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L’ I NTERROGATORIUM DI N ICOLA DI A YMO (1444)

3.3 Caratteristiche delle più importanti grammatiche del secolo

3.3.5 L’ I NTERROGATORIUM DI N ICOLA DI A YMO (1444)

Una citazione a parte merita fra’ Nicola di Aymo, dell’ordine dei frati predicatori, autore nel 1444 di un testo di grammatica da lui stesso definito nel proemio Interrogatorium constructionum gramaticalium. L’autore apparteneva all’ordine dei domenicani e fu attivo in territorio salentino, dapprima come cappellano della regina Maria d’Enghien (1442-1446), poi del figlio di lei Giovanni Antonio del Balzo Orsini (1446-1453); passò poi al servizio degli Aragonesi, per conto dei quali svolse attività di ambasceria. Sembra di poterlo identificare con il frate Nicola di Lecce che nel 1443 fu partecipe di una disputa teologica con il francescano Antonio da Bitonto, avvenuta a Lecce riguardo alla possibilità, sostenuta dal minorita, di poter ricevere la Comunione durante l’intera settimana santa e non solo la domenica di Pasqua. Lo stesso francescano, poco tempo dopo, fu al centro di un’altra disputa, stavolta nella parte di accusatore contro Lorenzo Valla, riguardo all’origine del Credo (1444), mentre un’ulteriore contesa sarebbe sorta, sempre nello stesso anno, anche fra Nicola di Aymo e Valla, che, se vedesse coinvolto proprio l’autore dell’Interrogatorium, “varrebbe a chiudere il cerchio dei contatti tra i tre”145, tanto più se Aymo fosse anche l’autore

annoverato fra i grammatici nefasti da Valla nella Lettera apologetica a Giovanni Serra: “[...] Papias aliique indoctiores, Hebrardus, Hugutio, Catholicon, Aymo et ceteri indigni [...]”146.

In ogni caso, l’opera grammaticale di Nicola di Aymo, scritta nel 1444 e dedicata alla regina Maria d’Enghien, è conservata solo in due codici, dei quali uno solo contenente l’opera nella sua integrità: il ms. D 38 della B. Comunale Augusta di Perugia (che sembra riportare l’esemplare di dedica) ed il ms. V H 135 della B. Nazionale di Napoli (più tardo – risalente al 1454 – e soprattutto contenente una versione ridotta dell’opera). Proprio quest’ultimo codice, tuttavia, anche se riporta solo una versione parziale e

145 Cfr. R. COLUCCIA – R.A. GRECO – C. SCARPINO, L’ “Interrogatorio” di Nicola de Aymo, in Tradizioni grammaticali e linguistiche nell’Umanesimo meridionale, Convegno internazionale di

ridotta, costitutisce la ragione dell’importanza di Aymo nello studio dell’opera di Francesco da Buti: il ms. V H 135 della B. N. di Napoli, infatti, è anche uno dei 33 esemplari che tramandano l’opera dell’autore pisano. Il codice, contenente solo le Regule grammaticales, è uno di quelli con coloritura liguistica volgare di tipo meridionale – calabro-pugliese – ed in esso l’opera del Buti precede le poche carte (81r-95v) contenenti il testo di Aymo. L’accostamento dei due autori è significativo, perchè mostra che –almeno agli occhi del copista francescano – si avvertiva già nel sec. XV una stretta dipendenza di Aymo da Buti, che potrebbe esser stato una delle fonti per il trattato del religioso salentino; tuttavia le nostre conoscenze, soprattutto riguardo ad una sicura dipendenza del testo di Aymo da quello di Buti, sono ancora troppo labili perchè si possa affermare qualcosa con certezza e l’unica possibilità che abbiamo per ora è quella di confrontare in modo sintetico lo schema delle due opere. Un indice del testo di Aymo è dato da Rosario Coluccia, Rosa Anna Greco e Cristina Scarpino nell’articolo dedicato appositamente al maestro pugliese e presentato al Convegno internazionale di studi, svoltosi a Lecce nell’ottobre 2005.147 L’opera risulta composta da

tredici trattati, vertenti sugli argomenti tipici di una grammatica di “secondo livello”148: basandosi su Donato, riassumendolo e rinviando ad esso per una

maggiore conoscenza dell’opera, il trattato considera dapprima le parti del discorso, poi si occupa della sintassi dei verbi e dei casi, passando attraverso comparativi, superlativi, partitivi, interrogativi, indefiniti, relativi, e concludendo con un capitolo a parte sulle figure retoriche, verosimilmente le figure constructionis. Come si vede, la partizione della materia è molto simile a quella operata da Francesco da Buti, tanto che si potrebbe postulare una diretta discendenza di un’opera dall’altra, dato che Aymo talvolta giunge “a una riproduzione pedissequa”149 del testo del nostro, ma data la stringente

somoglianza che lega testi di grammatica fra loro a causa dell’inevitabile utilizzo dello stesso tipo di testo “non sempre è possibile affermare con

146 Ibid., p. 363. 147 Ibid., p. 373. 148

sicurezza che proprio Buti sia fonte di Nicola: la sequenza di alcune forme [...] è identica nelle due opere [...] e quindi sembrerebbe una prova inequivocabile di derivazione del testo salentino da quello pisano; ma la presenza della medesima successione [...] del Doctrinale non può far escludere, per lo meno in via di principio, che proprio quest’ultimo testo sia alla base delle Regule quanto dell’Interrogatorio”150. Siamo dunque ancora una

volta alla quaestio della derivazione dei testi grammaticali, per i quali è molto difficile, se non talvolta addirittura impossibile, stabilire con certezza fonti e derivazioni: il lessico è quello che, da Prisciano al Doctrinale, la tradizione grammaticale classica ha fissato una volta per tutte come linguaggio proprio del genere “grammatica” e non è di per sè indizio di una dipendenza sicura di un’opera da un’altra.

Aymo, ai fini del nostro studio, riveste, perciò, la stessa importanza di Guarino: entrambi grammatici del primo secolo dell’Umanesimo, conservano una patina medievale che li rende molto vicini al testo di Buti, situato al punto di trapasso dal Medioevo all’Umanesimo come tesoro di tutto ciò che il Medioevo ha elaborato in fatto di grammatica, ma il lessico che essi usano, e la disposizione della materia potrebbero derivare anche dal patrimonio grammaticale comune al quale anche Buti aveva fatto ricorso nella stesura del proprio testo.

3.4 Le Regule di Buti: testo di grammatica e retorica per lo