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II I SITI ARCHEOLOGIC

II.3 La CURIA AUGUSTIANA di ERCOLANO

Ad Ercolano l’unica associazione di cui è stata riconosciuta la sede è quella degli Augustali, in particolare in seguito al ritrovamento all’interno dell’edificiodi due basi di statue da loro dedicate al Divo Giulio e al Divo Augusto, ed è stata definita in ambito accademico alternativamente ‘Collegio degli Augustali’/Aedes Augustalium183 (fig. 11 a). Tuttavia la sua

interpretazione è stata oggetto di dibattito, e alcuni studiosi hanno addirittura proposto di identificare la struttura come la sede della Curia cittadina184, ma recentemente Margaret Laird ha smentito questa ipotesi e tornando a considerare l’edificio la sede di questo gruppo185, proponendo inoltre di definirla Curia Augustiana sulla base di alcuni graffiti impressi su una delle colonne interne186.

Questo edificio si colloca nell’area N-O della città, che è stata definita dagli studiosi ‘di alto profilo’ per via della presenza di una serie di edifici pubblici e privati particolarmente importanti: la facciata settentrionale si apre infatti sul decumano massimo, mentre ad ovest confina con il Cardo III e la cosiddetta ‘Basilica Noniana’ (fig. 11 b), che è stata identificata come basilica cittadina in cui «occasionalmente si riunivano i decurioni»187. Ad est invece confinava con una taberna e una casa privata chiamata comunemente ‘Casa del colonnato tuscanico’ (fig. 11 c)188. Di fronte ad esso, sul lato nord del decumano massimo, si trova invece un’ampia area porticata interpretata come l’Augusteum cittadino (fig. 11 d), cioè un’area pubblica in cui l’intera comunità partecipava al culto imperiale189.

183 CIL X 1411-1412. In particolare Giuseppe Guadagno adotta questa nomenclatura seguendo l’interpretazione formulata

da Amedeo Maiuri. Guadagno 1983, pag. 170-171.

184 Vedi Wallace-Hadrill 2011, pag. 135. Contestazioni all’interpretazione del Maiuri erano tuttavia già state formulate

dal De Franciscis e dalla Cerutti-Irelli negli anni Settanta del secolo scorso.

185 Per una trattazione dettagliata, vedi Laird 2015, pag. 77, nota 7.

186 Ibidem, pag. 105.L’autrice suggerisce inoltre che esso dovesse essere il modo in cui l’associazione chiamava sé stessa. 187 Cit. Ibidem, pag. 107.

188 Laird 2015, pag. 108; Guadagno 1983, pag. 159. 189 Laird 2015, pag. 99.

Sono state riconosciute due principali fasi edilizie: nella prima, posta a cavallo tra la fine dell’età augustea e la prima età tiberiana190, vennero realizzati l’aula principale (fig. 12 a), di 15x12 m ca.191 e i due ambienti quadrati posti ai lati dell’ingresso dell’edificio (fig. 12 b-c). Uno di essi (fig. 12 b) presentava una decorazione pavimentale a riquadri marmorei in breccia e giallo antico, mentre sulle pareti vi sono affreschi di IV stile su sfondo rosso; l’accesso alla stanza è consentito da un’ampia apertura in marmo (3.50x0.27 m) posta lungo la parete settentrionale, nella quale è stata notata l’assenza di segni indicanti la presenza di una porta.

190 Ibidem, pag. 106-107.

191 L’approssimazione è dovuta al rilevamento di leggere asimmetrie delle varie pareti dell’edificio. Per le misure esatte,

vedi Guadagno 1983, pag. 164. Fig. 11

Area N-O di Ercolano (da Pagano 1996) (adattamento dell’autore)

Ciò ha portato gli studiosi a ritenere che questo ambiente fosse perennemente accessibile ed è stato per questo definito ‘ufficiale o pubblico’192.

L’altro invece (fig. 12 c) presenta alcune particolarità: si tratta di «(…) un’area aperta delimitata sul prospetto da due pilastri in blocchi di tufo litoide giallastro entro la quale un muretto in opus incertum (alt. cm. 125, in parte restaurato) forma tre lati di un rettangolo, coperti da una larga lastra di marmo lunense (larg. cm. 36 in parte asportata dagli scavatori borbonici) e sui cui spigoli poggiavano colonnine in ‘fior di pesco’ su basi sagomate dello stesso marmo». Il muretto in opus incertum è stato quindi interpretato dal Guadagno come perimetro di una aedicula, portandolo ad attribuire a questo spazio il nome di ‘Area sacra’, in cui si sarebbe svolto un qualche tipo di attività cultuale193. Alcuni studiosi hanno formulato diverse ipotesi su quali divinità vi fossero venerate, ma l’ipotesi più accreditata è che fosse officiato il culto del Genium Municipii di Ercolano.

È stato inoltre sottolineato che l’‘Area Sacra’ è antecedente alla realizzazione della sede degli Augustali, e che con la sua edificazione essa venne a trovarsi in simbiosi con il resto dell’edificio. Tuttavia è stato escluso che in essa avessero luogo delle attività strettamente riconducibili agli Augustali ed è stata considerata piuttosto una struttura pubblica autonoma. Dinnanzi all’intero complesso fu inoltre realizzato un porticato che inglobava il marciapiede del decumano massimo, supportato da quattro colonne intonacate e dipinte di rosso194. La seconda fase edilizia, realizzata in periodo claudio-neroniano195, consiste nella realizzazione di un sacello quadrato al centro della parete di fondo dell’aula (5x5 m ca.) (fig. 12 d), che venne poi in un secondo tempo decorato con un pavimento in opus sectile e affreschi di IV stile196, mentre lungo la parete ovest venne realizzato un ambiente di servizio costruendo un muretto in opus craticium197 (fig. 12 e).

