romanzo, La cultura del romanzo, due saggi aprono e chiudono la riflessione teorica del libro. II primo e un testo di Vargas Llosa: "E pensabile il mondo moderno senza romanzo?" e l'ultimo una riflessione di Claudio Magris, in guisa di risposta, dal titolo: "E pensabile il romanzo senza il mondo moderno?". In questi testi, i due autori riflettono suH'importanza assunta dal romanzo. II primo ne tesse le lodi, elogiandolo come comune denominatore deU'esperienza umana, incitando, nella conclusione, alia lettura, la cui funzione e principalmente educativa; il secondo riconosce il ruolo che il romanzo moderno ha avuto, culmine rappresentativo della modernita e delle problematiche legate alia vita del soggetto contemporaneo con le sue angosce e le sue crisi. In entrambi i casi, queste riflessioni molto interessanti sembrano voler lasciar da parte il carattere problematico del romanzo stesso, dato che ogni defmizione che di esso si puo dare non puo che essere influenzata dal momento storico-evolutivo del genere. Entrambi gli autori preferiscono mantenere una prospettiva teleologica che, da una parte, non tiene conto dell'evoluzione e degli scarti macro/microscopici all'interno di questa defmizione (non sono menzionate opere recenti ma soltanto d'inizio secolo, come se il suo sviluppo si arrestasse al primo trentennio del Novecento, alia tanto feconda quanto dibattuta modernita, sebbene l'opera einaudiana si ponga obiettivi phi contemporanei) e, dall'altra, isola platonicamente il romanzo in un mondo ideale, quasi a volerne impedire le contaminazioni con la realta, quella attuale, da cui si nutre. Nel volerla consciamente ignorare, il rischio e di fossilizzare l'entita "romanzo" in una forma utopica a cui la
28 Italo Calvino, "Lezioni americane," in Saggi 1945-1985/Calvino. A cura di Marco Barenghi (Milano: Mondadori, 1995),717.
29 AA.VV, II romanzo, a cura di Franco Moretti (Torino: Einaudi, 2001).
storia del genere deve molto ma che, come diretta conseguenza, rende impossibile l'acquisizione di un orizzonte cognitivo che, per riprendere un concetto gadameriano, si muove mentre noi ci muoviamo,30 il quale necessita di essere continuamente ridefinito e ridiscusso. II romanzo, non e riducibile al solo desiderio di riflettere il reale,31 da cui trae nutrimento per articolarlo, ricrearlo e in un certo senso "riciclarlo", per renderlo al lettore complesso e frammentario, lettore che dovra assumere il compito di trovare una via d'uscita da questo garbuglio, lo gliommero gaddiano. Non si tratta piu di una raffigurazione stabile, ordinata secondo il senso di quella prospettiva rinascimentale di cui si parlava prima, bensi cosciente dell'essere paradossalmente ancorata al movimento perperuo di un flusso di eventi, al Jtavxa pei eracliano. II mondo diventa simile al labirinto, non piu ne classico ne manieristico,32 da cui era possibile trovare una via d'uscita, bensi inteso come una rete "in cui ogni punto puo essere connesso con ogni altro punto". Se nei primi due l'interno e l'esterno del labirinto sono ben definiti ed e possibile trovare una via d'uscita, nel terzo l'uscita che segna il passaggio tra interno ed esterno non esiste piu, e semplicemente impossibile trovarla. La conseguenza e che "chi viaggia deve imparare a correggere di continuo l'immagine che si fa di esso, sia essa una concreta immagine di una sua sezione, sia essa l'immagine regolatrice che concerne la sua strattura globale".34 La metafora del labirinto e importante perche segnala la mutata concezione del mondo. Essa ispirera anche Calvino come "una configurazione su molti piani ispirata dalla molteplicita e dalla complessita di rappresentazioni del
"Un horizon n'est pas une frontiere rigide, mais quelque chose qui voyage avec nous" Gadamer, Verite et methode. Les grandes lignes d'une hermeneutique philosophique, 266, e "L'horizon est au contraire quelque chose en quoi nous penetrans progressivement et qui se deplace avec nous", 326.
Inoltre, per il lettore italiano, questo concetto e stato ripreso in maniera esplicita da Antonio Tabucchi.
Confronta Ilfilo dell 'orizzonte (Milano: Feltrinelli, 1986)
31 Wladimir Krysinski, // romanzo e la modernita (Roma: Armando editore, 2003), 46.
32 Umberto Eco. "L'antiporfirio." In Ilpensiero debole, a cura di Gianni Vattimo e Pier Aldo Rovatti, (Milano: Feltrinelli, 1997), 76-77. "II labirinto classico e unicursale: come si entra non si puo che raggiungere il centra (e dal centra non si puo che trovare l'uscita) (...) II labirinto manieristico propone scelte alternative, tutti i percorsi portano a un punto morto, salvo uno, che porta alFuscita".
