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214 Ibidem, pag

Capitolo 3: LA SOCIETÀ DIGITALE: INNOVAZIONI TECNOLOGICHE E CAMBIAMENTI SOCIOCULTURAL

3.2 LA SOCIETÀ DIGITALE

3.2.1 LA SOCIALITÀ OFF/ON-LINE

La società in rete, per riprendere i lavori di Castells e Boccia Artieri nel definire la digital network society odierna, è una società di flussi comunicazionali in cui evoluzione sociale

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e tecnologie digitali convergono, dove i rapporti tra gli individui sono sempre più legati alla capacità di inserirsi all’interno dei flussi e sempre più riconducibili alla presenza duplice e convergente delle identità individuali reali in formazioni virtuali e mediate. Queste strette relazioni conducono a considerare ora “i media come «luogo» dell’esperienza contemporanea, come territorio di produzione e di negoziazione dei linguaggi espressivi e delle forme simboliche, come ambito per la costruzione di percorsi di senso, sia individuali che collettivi, come luoghi dell’abitare cognitivo e corporeo, veri e propri […] «media-mondo»442443. In analogia con le teorie di Williams ed Edge del social shaping of technology444, per cui vi è una relazione di reciproca rielaborazione ed influenza tra società, cultura e tecnologia, Boccia Artieri parla della presenza di commistioni tra nuove e precedenti “forme emergenti dell’accoppiamento media/società, come luoghi nei quali diviene visibile il fatto che l’individuo assume su di sé i tratti del sociale contemporaneo, incorpora le strategie evolutive del sociale, i suoi linguaggi”445. Specificamente, egli individua come principali la contingenza proteiforme di fronte alle più strutturate forme moderne e, soprattutto, la nuova virtualità, “uno stato dell’esistenza per cui noi possiamo pensarci concretamente in modo astratto grazie alle potenzialità della tecnica e alla familiarizzazione con l’immaginario tecnologico prodotto e supportato dai media”446, rispetto alla realtà, così da disporre una ipercomplessità esistenziale dovuta alla compenetrazione e fusione dei mondi offline ed online – tale da rendere desueta tale distinzione esistente fino a pochi anni – determinata dalla iperconnettività e dalle nuove forme di relazionalità virtuale dei social media447.

Come sostiene Costantino Cipolla, questa nuova configurazione sociale ha le radici nell’organizzazione cognitiva e culturale delle tecnologie digitali448 e ci porta a vivere in una vera e propria Web Society, che non si pone più in antitesi con la società reale perché ne è un superamento, una evoluzione integrante la realtà della “rete”, la quale connota la cultura sociale di significati fondati sulla presenza simultanea e la partecipazione delle persone nelle due dimensioni.

La relazione sociale, che formalmente si può definire come “un comportamento di più individui instaurato reciprocamente secondo il suo contenuto di senso”449, dove weberianamente comportamento e senso sono la sostanza – oggi, però, contingente! –

442 Boccia Artieri Giovanni, 2004, I media-mondo. Forme e linguaggi dell'esperienza contemporanea, Roma,

Meltemi

443 Boccia Artieri Giovanni, 2012, Stati di connessione. Pubblici, cittadini e consumatori nella (Social) Network

Society, Milano, FrancoAngeli, pag. 17

444 Williams Robin A., Edge David, 1996, The social shaping of technology, in: “Research Policy”, 1996,

Volume 25, Issue 6, pagg. 865-899

445 Boccia Artieri Giovanni, 2012, Stati di connessione. Pubblici, cittadini e consumatori nella (Social) Network

Society, Milano, FrancoAngeli, pagg. 19-20

446 Ibidem, pag. 20

447 Cipolla Costantino, 2015, Dalla relazione alla connessione nella Web Society, Milano, FrancoAngeli 448 Ibidem, pag. 176

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che fonda la relazione stessa, viene a rinnovarsi e svilupparsi quasi ex novo a seguito delle tre importanti innovazioni – rivoluzioni – di cui ho già trattato, cioè la rivoluzione di Internet, del «mondo mobile» e dei social network450. Secondo Rainie e Wellman “la connettività mobile e personalizzata intensificata dalla tripla rivoluzione e l’indebolimento dei confini dei gruppi hanno contribuito allo spostamento delle relazioni dai network place-to-place ai network individualizzati person-to-person”451. Nelle forme di relazioni così configurate, le persone si relazionano – o si connettono! – alle altre persone come individui i cui network mostrano densità ridotta – da qui la celebre definizione di networked individualism452 – e “una diminuzione della coesione complessiva della fiducia di lungo termine. Mentre i network place-to-place mostrano come la dimensione comunitaria abbia travalicato i confini locali, i network person-to-person mostrano come abbia superato anche i legami di gruppo. L’unità primaria della connettività è l’individuo […] Questo cambiamento mette le persone al centro di network personali che, in forma aggregata, possono garantire loro supporto, socialità, informazione e senso di appartenenza. Le persone si connettono in presenza e attraverso l’ICT [Information and Communication Technology]”453.

