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Le Comunità alloggio per minori.

Nel documento Femminicidio e tutela degli orfani. (pagine 91-95)

CAPITOLO TRE

3.2 Le Comunità alloggio per minori.

In casi di grave pregiudizio per il minore il Tribunale per i minorenni può decidere di adottare come provvedimento quello dell’allontanamento del minore e l’inserimento presso una struttura di accoglienza, la comunità. La Comunità alloggio per minori va intesa non come spazio di puro contenimento, ma come struttura quotidiana capace di progettarsi a misura del bambino, proponendosi come spazio di passaggio, ma ricco di esperienze utili ad accompagnare il percorso dei bambini ospitati198.

Se nel passato la comunità per minori tendeva a configurarsi come una struttura quasi autosufficiente, oggi si è diffusa la consapevolezza che essa rappresenta, in realtà, una risorsa all'interno di una rete complementare di servizi, capace, di offrire ai bambini adeguate e mirate risposte ai loro bisogni, in termini di coerenza globale e di specificità al tempo stesso199. Occorre quindi essere consapevoli del ruolo di risorsa sociale della Comunità. La sua caratteristica principale è quella di porsi come ambiente di vita dove, appunto, quotidianità ed attività si integrano.

In questo modo ci appare centrale poter configurare la comunità come una struttura educativa dove la relazione quotidiana permette la manifestazione e la cura nel quadro di progetti che investono la vita reale dei bambini200.

198 Alessandrini G., Comunità di pratica e società della conoscenza, Carocci, 2007, p. 22. 199 Ibidem .

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La comunità dovrebbe quindi riproporre una clima familiare, senza simulare la famiglia, ma riproponendo esperienze di appartenenza e separazione, di autonomia ed unione in grado di sostenere affettivamente e materialmente il percorso di crescita dei bambini.

La struttura della comunità per minori esiste dunque per rispondere, in generale, ad un bisogno di tipo sociale, strettamente connesse ad esigenze educative, ovvero accogliere dei bambini in difficoltà che non hanno potuto trovare un contesto familiare equilibrato in grado di tutelare la sua crescita normale201. Il ruolo della comunità è dunque molto delicato trattandosi di bambini che presentano disagi, traumi, e problemi legati alla propria personalità. Appare prioritario impostare il progetto complessivo della comunità verso la progressiva valorizzazione delle capacità e potenzialità positive dei bambini, ponendo nuove basi per la conduzione di un'esistenza non marginale.

In altri termini, la comunità si deve organizzare attorno all'obiettivo di attivare dei profondi cambiamenti, significativi per l'utente, sul piano delle relazioni, delle abilità sociali, della personalità e dell'equilibrio affettivo.

Per raggiungere tale obiettivo, nel contesto della comunità per minori , bisogna tener conto di alcuni punti di riferimento fondamentali.

In particolare la relazione tra educatore e bambino deve essere posta in costante relazione con la conoscenza dei bisogni reali dei bambini.

Inoltre gli operatori della comunità devono riuscire ad articolare interventi mirati alle specifiche esigenze dei bambini in equilibrio con la realtà della vita comunitaria e la rete dei servizi esistente. In tutto questo è fondamentale l'elemento della co-progettazione con i ragazzi, che vanno coinvolti in un processo di progressiva consapevolezza degli obiettivi da perseguire per il loro stesso benessere202.

201 Ibidem.

202 D’Onofri E., Trani A., Minori in comunità. Accoglienza, educazione efficace e professionalità, Aracne editore, 2011, p. 66

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Inoltre la comunità deve essere in grado di offrire un contesto di normalità che sopperisca alle carenze affettive, relazionali, cognitive e prevenga l'emergere di disagi e comportamenti negativi proponendo forme di relazione e di attività fondate sulla valorizzazione delle relazioni positive e sulla cooperazione, l'ascolto ed il rispetto203.

E ancora la comunità affianca la famiglia, la scuola e gli altri servizi in un progetto di crescita del bambino ospitato. E’ chiaro che il sostegno della comunità deve essere necessariamente articolato ed in grado di affrontare le differenti situazioni.

Rispetto agli altri servizi del territorio il ruolo che la comunità dovrà assumersi è favorire il coinvolgimento di diverse realtà in un progetto più specifico e significativo per l'utente.

In questo senso la comunità deve anche assumersi tutte quelle funzioni affettive e materiali di riferimento proprie della famiglia e del rapporto con la madre. La comunità quindi attraverso la costante azione degli educatori, deve essere capace di offrire ai bambini un ambiente di vita ricco sul piano delle relazioni, delle opportunità di attività e della vita quotidiana.

