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Lo stato dell’arte La rilevazione di Italia Lavoro del 2015 »

Una recente rilevazione svolta nell’ambito del Programma FIxO (Cumbo, Candia 2015), ha permesso di avere un quadro aggiornato sullo stato dell’arte dei Career Service italiani.

La considerazione che il sistema dei servizi universitari si trovi di fronte – nella fase attuale – a una sfida cruciale e la necessità di acquisire informazioni utili per sviluppare nuove progettualità sono stati gli elementi che hanno sol- lecitato la realizzazione di una ricognizione dettagliata sullo stato dell’arte dei servizi, che permette di aggiornare i dati relativi all’ultima rilevazione di Italia Lavoro risalente al 2011.

L’indagine14 ha analizzato varie dimensioni. Dal livello “politico”: quale è

l’investimento strategico delle Università su questi servizi; alle dotazioni strut- turali e strumentali: quanti operatori impegnati?, quali spazi/strumenti?; ai ser- vizi erogati: quali sono le attività svolte e le professionalità impegnate?; al livello di integrazione con altri servizi che, all’interno e all’esterno degli atenei, possono dare un contributo determinante alla promozione di opportunità pro- fessionali per i laureati.

Ne viene fuori un quadro che evidenzia diversi elementi positivi, ma anche aspetti critici che occorre affrontare in modo tempestivo, per offrire servizi adeguati agli studenti e ai laureati delle nostre università.

A titolo esemplificativo, riportiamo alcuni dati, rimandando alla lettura del rapporto completo, per un approfondimento.

Innanzitutto si può osservare (vedi figura 3), come il servizio, sul piano organizzativo, sia incardinato in diverse aree degli atenei, con una prevalen- za dell’Area centrale/ autonoma, dell’area didattica, e dell’Area servizi agli studenti.

La denominazione dei servizi lascia trasparire la compresenza di diversi modelli teorici e organizzativi. Se è vero che nomen, omen, una determinata denominazione influenza le modalità di rappresentazione di obiettivi, target, modalità organizzative del servizio.

La denominazione di Servizio di Placement, anche nella variante Job Pla- cement è prevalente, seguono Orientamento e Stage e Tirocini, a testimonian- za del fatto che in molte Università il nucleo fondante attorno a cui si sono costituiti i servizi di placement sono i servizi di orientamento (in entrata e in

14 L’indagine è stata condotta in 73 Università aderenti al Programma FIxO, con un questionario strut-

turato su 6 aree, rivolto ai responsabili dei servizi di orientamento e placement. Le aree sono:

Posizione organizzativa Risorse a disposizioneAttività e servizi erogatiMonitoraggio delle attività

Relazioni interne e esterne all’ateneoCriticità e prospettive di sviluppo

itinere) e il servizio stage e tirocini. Evidentemente, i servizi hanno conservato la tradizionale denominazione, anche dopo che le Università sono diventati soggetti autorizzati all’intermediazione del lavoro.

Il dato che emerge è quello di una capillare diffusione dei servizi e di una ormai diffusa responsabilizzazione degli atenei, che hanno assegnato al place- ment una delega rettoriale per funzioni di indirizzo politico e metodologico del servizio. Naturalmente esistono delle differenze anche significative sul modo in cui tale delega venga esercitata a supporto di un riconoscimento istituzionale e strategico del Career service all’interno delle Università.

Figura 3 - Aree di inquadramento

Il finanziamento dei servizi, rimane in maniera ancora molto rilevante in capo al Fondo di Finanziamento Ordinario del MIUR (Figura 5), con una mi- nore rilevanza di altre fonti di finanziamento, tra cui ad esempio il programma FIxO, e una ancora minore importanza di fondi provenienti dal privato (ad esempio dalle aziende, in cambio dell’erogazione di alcuni servizi).

Figura 5 - Importanza del fondo di ateneo nel finanziamento del servizio (v.a.)

Per quanto riguarda le dotazioni di organico (figure 6 e 7), si evidenzia che il 70% delle Università intervistate, dichiarano di essere state interessate da un

turn over del personale negli ultimi 3 anni. La motivazione risulta essere, per la

metà dei casi, un trasferimento interno di questo personale, assegnato ad altri servizi dell’ateneo

La numerosità media dell’organico è di 4-6 persone. Solo il 15% delle Uni- versità, generalmente si tratta di grandi Università, hanno a disposizione più di 7 operatori.

Figura 7 - Numerosità del personale

La dotazione di personale, se rapportata ai servizi di altre Università euro- pee, appare sottodimensionata, tuttavia occorre precisare che altre figure pro- fessionali non direttamente annoverabili all’interno dei servizi di orientamento, sono parzialmente impegnate nelle funzioni di placement. Si tratta ad esempio dei “borsisti”, dei giovani in servizio civile o dei tirocinanti, etc. ma anche di personale delle strutture con cui il servizio collabora (Uffici di trasferimento tecnologico, scuole di dottorato, determinate aree dipartimentali etc,)

Nonostante la carenza di personale, che in molti casi non è strutturato, la mole di attività svolta dai servizi è molto rilevante e le collaborazioni con le strutture interne ed esterne all’ateneo risultano molto diffuse (figure 8 e 9).

Figura 9 - Rapporti esterni: Collaborazioni abituali

Un elemento di criticità che permane in molti servizi è quello del rapporto

con le aziende. Dall’indagine risulta che questa è un’area con ampi margini di

miglioramento. Infatti Solo il 19% dei servizi effettuano con regolarità la rileva- zione dei fabbisogni delle imprese; negli altri casi si tratta di contatti occasio- nali (43%), e si registra la totale assenza di una rilevazione (37%).

Dei 46 servizi considerati (chi ha risposto), nel 76% dei casi si rileva l’u- tilizzo di contatti diretti (telefono e email) con le imprese con cui hanno un rapporto. In poco più della metà dei servizi, la rilevazione viene effettuata at- traverso incontri territoriali, e solo 1 ateneo su 4 effettua rilevazioni strutturate con interviste o questionari.

In 61 Università su 73 le attività del servizio di placement sono oggetto di un monitoraggio regolare, richiesto dal management di ateneo, di cui non è stato tuttavia possibile rilevare e mettere a confronto gli elementi costitutivi. In nessun ateneo il monitoraggio delle attività del servizio è mensile, mentre per 30 atenei su 61 è annuale, per altri 10 semestrale e per alcuni si riferisce “solo ad attività specifiche” (ad es. per i tirocini, o legato solo ad attività connesse a progetti, come quelle di FIxO).

Al momento dell’indagine gli atenei che hanno dichiarato di effettuare un monitoraggio regolare delle attività (61 casi) hanno indicato di pubblicare i dati in 42 casi solamente “ad uso interno”, dunque non disponibile all’utenza.

Infine, per quanto riguarda l’investimento di risorse economiche per l’im- mediato futuro (con riferimento al 2015) gli intervistati segnalano due ambiti di investimento da parte dell’Ateneo: l’informatizzazione del servizio e la for-

mazione del personale.

Alla richiesta di elencare i possibili fattori di criticità che ostacolano lo svi- luppo dei servizi di orientamento e placement, i responsabili dei servizi indica-

no tra le prime due, la stabilizzazione del personale e lo scarso coinvolgimento nelle strategie di Ateneo.