• Non ci sono risultati.

Le citta possibili e le citta impossibill

3. Calvino: il paradosso della letteratura

3.2. Mondi possibili e mondi impossibili nella narrativa calviniana

3.2.2. Le citta possibili e le citta impossibill

Le citta invisibilim e un romanzo chiave nella produzione del nostro autore, la cui enigmatica trama narra di Marco Polo, esploratore e viaggiatore veneziano, che descrive a Kublai Kan, grande sovrano tartaro, cinquantacinque citta del suo regno, le quali non sono descritte nella loro esistenza reale, bensi in quella possibili.

Come ha sottolineato Daros,

il s'agit pour un narrateur de combiner de fragments de realite de son monde de reference anamorphoses par le travail de la memoire et de les combiner dans un recit-discours qui configure une serie de villes possibles, ni vraies, ni fausses, imaginaires et parce que imaginaires, supplementaires et necessaires.181

II romanzo e costruito da una serie di frammenti disposti geometricamente:

nove capitoli, undici serie numerate con cifre che vanno da uno a cinque, cinquantacinque citta, diciotto cornici in cui si muovono i due attori principali:

Marco Polo e Kublai Kan. Nel primo capitolo si trova la serie piu lunga in cui viene stabilito il criterio di successione delle citta secondo cui, in ogni nuovo capitolo, la serie comincia con la seconda serie di quello precedente; le serie si trovano in ordine decrescente in tutti i capitoli tranne l'ultimo in cui invece diventano crescenti.

Questa disposizione fa si che ogni citta stia rispetto alle altre "in una relazione sintagmatica scandita dai capitoli e in una relazione paradigmatica costruita dalla serie di turno". L'arabesco geometrico della composizione calviniana attualizza il tentativo da parte dello scrirtore di trovare un metodo in cui "turto pud essere

Calvino, Le citta invisibili (Milano: Mondadori, 1993).

181 Daros, Italo Calvino, 56.

Peter Kuon, "Critica e progerto dell'utopia: Le citta invisibili di Italo Calvino," in La visione dell'invisibile. Saggi e materiali su Le citta invisibili di Italo Calvino, a cura di Gianni Canova, Mario Barenghi, Bruno Falcetto (Milano: Mondadori, 2002), 27.

1 Q'J

rimescolato e riordinato in tutti i modi possibili". Per tenere insieme i frammenti costituiti dalle descrizioni delle citta, Calvino distribuisce le cornici all'inizio e alia fine di ogni capitolo, in cui Marco "viaggiatore visionario racconta di citta impossibili",184 facendo da guida a Kublai, in un impero troppo grande per essere contenuto in qualsiasi mappa, quello deH'immaginazione. Questo e il senso che ci sembra di cogliere dalla lettura di questo romanzo, al di la della sua composizione a poliedro,185 owero che le citta invisibili, aggettivo scelto in maniera non casuale, denotante citta che non sono state esplorate con gli occhi dell'osservatore reale ma con quelli di colui che le immagina nella propria mente, siano impossibili perche fondate sul paradosso: da una parte troviamo Marco che narra, attraverso le proprie descrizioni delle citta, di un impossibile altrove, che non e altro che il proprio tentativo di ricostruire attraverso le molteplici immagini delle varie citta dal nome di donna, la Citta, che per lui e Tunica, Venezia, passando cosi dal tutto all'uno;

dall'altra, vi e Kublai, che deve ricostruire il percorso mentale offertogli dal veneziano, consapevole della prowisorieta e dell'illusorieta delle cose, nel disperato tentativo di cogliere la totalita del proprio sterminato impero senza mai attraversarlo, impero in cui mondi antitetici coesistono, passando dall'unita sfuggente dell'impero al tutto delle citta. Dombroski, nell'articolo dal titolo Retorica del postmoderno: le citta invisibili e I'architettura, fa giustamente notare che:

lo spazio dell'impero del Kan proprio come la letteratura contiene numerosi mondi diversi l'uno dalFaltro fino al punto di escludersi a vicenda; entro i confini dell'impero esistono, uno accanto all'altro, diversi modi di sentire e di pensare ed ognuno di questi ordini di esperienza esiste, separatamente dentro una sua dimensione linguistica. Insieme formano un collage di entita discontinue ed

Calvino, "Lezioni americane", 733.

Calvino, Le citta invisibili, VIII.

Ibid., X.

inconsistenti, ognuna avente un nome esotico ed ognuna caratterizzata da un complesso di immagini surreal!.

