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Le leggi razziali e il censimento del 1938

La mostra Voci di carta. Le leggi razziali nei documenti della città di

Siena si inserisce nel progetto L’Italia a 80 anni dalle leggi antiebraiche e a 70 dalla Costituzione con l’obiettivo di approfondire, attraverso la

documentazione conservata a Siena, uno dei periodi più bui della sto-ria d’Italia (1938-1945), quello in cui la legislazione razzista limitando la capacità giuridica degli ebrei italiani li rese di fatto, sul piano sociale oltre che giuridico, cittadini di rango inferiore agli altri. L’indagine, rivolta alla documentazione conservata presso l’Archivio di Stato e al-cune istituzioni cittadine condivide con altri contributi presenti nel progetto, l’aspetto della memoria. Il tema “Perché nessuno dimenti-chi” all’interno del quale è inserito questo breve contributo, chiama in causa, infatti, direttamente l’istituzione Archivio di Stato come sogget-to deputasogget-to e tisogget-tolare della conservazione della documentazione, decli-nandolo dal punto di vista della memoria intesa come documentazione statale periferica e delle istituzioni ed enti della Città di Siena con fina-lità anche didattiche oltre che di approfondimento.

Le “leggi razziali”, insieme ad un articolato e complesso corpus di leggi e circolari complementari, furono emanate tra il settembre e il no-vembre del 1938. Sono tre i decreti principali, nn. 1390, 1728 e 1779 1, alla base della persecuzione antiebraica del regime fascista, ma furono oltre 180 le ‘norme’ che tra il 1938 e il 1945 furono rivolte a definire nettamente la distinzione della popolazione su base razziale 2: un

ela-1 Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia del 5 settembre 1938 con il R.D.Lgs. 1390

“Provvedimenti per la difesa della razza nella scuola fascista”; del 15 novembre 1938 con il R.D.Lgs. 1779, “Integrazione e coordinamento in un unico testo delle norme già emanate per la scuola italiana” e 17 novembre 1938 con R.D.Lgs. 1728 “Provvedimen-ti per la difesa della razza italiana”; Circolare prefet“Provvedimen-tizia n. 18 dell’11 gennaio 1938. In Archivio di Stato di Siena da adesso ASSI, Gabinetto di Prefettura, 4.

2 Sin dal 1933 la definizione di ‘ebreo’ da parte della Germania nazista fu basato

non sulla religione professata ma sul ‘sangue ereditato’, cioè sul principio del razzismo biologico. Inoltre, nessun governo europeo introdusse la categoria di ‘meticcio’. In Italia il principio dell’assegnazione alla ‘razza ebraica’ di tutti i figli di due genitori ‘di razza ebraica’ caratterizzò le leggi sugli studenti e sugli stranieri del settembre 1938, e fu sistematizzato, assieme al divieto di matrimoni ‘misti’, nel provvedimento

legi-slativo generale del novembre 1938. M. Sarfatti, La legislazione antiebraica fascista

borato processo legislativo che, se da una parte evidenzia la difficoltà di porre in essere questa operazione, al tempo stesso dimostra la tena-cità e la capillarità del potere nel portarla a termine 3.

Nel decretare l’espulsione degli ebrei da ogni aspetto della vita so-ciale si chiuse, per altro, drammaticamente, il processo di unificazione nazionale avviato con il Risorgimento 4.

La promulgazione delle leggi antiebraiche fu affiancata, infatti, dall’emanazione da parte dell’apparato statale di una innumerevole quantità di ordini ministeriali, circolari ‘telegrafiche’ ed altre disposi-zioni amministrative, tese ad illustrare determinate misure legislative, a coordinarle con la normativa preesistente, raramente ad attenuarne gli effetti. Una complessa macchina burocratica che circostanzia e spesso aggrava il dispositivo, o si sostituisce ad esso, innovando ed ampliando il regime persecutorio attraverso l’applicazione immediata di norme che successivamente vennero comprese in provvedimenti legislativi veri e propri, quando non furono del tutto prive di riferimenti diretti ai provvedimenti, e quindi espressione della illegalità prodotta dal re-gime, anche in ambito burocratico ed amministrativo 5.

A livello centrale, fondamentale fu l’approntamento delle strutture del Ministero dell’Interno cui era delegato lo studio e la messa in atto dei provvedimenti: l’atto più importante fu la trasformazione dell’Uf-ficio centrale demografico in Direzione generale per la demografia e la razza (Demorazza), nel luglio 1938 6. Attraverso le circolari,

principal-législation antijuive dans le contexte européen”, in “Revue d’Histoire de la Shoah”, n. 204, mars 2016, pp. 137-154.

