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Il rapporto con le Istituzioni : un vero dialogo bilaterale o una semplice ed univoca richiesta di ascolto?

2 Le seconde generazioni di immigrazione: l’uso delle terminologie appropriate, gli aspetti sociali, politici e

2.5 Il rapporto con le Istituzioni : un vero dialogo bilaterale o una semplice ed univoca richiesta di ascolto?

Altro problema che genera conflittualità nel mondo giovanile , e non solo questa volta a livello migratorio, è la qualità del rapporto con le Istituzioni.

Si deve ricordare che questo genere di conflitto non interessa solo una parte del mondo giovanile ma è un nodo problematico esteso sia agli immigrati che ai

“nativi”.

In passato questo rapporto di cittadinanza inattiva del giovane era meno percepito, ed aveva per la maggior parte episodi di realizzazione occasionali o comunque limitati nel tempo.

Negli ultimi anni, la progressiva diminuzione delle risorse economiche in rapporto al corrispettivo aumento dei bisogni, sembra far assumere a questo fenomeno una natura quasi di tipo strutturale e verificata nel tempo: il problema fondamentalmente è trovare una metodologia adeguata di risoluzione al problema.

Se parliamo in termini di giovani stranieri possiamo notare che questo problema si riflette nelle conflittualità di tipo immediato per un immigrato nel momento del percorso verso una maggiore integrazione con la società di arrivo, ovvero in termini di rapporto tra i diversi fattori “culturali” o “etnico-sociali”, come ad

esempio elementi del contesto di provenienza dei ragazzi e delle loro famiglie (la lingua, la religione, i costumi e le abitudini), che generalmente sono una possibile causa di conflitto.

Minore attenzione invece si rivolge ad aspetti di tipo economico, burocratico, amministrativo e sociale in cui gli immigrati si trovano ad agire, ovvero nel complesso di quei fattori strutturali che danno un condizionamento inevitabile della propria vita, verso i quali invece bisogna realmente intervenire, per favorire vere e proprie strategie di integrazione.

La realtà attuale è invece differente: per risolvere certe problematiche si agisce prettamente su livelli di “sovrastruttura”, arrivando ad avere risultati valenti solo nelle “mediazioni di superficie”, lasciando però i problemi alla base, ovvero evitando di considerare il problema della cittadinanza più o meno “attiva” dei giovani , non esaminando questo come un problema di natura prevalentemente politica.

Il difficile accesso dei giovani alla cittadinanza attiva è considerato una problematica da affrontare anche a livello europeo.

Di questo se ne occupa in particolare uno dei Libri Bianchi della Commissione Europea.71

Questo rapporto a livello comunitario si occupa in particolare di individuare tre grandi cause che sono alla radice del problema:

1. Evoluzione di carattere sociale e demografico degli ultimi decenni che ha reso più difficili le relazioni intergenerazionali (aumento della popolazione anziana, e, per contro, il prolungamento della condizione di

“giovane”);

2. I percorsi di vita non sempre lineari dei giovani (condizione allo stesso tempo di studenti, lavoratori e padri di famiglia, per esempio);

71 Il citato Libro Bianco della Commissione Europea è un documento che contiene proposte di azione comunitaria in un settore specifico. Talvolta fanno seguito ad un libro verde pubblicato per promuovere una consultazione a livello europeo. Mentre i Libri verdi espongono una serie di idee ai fini di un dibattito pubblico, i libri bianchi contengono una raccolta di proposte in settori politici specifici e costituiscono lo strumento per la loro realizzazione.

3. Il crescente scarto tra giovani e affari pubblici, in rapporto ad un accentuato scarso rapporto tra le ambizioni giovanili e l’organizzazione burocratica statuale.

Per contrastare queste tre grandi tendenze ed arrivare al conseguimento della cittadinanza attiva come parte naturale del processo di arricchimento della formazione personale ed identitaria del giovane, questo Libro Bianco offre delle proposte interessanti, quali ad esempio il tentativo di avvicinare maggiormente il giovane alla conoscenza dei diversi contesti sociali con cui entra in contatto (ad esempio scuola,servizi, lavoro,ecc…) e propone il favoreggiamento di strategie di partecipazione anche a livello governativo e non di carattere esclusivo dei giovani, non solo immigrati, nei differenti aspetti della politica e del Governo a livello locale e nazionale..

Altra proposta del citato Libro Bianco è l’avvio di un’indagine conoscitiva da parte degli adulti e delle istituzioni rivolta verso i giovani, per capire e conoscere le loro ambizioni, i loro reali bisogni e le loro aspettative.

Questo duplice percorso porta a stabilire un fine comune, un obiettivo di cittadinanza “attiva”, la presenza sul territorio di cittadini responsabili della loro realtà a livello sociale e politico dentro la società, e riconoscimento della propria capacità di cooperare ed interagire realmente con le istituzioni e con altri giovani, per la costruzione di una società civile.

Le considerazioni a riguardo di questo tema sono molteplici e rilevanti.

La struttura “bi-partisan” di questo documento lo rende chiaro e semplice alla comprensione comune: seguendo la struttura di questo Libro Bianco, i giovani e le istituzioni hanno la capacità di assumere ruoli del tutto complementari.

In questa documentazione inoltre, vediamo un’organizzazione di elementi che parte dall’alto verso il basso per quanto riguarda l’affacciarsi delle istituzioni verso il cittadino: la struttura è di tipo conico, ha una conformazione di base ampia, dove i percorsi di formazione iniziano il loro sviluppo appunto dal

“basso”, dalla quotidianità, con i giovani protagonisti attivi dei rapporti con le istituzioni, nel raggio di azione della consuetudine nei diversi contesti sociali di cui gli individui fanno parte.

La struttura del suddetto Libro Bianco inoltre, fa sorgere alcuni fondamentali interrogativi in rapporto a ciò che questa relazione si propone, e la situazione sociale reale che si presenta in Italia: quale utilità può effettivamente avere il possesso di una cittadinanza attiva rivolta ai giovani, ed in particolare ai giovani stranieri, nel momento in cui i singoli contesti burocratici ed amministrativi rendono difficilmente praticabile un percorso burocratico rivolto al conseguimento dei propri obiettivi?

In altre parole, un giovane straniero può far propria una coscienza civile e democratica, se il conseguimento di una cittadinanza dal punto di vista strettamente giuridico è un obiettivo veramente difficile da raggiungere?

Se gli ambienti sociali sono particolarmente chiusi ed escludenti (e purtroppo è un fenomeno che in Italia accade spesso), come può un giovane sentirti pienamente cittadino attivo nel contesto cittadino della città di arrivo?

Queste considerazioni sono svolte prendendo in considerazione un’incognita comune a tutti i contesti giovanili, ovvero il futuro che a loro è riservato.

Molte volte i giovani cittadini stranieri non hanno possibilità di pensare in termini futuri alla propria vita perché non ci sono i termini legislativi, burocratici e sociali per farlo: gli stessi giovani arrivano presto alla conclusione di essere “non cittadini”, vivendo cosi in una situazione burocraticamente limbica, che rende la condizione dei giovani stranieri di non facile gestione e di non immediata “autodeterminazione”.

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