NeH'immenso regno convivono citta fantastiche che prendono vita attraverso i racconti che ne fa Marco Polo, in cui: "tutto l'immaginabile puo essere sognato ma anche il sogno piu inatteso e un rebus che nasconde un desiderio, oppure il suo rovescio, una paura".187 Nel regno dell'imperatore e la facolta del raccontare Tunica che sia capace di rendere conto della complessa articolazione delle possibilita e delle impossibility del mondo; attraverso il racconto i mondi costituiti dalle singole citta vengono costruiti ed esperiti dall'ascoltatore, qui evidentemente duplice, Kublai e il suo corrispettivo speculare esterno alia diegesi degli avvenimenti, il lettore. La trasmissione della conoscenza e tramandata attraverso il racconto ma, alio stesso tempo, contiene i germi della propria impossibility non appena l'immagine globale dell'impero sembra essere perduta per sempre, essa riaffiora attraverso un nuovo racconto o un nuovo dettaglio; nel momento in cui Kublai ha l'impressione di aver colto e di possedere il proprio impero, esso si dissolve rapidamente con un effetto cinematografico:

la conoscenza dell'impero era nascosta nel disegno tracciato dai salti spigolosi del cavallo (...) ma era il perche del gioco a sfuggirgli: il fine di ogni partita e una vincita o e una perdita? Ma di che cosa? (...) A forza di scorporare le sue conquiste per ridurle all'essenza, Kublai era arrivato all'operazione estrema: la conquista definitiva, di cui i multiformi tesori dell'impero non erano che involucri illusori, si

•I O O

riduceva a un tassello di legno piallato: il nulla...

L'ambivalenza delle cose il cui fine ultimo non puo che sfuggire, rielaborata dai racconti del veneziano, conduce il Kan a un certo nichilismo. I paradossi sfilacciano la coesione narrativa del testo, il cui filo unificante si trova nel rapido scambio di battute tra Polo e il Kan nelle nove cornici che inglobano le

186 Robert Dombroski e Ross Miller, "Retorica del postmoderno: le citta invisibili e l'architettura," in Teoria e critica letteraria oggi "1960-1990, le teoria letteraria, le metodologie critiche, il conflitto dellepoetiche" (Milano: Franco Angeli, 1991), 162.

187 Calvino, Le citta invisibili, 44.

188 Ibid., 123.

cinquantacinque citta. Sono questi frammenti posti in apertura e in chiusura ad ogni capitolo che caricano di significato quelle che altrimenti resterebbero descrizioni isolate. Ma la struttura architettata e lungi dall'essere stabile, anzi alio stesso tempo soffre di una forza centrifuga e di una centripeta. Infatti, in entrambi i livelli, quello piu esterno dei dialoghi tra i protagonisti e quello piu intemo delle descrizioni delle citta, i rapporti sono conflittuali. Come Kublai desidera prendere conoscenza di tutto il suo immenso impero attraverso i racconti dettagliati di Marco su queste citta fantastiche, cosi il lettore cerca di dare un senso attraverso la stessa minuziosa narrazione, al testo, quello globale de Le citta invisibili, obbligato a passare continuamente da un livello alPaltro, pur mantenendo fissa la propria posizione di colui che e fuori dalla diegesi ma specularmente obbligato a compiere la medesima operazione di coloro che vi sono dentro. Da una parte, quindi, il testo ha una consistenza eterea, caratteristica della prosa calviniana, che lo spinge alia dissoluzione, ma, contemporaneamente, esso e ancorato dalla cornice che lo contiene all'interno dei suoi confmi. II personaggio Kublai tenta di decifrare i segni della narrazione di Polo compiendo la stessa operazione interpretativa che il lettore porta a termine:

II Gran Kan decifrava i segni, pero il nesso tra questi e i luoghi visitati rimaneva incerto: non sapeva mai se Marco volesse rappresentare un'avventura occorsagli in un viaggio, una impresa del fondatore della citta, la profezia di un astrologo, un rebus o una sciarada per indicare un nome. Ma, palese o oscuro che fosse, tutto quello che Marco mostrava aveva il potere degli emblemi, che una volta visti non si possono dimenticare ne confondere.