Questa rivoluzione sociale, iniziata meno di venti anni fa, non ha con ciò determinato una caduta relazionale delle persone e un incipiente isolamento comunitario, ma ha invece cambiato le dimensioni e i paradigmi ermeneutici: qualora chiedessimo ad un giovane inserito in questo stream culturale qual è la sua sensazione di socialità e come egli si percepisce all’interno del gruppo dei pari, egli ci risponderebbe che ha molti amici, molte relazioni, molti impegni con le altre persone, nonché molti modi per interagire con loro, attuando attraverso il medium nuove forme e modalità della «socievolezza» di simmeliana memoria. Sì, molte modalità: sicuramente non può fare un confronto con il passato dal momento che non ha gli strumenti per conoscere attraverso una esperienza personale vissuta ciò che era prima, ma con altrettanta certezza non vive la sua condizione come quella di una persona isolata, bensì, attraverso le molte modalità comunicazionali, gestirà con superficialità parte delle sue relazioni più occasionali, ma in altrettanto modo avrà autonomia decisionale per scegliere con chi e come interagire più profondamente attraverso le proprie attività di networking in entrambe le dimensioni esistenziali. In altre parole, il senso di comunità dato dalle reti di conoscenze locali o costruite nel tempo non svanisce del tutto – è opportuno notare che già negli anni Cinquanta, anni nel pieno dell’epoca moderna in cui si dice fosse ancora forte il

450 Rainie Lee, Wellman Barry, 2012, Networked: il nuovo sistema operativo sociale, Milano, Guerini

Scientifica

451 Ibidem, pag. 187 452 Ibidem, pagg. 21-44 453 Ibidem, pag. 188

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sentimento comunitario, già i sociologi lamentavano la dissoluzione dei legami sociali454 – ma si ricostruisce attraverso la libera scelta dell’individuo, ora autonomo, quasi riappropriatosi del – o resosi conto di possedere – libero arbitrio come avrebbe potuto sostenere Desiderius Erasmus Roterodamus, perché, anche se ora possono venir meno i kantiani principi governatori del contesto di riferimento, ancora possono costituirsi relazioni e reti sociali che acquisiscono importanza e cogenza per l’individuo, reti che hanno la capacità di manifestarsi in una prospettiva intrinsecamente multispecifica e multilife, perché “il cambiamento fondamentale ha a che fare con una confusione e sovrapposizione dei contesti sociali nello sfondo comunicativo degli ambienti digitali. Le variabili spaziali e temporali, così come quelle di contesto sociale collassano nell’ambiente mediale dei siti di social network. Comunicazioni sincrone e asincrone, uno-a-uno/uno-a-molti/molti-a-molti si intrecciano; leggo contemporaneamente informazioni prodotte ora e contenuti prodotti mesi fa; mi intrattengo in conversazioni prive di quei segnali sociali con i quali siamo abituati a confrontarci nelle conversazioni personali off line; mi riferisco ad amici «veri», a conoscenti, a connessioni occasionali, a sconosciuti e a audience potenziali con la stessa modalità”455 e soprattutto come si può riferirsi in un tradizionale incontro vis-à-vis, con inoltre la possibilità di esprimersi con maggiore disinvoltura e – come hanno notato Bolter e Grusin456 a proposito del networked-self – in multi-tasking, ossia svolgendo altre attività simultaneamente e potendo prendere da queste relazioni distanze sociali in termini di coinvolgimento e partecipazione.

Ciò si lega precipuamente all’integrazione nel quotidiano del cyberspazio, cioè l’ambiente reale della Web Society, e alle strutture simboliche e comunicative imposte dalla nuova forma delle relazioni me-centered, caratteristiche dei social network, che accelerano l’evoluzione della società dalla società «in» rete postulata da Castells alla società «di» rete, in cui, con un’altra intuizione espressa da Castells riguardo “la cultura dell’individualismo [che] non conduce all’isolamento, ma cambia gli schemi della costruzione di socialità nei termini di contatti sempre più selettivi e autodiretti, la nuova tendenza è dunque rappresentata dall’emergere della socialità basata sui network. Il medium di questa forma di socialità può variare [poiché …] la questione cruciale non è la tecnologia, ma lo sviluppo di network di socialità basati sulla scelta e l’affinità, che rompono i confini organizzativi e spaziali delle relazionalità”457 tradizionali.

