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Panorama degli studi di ars dictaminis

I L T RACTATUS EPISTOLARUM

5.1 Panorama degli studi di ars dictaminis

Nel vasto panorama degli studi sull’ars dictaminis si possono individuare due momenti fondamentali: una cospicua produzione di studi e di edizioni realizzati a partire dalla seconda metà del sec. XIX fino agli anni ’20-’30 del secolo scorso ed un’abbondante e variegata ripresa di nuovi studi fra i primi anni ’70 e la fine degli anni ’80.

Il testo di partenza è il primo, grande tentativo di provvedere edizioni di testi di dictamina ad opera di L. Rockinger192, che fornisce una prima

conoscenza, anche se parziale e ormai superata, delle opere dei dictatores più noti. All’inizio del sec. XX spiccano in area italiana i meritevoli contributi di Augusto Gaudenzi, che traccia un’analisi più dettagliata della scuola bolognese ed allestisce l’edizione del più importante maestro di dictamen del periodo d’oro: la Summa dictandi di Guido Faba193. Giuseppe Vecchi realizza

invece l’edizione del Cedrus Libani del maestro Bono da Lucca, altro insegnante di retorica presso lo Studio bolognese nella seconda metà del sec. XII194. Ma soprattutto Guido Zaccagnini è stato lo studioso forse più fecondo

fra quelli della prima generazione. A lui si devono numerosi contributi sulla storia di maestri e studenti di retorica a Bologna nei secc. XII e XIII, e le prime, più compiute trattazioni delle opere di importanti magistri, come Giovanni di Bonandrea o, in area toscana, Mino da Colle di Valdelsa195

192L. R

OCKINGER, Briefsteller und Formelbücher des elften bis vierzehnten Jaharhunderts, “Quellen und Erorterungen zur bayerischen und deutschen Geschichte”, 9 (1863-1864), rist. New York 1961, pp. 29-46.

193Guidonis Fabe Summa dictaminis, a c. di A. G

AUDENZI, “Il Propugnatore”, 3, 13-14 (1890), pp. 287-338 e 3, 16-17 (1890), pp. 345-393.

194Cedrus Libani, a c. di G. V

ECCHI, “Istituto di filologia romanza dell’Università di Roma”, n. 46, 1963.

195G. ZACCAGNINI, Giovanni di Bonandrea dettatore e rimatore e altri grammatici e dottori in arti dello studio bolognese, Modena 1919; La vita dei maestri e degli scolari nello Studio di Bologna nei

Accanto alle opere di questi primi importanti studiosi possiamo ricordare il saggio su Bono da Lucca di G. Bertoni196.

In area tedesca, poco dopo la metà del secolo, si registrò un notevole progresso nella conoscenza dei dictatores - tedeschi ma soprattutto italiani - con gli importanti lavori di F.J. Schmale197 sui maestri della scuola bolognese,

e quelli di H. Bresslau198, che si occupa della stretta influenza dell’ars

dictaminis sulla stesura di documenti ufficiali, oggetto di studio della diplomatica. Ma la studiosa più importante di questo periodo è senza dubbio Hélène Wieruszowski199, i cui importanti contributi, inerenti soprattutto alla

scuola aretina del sec. XIII e alla figura di Mino da Colle e interrotti dalla prematura scomparsa della studiosa, negli ultimi anni sono stati il punto di partenza per gli studi di F. Luzzati-Laganà200.

La seconda generazione di studi sull’ars dictaminis si apre con il pionieristico lavoro di Kristeller201su un testo di dictamen di un nome già famoso in altri

ambiti: Giovanni del Virgilio; dell’opera Kristeller offre anche l’edizione critica, basata sull’unico testimone rimastoci.

Negli anni ’70 la conoscenza sull’argomento si amplia con molti contributi di carattere generale, come i lavori di autorevoli studiosi: H.M. Schaller202, che

indaga le caratteristiche dei testi di dictamen dell’Italia meridionale. W.D. Patt203, che si pone come risposta all’articolo di Murphy204, di cui contesta la

secoli XIII e XIV, Genova 1926; Mino da Colle. Grammatico e rimatore del secolo XIII,

Castelfiorentino 1931.

196G. BERTONI, Intorno alla vita e alle opere di Bono da Lucca, “Giornale storico della letteratura

italiana”, 68 (1916).

