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La seconda generazione ecuadoriana a Genova

immigrazione nel territorio: l’integrazione sociale con la realtà cittadina ed una riflessione sulla

6.4 Il contesto genovese: l’osservazione delle seconde

6.4.3 La seconda generazione ecuadoriana a Genova

Il dato ligure ha una composizione particolare, per l’alta incidenza della componente sudamericana, specie in seguito al processo di regolarizzazione dei genitori.

Tra i ragazzi presenti nella città di Genova, gli ecuadoriani sono in gran quantità, questa comunità sudamericana si sta inserendo a gran velocità nell’ambito del capoluogo ligure.

Le correnti migratorie, caratterizzate in particolar modo da donne, attivano ricongiungimento familiari nel giro di qualche anno: l’arrivo di figli in età adolescenziale favorisce quindi l’affluenza di studenti extracomunitari nelle scuole superiori del capoluogo ligure, per un totale , seguendo le stime di P.

Arvati, di circa il 3.9% di componente straniera nella scuola media superiore191. In provincia di Genova il continente latino è quello più rappresentato, con una cifra pari a quasi il 60% degli stranieri presenti sul territorio.192

La concentrazione territoriale di ecuadoriani è del 46.6% , mentre nelle altre province il paese maggiormente rappresentato è l’Albania, anche se gli studenti , in questo caso, non hanno una forte rappresentanza nell’ambito scolastico.

Come terza cittadinanza maggiormente rappresentata troviamo invece il Marocco, che a Genova incide in presenza numerica con 546 presenze.

Paolo Arvati, nella presentazione del suo rapporto statistico sulla presenza degli stranieri a Genova, riferisce che la presenza della popolazione ecuadoriana si mantiene al primo posto tra le venti nazionalità più numerose nel capoluogo ligure, dal 1996 al 2004: la quota numerica due anni fa, infatti, raggiungeva le 10.368 unità, ed ora sono già aumentati in favore di un aumento demografico di questa popolazione nel territorio; gli ecuadoriani rappresentano quindi circa un terzo (34.1%) della presenza straniera a Genova.

L’Ecuador è un caso rappresentativo per lo studio delle migrazioni internazionali, e per lo stanziamento degli emigrati nella società d’arrivo.

Il peso della crisi sociale e politica nella metà degli anni novanta, il debito estero divenuto incombente ed insostenibile per la maggior parte della popolazione, la dollarizzazione, il collasso del sistema bancario, il blocco dei conti correnti, la mancata adempienza dello Stato nei confronti dell’operato dei suoi dipendenti, ha fatto in modo che la popolazione, per evitare il crollo a livello economico e sociale, decidesse di emigrare verso l’Europa , in particolare verso la Spagna e l’Italia.

191 Fonte P. Arvati “Stranieri a Genova” 2005, dossier statistico pag. 44.

192 Fonti Istat, M.I.U.R. e Censis.

Ciò che si manifesta come rilevante è che i modelli migratori dopo l’inizio della trasferimento della popolazione ecuadoriana sono stati alterati , visto che da caratteristico fenomeno concentrato in alcuni settori specifici della popolazione, l’emigrazione è diventata un avvenimento di tipo esteso, di massa, allargato alla società senza differenze di genere, sesso o età.

La crisi economica è stata uno dei fattori scatenanti del fenomeno migratorio, ma è solo un elemento fra molti che costituisce un processo sociale più complesso: tanta, infatti, è la scarsità di fiducia in un possibile recupero nazionale nei confronti dell’economia e dell’efficienza statale, di miglioramento delle condizioni sociali politiche dell’Ecuador, che hanno modificato l’osservazione del comportamento migratorio partendo da un punto di vista quasi “negativo” e unico nel suo genere come possibilità di riscatto sociale, alla presa di coscienza che la migrazione, non solo per i padri ma anche per i figli , rappresenta in questo momento storico, uno dei pochi modi per aspirare a condizioni di vita migliori e più stabili. La migrazione diventa così un fenomeno da vivere nella normalità, e la migrazione ecuadoriana rappresenta per gli studiosi una “nuova ondata migratoria, che nel giro di pochi anni ha assunto caratteristiche e modi totalmente differenti sia in termini qualitativi che quantitativi, rispetto ai flussi dei decenni passati, soprattutto per quello che riguarda la scelta delle mete di riferimento (non solo gli Stati Uniti ma anche altri paesi latinoamericani e l’Europa), e la selezione di genere già attuata al momento della partenza”193.

Le donne dell’Ecuador sono, le pioniere di una catena migratoria solida e stabile: partono per prime dal Paese e si inseriscono nel mondo del lavoro con maggiore facilità.

La migrazione femminile assume i caratteri di una migrazione familiare:

attraverso il ricongiungimento con i mariti e soprattutto con i figli, si ricrea nel

193 F. Lagomarsino “Esodi ed approdi di genere”, ed. Franco Angeli, 2005, Milano pag. 250.

Paese d’arrivo una sorta di famiglia, a volte non totalmente ricomposta194, che contribuisce a ricostruire una sorta di stabilità psicologica soprattutto per i figli degli emigrati, stabilità però a volte compromessa da situazioni di conflitto e di difficoltà d’accesso ai meccanismi della società d’arrivo, a causa dei quali i giovani delle seconde generazioni spesso hanno dei problemi a livello d’inserimento scolastico, umano o di comprensione delle dinamiche inerenti al mondo del lavoro.

La famiglia si sposta al centro dell’analisi del percorso migratorio, gioca un ruolo essenziale dal momento della decisione di emigrare al momento in cui si pongono in atto i ricongiungimenti familiari: da un lato il funzionamento di un nucleo familiare può influenzare il buon andamento di un processo migratorio, dall’altro però la famiglia stessa è messa alla prova dalla migrazione stessa.

Nel caso specifico delle migrazioni ecuadoriane la pacificità di questi movimenti non è messa in discussione fino al momento del ricongiungimento nel Paese d’arrivo di padri e dei figli adolescenti: in particolare i figli creano degli squilibri notevoli all’interno del nucleo domestico, in quanto si fanno portavoce di esigenze di inserimento nella nuova società, ambiente a volte ostile ad accoglierli,perché i cittadini autoctoni sono maggiormente portati a pensare alla “pericolosità” o alla “criticità” di individui che fino a poco tempo prima erano esterni alle dinamiche sociali, piuttosto che queste persone possano essere bisognose nel momento in cui si avvia l’inserimento nel tessuto urbano, di un’accoglienza libera dai pregiudizi, e che i ragazzi dovrebbero avere la possibilità di iniziare un ciclo scolastico o di entrare nel mondo del lavoro195.

194 Può succedere, infatti, che le migrazioni aiutino il dissolvimento di un rapporto con la lontananza, e che il nucleo familiare nel Paese d’arrivo sia ricomposto solo da madre e figlio/i.

195 La “criminalizzazione mediatica” è un aspetto molto freqUEnte per quanto riguarda le dinamiche della società latinoamericana in Italia e a Genova.

Al di là dei fatti di cronaca che realmente accadono, c’e’ una tendenza ad accentuare la presenza di bande giovanili di origine sudamericana con presunta organizzazione criminale, tralasciando con sempre maggior freqUEnza lo sviluppo sociale e culturale delle altre comunità di immigrati presenti sul suolo genovese .

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