II I SITI ARCHEOLOGIC
II.2 Il SACELLO degli AUGUSTALI di MISENO
L’unica sede associativa attestata a Miseno consiste nel cosiddetto Sacello degli Augustali, un edificio costituito da tre ambienti affiancati e affacciato su di una piazza circondata da un porticato che è stato solo parzialmente messo in luce. La costruzione dell’edificio occupò l’intero arco del I sec. d.C., ma sono state riconosciute due principali fasi di costruzione. Nella prima furono realizzate la stanza occidentale e quella centrale (fig. 9 a-b): della prima non è stato possibile riconoscerne l’utilizzo, ma presentava decorazioni in marmo, un pavimento mosaicato e affreschi. È stato inoltre notato che gli intonaci rinvenuti all’interno di questo ambiente presentavano una patina nerastra sulla superficie, mentre sugli affreschi sono frequenti i casi di alterazione del colore giallo in rosso, elementi che hanno portato ad ipotizzare che sia scoppiato un incendio all’interno della stanza. L’ambiente centrale invece costituisce il vero e proprio sacello (5x11m ca.), decorato con affreschi di IV stile e un pavimento in cocciopesto con tessere bianche nei settori laterali e in marmi policromi in quello centrale.172 Nella parete di tufo che costituisce il muro posteriore della stanza è stata inoltre ricavata un’abside, mentre i muri laterali sono stati costruite in opus reticulatum e quelle all’ingresso in opus listatum.
Alla seconda fase di costruzione risale invece la realizzazione della stanza orientale (3x11 m ca.) (fig. 9 c), che sulla base di un’iscrizione musiva posta all’ingresso è stata identificata come triclinium. Il resto pavimento non è stato messo in luce, mentre il rinvenimento di intonaci al suo interno ha permesso di ipotizzare l’esistenza di decorazioni parietali, il cui aspetto rimane tuttavia sconosciuto173. Successivamente l’ingresso del Sacello fu arricchito da un pronao tetrastilo (fig. 10), sul cui fregio campeggiava l’iscrizione «Cassia C(aii) fil(ia)
Victoria sacerdos Augustalium pronaum cum columnis et epistyliis nomine suo et/ L(ucius) Laecanii Primitivi mariti sui ob eximiam eorum erga se benivolentiam cuius dedic(atione) epulum et sing(ulis) HS XII n(ummos) dedit», la quale ha permesso di datare l’inaugurazione
del monumento al 161 d.C174.
172 Pensabene-Perez 2000, pag. 9; Capaldi 2000, pag. 23. 173 Capaldi 2000, pag. 24.
Fig. 9
Sacello degli Augustali di Miseno (da D’Arms 2000)
Inoltre nei pressi del Sacello sono state trovate altre quattro basi di statue che attestano lo svolgimento di banchetti riservati ai soli Augustales175. Una di queste in particolare è stata trovata in situ nei pressi dell’angolo nord-orientale del porticato, nelle immediate vicinanze del triclinium, e consiste in una dedica di una tale Ninfidia Monime al marito Quinto Cominio Abascanto. Questa è costituita da tre diverse iscrizioni impresse su tre lati della base, nella prima delle quali si legge che in occasione dell’inaugurazione della statua furono donati ‘agli Augustali membri dell’associazione’ (Augustalibus corporatis) otto sesterzi e un banchetto (epulum). Ciò può semplicemente indicare che questo fu un evento privato riservato ai soli Augustali, dal quale sono quindi escluse le altre componenti cittadine. Tuttavia la formula assume un significato diverso se si considera il resto dell’iscrizione: si legge infatti che in occasione dell’inaugurazione di due statue finanziate dallo stesso Abascanto, una dedicata al
Genium Municipii e l’altra alla Classis Tutela, nume tutelare della flotta, questi donò diverse
175 Laird 2015, pag. 149, nota 42.
Fig. 10
Sacello degli Augustali Prospetto del pronao tetrastilo (da Pensabene-Perez 2000)
somme di denaro ai diversi invitati, corrispondenti all’importanza attribuitagli. Tra di essi sono menzionati ancora una volta gli Augustales corporati, ai quali sono donati dodici sesterzi, mentre a ‘quelli che non fanno parte dell’associazione’ (eis qui in corporatione non
sunt) ne sono stati donati otto176. Ciò ha portato John D’Arms ad ipotizzare che esistessero due gruppi di Augustali, uno costituito da membri del collegium a pieno titolo, il cui numero è stato stimato dall’autore intono alle cento unità; l’altro invece, anch’esso composto da cento individui, avrebbe compreso persone che pur possedendo i requisiti di accesso all’associazione (in particolare il versamento della tassa d’iscrizione, o summa honoraria) avrebbero dovuto aspettare che si fosse reso vacante un posto tra i corporati177.
Presso le gradinate che danno accesso al Sacello è stata invece trovata una seconda base di statua, dedicata a Nerva dall’Augustale Publio Erennio Callisto (Augustalis), che attesta l’offerta di un epulum ai propri consociati (Augustalibus) in occasione dell’inaugurazione del monumento178, mentre in una terza iscrizione, rinvenuta nei pressi di una colonna lungo il portico orientale, è attestato un banchetto offerto agli Augustali da Gaio Iulio Febo, che nell’associazione ricoprì la carica di curator perpetuus, in occasione dell’inaugurazione della statua a lui dedicata e realizzata dagli associati stessi179.
