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La ‘SALA DELLE PANCHE’ di PERGAMO: una sede DIONISIACA Nell’area nord di Pergamo è stato scoperto un edificio rettangolare di 24x10 m (fig 30 a)

II I SITI ARCHEOLOGIC

II.6 La ‘SALA DELLE PANCHE’ di PERGAMO: una sede DIONISIACA Nell’area nord di Pergamo è stato scoperto un edificio rettangolare di 24x10 m (fig 30 a)

costruito al di sopra di una preesistente abitazione privata di età tardo-ellenistica, il cui ingresso si trova più o meno a metà della parete meridionale e al quale si accede attraverso dei gradini in pietra posti in un cortile lastricato antistante la struttura.

A metà della parete settentrionale invece, in corrispondenza dell’ingresso, si apre una nicchia di 2x2 m presso la quale è stato rinvenuto un altare rovesciato. Il pavimento era in terra battuta, e al di sopra di esso è stato trovato uno spesso strato di tegole appartenente al tetto della struttura, sostenuto probabilmente da degli elementi in legno, in quanto sono state trovate delle basi di colonna presso gli angoli dell’edificio con dei fori al centro e nessun elemento di sostegno in materiale durevole. Le pareti erano decorate con intonaci affrescati raffiguranti figure umane, viticci, ghirlande, foglie di vite e grappoli, addossate alle quali sono state rinvenute delle strutture di 2x1 m realizzate in muratura/mattoni crudi con la superficie in laterizi o pietrisco e dalle quali sporgono delle mensole di marmo poste 40 cm al di sotto del bordo superiore. A nord dell’edificio è stata inoltre trovata una struttura interpretata come cisterna, la quale risulta essere collegata attraverso una conduttura in argilla passante lungo la parete occidentale e attraverso il muro meridionale dell’edificio ad un pozzo sito nel cortile antistante257. Procedendo con le indagini sono state riconosciute le diverse fasi di utilizzo dell’edificio, datate intorno al II-III sec. d.C. sulla base dei frammenti ceramici rinvenuti nei diversi strati; è stato inoltre messo in luce il piano di calpestio della prima fase di occupazione dell’edificio, costituito da una superficie argillosa che presentava molte tracce di bruciatura; nei diversi livelli di calpestio sono stati inoltre trovati numerosi frammenti di ossa animali infissi nella matrice del pavimento che sono state interpretate come tracce dei pasti che avvenivano nell’edificio. Nella parte orientale del cortile lastricato antistante l’edificio è stata inoltre messa in luce una struttura circolare profonda 3.30 m, che è stata interpretata come possibile fossa sanguinis per i taurobolia258.

All’esterno dell’angolo N-E della sala è stata individuata un’ulteriore cisterna che tuttavia risulta essere stata colmata in un momento immediatamente successivo alla costruzione dell’edificio; nel riempimento di questa cisterna è stata rinvenuta una lastra di andesite con delle raffigurazioni a rilievo di quelle che sono state interpretate come offerte sacrificali (fig. 30 b), la quale doveva costituire la superficie superiore di un altare. Sempre nell’angolo N-E

257 Radt 1977, pag. 307-313 258 Radt 1978, pag. 417-419.

è stato inoltre trovato un piccolo altare (50x37 cm) incassato nel muro di una delle strutture permanenti, il quale presentava su una delle facce una decorazione a rilievo rappresentante un

kantharos cinto sui due lati da ghirlande di foglie di vite e grappoli d’uva, al di sotto della