Bisogna dunque aver cura dei ritmi di vita dei bambini rispettando i tempi di tipo organizzativo e quelli legati ai loro bisogni.

Ciò comporta la definizione di giornate tipo fondate sulla necessità di alternare momenti di attività più intense e momenti di attività più calme, situazioni più individualizzate e altre di gruppo, valorizzando allo stesso tempo le individualità ed i bisogni specifici di ciascun bambino.

Pertanto la priorità per il rispetto dei ritmi di vita assume per la comunità il significato di organizzare l'intervento educativo non a partire da astratte esigenze ma al contrario in base alla centralità dei bisogni dei minori stessi.

Inoltre la comunità si occupa della cura della vita quotidiana e nello specifico del riposo, i pasti, l'alimentazione, la toelette, la cura del corredo dei bambini. Il tutto rappresenta per questi un punto

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di riferimento per acquisire nuove autonomie, per sperimentare le proprie conoscenze, per migliorare o acquisire capacità motorie e relazionali204.

Non va dimenticato che, molto spesso, una quotidianità mal vissuta da parte dei bambini è fonte di chiaro malessere, di disturbo e disagio da superare proprio in comunità.

Cura della quotidianità significa anche lavorare per la costruzione di un sistema comune di riferimento fatto di piccole norme e di abitudini.

Tutto ciò connette questa sfera di relazioni con la ricerca di spazi di autogestione, di autonomia, di cooperazione non imposta da astratte normative, ma da una relazione reale con gli educatori.

Per favorire lo sviluppo delle potenzialità dei bambini sono praticate all'interno ed all'esterno della struttura d'accoglienza delle attività attraverso una dinamica progettuale che tenga conto dei loro desideri, delle loro possibilità reali, ma che propongano anche nuove esperienze e scoperte.

In ogni caso la comunità deve operare su tre dimensioni: della sfera immaginativa, della sfera costruttiva e della sfera ambientale205.

I bambini in difficoltà sono stati spesso abituati alla paura di provare, alla sfiducia nelle proprie possibilità, ad una disistima. Al contrario, è fondamentale poter rinnovare il concetto di sé attraverso delle attività costruttive. Agire in uno spazio divenuto familiare può aiutare a conquistare autonomie ed equilibri essenziali206.

La comunità in quanto luogo di protezione deve favorire e mantenere, laddove possibile, un collegamento con le famiglie d'origine o di destinazione dei bambini ospitati. Scopo del servizio non è la sostituzione definitiva della famiglia, ma di operare affinché il bambino possa ritrovare o creare un suo nuovo equilibrio.

In questa direzione è fondamentale un coerente lavoro di rete, sia con le altre istituzioni che con servizi sociali del territorio.

204 Alessandrini G., op. cit., p. 55. 205 Ibidem

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Sia che si tratti di un minore in affidamento temporaneo, di un minore in via di adozione, la Comunità deve poter rappresentare uno spazio di protezione e di tutela del minore in quanto tale. È possibile sostenere che la comunità attivi un processo di protezione quando è in grado di ridurre l’impatto del fattore di rischio tramite la riduzione di situazioni che implicano stress e disagio emotivo.

La comunità deve inoltre favorire l’instaurarsi di un sentimento positivo relativo alla stima di sé frutto della base sicura che è in grado di creare il vivere in comunità. La comunità può svolgere funzione protettiva quando gli educatori, svolgendo la funzione di adulti significativi, riescono a modificare i modelli operativi interni dei minori invertendone il senso e la direzione207. Quindi è molto importante il ruolo della comunità laddove i bisogni dei bambini devono essere accolti, prima ancora di qualunque attività, programma o intervento. Per un bambino è difficile pensare su se stesso e può imparare a farlo solo se c’è qualcuno che pensa per lui, che prepara per lui un immagine di adolescente e di uomo con la quale lui stesso possa scontrarsi, adattarsi e anche confrontarsi. In situazioni come quelle oggetto della nostra analisi, la comunità rappresenta dunque un luogo protetto dove il minore in difficoltà può sviluppare la propria personalità e vivere nel modo più sereno possibile. Cosi in seguito alla morte della propria madre e la conseguente detenzione del padre, il bambino può ricevere all’interno della comunità le cure e il sostegno di cui necessita.

Nel documento Femminicidio e tutela degli orfani. (pagine 91-95)