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5. Jadelin Mabiala Gangbo: il paradosso della scrittura migrante

5.2. Ai limiti del narrabile

5.2.2. Stravolgimento dei mondi finzionali

L'operazione di riscrittura dell'opera shakespeariana da parte di Jadelin Gangbo, con i suoi molteplici livelli narrativi e numerosi registri linguistici, costiruisce un'opera complessa e innovativa, unica nel panorama letterario italiano contemporaneo. A questo bisogna aggiungere l'utilizzazione della metalessi all'interno dell'opera che viene a scambiare i livelli narrativi in moltissimi dei capitoletti in cui e suddiviso il romanzo. L'artificio narrativo viene congegnato in

443 Ibid., 139.

444 Ibid., 139.

maniera interessante perche la transizione tra un livello narrativo e l'altro e effettuata dalla voce narrante in modo discreto, ovvero senza che lo stacco tra una storia e quella che da essa viene racchiusa sia troppo evidente, tanto che spesso il lettore si trova confuso e non capisce piu in quale mondo finzionale si trovi.

Sin dal primo capitolo il gioco narrativo e reso palese. Due trame si alterneranno lungo il romanzo. La voce narrante parla in prima persona e si rivolge fin da subito al lettore: "I giorni d'artista, Sire. E quello che cerco di raccontarvi, di quando mi sentivo ancora un artista, Sire (...) le mie giornate passavano simili a quelle di un bastardo, di un miserabile ibrido a cui piaceva stare accovacciato sul davanzale della finestra".445 II romanzo inizia con la descrizione della vita quotidiana del narratore che si dichiara "ruzzolato in pieno corpo nella malattia"446 quando a un angolo di strada gli pare di scorgere una certa Rometta. Due pagine piu avanti, egli la introduce: "il mio delirio ebbe inizio con la conta di Smut, faccia carnosa e occhiali spessi, mio Sire. Smut conta come contano le donne nel film di Greenaway, sul quale Rometta lavorava per una breve relazione".447 A cui seguono numerosi paragrafi dedicati alia vita della ragazza, descritta in terza persona in una narrazione tradizionale operata da un narratore onnisciente a cui si alterna una narrazione mimetica, nei dialoghi e nei discorsi diretti riportati dal narratore fra Rometta e le sue compagne di appartamento, come se la ragazza appartenesse alio stesso mondo finzionale.

A questo primo capitolo che ci introduce in due mondi finzionali, ne seguono altri incentrati soltanto sulla storia d'amore fra Rometta e Giulieo, fino a quando la narrazione si interrompe bruscamente e il narratore si descrive da solo, raccontando la propria vita, in piedi sulla balaustra del proprio balcone, intento ad osservare scene di vita quotidiana del proprio quartiere. Soltanto al capitolo sette, il narratore parla

Ibid., 13.

Ibid., 14.

Ibid., 15.

esplicitamente di se, della propria vita e racconta del proprio mestiere di scrittore, del fallimento del suo primo libro, La seconda volta di Clemente, e della difficolta d'interazione con gli altri se non con il suo manager, un certo Tonino, costretto su una sedia a rotelle. I due si incontrano e decidono la trama del nuovo romanzo del narratore-personaggio:

Alia fine della giornata avevamo partorito l'idea. Una storia d'amore, non una porcheria. Ce ne voleva una speciale, e piu uno gonfiava, piu l'altro si levava in aria.

"Si, qualcosa che superi Shakespeare..."

"Ambientato ai giorni nostri!"

"Un linguaggio arcaico!"

"Non proprio..."

"Un misto, allora."

"Di piu, amico."

"Un titolo, per Dio, un titolo" (...) Poiusci. (...)

Non chiedevo di meglio. Quello che cercavamo: Rometta e Giulieo.44* E in questo momento che viene svelato il carattere finzionale della parte del romanzo dedicata a Rometta e Giulieo. All'inizio ai due viene l'idea di creare Giulieo colombiano, ma la scelta cade piuttosto sulla nazionalita cinese, una scelta deliberatamente negativa perche i cinesi, secondo i protagonisti, "sono sparsi ovunque" e Giulieo avra fin da subito come caratteristiche di essere "un disagiato, un ladruncolo":449 per tutto il corso della narrazione gli saranno attribuiti tratti sgradevoli come un sorriso obliquo, occhi sfuggenti, poca iniziativa e molta furbizia in una descrizione piena di stereotipi.