Calvino-Polo gioca con il lettore-Kublai attirandolo all'interno del quadro mentre quest'ultimo non potra mai sapere se ne fa dawero parte o se invece lo

189 Ibid., 22.

contempla dall'esterno, come il visitatore del quadro escheriano Galleria di stampe (1956).190 Secondo Marco Barenghi, l'obiettivo dello scrittore e di

associare alle sequenze delle forme-citta una rete o un sistema di percorsi possibili: la forma di una mappa non fissata una volta per tutte in uno schema statico, bensi librata (per dir cosi) fra l'ordine geometrizzante di una tipologia astratta e il dinamismo contingente e spurio di un libro di viaggi. Una classificazione 'aperta', che implichi (o contempli) una pluralita di moti e sviluppi: un atlante, appunto -un disegno, un mosaico- che sia una specie di giardino (cioe una realta viva ed evolventesi) e una specie di scacchiera (cioe il luogo di infiniti giochi possibili).191

La metafora della mappa viene ripresa dal motivo dell'atlante che viene ribadito lungo tutto il nono ed ultimo capitolo. Per ben tre volte il narratore extra-diegetico afferma: "II Gran Kan possiede un atlante". L'imperatore possiede la mappa del suo impero, ma si tratta di una mappa particolare, poiche in essa sono racchiusi i disegni del mondo, le mappe di tutte le citta, le forme delle citta del futuro o di quelle che sono state soltanto pensate e vissute nel pensiero: "II catalogo delle forme e sterminato: finche ogni forma non avra trovato la sua citta, nuove citta continueranno a nascere. Dove le forme esauriscono le loro variazioni e si disfano, comincia la fine della citta." L'atlante di Kublai e un atlante impossibile: esso racchiude le descrizioni delle Citta raccontate, quelle reali, quelle utopiche, quelle immaginate, quelle che non saranno mai edificate e quelle future. Esso vorrebbe essere esaustivo della complessita del regno-mondo ma come il rizoma, non pud che continuare ad espandersi aH'infmito, tendendo paradossalmente nel contempo alia propria scarnificazione, a ridursi al nulla, come i quadrati bianchi e neri della scacchiera. L'impossibilita della realizzazione dei mondi contenuti nell'atlante, nella

Fig. 3. vedi Appendice.

Mario Barenghi, "Intorno alle Citta invisibili" in La visione dell 'invisibile. Saggi e materiali su Le citta invisibili di halo Calvino, a cura di Gianni Canova, Mario Barenghi, Bruno Falcetto (Milano:

Mondadori, 2002), 95.

Calvino, Le citta invisibili,\?>1-138.

193 Ibid.,140.

sua scrittura e nel modello che Kublai cerca di mettere a punto, 4 trova la propria speculare affermazione nel percorso condotto da Polo:

quello che lui cercava era sempre qualcosa davanti a se e anche se si trattava del passato, era un passato che cambiava man mano che avanzava nel viaggio, perche il passato del viaggiatore cambia a seconda deH'itinerario compiuto (...) Arrivando a ogni nuova citta il viaggiatore ritrova un suo passato che non sapeva piu di avere:

l'estraneita di cid che non sei piu o non possiedi piu ti aspetta al varco nei luoghi estranei e non posseduti.195

L'illogicita pervade il percorso del veneziano: egli ha davanti a se il passato, invece che il futuro, passato che cambia con ogni viaggio, contrawenendo alia logica dato che cio che e logicamente concluso non puo mutare ma soltanto essere re-interpretato da un punto di vista diverso. II paradosso mina il contenuto del testo, lo rende piu complesso lasciando insoddisfatta la sete conoscitiva del lettore sul passato/futuro del protagonista. Non solo, resta una specie di sensazione di difficolta epistemologica che McHale ha riassunto con la seguente definizione:

The proper effect of such narrative constructions (...) is just of producing a sense of logical uneasiness and of narrative discomfort.

So they arouse a sense of suspicion in respect to one common belief and affect the disposition to trust the most credited laws of the world of our encyclopedia.196

La re-interpretazione del passato che scaturisce con Pavanzare del viaggio, che qui puo diventare una metafora per indicare la vita di Marco, mette il lettore davanti alia necessita di re-interpretare da un lato il testo, dall'altro la propria esperienza non soltanto narrativa ma interpretativa ed epistemologica rimettendo in questione non soltanto il proprio percorso in quanto lettore ma anche quello che gli permette di viaggiare nel mondo extradiegetico del proprio vissuto. Ecco che il

Ibid., "Un modello di citta da cui dedurre tutte le citta possibili", 69.

Ibid., 26.

McHale, Postmodernist fiction, 33.

potere della mappa e quello di fare e farsi alio stesso tempo, coinvolgendo nella sua interpretazione tutti i livelli narrativi del racconto.