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2.2.1 Brevi cenni storici

Il 12 aprile 1984 nasce a Varese la Lega Autonomista Lombarda. L‟iniziale regionalismo etnico che contraddistinse i primi anni di vita della Lega e del suo leader Umberto Bossi si tramutò ben presto in un progetto politico fondato sull‟alleanza tra leghe regionali, con l‟obiettivo di trasformare lo Stato unitario italiano in un moderno Stato federale (www.leganord.org). La Lega Nord nasce ufficialmente nel dicembre del 1989, durante il 1°

Congresso Nazionale della Lombardia, dall‟aggregazione di sei movimenti autonomisti regionali operativi nell‟Italia settentrionale: Lega Lombarda, Liga Veneta, Piemonte Autonomista, Unione Ligure, Lega Emiliano-Romagnola e Alleanza Toscana. Era questa una coalizione che inglobava tutte le leghe che avevano partecipato alle precedenti Elezioni Europee sotto il simbolo di Alleanza Nord, legate dal comune obiettivo di ottenere un maggiore decentramento da Roma. Lo Statuto elesse come segretario federale Bossi e come presidente federale Franco Rocchetta. Nella prima metà degli anni ‟90, l‟assenza dei presupposti socio-economici determinò la fine della seconda fase leghista, segnata dalla lotta alla „colonizzazione romana‟ dell‟economia del Nord e l‟inizio di un nuovo percorso volto alla secessione della Padania, comprendente il territorio bagnato dal fiume Po, da uno Stato eccessivamente assistenzialista nei confronti di un arretrato meridione52. Frutto di questa nuova tendenza sarà la proclamazione della “Repubblica indipendente federale e sovrana della Padania” nel settembre del ‟96, corredata di atto costitutivo e relative carte dei diritti dei cittadini padani. La svolta secessionista divenne decisiva con la costituzione di un Parlamento del Nord53 svincolato da quello romano e l‟istituzione di un Ministero per la

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Istituzione politica in cui i padani poterono votare per eleggere i primi “deputati del Nord” in migliaia di gazebo-cabine elettorali. Ovviamente tutto questo non venne riconosciuto da Roma, ma per la prima volta veniva creato un parlamento parallelo formato da veri e propri “partiti”, tutti di matrice leghista, con un proprio ideale.

Figura 2.1. Simbolo della Lega Nord

Padania.

Fonte:

https://www.leganord.org/index. php/notizie/8791-la-lega-nord-e-il-

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Questione Settentrionale. Gli anni 2000 saranno scanditi dalla lotta per la „devolution‟, ovvero la ripartizione dei poteri alle regioni e ai comuni; questa diventerà legge nel novembre del 2005 ma verrà bocciata dal popolo nel referendum del giugno dello stesso anno. La prima decade del 2000 vedrà il federalismo fiscale come obiettivo principale all‟interno del programma politico leghista con l‟intento di conquistare più autonomia per le regioni, le provincie e i comuni affrancandosi una volta per tutte da Roma „ladrona‟54. Il percorso intrapreso da Bossi, d‟intesa con Berlusconi, si concluderà con il successo dell‟aprile 2009, anno in cui la proposta diventerà legge. Il momento favorevole per la Lega fu breve: a causa degli scandali che colpirono lo stesso figlio di Bossi senior e molti esponenti di partito, accusati di appropriazione indebita di finanziamenti pubblici, la Lega entrò in una fase di crisi accompagnata dalle dimissioni di Berlusconi nel 2011 e dalla perdita di molti voti nelle amministrative della primavera del 201255. Il segretario federale non resse il colpo e rassegnò così le dimissioni. Il comando passò a Roberto Maroni e con esso furono sostituiti tutti i vertici regionali bossiani che passarono il testimone ai maroniani Flavio Tosi in Veneto e Matteo Salvini in Lombardia. Quest‟ultimo diverrà segretario a sua volta nel 2013 e sarà riconfermato nel 2017.

È innegabile come la Lega in poco più di vent‟anni di storia sia passata da partito di nicchia, presente solo in poche amministrazioni, a nuova forza anti-sistema. La sua incessante ascesa e i recenti successi elettorali che la vedranno protagonista, hanno reso necessaria una trattazione critica; in particolare, verranno presi in esame i manifesti elettorali europei e nazionali nonché il suo Statuto costitutivo.

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https://www.leganord.org/ (accesso 19 giugno 2018).