197F.J. S

CHMALE, Die Bologneser Schule des Ars dictandi, “Deutsches Archiv für Erforschung des Mittelalters”, 13 (1957), pp. 16-34.

198H. B

RESSLAU, Handbuch der Urkundenlehre für Deutschland und Italien, Berlin 1968-1969.

199H. WIERUSZOWSKI, Ars dictaminis in the time of Dante, “Medievalia et Humanistica”, 1 (1943)

pp. 95-108; Arezzo as a center of learning and letters, “Traditio. Studies in ancient and medieval history, thought and religion”, vol. IX 1953, pp. 321-391.

200 F. L

UZZATI-LAGANA, Un maestro di scuola toscano del Duecento: Mino da Colle di Valdelsa, “Bollettino storico pisano”, 58 (1989), pp. 53-82; Per un’edizione di Mino da Colle: il lascito

Wieruszowski, “Bullettino dell’Istituto storico italiano per il Medio Evo e Archivio

muratoriano”, 95 (1989), pp. 247-269.

201K

RISTELLER, “Ars dictaminis”, cit.

202H.M. SCHALLER, Ars dictaminis ars dictandi, “Lexicon des Mittelalters”, I (1980).

203W.D. PATT, The early “ars dictaminis” as response to a changing society, “Viator” 9 (1978), pp.

tesi secondo la quale il monaco Alberico sarebbe da considerarsi l’iniziatore del nuovo genere medievale, attribuendone la paternità ai primi dictatores bolognesi del sec. XII, in primo luogo ad Adalberto Samaritano. R.L. Benson205, in cui per la prima volta un autore fino ad allora trascurato riceve

l’onore di essere oggetto di una tesi di laurea, e poi con alcuni articoli: Giovanni di Bonandrea, già segnalato da Zaccagnini206, ora viene collocato

nella giusta importanza che gli spetta; R.G. Witt207 sulla figura bizzarra ed

originale di uno dei più importanti maestri di retorica del sec. XIII. M. Camargo208 offre uno strumento molto utile a chi voglia avere una

conoscenza di base della disciplina, dato che traccia una storia del genere molto dettagliata; il lavoro, inoltre, fa il bilancio degli studi sulla materia all’altezza degli anni ’90 ed è corredato da un ottimo apparato bibliografico; di lui vedi inoltre Rhetoric, cit.

A questa notevole fioritura di studi dei decenni scorsi segue un periodo di silenzio: negli ultimi anni gli unici contributi degni di nota sono gli atti di un convegno del 2001209; gli articoli ivi contenuti sono scritti da autorità

indiscusse e considerano la fine dell’ars più o meno in tutti i Paesi dell’Europa occidentale in cui la disciplina era stata oggetto di insegnamento alle università medievali.

204 J.J. MURPHY, Alberic of Monte Cassino: father of the medieval “Ars dictaminis”, “American

Benedectine Review”, 22 (1971), pp. 129-146.

205 R.L. B

ENSON, Protohumanism and narrative technique in early thirteenth-century Italian „Ars

dictaminis“, in Boccaccio: secoli di vita. Atti del Congresso Internazionale alla University of California-Los Angeles, 17-19 Ottobre 1975, a cura di M. COTTINO-JONES e E.F. TUTTLE, Ravenna 1979; J.R. BANKER, The ars dictaminis and rhetorical textbooks at the Bolognese university in the

fourteenth century, “Medievalia et humanistica”, 5 (1974) pp. 153-58; Giovanni di Bonandrea and civic values in the context of the Italian rhetorical tradition, “Manuscripta”, 5 (1974), pp. 3-20. 206Z

ACCAGNINI, Giovanni di Bonandrea, cit.

207 R.G. WITT, Medieval “Ars Dictaminis” and the beginnings of Humanism: a new construction of the problem, “Renaissance Quarterly”, 35 (1982), pp. 1-35; Boncompagno and the defense of rhetoric, “The journal of medieval and Renaissance studies”, 16, 1 (1986) pp. 1-31, sulla figura

bizzarra ed originale di uno dei più importanti maestri di retorica del sec. XIII.

208 M. C

AMARGO, Ars dictaminis ars dictandi, « Typologie des sources du moyen age occidental », 60 (1991), pp. 9-59.

209M. CAMARGO (a c. di), The waning of medieval Ars dictaminis, a c. di, “Rhetorica. A journal of

5.2 La fioritura dell’ars dictaminis in Italia nei secc. XII-