OBIETTIVI DI MEDIO E LUNGO PERIODO
2.1.1 La digitalizzazione, l’automazione e gli altri cambiamenti tecnologici
La cosiddetta “rivoluzione digitale” sta progredendo a passo spedito: le ragioni prin-cipali di ciò sono riconducibili al progresso tecnico, all’espansione costante della rete, allo sviluppo di nuove applicazioni mobili e delle tecnologie basate sull’intelligenza ar-tificiale. Il diffondersi di tecnologie “dirompenti” a seguito della digitalizzazione, come l’Internet delle cose (IoT), l’intelligenza artificiale (AI), la data analytics tramite Big Data e la Realtà virtuale/aumentata, avrà un impatto sempre più pervasivo sul sistema produt-tivo favorendo, ad esempio, i processi di automazione, ma non solo: queste tecnologie modificheranno i luoghi in cui vivranno le persone e il modo in cui esse lavoreranno e comunicheranno tra loro1.
L’analisi dei big data, l’Internet delle cose, la realtà virtuale e altre tecnologie possono essere utilizzate per trasformare la fornitura dei servizi pubblici e facilitare la partecipa-zione dei cittadini a livello locale. Molte delle tecnologie emergenti, saranno molto van-taggiose in particolare per le aree rurali in quanto in grado di ridurne gli svantaggi dovuti alla bassa densità demografica e alle lunghe distanze- si pensi, ad esempio, ai grandi vantaggi offerti dallo sviluppo della telemedicina. La digitalizzazione aiuterà ad affronta-re le sfide senza paffronta-recedenti, come il cambiamento climatico, un ambiente malsano e le crescenti disuguaglianze, e migliorare le nostre vite per un futuro sicuro e sostenibile.
Adottare queste tecnologie impone al contempo affrontare i rischi associati, ad esempio quelli relativi alla protezione dei dati personali, alle trasformazioni del mondo del lavoro e all’esclusione di gruppi emarginati, poiché ancora oggi molte persone non hanno
l’ac-1 Si veda: OECD Regional Outlook 2019: Leveraging Megatrends for Cities and Rural Areas. OECD, 2019
DOCUMENTO DI ECONOMIA E FINANZA PROVINCIALE 2022-2024 | 57 cesso a queste tecnologie né, soprattutto, le competenze per usufruire pienamente del-le opportunità che queste offrono. Appena prima dello scoppio della pandemia, solo il 7% dei cittadini nelle nazioni dell’area OCSE aveva accesso ad una connessione a banda larga in fibra e meno di un terzo delle persone adulte erano in possesso di competenze adeguate a utilizzare in modo efficace le nuove tecnologie2.
L’inattesa sfida posta dell’emergenza COVID-19 ha ulteriormente accelerato tutti que-sti processi (si pensi allo straordinario ricorso allo smartworking e agli acquique-sti online), facendo emergere nel contempo squilibri nella capacità di riorganizzazione dei sistemi socio-economici e nella capacità di resilienza dei territori dovuti in buona parte alle asimmetrie nel livello di integrazione della trasformazione digitale nelle singole regioni.
Nelle premesse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) il Governo nazionale ha messo proprio l’incapacità di cogliere le molteplici opportunità legate alla rivoluzione digitale come fattore determinante della bassa dinamica della produttività italiana: un ritardo che viene ricondotto sia alla mancanza di infrastrutture adeguate, sia alla strut-tura del sistema produttivo, caratterizzato prevalentemente da piccole imprese, che spesso scontano un gap culturale e di competenze nell’adozione delle nuove tecnologie.
Il Trentino nel processo di digitalizzazione delle economie regionali
La Commissione Europea elabora da oltre cinque anni il Digital Economy and Social In-dex (DESI)3, un indicatore composito che fornisce un quadro generale della performance digitale degli stati membri sintetizzando cinque dimensioni caratteristiche della transi-zione digitale: (a) la dotatransi-zione infrastrutturale ed il grado di utilizzo delle reti (connettivi-tà), (b) i livelli di competenza digitale, (c) l’utilizzo di servizi online da parte delle famiglie, (d) il livello di globalizzazione delle imprese e (e) l’offerta di servizi digitali della pubblica amministrazione.
