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La dimensione della relazionalità familiare e sue fragilità

Luigi Pat

3. La dimensione della relazionalità familiare e sue fragilità

L’accenno or ora fatto alle relazioni parentali costituisce il motivo princi- pale che giustifica la riflessione pedagogica sulle nuove costellazioni fami- liari. In verità, la pedagogia è chiamata direttamente in causa soprattutto nel momento in cui occorre prendere in esame le modificazioni interve- nute in quella che, sotto l’aspetto pedagogico-educativo, può essere stima- ta come la caratteristica che presiede al vivere coniugale e familiare: la re-

lazionalità.

Il nucleo domestico, infatti, nasce da una relazione, alimenta relazioni, vive di relazioni. Le relazioni sono il suo elemento costitutivo e dalle rela- zioni scaturisce la sua specificità pedagogico-educativa: giovare alla crescita e al benessere delle singole persone coinvolte e di tutto l’insieme costituito. Ben si comprende, pertanto, che qualsiasi tipo di cambiamento da cui

Le costellazioni familiari: nuove foto di famiglia

l’istituzione familiare è toccata si ripercuote inevitabilmente sul funziona- mento educativo delle relazioni che la compongono, quindi su quella par- ticolare modulazione dei rapporti interpersonali qualificata dai temi della cura, del sostegno, dell’orientamento, della normatività.

Per la pedagogia, attendere allo studio delle trasformazioni familiari si- gnifica in linea di principio porre l’attenzione sull’azione principale che qualifica la famiglia, a prescindere dalle scelte affettive dei coniugi, dai loro orientamenti antropologici, dalla formalizzazione del legame: l’educazione

dei figli. Questa permane sia nelle circostanze in cui non si dà il diretto

rapporto tra matrimonio e famiglia sia nelle situazioni in cui i genitori in- trecciano nuovi legami affettivi con nuovi partner (Hetherington, Kelly 2002; Emery, 2006). La questione educativa si ripropone anche in riferi- mento alla famiglia monogenitoriale e omosessuale, se non altro perché impone d’interrogarsi circa l’incidenza delle scelte adulte sulla crescita dei figli naturali e/o adottati. Nel complesso, possiamo dire che la famiglia, non ostante la variegata modellistica esistente, sotto l’aspetto pedagogico continua a mostrarsi come luogo primario di educazione, in ragione della significatività dei legami che in essa si stabiliscono tra i membri. In consi- derazione di ciò, alla pedagogia, nell’odierna situazione socio-culturale, inerisce il compito di mettere in risalto eventuali e inedite fragilità nel campo delle relazioni educative familiari, per approntare idonee strategie di sostegno e di aiuto. In verità, di là dalle scelte degli adulti circa la con- sistenza e la forma che vogliono dare al loro legame di coppia, va osservato che essi, allorché sono chiamati a misurarsi con la gestione quotidiana del- le relazioni coniugali e parentali a cui danno origine, si trovano a dover af- frontare problematicità di sicuro rilievo. In riferimento a queste ultime, in varie occasioni ho parlato di “spaesamento”, di vero e proprio smarrimento. In questa sede, mi limito a rilevare situazioni di fragilità in ordine a quat- tro settori.

a) Ripartizione di responsabilità e mansioni tra uomo e donna, tra marito e moglie, tra padre e madre. Al giusto venir meno della tradizionale fram- mentazione dei ruoli parentali, quindi contro l’acritica assegnazione della funzione amorevole alla madre e dell’esercizio dell’autorità al padre, nel corso degli ultimi cinquant’anni non è corrisposto un adeguato e positivo processo di composizione delle differenze. Gli effetti negativi di tale ten- denza sono stati acuiti anche dal processo di emancipazione femminile. Nella fattispecie, l’inserimento della donna nel mondo del lavoro, se per

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un verso ha contribuito ad attestare uno stato di maggiore parità tra i sessi, per altro verso ha messo in crisi l’antico equilibrio tra le figure parentali e la suddivisione di ruoli e mansioni. Da qui l’emergere di conflittualità, con la tendenza a misconoscere le peculiarità dell’essere maschile e femmi- nile nei vari campi del vivere.