3 Per una raccolta organizzata dei più rilevanti testi normativi, cfr. M. Sarfatti,

Documenti della legislazione antiebraica. I testi delle leggi, in La rassegna legislativa di Israel, gennaio-agosto 1988, vol. 54, n. 1/2, pp. 49 ss. Si veda anche G. Acerbi, Le leggi

antiebraiche e razziali italiane ed il ceto dei giuristi, Milano 2011, pp. 31 ss.

4 La storia dell’emancipazione degli ebrei italiani è stata ampiamente studiata ed

approfondita in testi fondamentali di E. Capuzzo, F. Della Peruta, S. Foà, V. De Cesa-ris ed altri. Sul tema si cita soltanto, per il carattere di raccolta di saggi il volume di E. capuzzo, Gli ebrei italiani dal Risorgimento alla scelta sionista, Milano 2004.

5 Impossibile riassumere l’amplissima bibliografia sull’argomento: per un preciso

riferimento al taglio della mostra si veda M. Sarfatti, La persecuzione degli ebrei

duran-te il fascismo, Le leggi del 1938, Camera dei Deputati, Roma 1998, partic. pp. 171-172 e

da ultimo Id, Gli ebrei nell’Italia fascista. Vicende, identità, persecuzione, Torino 2018.

6 R.D. del 5 settembre 1938, n. 1531, “Trasformazione dell’Ufficio centrale

demo-grafico in Direzione generale per la demografia e la razza” pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del Regno, n. 230, 7 ottobre 1938.

mente, il Ministero degli Interni vietò ad ebrei, anche se ‘discriminati’, di esercitare attività nel settore dello spettacolo come autori, tradut-tori, comparse, coristi e così via (18 giugno 1940), di venire ricoverati nei dormitori pubblici, di pubblicare i propri nominativi sugli elenchi telefonici (22 giugno 1941) o le inserzioni mortuarie e pubblicitarie nei giornali, di accedere ad archivi e biblioteche e perfino di partecipare ad associazioni per la protezione degli animali 7. Fu proprio un ordine di polizia, che non ricevette mai una conferma legislativa, a disporre il 30 novembre 1943 l’arresto generalizzato e l’internamento degli ebrei 8.

L’attuazione delle leggi “per la difesa della razza” trovò puntua-le applicazione anche a Siena coinvolgendo tutti i comparti della vita sociale, dell’istruzione, delle professioni. La normativa di emanazione centrale, pubblicata nella Gazzetta ufficiale, veniva recepita in ambito locale dalla Prefettura e, da questa, riproposta sistematicamente, nel giro di pochi giorni dalla ricezione agli uffici statali periferici, enti ed istituzioni del territorio della Città e della Provincia. Le fonti senesi, soprattutto il Gabinetto di Prefettura, disegnano un circuito estrema-mente capillare di lettere di accompagnamento – dal tono di semplici ma puntuali trasmissioni fino a complesse circolari esplicative e dispo-sizioni riservate – di normativa non legislativa del Ministero dell’Inter-no proveniente dalla Direzione generale Demografia e Razza e dalla Direzione generale della Pubblica Sicurezza. La Prefettura, quindi, quale autorità responsabile dell’attuazione delle disposizioni in provin-cia costituì il tramite necessario fra gli organi centrali e il territorio in tutte le fasi dell’accertamento, della determinazione della razza, delle ‘discriminazioni’ per benemerenza o negli altri casi specifici.

Risulta un’impressionante mole di lavoro umano e di produzione documentaria che si intensificò a partire dall’aprile 1939 con l’entrata in guerra dell’Italia, che testimonia l’inasprirsi della persecuzione, at-tuata attraverso l’applicazione in senso sempre più estensivo della nor-mativa tesa a decretare la separazione e l’allontanamento degli ebrei da ogni aspetto della vita sociale cittadina 9. In un crescendo di limitazioni

7 Circolare 10.1024/10089g del 15 gennaio 1941.

8 Ordine di polizia del Ministero dell’Interno della Repubblica Sociale Italiana, n.

5 del 30 novembre 1943.

9 Sull’argomento, anche per una disamina della documentazione presente a livello

centrale è sempre valido il contributo di m.l. San martini barrovecchio, Documenti

e divieti venne decretata l’espulsione degli ebrei stranieri dall’Italia (7 settembre 10) e, nei mesi successivi, l’emarginazione dal lavoro quale intervento principale di emarginazione sociale: gli ebrei italiani furono espulsi dagli impieghi pubblici, dall’insegnamento scolastico 11, ven-nero definite le limitazioni al diritto di proprietà, l’espulsione dall’e-sercito 12, dalle libere professioni, dal commercio 13. La quantità dei provvedimenti rileva l’accanimento amministrativo di cui gli ebrei fu-rono oggetto: espulsi da tutti i settori della società, fufu-rono destinati alla morte civile attraverso il freddo linguaggio amministrativo utilizzato per definire in maniera capillare le limitazioni dei diritti anche in ambi-ti all’apparenza risibili e secondari, come il divieto di commerciare libri usati o di possedere apparecchi radio 14.