448 Ibid., 36.

449 Ibid.

Rispetto alia creazione di Giulieo, Rometta non e altrettanto definita, tanto che non ne viene mai data una descrizione precisa. La narrazione pero procede rapidamente e presto si scopre uno strano fatto:

Aprii un file, battei in cima Rometta e Giulieo, e presi a scrivere cio che vi ho narrato poco fa. Continuai a battere per giorni e giorni (...) Fatto sta che Rometta e Giulieo si frequentavano ormai da piu di un mese e a me restava un certo pizzichio sulla punta della lingua, ma questo non importa per il momento. Trattengo dunque il mio sudore cospargendomelo in volto, Sire, mentre nella sera pungente e ventilata, Giulieo saliva le scale.450

In questa parte del romanzo la metalessi apre uno spiraglio nella narrazione in cui i due mondi, quello dell'autore e quello della propria storia, si alternano, a ritmo disuguale, ma restano tuttavia ancora separati e distinti.

Lo scrittore e sempre di piu ossessionato, mano a mano che la narrazione procede, dal suo personaggio femminile fino a quando egli stesso riconosce che "cio in cui mi ero imbattuto non aveva piu nulla a che vedere con l'editoria".451 Come in preda a un'allucinazione, Jadelin scrive la storia con il desiderio cocente di trovarsi insieme al proprio personaggio. Per questa ragione, come un deus ex-machina, allontana Giulieo con la scusa della morte della suora che lo aveva cresciuto e lo mette nei guai causando la morte di Baldassa, incolpando lo stesso Giulieo.

A pagina centosedici, avviene la vera metalessi, quella ontologica, in cui i livelli narrativi collassano. II tentativo di continuare a scrivere la storia porta il narratore a cercare Rometta:

Rilessi le ultime righe per cercarne un senso, le rilessi ancora e, prendendo a fumare, mi chiesi che fine avesse fatto Rometta, Sire.

Doveva essere in stazione, ma che dire. Non c'era. (...) La incontrai solo a tarda sera. Stava per entrare in un hotel e chiese a un ragazzo il

1 Ibid., 69.

nome di quel quartiere. Lui disse che non lo sapeva e domando a Rometta il suo. (...) Sorrisi, Sire, e le risposi. 5

Rometta resta stupita dalle parole che l'uomo le rivolge e gli chiede:

"Siete straniero? Parlate come tale, uomo dalla pelle scura..."

"Mi piace tutto questo! Lo straniero! Jadelin, lo straniero!"

"Cosa avete detto?"

Le feci vedere le mie mani. "Guardate, le mani dello straniero..." e d'impulso le toccai la pelle.

Lei corse all'interno deH'hotel mentre, come un serpente, osservavo un mondo nuovo intorno a me.

Mi seguite, Sire? Andai a casa mia; sapevo qual era: quella gialla di fianco a quella gialla. Avevo le chiavi. Non dovevo fare altro che entrare e stendere la carne sul materasso.453

Jadelin si risveglia il giorno successivo e quando decide di vestirsi, trova nell'armadio soltanto alcune tonache da prete. Due barboni dormono nella sua macchina e lo apostrofano con il nome di Don Lorenzo. La trasformazione e fatta: lo scrittore e diventato un personaggio del proprio libro, e entrato in un universo parallelo, quello del proprio testo in cui deve egli stesso accettare le regole

linguistiche che lo reggono al fine di potervi abitare.

Nel capitolo successivo, sempre sotto le mentite spoglie di Don Lorenzo, egli incontra Giulieo che cammina per strada e con la scusa di volerlo salvare, perche al corrente di cio che era successo al distributore di benzina essendone stato il testimone, lo invita a casa sua per offrirgli rifugio. Da questo momento in poi egli si dividera tra la propria casa in cui tiene "prigioniero" Giulieo e un albergo, dove alloggia Rometta, in cui anch'egli affitta una stanza. Con Giulieo mantiene il ruolo

452 Ibid., 117.

453 Ibid., 117.

del prete e del soccorritore che vorrebbe aiutarlo, con Rometta, sveste la tonaca e si trasforma in un giornalista.

II narratore che si trasforma in un personaggio non possiede un'identita stabile, al contrario sembra poter alternare la vera identita, quella del proprio mondo finzionale, appartenente a Jadelin, a quella del mondo fmzionale del proprio racconto, quella di frate Lorenzo. Al secondo incontro con Rometta, anche questo awenuto per strada, Jadelin la awicina con il pretesto di volerla aiutare mentre essa sta attaccando su un palo un volantino con il volto di Giulieo. II pretesto e semplice:

