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L’osservazione delle seconde generazioni con riferimento ai nuovi e recenti studi e agli sviluppi teorici anche a livello

2 Le seconde generazioni di immigrazione: l’uso delle terminologie appropriate, gli aspetti sociali, politici e

2.4 L’osservazione delle seconde generazioni con riferimento ai nuovi e recenti studi e agli sviluppi teorici anche a livello

mondiale .

Tutto ciò che riguarda lo studio e la fenomenologia delle seconde generazioni di immigrazione possiede in sé un peso in riferimento alla società nelle sue sfaccettature non sempre facili da intendere, visto che pone in esame una necessità di nuova interpretazione di principi ormai ritenuti acquisiti dai più, nonché un maggiore senso critico del fenomeno migratorio nella società di oggi, riguardo anche al comune senso del “sociale”.

Consideriamo le nuove seconde generazioni come un fattore d’avanguardia per la nostra società, perché rappresentano chiaramente l’evoluzione stessa della società in cui viviamo e richiamano l’attenzione di chi nella società si sente troppo radicato, per comprendere che ci sono movimenti ed evoluzioni dello stesso ambiente sociale, il quale cresce e si evolve: in questo senso l’osservazione delle seconde generazioni pone in atto una valutazione delle esperienze dell’immigrazione nelle nostre società , esperienze che prima di qualche decennio fa vedevano gli stessi italiani protagonisti attivi e spesse volte sofferenti nei riguardi di fenomeni migratori estremi e duri ai quali dovevano sottostare per necessaria esigenza di sopravvivenza.

Ambrosini nel 2004 rileva la portata “globale” del fenomeno, e pone in evidenza situazioni che mettono in discussione dei principi ritenuti dalla società solidi e non più oggetto di possibile riesame.

Tra questi possiamo notare come la comparsa delle seconde generazioni mette in discussione il principio della presunta universalità del sistema scolastico italiano.

E’ immancabile la nascita di nuovi problemi al momento dell’inserimento dei bambini e dei ragazzi figli d’immigrati stranieri nelle scuole italiane (per fare dei semplici ed immediati esempi basta ricordare i simboli, i riti e gli insegnamenti religiosi; oltre a questo possiamo pensare alle mense e alla disponibilità di pietanze diverse per le diverse diete, o l’abbigliamento stesso dei ragazzi).

Notiamo in questo modo come la scuola appaia così estremamente occidentalizzata al di là del comune senso logico, e la necessità del cambiamento delle strutture formative nella società sta diventando d’immediata considerazione, perché il contrappasso da affrontare è la mancanza d’integrazione, e di conseguenza il rifiuto della parte positiva della globalizzazione stessa, che tende a voler assorbire nell’ambito delle società moderne i fenomeni d’immigrazione e di normalizzarli il più possibile, cercando di amalgamarli nelle strutture sociali, fino a farli diventare eventi non più esterni ma bensì interni alla società.

In tali termini questo cambiamento di prospettiva potrebbe portare in senso vero e proprio ad una revisione completa di concetto di “Stato nazionale”, argomento che non è ancora universalmente accettato in termini di possibile rivisitazione o modifica, poiché componente di una tradizione morale , filosofica e sociale, ancora troppo legata per certi versi alle tradizioni, tanto che l’ipotesi di una revisione in questo senso purtroppo è ancora vista quasi come una sradicarizzazione del concetto stesso di Stato.

Lo studio delle seconde generazioni invece è un fenomeno ormai consolidato in Inghilterra, Australia e soprattutto negli Stati Uniti, dove è più forte la necessità di proporre interpretazioni teoriche al fenomeno.

La decennale esperienza di questi Paese d’immigrazione è da prendere come esempio non solo per una questione di precedenza temporale di emersione del

fenomeno ma anche per una questione qualitativa d’inserimento ed integrazione degli emigrati stessi .

I diversi percorsi di formazione sociale e di inclusione fissano infatti nelle comunità etniche delle caratteristiche stabili nel lungo periodo, che si sviluppano soprattutto grazie ai flussi migratori creatisi in precedenza, con conseguenze reali per l’intera società.

Negli Stati Uniti la questione delle seconde generazioni nasce già nei primi anni del Novecento, ma rimane ancora oggi di gran rilevanza ed in piena attività: per dare un esempio tangibile di ciò che è preso in considerazione come gran fenomeno, si pensi al fatto che solo nel decennio 1990-2000 questo Paese ha accolto più di undici milioni di immigrati, e tra i giovani al di sotto dei diciotto anni abbiamo come stima probabile la proporzione di uno su cinque immigrato o figlio di immigrati.

Ovviamente sono cambiati col corso degli anni sia i Paesi di provenienza dell’

immigrazione, che le caratteristiche dei flussi di entrata degli individui, così come le tradizionali interpretazioni della nozione di assimilazione del fenomeno non sono più sufficienti.