Il regime fascista colpì per primo il settore dell’istruzione: una cir-colare del Ministero dell’Educazione del 9 agosto 1938 (n. 12336) ave-va vietato la nomina di insegnanti ebrei nelle scuole elementari e me-die, divieto poi confermato dalla normativa all’inizio di settembre 15, quando erano state promulgate anche le prime norme che escludevano gli studenti ebrei dalla scuola pubblica. Si trattò di una scelta

strategi-Italia Judaica, Gli ebrei nell’strategi-Italia unita 1870-1945, Atti del IV convegno

internaziona-le Siena 12-16 giugno 1989, [Pubblicazioni degli Archivi di Stato – Saggi 26], Roma 1993, pp. 152-163, particolarmente p. 156.

10 Il R.D.Lgs. del 7 settembre 1938, n. 1381, è uno dei provvedimenti principali della politica razziale del regime fascista: stabilisce chi possa essere considerato ebreo; vieta agli ebrei stranieri la permanenza stabile sul territorio metropolitano e coloniale, quindi dell’intero impero, e ne decreta l’espulsione; prevede la revoca delle cittadinan-ze concesse ad ebrei stranieri dopo il gennaio 1919.

11 Con il R.D.Lgs. del 5 settembre 1938, n. 1390, poi rifuso nel R.D.Lgs. del 15 novembre 1938, n. 1779 si decreta l’espulsione della classe docente israelita di ogni ordine e grado (oltre che di quella discente) dalle scuole pubbliche italiane.

12 Il R.D.Lgs. del 22 dicembre 1938, n. 2111, decretò l’obbligo di collocamento in congedo assoluto dei militari, ivi compresi gli ebrei ‘discriminati’.

13 In generale si veda La normativa antiebraica italiana sui beni e sul lavoro

(1938-1945) dal “Rapporto generale” della Commissione Anselmi, a cura della

Fondazio-ne Centro di documentazioFondazio-ne ebraica contemporaFondazio-nea (CDEC) in rete all’indirizzo http://www.cdec.it/home2_2.asp?idtesto=185&idtesto1=612&son=1&figlio=877&-level=2#_ftn9.

14 Circolare telegrafica n. 442.12038 del 3 marzo 1941.

15 Nell’ampia bibliografia di Annalisa Capristo, si veda almeno id., Il

coinvolgimen-to delle accademie e delle istituzioni culturali nella politica antiebraica del Fascismo, in

P.G. zunino (a cura di), Università e accademie negli anni del Fascismo e del Nazismo.

Atti del Convegno internazionale (Torino, 11-13 maggio 2005), Firenze 2008, pp. 321-341.

ca, tesa a sottolineare l’idea che ci si stesse adoperando per rigenerare la società italiana dal punto di vista fascista, come è confermato dal discorso tenuto da Mussolini il 18 settembre 1938 a Trieste e recen-temente disponibile in rete, in versione restaurata, grazie all’Istituto Luce e all’Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza di To-rino 16. Emblematiche le parole di Mussolini: «Per mantenere il pre-stigio dell’Impero» serve «una chiara e severa coscienza razziale che intendeva stabilire, non soltanto le differenze, ma delle superiorità net-tissime». Conclude il suo discorso affermando «che l’ebraismo mon-diale è stato durante 16 anni, malgrado la nostra politica, un nemico irreconciliabile del Fascismo». A differenza di altri paesi europei con legislazioni antisemite, nell’Italia del 1938 l’antisemitismo o comunque la disponibilità ad adottarlo, presenti nel dittatore e nel suo governo, fu meno condiviso dalla maggioranza della popolazione che non mani-festò violenze antisemite che in quel periodo, comunque, non furono incoraggiate nel territorio italiano da Mussolini 17.

Parallelamente alla legislazione “per la difesa della razza italiana” e, anzi, anticipandola di qualche giorno, si svolsero le operazioni di censi-mento della popolazione, gestite a livello centrale dalla Demorazza del Ministero dell’Interno 18. Il censimento rappresentò una vera e propria schedatura di carattere politico e non meramente amministrativo: non costituì, infatti, solo una raccolta di dati anagrafici, ma si ricercarono la condizione (commerciante, casalinga, ecc.), la provenienza, il matrimo-nio religioso e la religione del coniuge, l’eventuale data di iscrizione al partito fascista e le benemerenze patriottiche in ogni istituzione e settore cittadino: tutti gli enti, le accademie, le istituzioni pubbliche e private, i singoli uffici furono chiamati a rilevare l’eventuale presenza ebraica al proprio interno. Il Censimento fu uno strumento propedeutico ed

16 Discorso di Benito Mussolini a Trieste 18 settembre 1938, Archivio Nazionale

Cine-matografico della Resistenza onlus di Torino. Facente parte di un più lungo documen-tario che raccontava la visita di Mussolini in Friuli e Veneto nel settembre del 1938, è stato recuperato presso un privato dall’Archivio Nazionale del Cinema della Resistenza di Torino e successivamente restaurato in collaborazione con L’Istituto Luce.