lui le racconta di averlo visto il giorno prima al distributore e quindi di poter testimoniare e mettere fine alia ricerca che la polizia ha incominciato sulle tracce del presunto assassino. Jadelin la conduce sul luogo del misfatto e le offre un passaggio fino a un telefono pubblico dove Rometta cerca di chiamare le proprie compagne di appartamento senza riuscirci. I due si separano per incontrarsi nuovamente il giorno successivo all'albergo quando Jadelin propone alia ragazza di cenare assieme. Dopo cena entrambi salgono alle loro stanze (scelte vicine dallo stesso Jadelin, regista di tutte le azioni). Rometta entra nella stanza dello scrittore che le propone di ballare con lui. Non appena si awicinano, e Rometta a rompere il silenzio: "Jadelin -mi sussurro all'orecchio- quella notte pioveva, pioveva forte, dal balcone io vi ho veduto".454 Successivamente, aggiunge di fronte a un Jadelin stupefatto: "Io so chi siete. Vi riconobbi gia la prima sera che vi incontrai, all'entrata dell'hotel, rammentate? (...) Voi dovete riprendere l'artifizio che andaste costruendo. Voi del fittizio amore che avete posto tra me e Giulieo, dovete eliminare anche l'ombra. Ve ne supplico... Cancellated455 Scoperto, di fronte a questa richiesta, lo scrittore scappa e rientra a casa dove trova Giulieo ad attenderlo, con una pistola in mano.

Giulieo lo minaccia e gli intima di portarlo da Rometta perche anche lui lo ha riconosciuto a causa della patente che aveva lasciato nelle tasche dei vestiti che gli aveva prestato. Alia fine di una tesa conversazione in cui lo scrittore rinfaccia al

Ibid., 149.

Ibid., 149.

proprio personaggio di non essere niente se non "un cumulo di lettere", Giulieo preme il grilletto:

Sicche sparo, Sire, Giulieo fece partire una minchia di pallottola, ma non fui io a cadere.

Entrambi, lui con un certo sgomento, io rallentato dalla spossamento, rimanemmo a guardare a terra, rantolante, con un foro sul lato della fronte, il vero Don Lorenzo.

Aprii gli occhi da sopra la mia scrivania. Fissai lo schermo del computer senza mettere a fuoco nulla. E pian piano con il cuore che cominciava a decelerare, lessi quanto scritto. 7

Lo scrittore esce dalla storia per ritrovarsi di fronte alio schermo del proprio computer al momento piu drammatico della narrazione e ritorna al proprio mondo, esterno ai fatti del racconto. Per tranquillizzarsi, il giorno dopo, decide di cancellare il file su cui ha scritto il romanzo ed esce di casa per andare in libreria a comprare un libro. Li avviene una cosa molto strana, un commesso gli rivolge la parola e gli chiede che cosa mai abbia in fronte alia cui domanda, egli risponde: "Dici questo segno? Una pallottola. Un cinese, mi ha sparato qui". Senza ulteriori spiegazioni, ritorna a casa e sullo schermo del computer ritrova l'icona del file che aveva cancellato poco prima: "Pensai che potesse essere un residuo, che mi fossi dimenticato di eliminarlo completamente, ma tolto questo, nessun altro pensiero poteva eludere cio che veniva a prospettarsi". 5 Curioso, clicca sul mouse e apre il documento. "Ero in debito, Sire. Era scritto su quello schermo: che io ero dannato perche ne veniva fuori musica dalla radio incassata al letto. Musica live, musica ilare, mi pareva di sentirla, Sire, dalla stanza in cui avevo alloggiato"460. Cosi Jadelin scopre che Rometta si e tagliata i polsi nella stanza da bagno dell'albergo in cui alloggiava. I personaggi in poche righe hanno preso il sopravvento e hanno scelto

456 Ibid, 153.

457 Ibid., 154.

458 Ibid., 161.

459 Ibid., 162.

460 Ibid., 163.

loro stessi il loro destino, una volta lasciati soli nel loro mondo finzionale. A quel punto Jadelin, dopo una breve conversazione telefonica col proprio manager e amico Tonino, apre la finestra e si mette in piedi sul davanzale:

Ero ancora il bastardo, il figlio di puttana sul davanzale di una finestra che guarda in alto e intravede le cose del cielo, poi china gli occhi e vede gli schiaffi del mare dove potrebbe esserci l'asfalto.

Toccava a me scegliere, Sire, toccava a me scegliere cosa vedere.

II mare o l'asfalto.

L'avrei deciso in volo. Capita aH'impatto.461

Con il volo di Jadelin si chiude il romanzo. Ma non gli interrogativi che restano al lettore a cui sembra essere lasciato il compito di dare un senso alia storia appena letta. Non solo, egli e portato ad interrogarsi sulla propria funzione ma anche sul proprio ruolo perche continuamente chiamato in causa nella narrazione di cui fa parte integrante data che il narratore, con le molteplici invocazioni al Sire, chiede continuamente il suo contributo attivo all'interpretazione della vicenda.