quale si trovava l’iscrizione ΔΙΟΝΥΣΩΙ ΚΑΘΗΓΕΜΟΝΙ/ΗΡΟΙΔΕΣ ΑΡΧΙΒΟΥΚΟΛΟΣ. Nell’area N-O dell’edificio è stato inoltre trovato il frammento di un secondo altare, decorato con una ghirlanda di foglie di quercia sopra la quale è rappresentato un Capricorno sovrastato a sua volta da una cornucopia. A circa 25 m a S-E dell’edificio è stata invece trovato un altro frammento del medesimo altare, il quale presentava l’iscrizione ΣΕΒΑΣΤΩ[Ι ΚΑΙΣΑΡΙ]/ΗΡΟΙΔΗΣ ΑΡΧΙΒΟ[ΥΧΟΛΟΣ]259 (fig. 30 c). Questi due altari sono estremamente importanti, in primo luogo perché permettono di datare la prima fase di occupazione della sala all’età augustea, e in secundis perché consentono di attribuire l’edificio ad un gruppo religioso dionisiaco. Gli studiosi hanno infatti ipotizzato fin da subito che l’edificio svolgesse una funzione cultuale, sottolineando come la vite e l’acqua ricoprissero una grande importanza simbolica per chi occupava l’edificio260.

Le strutture in muratura lungo le pareti sono state quindi interpretate come letti triclinari le cui mensole erano quindi utilizzate per appoggiare le stoviglie e le pietanze, ed è stato stimato che i letti potessero ospitare circa 70 persone. Ciò ha portato l’autore a chiamare l’edificio

Podiensaal, traducibile in italiano come ‘Sala delle panche’.

259 SEG 29, 1135-1136; SEG 40, 1264; Radt 1979, pag. 321-323; Radt 1989, pag. 199-209. 260 Vedi supra, nota 257.

Fig. 30

‘Sala delle Panche’ e oggetti sacri rinvenuti al suo interno (da Radt 1979; fig. 8-9; Radt 1999)

È stato quindi ipotizzato che i resti archeozoologici rinvenuti nel pavimento della sala, appartenenti a bovini, maiali e pollame, fossero i residui della ripulitura della stanza dopo i pasti collettivi, durante i quali gli scarti venivano gettati sul pavimento261. Quest’ultima ipotesi è avvalorata dalle numerose attestazioni iconografiche dei cosiddetti asarotoi oikoi, un tema frequente nelle decorazioni musive in cui sono rappresentati banchetti i cui rifiuti sono sparsi sul pavimento262. Inoltre la presenza della struttura circolare nella piazza antistante la ‘Sala delle Panche’ ad essa collegata tramite la conduttura suggerisce che anche questo spiazzo lastricato fosse utilizzato dall’associazione per le proprie pratiche rituali.

Tuttavia è importante sottolineare che al contrario del caso di Sagalassos non sembrano essere stati rinvenuti resti ceramici all’interno dell’edificio in grado di fornire informazioni rilevanti sulle attività svolte al suo interno o sui suoi occupanti. Nonostante ciò la presenza di numerosi frammenti di ossa animali impressi nel terreno suggerisce che vi dovessero essere consumati di frequente dei pasti.

Sorge a questo punto spontaneo un confronto con il regolamento degli Iobaccoi di Atene (App. Ep. 29), trattandosi in entrambi i casi di associazioni private dedite al culto di Dioniso. Come già precedentemente esposto, i banchetti del gruppo ateniese erano limitati solamente ai membri che erano stati approvati dagli associati stessi, che avevano versato la tassa d’iscrizione e che erano in regola con le contribuzioni periodiche, ed è possibile che lo stesso accadesse anche per gli occupanti della ‘Sala delle panche’ di Pergamo. Si vengono così a delineare due spazi distinti: uno privato, costituito dalla medesima sede del gruppo e nel quale si consumavano gli eventi conviviali ‘quotidiani’ riservati ai soli associati, e uno pubblico, rappresentato dalla piazza e in cui probabilmente si svolgevano i sacrifici più importanti, in seguito ai quali è possibile che si svolgessero degli eventi conviviali, ma non è possibile sapere con certezza di che tipo fossero e come avvenissero. Si svolgevano direttamente nella piazza o una volta compiuta l’operazione rituale proseguivano all’interno dell’edificio? Se si svolgevano nella piazza erano riservati ai soli membri o poteva accadere che partecipassero anche degli estranei?

261 Radt 1999, pag. 197.