing, networking e partecipazione);

• Personalizzazione dei servizi (accesso, accoglienza, progettazione perso-

nalizzata, mediazione domanda/offerta, formazione, accompagnamento);

• Qualità delle misure e degli strumenti di politica attiva (gestione di tiro-

cini e apprendistato, trasferimento tecnologico, supporto agli spin off);

• Qualità organizzativo-gestionale (requisiti e competenze del personale,

valutazione e monitoraggio, assicurazione di qualità).

11 Accanto ai due obiettivi fondamentali della formazione e della ricerca, l’Università persegue una

“terza missione”, con l’obiettivo di favorire l’applicazione diretta, la valorizzazione e l’impiego della conoscenza per contribuire allo sviluppo sociale, culturale ed economico della Società.

12 Negli atenei italiani generalmente troviamo le funzioni di orientamento in ingresso, in itinere, in