L’ultimo aggiornamento disponibile dell’indicatore è al 2020, con dati rilevati a metà del 2019. La fotografia fornita dall’indicatore è di un’Europa pre-COVID che ancora faticava a crescere sul digitale in modo organico e con forti differenze tra paesi. Oltre a ciò, si colgono segnali di un progressivo aumento delle disuguaglianze tra i territori: la distanza tra paesi con performance migliori e quelli con punteggi inferiori alla media risulta pro-gressivamente aumentata.
Nel quadro generale appena descritto, l’Italia appare nel gruppo dei paesi meno virtuo-si. Si colloca infatti nella quart’ultima posizione per livello di attuazione della propria Agenda digitale, nonostante il suo punteggio DESI sia cresciuto da 41,6 del 2019 al 43,6 del 2020. La performance nazionale è risultata particolarmente negativa per quel che riguarda i livelli di competenza digitale, evidenziando un forte ritardo nell’utilizzo di in-ternet da parte dei cittadini e nell’integrazione delle tecnologie da parte delle imprese.
L’Italia è ultima tra i paesi UE, nell’area del capitale umano (-2 posizioni rispetto all’anno precedente), perde 5 posizioni nell’area connettività, ma guadagna una posizione nell’a-rea imprese (integrazione delle tecnologie digitali), mentre conserva il terzultimo posto nell’area dell’uso di internet e il 19esimo in quella dei servizi pubblici digitali.
2 Si veda: Going Digital: Shaping Policies, Improving Lives. OECD, 2019
3 Commissione Europea. https://ec.europa.eu/digital-single-market/en/digital-economy-and-society-index-desi
Punteggio dei paesi europei sul DESI 2020 (relativo a dati 2019)
Nel grafico sono evidenziati i Paesi simili all’Italia per caratteristiche dimensionali e socio-economiche.
Fonte: Osservatorio agenda digitale, Politecnico di Milano, 2020
Esistono, tuttavia, ampie disparità regionali dietro al dato medio nazionale. L’Osservato-rio agenda digitale del Politecnico di Milano4 ha replicato l’indice DESI 2020 a livello del-le regioni e deldel-le province autonome italiane. I dati rendono evidente come i punteggi DESI delle regioni e delle province autonome italiane siano caratterizzati da una ampia variabilità attorno alla media nazionale.
4 Si veda: Il posizionamento dell’Italia e delle sue regioni sul DESI 2020. Osservatorio agenda digitale, Politecnico di Milano, 2020.
DOCUMENTO DI ECONOMIA E FINANZA PROVINCIALE 2022-2024 | 59 Punteggio delle regioni italiane sul DESI regionale 2020 (relativo a dati 2019)
I valori del DESI regionale non sono direttamente comparabili con quelli prodotti per le nazioni europee dalla Commissione UE.
Fonte: Osservatorio agenda digitale, Politecnico di Milano, 2020
Nel panorama delle regioni italiane la performance della provincia di Trento misurata dal DESI regionale si colloca al terzo posto con un punteggio di 68,9 (oltre 15 punti sopra la media nazionale), dietro solo alla Lombardia (72,0) e al Lazio (71,5). Guardando al detta-glio delle componenti del DESI, la provincia di Trento raggiunge la performance midetta-gliore tra le regioni italiane nell’area dei servizi pubblici digitali, con un punteggio di 82,7 su 100, seguita dalla Lombardia (78,9). Il Trentino si distingue, inoltre, sia per la quota di in-dividui che usano i servizi di e-Government, sia per la quota di inin-dividui che invia moduli compilati alla Pubblica Amministrazione (37%). Molto positiva è anche la performance nell’area capitale umano. Sulle competenze digitali la provincia di Trento, con uno score di 82,0, è seconda solo alla Lombardia (83,1). Precede tutte le regioni, invece, per com-petenze digitali almeno di base (46,6%) e per le comcom-petenze in ambito software (49%).