È inoltre importante sottolineare che nel sito è stata rinvenuta una grande quantità di materiale ceramico, il quale tuttavia risulta inutilizzabile ai fini della ricerca. Questo perché gli studiosi hanno sottolineato che esso è stato raccolto senza seguire un metodo stratigrafico, impedendo quindi di comprendere i precisi contesti di rinvenimento. A questo fatto si aggiunge la grande varietà di tipologie attestate, le quali spaziano dalla ceramica fine da mensa, alle lucerne, alla ceramica da fuoco e alle anfore e che coprono un arco temporale compreso grosso modo tra la seconda metà del I e il VII sec. d.C. Ciò ha suggerito quindi agli studiosi che il sito in seguito al suo abbandono sia stato utilizzato come immondezzaio in cui queste diverse
176 Q(uinto) Cominio Abascanto / ornament(is) decurionalib(us) / honorato curatori / Augustalium perpetuo / hic statuas
duas Geni Municipi et / Classis Tutelae in foro posuit quarum / dedicatione decurionib(us) sing(ulis) HS XX n(ummos) / Augustalib(us) corporatis HS XII eis qui / in corpore non sunt HS VIII ingenuis / corporatis HS VI municipibus HS IIII dedit / praeterea HS CX m(ilia) n(ummorum) decurionib(us) / in mulsatione ipsorum et populi / XVI K(alendas) Ianuar(ias) die natalis sui itemque / Augustalib(us) corporatis HS XX m(ilia) n(ummorum) dedit / uti ex incremento earum summarum / quod annis die suprascripto / divisio fieret ex forma ipsius / et hoc amplius HS X (milia) n(ummorum) in conparatione / vini eisdem Augustalib(us) largitus dedit / Nymphidia Monime coniugi optimo / cuius dedicatione Augustalib(us) corporatis / viritim HS VIII n(ummos) et epulum dedit. AE 2007, 359; D’Arms 2000, pag. 127.
177 D’Arms 2000, pag. 131-132; Laird 2015, pag. 142.
178 Imp(eratori) Nervae / Caesari Aug(usto) / pont(ifici) max(imo) tr(ibunicia) pot(estate) / co(n)s(uli) III p(atri) p(atriae)
/ P(ublius) Herenn(ius) Callistus / Augustalis / nomine Augustalium / pecunia sua // Imp(eratore) Nerva Caes(are) Aug(usto) II[I] / L(ucio) Vergin(io) Rufo III co(n)s(ulibus) / XIIII K(alendas) Octobr(es) / cuius dedicatione / Augustalib(us) epulum / et HS XII n(ummum) viritim dedit. AE 2007, 414.
179 C(aio) Iulio / Phoebo / curatori perp(etuo) / Augustales / ex aere conlat(o) // A(ulo) Cornelio Palma / Q(uinto) Sosio
Senecione co(n)s(ulibus) / K(alendis) Ianuar(iis) / cuius dedicatione / Augustalib(us) epulum et / HS XII n(ummum) viritim / dedit. AE 1993, 479.
tipologie si sono mescolate tra loro180, rendendo quindi difficile comprendere quali di esse possano essere direttamente riferibili al Sacello stesso e quali fossero invece le intrusioni. Nonostante ciò il materiale epigrafico consente di riconoscere la presenza di eventi conviviali svolti in questo complesso, permettendo inoltre di formulare diverse considerazioni.
Innanzitutto il fatto che nell’iscrizione di Erennio Callisto egli specifichi di essere un Augustale a tutti gli effetti e di aver offerto il suo banchetto ‘agli augustali’ non solo implica che non fossero invitate anche le altre componenti sociali cittadine, ma suggerisce anche che fossero esclusi quelli qui in corporatione non sunt. Una riflessione analoga vale per l’epulum organizzato da Iulio Febo, in quanto anche qui viene specificato ‘agli augustali’.
Questa chiave di lettura permette inoltre di formulare delle nuove considerazioni sull’epulum organizzato per l’inaugurazione del pronao: nel testo infatti non sono specificati gli invitati all’evento, ma il fatto che esso sia esposto presso la propria sede associativa suggerisce che vi abbiano preso parte tutti Augustali, sia corporati che quelli qui in corporatione non sunt, ma non le altre componenti cittadine. Ciò significa che almeno duecento persone hanno partecipato all’evento, le quali difficilmente sarebbero potute essere tutte accomodate all’interno del solo triclinium, anche ipotizzando di limitare l’ingresso ai soli membri a pieno titolo. L’ipotesi più plausibile è che siano stati sfruttati tutti gli spazi disponibili, comprese la piazza antistante e la stanza occidentale, limitando quindi l’uso della sala da pranzo alle sole personalità importanti, rappresentate dalle magistrature dell’associazione stessa e, in questo caso, dai benefattori181, ma questo ragionamento può essere d’altronde applicato anche ai banchetti di Erennio Callisto e Iulio Febo, in quanto vi avrebbero comunque partecipato almeno un centinaio di persone.
Si può notare quindi come gli eventi conviviali si trasformassero in strumenti con cui non solo si marcava una differenza tra l’associazione stessa e il resto della comunità cittadina, ma anche tra gli stessi membri dell’associazione, creando quindi diversi livelli ; diversi autori hanno infatti evidenziato come nell’antichità la convivialità fosse uno strumento di integrazione sociale e di costruzione di un’identità collettiva182. Bisogna inoltre tenere a mente che anche qui, come nel caso del Caseggiato dei Triclini, anche gli spazi in cui i banchetti erano consumati potevano diventare degli strumenti per marcare le differenze tra i partecipanti.
180 Soricelli 2000, pag. 63; Rescigno 2000, pag. 75; Miniero 2000, pag. 83. 181 Laird 2015, pag. 149.