33 Ibid., 77.
mondo che la cultura contemporanea ci offre". Secondo l'autore, tutto quello che la letteratura puo offrire e l'atteggiamento migliore per trovare la via d'uscita "anche se questa via d'uscita non sara altro che il passaggio da un labirinto all'altro. E la sfida al labirinto che vogliamo salvare, e una letteratura della sfida al labirinto che vogliamo enucleare"36 spiega Calvino, quasi a fame il suo manifesto poietico. II romanzo si trasforma percio nel mezzo piu
adatto a raccogliere la sfida della prova cognitiva lanciatagli dal reale, in quanto forma piu prossima all'immediato e al presente. Tale forma attiva una combinazione delle problematiche alle quali l'opera si riferisce e che sottopone ad un trattamento narrativo e discorsivo alio scopo di rispondere agli interrogativi posti dal reale e dal sociale.37
II trattamento narrativo e discorsivo a cui si riferisce Wladimir Krysinski si manifesta non solo nelle tematiche dei romanzi che fanno parte del corpus di questo lavoro ma si riflette anche all'interno della struttura narrativa dei romanzi scelti che assumono una forma tanto paradossale e labirintica quanto il reale stesso. In queste opere le due assi portanti del discorso narrativo, la temporalita e la spazialita, si trovano modificate, non sono piu lineari, non seguono piu linee rette, bensi linee spezzate che si intersecano agganciandosi in figure complesse la cui geometria rimette in discussione ogni logica. Esse compiono salti logici che assomigliano a strani anelli (che definiremo in seguito) dove, come per magia, un livello narrativo si interseca con l'altro, contrawenendo alia logica gerarchica della narrazione. La nostra ipotesi e che proprio per questo contravvenire alia logica della narrazione, tali opere hanno una portata cognitiva che sconvolge l'orizzonte del lettore, costringendolo a rimettere in discussione le categorie gnoseologiche. Modificando la linearita della logica (narrativa) ne stravolgono la temporalita che diventa frammentaria, rivolta non solo alia discontinua ricerca memoriale del passato proustiano ma anche inglobante un futuro virtuale che ci obbliga a ripensare il
Calvino, Unapietra sopra (Milano: Mondadori, 1980), 115.
Ibid.
Krysinski, // romanzo e la modernita, 297.
passato stesso. Non trattandosi piu di concetti lineari, la narrazione letteraria si affranca dai limiti imposti da una lunga tradizione umanistica, assimilando immagini e modi di presentarsi caratteristici di quella realta virtuale a cui abbiamo accennato in precedenza.
Nei romanzi che prenderemo in considerazione, pur trattandosi di opere scritte da autori molto diversi, noteremo che viene utilizzata la stessa tecnica narrativa che fa uso di una figura retorica particolare chiamata metalessi. Nelle ricerche effettuate sulla metalessi che ha sollevato in anni recentissimi, soprattutto nell'ambito critico di impostazione prevalentemente narratologica francese (ma non solo) molti dibattiti interessanti, abbiamo osservato che quella che e sempre stata definita come una semplice figura retorica e in realta molto di piu. La metalessi non e cosi innocua come sembra a prima vista e, al contrario, ha una portata filosofica enorme che non e stata ancora messa pienamente in luce. Essa scardina la logica del racconto, lo insidia nella sua costituzione piu profonda. II che ha come conseguenza che il paradosso, diventato ormai un elemento costitutivo della struttura del testo, mina la costruzione dell'opera narrativa. Come esamineremo piu avanti, il paradosso gia nella propria etimologia assume l'idea di reazione davanti alia doxa, il concetto di resistenza nel tentativo di conciliare l'inconciliabile. Se, come afferma Gadamer,
"savoir veut toujours dire se tourner en meme temps vers les opposes. Sa superiorite sur la prevention par l'opinion consiste dans sa capacite de penser le possible en tant
T O
que possible", perche non considerare anche i mondi impossibili della letteratura e, nel caso specifico del romanzo, come un metodo di conoscenzal Se nel loro impianto essi fanno convivere opposti a prima vista illogici, non e forse proponibile l'ipotesi che questi testi diventino il luogo in cui viene rimesso in causa il sapere, dove se ne costruisca uno alternativo accogliendo un'istanza fortemente disturbante?
E che cosa significa qui accoglierel Di che tipo di ospitalita stiamo parlando e come
Gadamer, Verite et methode. Les grandes lignes d'une hermeneutiquephilosophique, 388.
puo essa farci riflettere non solo su problemi letterari ma anche sul mondo contemporaneo?
Dopo aver defmito e analizzato la teoria dei mondi possibili e impossibili da cui questo studio prende le mosse, ma alio stesso tempo se ne allontana per rincorrere altre preoccupazioni, ci soffermeremo sull'analisi del paradosso e della metalessi e cercheremo di capire come entrambi agiscano sul mondo possibile del racconto proprio daH'interno del testo stesso. In seguito, passeremo all'analisi dei testi dei tre autori: Italo Calvino, Roberto Vecchioni e Jadelin Gangbo che saranno esaminati in un'ottica comparatistica. All'analisi testuale, in cui verranno individuati i mondi impossibili, le metalessi e i paradossi presenti nel testo, verra affiancata una lettura che approfondira i rapporti e le contaminazioni tra letteratura e pittura, tra letteratura e musica e tra letteratura e migranza che si trovano investiti dalla ridefinizione dei concetti di mappa, tempo e migrazione. Confini labili tra concetti diversi che si intersecano, generando una proliferazione di discorsi dove per mantenere la rotta di questo progetto terremo come il punto di approdo il concetto di ospitalita generata dalla letteratura e nella letteratura, perche, come ha affermato Iain Chambers, "qualsiasi racconto e resoconto del mondo che e disposto a recepire il disturbo che sradica il senso di domus e ci invita a non sentirci a casa quando siamo a casa (...) al posto della consolazione assicurata del ritorno a casa, troviamo il punto di partenza perpetua per un viaggio che diventa esso stesso la destinazione".
Chambers, Una cartogrqfia sradicata, 69.