Lo sforzo perseguito in Trentino per la realizzazione di un’infrastruttura digitale efficiente e performante è stato negli ultimi anni molto significativo. In Trentino quasi tutte (95,5% al 2020) le imprese con 10 addetti e oltre dispongono di un collegamento a banda larga fissa o mobile. Si tratta di una quota cresciuta rapidamente negli ultimi anni e che pone il Trentino ai vertici nazionali. Gli investimenti nel digitale trovano riscontro anche nell’alta percentuale di nuclei familiari dotati di una connessione a banda larga (81,2% nel 2019), con un valore note-volmente superiore alla media nazionale (74,7%) e a quella delle regioni del Nord-est (78,3%).
Imprese con 10 addetti e oltre che dispongono di collegamento a banda larga fissa o mobile
Imprese con 10 addetti e oltre che dispongono di collegamento a banda larga fissa o mobile su totale imprese 10 addetti ed oltre *100
Anno Trentino Alto Adige Veneto Nord-est Lombardia Italia
2015 96,7 96,1 95,4 95,5 95,6 94,4
2016 95,6 97,8 96,9 96,0 95,0 94,2
2017 96,4 99,2 97,5 96,8 96,8 95,7
2018 97,3 87,2 97,3 96,2 96,4 94,2
2019 94,7 97,4 97,5 97,3 95,5 94,5
2020 95,5 94,5 94,8 94,8 96,8 91,1
Fonte: ISPAT - Sistema informativo degli Indicatori Statistici
Famiglie con connessione a banda larga
Famiglie con connessione a banda larga su totale famiglie *100
Anno Trentino Alto Adige Veneto Nord-est Lombardia Italia
2010 49,9 45,7 48,5 46,6 47,7 43,4
Fonte: ISPAT – Sistema informativo degli Indicatori Statistici
La rivoluzione digitale imporrà cambiamenti radicali nel mercato del lavoro. E l’accele-razione imposta dalla pandemia può creare divari digitali incolmabili per le persone che non hanno le necessarie competenze per usufruire pienamente delle opportunità che le nuove tecnologie digitali offrono. È altamente probabile che alcune competenze di base (p. es. di robotica, di elettronica, di transizione digitale, ecc.) diventino condizione neces-saria per entrare nel mondo del lavoro o per avere reali opportunità di ricollocarsi anche in settori diversi nel caso di perdita dell’occupazione. In termini prospettici, la tendenza appare essere infatti verso un modello di mercato del lavoro in cui la difesa del lavoratore si sposta dal mantenimento del posto di lavoro verso la capacità del lavoratore di essere employable. Fondamentale sarà quindi il disegno dei percorsi di studio, della formazione e delle politiche attive del lavoro a supporto dei processi di upskilling e reskilling.
Significativo in questo senso appare il dato trentino sull’incidenza di persone con compe-tenze digitali, se rapportato al contesto nazionale. In Trentino oltre un quarto di persone tra i 16 e i 74 anni possiede alti livelli di competenza digitale (27,8% al 2019), dato decisa-mente superiore alla media nazionale (22,0%), ma anche più elevato rispetto a quello di regioni come la Lombardia (26,6%) e il Veneto (23,8%). Il Trentino, invece, sconta ancora un ritardo nell’incidenza di laureati in discipline matematiche, scientifiche e tecnologiche.