454 Ad esempio, vedasi: Stein Maurice R., 1960, The eclipse of community. An interpretation of American

studies, Princeton, Princeton Legacy Press

455 Boccia Artieri Giovanni, 2012, Stati di connessione. Pubblici, cittadini e consumatori nella (Social) Network

Society, Milano, FrancoAngeli, pag. 112

456 Bolter Jay D., Grusin Richard, 2002, Remediation. Competizione e integrazione tra media vecchi e nuovi,

Milano, Guerini e Associati Spa, pag. 266

457 Castells Manuel, Fernández-Ardèvol Mireia, Qiu Jack L., Sey Araba, 2006, Mobile Communication and

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Ciò che si sta delineando è quindi la formazione di una web society contemporaneamente contestualizzata offline e always-on (sempre connessa ad Internet), digital-networked, me-centered e fondata su un individualismo a rete, ipercomplessa e simile ad un “large technological system”458, cioè un nuovo ambiente del sistema sociale umano co-fondato sulle tecnologie digitali al pari dell’ambiente naturale.

Suddetta società amplifica la centralità degli aspetti459 esplicitati da Manuel Castells della natura digitale dell’informazione e dei flussi di comunicazione, della logica reticolare, della flessibilità e della convergenza tecnologica, e infine della diffusione delle tecnologie nella vita quotidiana e della loro pervasività negli ambiti significativi dell’esistenza delle persone, perché “se pensiamo allo sviluppo del web cosiddetto sociale, che Castells non poteva considerare negli anni ’90, possiamo portare alle estreme conseguenze questo ragionamento: molti progetti relativi a siti di social network, pensiamo solo a Facebook per fare un esempio, sono costituiti da forme tecnologiche che vengono valorizzate ed espanse dal loro saper incorporare relazioni sociali ed attività individuali. O, ancora, la realtà degli user generated content (Ugc) vede espandersi una realtà in cui produttori e consumatori tendono a coincidere, evidenziando il carattere non puramente strumentale ma processuale dello sviluppo tecnologico”460.

Questo processo ha portato Rainie e Wellman a parlare di un “sistema operativo sociale” per attribuire un significato macrosociologico alla nuova dimensione che la società ha dagli anni Duemila intrapreso, introdotto e assimilato, non però senza ombre e lacune, messe in evidenza da voci discordanti come Evgenij Morozov, che sostiene una serie di opinioni critiche: secondo il sociologo bielorusso, ad esempio è da dimostrare l’effettiva pervasività e significatività dei social network nella quotidianità delle persone461. Opponendosi inoltre ai tecnoutopisti ottimisti, afferma che non è opportuno optare per un Internet-centrismo in quanto la stessa Rete non consente una vera e libera forma di espressione o organizzazione sociale, ma a parer suo molto è ancora sotto il controllo di chi detiene i nodi fisici di Internet, di alcuni gruppi di pressione, delle grandi multinazionali del Web e delle agenzie di finanza e marketing.

Ancora, bisogna anche qualificare e quantificare effettivamente il beneficio della massiccia presenza delle tecnologie nella vita quotidiana: se indubbiamente esse offrono le tante opportunità prima citate, al contempo allontanano le persone e le rendono dipendenti dagli strumenti digitali, sia per quanto concerne la ricerca e l’ottenimento di informazioni, demandato a smart device a discapito dell’effettiva ricerca e del

458 Gras Alain, 1997, Nella rete tecnologica. La società dei macrosistemi, Torino, Utet

459 Castells Manuel, 2002c, La nascita della società in rete, Milano, Università Bocconi Editore

460 Boccia Artieri Giovanni, 2012, Stati di connessione. Pubblici, cittadini e consumatori nella (Social) Network

Society, Milano, FrancoAngeli, pag. 29

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ragionamento che un tempo erano operati dalla persona e dalle sue facoltà intellettive462, sia per quanto riguarda l’intermediazione relazionale e il mantenimento dei rapporti interpersonali sia, infine, nei rapporti con la sfera pubblica e le organizzazioni che, a parere di Morozov, strumentalizzano la Rete e i media digitali per offrire apparenti soluzioni, come nel caso della proliferazione di App per il monitoraggio della salute anziché implementare i servizi sanitari e le politiche di controllo e assistenza463.

Di contro, però, non si può negare che attraverso Internet “i siti di social network sviluppano, a partire dalla analogia architetturale, le regole strutturali che stanno alla base delle reti sociali pensate come il prodotto di nessi causali e casuali, costituite da forme di aggregazione e connessione che trovano particolare forza nell’essere costituite per larga parte da legami deboli”464. Riprendendo quest’ultimo concetto di Granovetter465, Boccia Artieri sottolinea come, in una prospettiva più attenta alle interazioni tra i singoli soggetti, il «sistema sociomediale» non venga travolto da critiche macrosociologiche come quelle di Morozov, in quanto le persone possono espletare le modalità espressive e relazionali personali, tipiche della socievolezza umana, allo stesso tempo scevre da possibili fattori problematici quali la distanza, lo scarto temporale o l’inibizione emotiva-relazionale.