Èil primo, e unico, documento nel quale si può sentire Mussolini annunciare

espli-citamente questi concetti. https://www.youtube.com/watch?v=IsoQdrnKDK4.

17 M. Sarfatti, Gli ebrei nell’Italia fascista, vicende, identità, persecuzione, ed. defi-nitiva, Torino 2018., pp. 223-229.

18 Confronta in generale e. collotti, Il censimento degli ebrei dell’agosto 1938, in

essenziale all’applicazione delle Leggi razziali dal mese successivo, nel quale possiamo individuare lo sviluppo materiale, spietato e persecuto-rio della macchina amministrativa: nella prima circolare del 22 agosto 1938 vennero sottolineate, attraverso le modalità di rilevazione dei dati con il coinvolgimento dei Prefetti, soprattutto la necessità di compie-re le operazioni con celerità, accuratezza e riservatezza. I tempi erano strettissimi: già il 24 agosto i risultati del censimento dovevano essere inviati a Roma. Gli elenchi vennero probabilmente compilati ‘ad orec-chio’ inserendo i cognomi tradizionalmente ebraici anche in assenza di dati oggettivi, come sembrano confermare la mole di richieste di accerta-mento e variazioni al censiaccerta-mento ed anche la cancellazione di nominativi tradizionalmente ebraici 19. A quella prima circolare, nel corso degli anni successivi, ne seguirono moltissime altre con richieste di aggiornamento dei dati. Presso l’Archivio storico del Comune di Siena si conservano le schede del censimento, sia la minuta compilata su base topografica che gli elenchi ufficiali redatti dopo ogni aggiornamento. Anche in que-sto caso, comunque, la documentazione può considerarsi di produzione statale, esercitando il Comune di Siena, per il territorio di competenza le funzioni delegate dallo Stato dei servizi demografici, ed attuando in qualità di Ufficio di Governo quell’attività di conoscenza capillare della popolazione richiesta dal Censimento.

A Siena furono censiti circa 220 ebrei residenti in città, ai quali se ne aggiunsero una ventina residenti nel territorio ed alcuni studen-ti stranieri. Il censimento collocava le persone nello spazio cittadino identificandole in base alle loro abitazioni e rappresentò lo strumento attraverso il quale il regime fascista poté attuare l’espulsione degli ebrei dalla società. Fornì, inoltre, i dati grazie ai quali la presenza ebraica fu circoscritta ad alcuni settori della società, e che, combinati con le leggi razziali, si rivelarono fondamentali nel 1943 per l’individuazione, l’ar-resto e l’avvio ai campi di sterminio.

La documentazione individuata in diverse istituzioni ed enti cittadini, come l’Accademia dei Fisiocritici 20, la Comunità ebraica 21 o

l’Univer-19 m.l. San martini barrovecchio, Documenti dell’Archivio di Stato di Roma, cit., p. 162.

20 Dell’ampia bibliografia si segnala in generale m. liSi, I fisiocritici di Siena: storia

di un’accademia scientifica. Accademia delle Scienze di Siena detta dei Fisiocritci, Siena

2004 ed il sito istituzionale www.fisiocritici.it.

sità degli Studi 22, e in alcuni archivi privati, in stretta corrispondenza con l’amministrazione statale periferica, restituisce, tra i molti possibili, alcuni aspetti delle conseguenze che le leggi razziali imposero sulla vita delle persone: l’allontanamento dalle scuole di ogni ordine e grado e dal lavoro, la restrizione nelle attività personali, lavorative e ricreative, nel possesso dei beni. Vi ritroviamo il chiudersi sempre più stretto del cerchio intorno alle persone, fino a non permetterne più lo svolgersi di una vita normale. I documenti, al di là della apparente ordinarietà dello stile e del linguaggio, raccontano uno dei periodi più drammatici della nostra storia nazionale, quello messo in atto a partire dal 1938, cosiddet-to della “persecuzione dei diritti”. Caratterizzacosiddet-to da una normativa mol-to dura, ma dalla quasi assenza di violenze fisiche dirette. Precede, dal settembre 1943, il “periodo della persecuzione delle vite”, durato fino a giugno-settembre 1944 nell’Italia centrale e fino all’aprile 1945 in quella settentrionale 23 ed è caratterizzato da arresti, internamenti, deportazioni e uccisioni evocati alla fine del percorso dai fascicoli personali degli ebrei senesi schedati dalla Prefettura tra il 1941 e il novembre 1943 24.

2. Seconda Parte