immigrazione nel territorio: l’integrazione sociale con la realtà cittadina ed una riflessione sulla
6.3 I giovani immigrati ed il loro rapporto con la scuola 175 nel contesto italiano e genovese
6.3.2 La scelta alla fine della terza media: scuola o lavoro?
In merito all’osservazione dei risultati d’interviste e sondaggi181, è possibile stabilire che circa 11 studenti d’origine straniera e 6 ragazzi italiani su 100 desiderano entrare nel mondo del lavoro, una volta terminata la terza media.
180 Fravega, Q.Palmas 200; Giovannini, Q. Palmas 2002 cfr. Q. Palmas op. cit. pag. 78.
181 Queirolo Palmas, op. cit.
La propensione agli studi quindi è concretamente alta, e il dato rispecchia il fatto che i ragazzi italiani in termini percentuali hanno una media di dieci punti superiore rispetto a quella dei ragazzi stranieri nella decisione di continuare la formazione scolastica: i dati infatti rispecchiano una situazione in cui tra i ragazzi italiani il 90.7% delle femmine ed il 87.9% dei maschi preferiscono continuare gli studi; tra i ragazzi stranieri invece troviamo una percentuale del 74.6% tra i maschi e l’83.3% delle ragazze .
Chi vuole iniziare a lavorare tra i ragazzi, è in una percentuale in Italia del 8.1%, tra le ragazze del 4%.
Per quanto riguarda i giovani emigrati d’origine straniera, tra i ragazzi la percentuale è del 74.6% e tra le ragazze dell’83.3% : questi sono i dati tra la popolazione giovane di cittadinanza non italiana di chi ha deciso di proseguire gli studi dopo la terza media. Per quanto riguarda gli adolescenti che prediligono la scelta lavorativa troviamo tra i ragazzi stranieri una percentuale del 15.4% tra i ragazzi e del 6.8% tra le ragazze.182
Le ragazze in percentuale maggiore presentano una propensione maggiore allo studio, a dispetto della nazionalità cui appartengono.
Ponendo un esempio più specifico, le ragazze dell’Africa Mediterranea e del Medio Oriente (di cui il 90% ha origine marocchina), sono particolarmente orientate verso la continuazione degli studi183, e questo dato in particolare non combacia con la credenza comune della discriminazione di genere operata dalle famiglie straniere, in termini di proseguimento degli studi scolastici delle ragazze: loro, come i coetanei di sesso maschile, hanno la possibilità di accedere ad una formazione educativa completa.
L’impatto nel rendimento scolastico, di carattere positivo o negativo, determina anche l’intenzione o meno di proseguire gli studi da parte di un ragazzo. Nel caso di giovani stranieri, il rendimento scolastico, non dipende unicamente dalla quantità di tempo dedicato allo studio o all’impegno, ma dalle difficoltà iniziali di comprensione delle materie studiate (per via dell’impatto linguistico ad esempio), e dalla discordanza anagrafica del giovane rispetto alla classe frequentata: molte volte, nel supporto di questi problemi, le strutture scolastiche
182 Fonte: MIUR/COFIN (1997), Appartenenza etnica, modelli culturali e processi formativi, Programma Nazionale di ricerca.
183 La percentuale è circa del 83.7%. Cfr. L. QUEirolo Palmas, op. cit.
si presentano carenti dal punto di vista dei servizi mirati ad una maggiore integrazione per gli studenti stranieri .
Altro fattore da tenere in considerazione per la rendita scolastica è la ripetenza delle classi frequentate: gli studenti d’origine straniera, in pari con il percorso di studi italiano rispetto all’età anagrafica, è in percentuale non alta, ovvero del 40% circa, rispetto al 92.3% dei ragazzi italiani. Questo tipo di ripetenza però non sempre è causata da motivi di studio ma da difficoltà oggettive, com’è stato detto prima, a differenza delle bocciature dei ragazzi italiani, provocate nella maggioranza dei casi dalla mancanza di impegno nello studio.184
Tornando a parlare delle scelte scolastiche alla fine della terza media, è possibile notare che l’orientamento è in particolar modo diretto verso i licei, scelti dalla maggior parte delle ragazze, e verso gli istituti professionali, scelti soprattutto dal genere maschile.
Le preferenze dei ragazzi delle seconde generazioni di immigrazione, sono spesso ispirate dalla situazione lavorativa del nucleo familiare, che influenza la decisione delle scelte scolastiche di un ragazzo.
Lo status medio alto delle famiglie permette ad un giovane di optare più facilmente per una formazione che non preveda un inserimento veloce nel mondo del lavoro; il 76% dei ragazzi provenienti da famiglie operaie invece, dà la preferenza ad una scelta di tipo professionale/ tecnico.
Infine è da considerare come le famiglie che non presentano uno status lavorativo omogeneo al loro interno, possano creare meno facilmente una situazione ottimale per il ragazzo al momento della scelta di continuare gli studi o meno dopo la terza media185.
Da questa angolazione quindi è possibile notare che lo status familiare a livello lavorativo e di capitale culturale, può rappresentare o meno una sorta di vantaggio educativo per i figli186; questo mostra un punto di inizio per la riflessione di un ragazzo al momento delle sue prime scelte importanti della vita , per determinare l’orientamento del proprio futuro a seconda sia delle possibilità materiali della famiglia, sia delle aspirazioni personali.
184 Parte di questa riflessione é stata affrontata nei punti 1 e 2 di questo capitolo.
185 Fonte: MIUR/COFIN (1997), Appartenenza etnica, modelli culturali e processi formativi, Programma Nazionale di ricerca. Cfr. QUEirolo Palmas, op. cit.
186 Come sostiene Bordieu, 1997, cfr. QUEirolo Palmas, op. cit.
A livello di desideri dei singoli ragazzi invece, prevale dai sondaggi l’idea di continuare il percorso formativo di studi come preponderante rispetto alla scelta lavorativa, e questo fa delle seconde generazioni le generazioni in fieri, che prediligono la valenza le proprie qualità sul piano scolastico e in un secondo momento sul piano lavorativo.
E’ quindi l’integrazione a livello educativo la chiave per poter valorizzare al meglio i percorsi educativi e la riuscita nella scuola dei ragazzi di cittadinanza non italiana, o provenienti da ambienti culturali differenti.
Il problema principale in questo ambito resta però il rischio da eliminare nel momento in cui gli immigrati, preparati dal punto di vista educativo e sociale a trovare un’occupazione nel panorama lavorativo italiano, si scontrano con una difficoltà composta da elementi di dispersione/selezione delle persone in cerca di lavoro, fenomeno dato dalla divisione sociale che rischia di crearsi in base agli studi compiuti dopo la terza media, e che può essere motivo di discriminazione a livello non solo lavorativo ma anche sociale ed umano delle persone.
La scuola può diventare quindi da “agente discriminante per un futuro professionale”, una “struttura “innovatrice” , in termini didattici, di un nuovo sistema scolastico, basato su una preparazione di pari livello per tutti gli studi quale sia l’indirizzo formativo, accompagnata da approfondimenti delle materie e di cicli di insegnamento mirati verso percorsi formativi che abbiano la funzione di formare uno studente a pieno titolo, in grado di entrare nel mondo del lavoro, senza subire discriminazioni derivanti dal percorso personale di studio.