b) Esercizio dell’autorità. L’odierna situazione di vita esige una buona preparazione culturale e una grande capacità relazionale al fine di mediare e armonizzare sollecitazioni culturali spesso in contraddizione fra loro aventi come oggetto il rapporto educativo parentale. Da una parte, infatti, vi è chi suggerisce in campo educativo il ripristino di forme di rigida au- torità; dall’altra parte, vi sono coloro i quali auspicano tra le generazioni rapporti da intessere all’insegna dell’orizzontalismo, della simmetria co- municativa. Come ottenere e coltivare la capacità personale del corretto dosaggio tra le due sollecitazioni e della scelta adeguata? La difficoltà degli adulti è spesso acuita dal fatto che non è d’aiuto la tradizione, da essi stessi criticata e rivisitata in virtù della propria esperienza filiale. Non sono d’aiuto le nuove proposte, spesso dimentiche, nella loro mascherata diret- tività, della situazione di fragilità e di ricerca in cui versano molti genitori, di diversa età. Dinanzi a tali riflessioni, lo smarrimento degli adulti è com- prensibile. Come genitori ci si trova in una “Terra di mezzo”, nella quale occorre imparare a stabilire opportuni collegamenti tra un confine ed un altro, tra una zona ed un’altra, tra alcune modalità di vita e le nuove che avanzano.

c) Rispetto dei limiti esperienziali. Non sono pochi i genitori che avver- tono disagio dinanzi allo stile di vita dei propri figli in età di adole scen - za/giovinezza. Da parte di questi ultimi sembra prevalere l’inclinazione a precorrere le esperienze nei vari campi del vivere. La trasgressione sembra essere diventata la norma dei comportamenti giovanili. Alla rigidità e chiusura del passato è subentrata l’ampia e diffusa liceità del presente. D’altro canto, il limite come valore di crescita, quindi come criterio selet- tivo delle esperienze, ma anche come attesa del giusto momento, si ha l’impressione che non trovi più spazio nella proposta educativa dei geni- tori. È possibile educare, trascurando di far sperimentare alle nuove gene- razioni il senso del limite? Cosa vuol dire per un genitore del tempo d’oggi interagire con un proprio figlio volto ad “osare sempre di più” in tutti i campi del vivere? La limitazione, la frustrazione, la negazione, quando non

Le costellazioni familiari: nuove foto di famiglia

è stata esercitata con arbitrio, nel passato ha favorito l’impegno, l’attesa, la scoperta di nuovi spazi. Cosa può scaturire, allora, per un giovane d’oggi, dal non fare esperienza del limite? E per un genitore, cosa vuol dire nel quotidiano evitare che il proprio figlio agisca senza confrontare le proprie inclinazioni con i freni inibitori? Quella che si stabilisce è vera liberazione della persona da lacci e lacciuoli morali oramai inutili, perciò da espellere scientemente dall’intervento educativo, oppure, adoperando un’espressio- ne alquanto dura, è “tradimento” dell’umano?

d) Autonomia comportamentale dei figli. Lo smarrimento genitoriale spesso è causato dalle nuove modalità di condotta dei figli. Specialmente dall’età dell’adolescenza in avanti, ragazze e ragazzi chiedono e ottengono un forte allentamento dei legami di controllo parentale, a cui fa eco la ri- chiesta di mantenimento economico. Pertanto, l’autonomia filiale, che si manifesta nelle condotte proprie della sfera privata, procede di pari passo con una dipendenza dagli adulti sotto l’aspetto materiale, abitativo, assi- stenziale e così via. Per i genitori la situazione è fonte di sicuro spaesamen- to e preoccupazione, stante il fatto che, all’opposto di quanto è accaduto sino ad un passato non troppo lontano, è un’autonomia in cui prevalgono i diritti filiali, le loro esigenze e i loro bisogni; sono scarsi i doveri dei me- desimi verso il mondo circostante. Nel complesso, si fa fatica ad immagi- nare il momento in cui l’autonomia comportamentale diventerà indipen- denza e capacità di badare a sé stessi.

Come è facile capire, si tratta di una nuova interpretazione del valore dell’autonomia, che subordina gli adulti – padre e madre – alle esigenze giovanili. E tuttavia è un valore coltivato dagli adulti, inclini a valutarlo come elemento di positiva trasformazione socio-culturale rispetto alla si- tuazione socio-politico-economico-culturale in cui essi stessi sono vissuti come figli. Un siffatto modo di agire favorisce realmente la conquista dell’autonomia da parte dei figli? La separazione tra autonomia compor- tamentale e autonomia materiale è fattore di educazione delle nuove gene- razioni? Come genitori ci si trova disorientati dinanzi a tali interrogativi. Si fa fatica a prendere una qualche decisione, anche perché il più ampio contesto sociale sembra incline a mantenere i giovani in una condizione in cui vige la frattura tra autonomia comportamentale e dipendenza materia- le dagli adulti. Sono da leggere in questa luce le difficoltà d’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, la precarietà lavorativa, il processo di

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scolarizzazione di formazione al lavoro tendente a protrarsi sempre più nel tempo.