Persone di 16-74 anni con alti livelli di competenza digitale
Anno Trentino Alto Adige Veneto Nord-est Lombardia Nord Italia
2015 23,2 17,0 22,4 22,3 23,8 22,7 19,3
2016 25,7 20,2 22,8 22,5 24,2 23,0 19,5
2019 27,8 23,6 23,8 24,6 26,6 25,0 22,0
Fonte: ISPAT – Sistema informativo degli Indicatori Statistici
Laureati in discipline matematiche, scientifiche e tecnologiche
Laureati in discipline matematiche, scientifiche e tecnologiche su residenti 20-29 anni * 100
Anno Trentino Veneto Nord-est Lombardia Nord Italia
Fonte: ISPAT – Sistema informativo degli Indicatori Statistici
DOCUMENTO DI ECONOMIA E FINANZA PROVINCIALE 2022-2024 | 61 L’introduzione delle tecnologie digitali sta producendo trasformazioni sia nell’industria in senso stretto che nei servizi. Nei comparti industriali, in particolare quelli manifattu-rieri, la trasformazione digitale è alla base dei processi di automazione legati a “Industria 4.0”. Tra gli effetti più significativi determinati dal dispiegarsi della pandemia c’è poi lo straordinario sviluppo della cosiddetta “economia delle piattaforme” (p. es. Ebay, Glovo, Deliveroo, ecc.) che riguarda il vasto comparto dei servizi e della logistica5.
Gli effetti delle trasformazioni sono significativamente eterogenei tra loro e comportano sfide ed opportunità altrettanto eterogenee. In questo senso, le tecnologie di Industria 4.0, se da un lato portano ad aumenti di efficienza e produttività anche associati a un miglioramento delle condizioni di lavoro, dall’altro lato l’introduzione di robot in grado di svolgere alcune mansioni può rendere ridondanti alcuni lavoratori. Stime dell’OCSE mostrano che il numero di posti di lavoro ad alto rischio di automazione varia tra il 4%
e il 39% nelle regioni dell’area dell’OCSE. In Italia tutte le regioni (ed il Trentino non fa eccezione) presentano una quota di posti di lavoro a rischio significativo dovuto ad automazione più elevata rispetto alla media OCSE6. La relazione tra automazione ed occupazione è tuttavia ancora dibattuta e presumibilmente sarà significativamente in-fluenzata negli anni a venire dagli effetti di medio/lungo periodo della pandemia. Uno studio recente curato da ricercatori dell’Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche (INAPP), dell’Università di Trento e dell’Istituto di Statistica della provincia di Trento (ISPAT) rileva che negli anni 2011-2018 l’introduzione di robot industriali in Italia non ha in realtà prodotto effetti negativi significativi sul tasso di occupazione. Allo stesso modo, l’economia delle piattaforme accanto ad aspetti positivi quali lo sviluppo dell’au-toimprenditorialità, la creazione di maggiori opportunità di mercato anche per i piccoli operatori nonché vantaggi per i clienti, pone dei rischi, tra i quali il maggiore è, forse, il rilevante grado di precarietà in cui potrebbero rimanere ancorati i lavoratori, in special modo nelle cosiddette labour platforms7.
Nei prossimi anni saranno disponibili ingenti risorse per investimenti per la transizione digitale. L’effettivo successo di tale trasformazione passerà, però, non solo attraverso la capacità di implementazione dei piani di investimento, ma anche attraverso la capacità di consolidare la cultura e le competenze digitali dei cittadini e di porre sempre più la questione della transizione digitale in termini di sistema. Ciò comporterà il coinvolgi-mento non solo del mondo produttivo, ma ci sarà bisogno anche di un ruolo pro-attivo delle persone accompagnato da una Pubblica Amministrazione trasformata.
5 L’economia delle piattaforme può essere intesa come un insieme di pratiche e modelli che utilizzano le tecnologie digi-tali per facilitare il contatto, lo scambio e la collaborazione tra le persone e le imprese.
6 Si veda: Job Creation and Local Economic Development 2020. OECD, 2020
7 Le labour platforms sono piattaforme digitali che connettono in modo immediato clienti e prestatori di servizi (p. es.
Uber, Deliveroo, ecc.). Si distinguono dalle capital platforms che connettono clienti con venditori che cedono in modo diretto i beni che producono o di cui sono proprietari (p.es. Ebay, Airbnb).
2.1.2 I cambiamenti demografici, tra cui l’urbanizzazione,