192 Guadagno 1983, pag. 164-66; Laird 2015, pag. 108-109. 193 Cit. Guadagno 1983, pag. 164.

194 Laird 2015, pag. 113. 195 Guadagno 1983, pag. 172. 196 Guadagno 1983, pag. 169. 197 Ibidem, pag. 163.

Tutti questi elementi architettonici evidenziano, secondo Jeremy Harnett, la volontà da parte degli Augustali di rendere visibile la propria sede associativa e di conseguenza il collegio stesso, ostentando dinnanzi all’intera comunità la propria ricchezza e la legittimità della propria esistenza198, il che suggerisce che non solo l’edificio ma anche le attività sociali in esso svolte potevano condividere la medesima finalità, banchetti compresi.

Che la struttura potesse aver ospitato anche eventi conviviali è d’altronde riscontrabile grazie ad un’epigrafe rinvenuta al suo interno: si tratta di una dedica a due fratelli, Proculo e Giuliano, della gens Lucia, per aver finanziato la realizzazione di qualcosa che nel testo stesso non è specificato, e di aver offerto una cena ai decurioni e agli Augustali per la sua inaugurazione199. La critica è concorde nell’interpretare la donazione come summa honoraria per l’ingresso di questi due personaggi, di estrazione ingenua, nel collegium degli Augustali.

198 Laird 2015, pag. 114.

199 Augusto sacr(um)/ A.A. Lucii A. filii Men(enia)/ Proculus et Iulianus/ p(ecunia) s(ua)/ dedicatione decurionibus et/

Augustalibus cenam dederunt; AE 1979, 169. Fig. 12

Dettaglio della Curia Augustiana di Ercolano (da Pensando-Guidobaldi 2006)

Tuttavia sono state proposte diverse ipotesi per capire in che occasione il banchetto in questione si sia svolto. Il Guadagno sostiene per esempio che, sulla base delle dimensioni della lastra (99x69 cm), l’epigrafe non faccia riferimento alla dedica di una statua o di un altare, come sostenuto precedentemente dal Maiuri, quanto piuttosto alla costruzione dell’edificio stesso200, comportando quindi che i fratelli Lucii abbiano interamente sostenuto le spese di costruzione dell’edificio, offrendo poi a decurioni ed Augustali una cena per l’inaugurazione dello stesso. Tuttavia la Laird contesta queste affermazioni: innanzitutto sostiene che, pur essendo stata rinvenuta la lastra all’interno dell’edificio, sulle pareti non sono stati trovati dei vuoti ad essa riconducibili, escludendo in questo modo che essa si trovasse in deposizione primaria; in secondo luogo non è d’accordo sul fatto che le dimensioni della stessa la rendano incompatibile con la dedica di una statua o di un altare, a cui si aggiunge la constatazione dell’assenza di verbi attribuibili ad attività edili (es. extruxerunt,

aedificaverunt, renovaverunt). Vengono inoltre sottolineate la rarità della formula Augusto sacrum utilizzata da sola, generalmente connessa a dediche di statue ed altari votivi, e

l’incompatibilità dell’offerta di una caena con l’inaugurazione di un edificio in quanto generalmente offerta in occasione di dediche di statue, finanziamenti di giochi o all’ottenimento di una carica pubblica,201 ma queste considerazioni non escludono la possibilità che l’edificio abbia ospitato dei banchetti associativi che, come precedentemente illustrato, erano consumati anche dagli Augustali202.

Tuttavia in questo caso rispetto a quelli precedentemente esposti non sono stati riconosciuti degli ambienti espressamente concepiti come sale da banchetto, il che suggerisce che essi si svolgessero nella stanza principale o nella cosiddetta ‘Area pubblica’. Tuttavia è difficile immaginare che una sola delle due stanze potesse ospitare contemporaneamente tutti i membri del collegio. Diversi autori hanno infatti stimato per Ercolano un numero di abitanti adulti liberi compreso tra 650 e 1200 individui203, dai quali Margaret Laird, applicando il sistema impiegato da John D’Arms per Miseno, ha ipotizzato che gli Augustali di Ercolano potessero ammontare ad un numero compreso tra le 55 e le 100 unità204.

È possibile quindi che a seconda della dimensione dell’evento organizzato, analogamente al caso di Miseno, potessero essere utilizzati uno o più ambienti, con l’eventuale possibilità di

200 Guadagno 1978, pag. 136; Guadagno 1983, pag. 170.

201 Laird 2015, pag. 115-117.In queste occasioni sarebbero generalmente offerti epula o distribuzioni gratuite di derrate

alimentari.

202 Torelli 2004, pag. 122.

203 Stime proposte da Camodeca e Wallace-Hadrill: vedi Laird 2015, pag. 102, nota 13. 204 Ibidem.

impiegare anche il suolo pubblico e riservando alle personalità più importanti l’utilizzo delle stanze della schola vera e propria.