Continuando il breve cenno riguardante gli Stati Uniti notiamo che in questo territorio vi sono diversi gruppi sociali che sono “naturalmente” destinati ad un inserimento non traumatico nella società statunitense, gruppi per i quali l’appartenenza etnica diventa quasi solo un problema di scelta o di convenienza personale, per conseguire vantaggi economici o burocratici, per se stessi, o per la prole; altri gruppi sociali invece, riscontrano enormi difficoltà per conseguire una propria determinazione socio-economica al di fuori delle proprie comunità etniche; altri ancora , non potranno gestire fattori di appartenenza etnica se non come indicatore della propria emarginazione, di subordinazione sociale, dell’impossibilità di emergere da una situazione in ombra da cui sempre saranno accompagnati.

Portes nel 2004 definisce i termini del concetto di assimilazione segmentata, i cui risultati variano a seconda dei numerosi fattori tra cui occorre sottolineare:

1. La storia delle prime generazioni di immigrazione;

2. I tempi e i progressi nel processo di acculturazione di genitori e figli e le modalità di interazione fra di loro;

3. Le barriere di tipo culturale ed economico incontrate dalla seconde generazioni di immigrazione;

4. Le risorse che la famiglia (intesa come capitale umano) o la comunità etnica (intesa come capitale sociale) mette a disposizione per superare tali barriere.

E’ naturale, da quanto esposto, l’impossibilità di seguire un unico percorso di integrazione per le seconde generazioni di immigrazione, notando come tanti fattori quali la nazionalità, il capitale umano e sociale, l’ambiente stesso possano determinare in maniera forte i processi di integrazione tra gli individui e la società.

Sono stati effettuati molti studi sull’argomento, sui protagonisti di questo fenomeno e sulle loro strategie di adattamento, di assorbimento delle novità che ha l’impatto socio-culturale con la nuova componente della società globale con cui le seconde generazioni si trovano a rapportarsi: si è parlato, discusso, preso in analisi in particolare le componenti sociali che riguardano la vita dei giovani immigrati, al fine di indagare sul versante dell’identità personale, del costituirsi di questa forma identitaria attraverso gli anni dello sviluppo e della formazione scolastica.

Si opta generalmente su queste grandi ed importanti tematiche, perché sono i parametri fondamentali ai quali far riferimento se si vogliono compiere studi esaustivi sulle seconde generazioni di immigrazione, cercando di puntare l’attenzione su quello che si può definire una sorta di “osservatorio privilegiato”, ovvero le esperienze degli insegnanti e degli operatori sociali del territorio, coloro che hanno la possibilità di passare molto tempo con i ragazzi, e di osservarli nei comportamenti e nelle relazioni con i propri pari, a volte anche con il proprio nucleo famigliare stretto.

Il punto di vista maggiormente preso in esame dagli operatori e dagli studiosi che prendono come osservatorio di riferimento gli educatori stessi, è costituito dall’analisi del fattore “identità” e fattore “adattamento” dei giovani immigrati.

Per una maggiore chiarezza sull’argomento si definiscono tali quei fattori che fanno emergere l’immagine stessa dei ragazzi proiettata nella società, assieme ai meccanismi e alle strategie di adattamento che i giovani stessi cercano di attuare per facilitare e mediare la complessità delle loro relazioni sociali ed interpersonali.

Tali relazioni sono definibili come “mediazioni adattive”, in quanto trovano il migliore “adattamento” per il soggetto, a livello di rapporto con l’ambiente sociale e culturale circostante.

Da questo prospetto di analisi si ricavano molti altri elementi utili per una maggiore comprensione del fenomeno.

Ad esempio possiamo sostenere che il figlio dell’immigrato si trova a dover far fronte, nella società di arrivo, al susseguirsi di una molteplicità di realtà socio-culturali per la maggior parte di tipo rilevante, anche dal punto di vista emotivo, nell’ambito del processo di formazione della propria identità personale.

E’ quasi diretto il filo conduttore che collega questi elementi di novità per un ragazzo delle seconde generazioni di immigrazione, nell’ambito dell’impatto con la nuova società, ed il rapporto che lega queste “innovazioni” con il contesto familiare e amicale, composto da compagni di scuola, di svago, insegnanti ed amici che probabilmente hanno vissuto per la maggior parte della loro vita in un ambiente differente dal figlio dell’immigrato, e lontani dall’esperienza migratoria dei genitori dello stesso.

Altro elemento da prendere in considerazione è l’ipotesi del possibile scontro tra culture ed esperienze diversificate, che può risultare di difficile gestione da parte del ragazzo, qualora egli debba porsi in un rapporto equilibrato tra l’impostazione di vita e di valori proposta dai genitori e quelli per ovvia natura differenti, proposti da ambienti extrafamiliari con i quali il giovane entra in contatto al di fuori del nucleo domestico.

Se si vuole pensare al giovane in rapporto a questi fattori determinanti per la costruzione dell’identità personale, possiamo quasi definire il ragazzo una sorta di mediatore tra culture, con una doverosa e particolare attenzione alla sua sfera personale di rapporti di negoziazione e mediazione con “l’altra” realtà sociale,

senza dimenticare inoltre che la ridefinizione dell’identità passa anche attraverso le classiche e problematiche fasi dell’adolescenza e del distacco, a volte problematico, con l’infanzia, ovvero con l’identità del bambino che deve finalmente rivolgersi al mondo degli adulti.

2.5 Il rapporto con le Istituzioni : un vero dialogo bilaterale o

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