55 La sconfitta più dolorosa fu quella di Milano dove Letizia Moratti venne sconfitta da Giuliano Pisapia.

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2.2.2. Lega Nord alle elezioni europee: analisi dei manifesti elettorali e dello Statuto

Partendo dalla dimensione ideologica, come riportato nella tabella sottostante (Tabella

2.1. Caiani, Graziano 2016) la relazione dicotomica “noi” vs. “loro” è rilevabile in tutti

e tre i manifesti elettorali più recenti (2004-2009-2014).

“NOI” N “LORO” N

2004

Padani 52 UE 58 Europa 45 Politica/Politici 24 Popolo/Popoli 44 Globale/multinazionali 18

Lega Nord 40 Altri paesi 14 Turchia 13

2009

Lega Nord 113 UE 55 Nostro Paese 74 Euro 41 Famiglia 58 Governo/Roma/Romani 31 Europa 48 Turchia/moschee 30 Italia 45 Globalizzazione 20 Nord 28 2014 Stati membri 61 UE 53 Europa 45 Turchia 38 Italia 25 Paesi terzi 29 Parlamento Europeo 20 Commissione Europea 23 Noi 17

Lega Nord 8

Tabella 2.1. Lega Nord (LN): Dimensione ideologica

Il riferimento al “popolo” (citato ben 44 volte nel 2004) è evidente sebbene vada a decrescere nel tempo ed è espresso differentemente nel corso degli anni: all‟inizio la categoria è descritta in termini di appartenenza etnica attraverso i numerosi riferimenti al “Nord” e alla “Padania” (52 volte nel 2004) che gradualmente si tramuterà in un generico popolo del “Nord” (28 volte nel 2009) inteso come area economica sfruttata dagli “altri” e poi in un popolo connotato a livello culturale e identitario (la Turchia

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considerata un Paese incompatibile con l‟Europa è menzionata 30 volte nel 2009 e 38 nel 2014).

Proprio nel 2014 il riferimento al Nord scompare ma il discorso della Lega assume toni comunque nazionalistici in difesa degli italiani contro un nemico che cambia a seconda delle circostanze appartenente alla generica categoria dei “loro”. Sotto questo appellativo troviamo riferimenti all‟“Europa” (l‟Unione Europea è citata 53 volte nel 2014), ai “paesi terzi” (da notare il riferimento agli “altri paesi” che raddoppia da 14 a 29 nel giro di pochi anni), alla “globalizzazione” (20 volte nel 2014) a cui la Lega contrappone la tutela dell‟identità culturale, e infine a “Roma/romani” (menzionata 31 volte nel 2009). Il riferimento alla capitale svanisce però nell‟euromanifesto successivo, sintomo di un cambiamento di

rotta del partito che ha preferito rivolgere la propria attenzione ad altre tematiche. Il rapporto popolo-élite viene elaborato secondo i parametri classicamente “populisti”. Questo riproduce infatti la relazione antagonistica tra il popolo „puro‟ e l‟élite „corrotta‟ che ritroviamo in tutti i discorsi tradizionalmente riconducibili al dominio populista. Il tema dell‟autoidentificazione del partito nella popolazione è oltremodo presente all‟interno del discorso leghista nei passi in cui questo si definisce “la voce del popolo” assieme all‟idea tipicamente populista del partito chiamato a combattere una battaglia per salvare il proprio popolo (Caiani, Graziano 2016). La Lega Nord (LN) individua due „Europe‟: un‟Europa dei popoli, virtuosa e saggia, contro un‟Europa delle istituzioni e dei “conti” (più specificatamente la Commissione Europea, la Banca Centrale Europea e la Corte Europea di Giustizia), che lasciano prevalere gli interessi del capitale su quelli dell‟individuo. Nel manifesto si rileva inoltre l‟elemento cospirativo perpetrato in modo particolare dalla macchina europea considerata un‟ideologia anti-democratica volta a smantellare il sistema dei diritti sociali. “La politica deve ritornare nelle mani del

popolo”, così la Lega si propone come guida ideale in grado di ripristinare la sovranità

popolare attualmente in possesso dell‟élite europea definita già dal 2004 una massa di “tecnocrati anonimi e invisibili”.

“La nuova Unione dovrà mettere in primissimo piano la sovranità del

popolo, che sarà prevalente rispetto a qualunque tipo di élite non

Figura 2.2. Manifesto elettorale Elezioni

europee 2004 Fonte: https://www.leganord.org/il- movimento/la-nostra- storia/manifesti?showall=&start= 1

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democraticamente eletta; da qui deriverà un ruolo prevalente delle istituzioni fondate sulla diretta espressione della volontà popolare rispetto ad altri organismi che, pur legittimi, derivino non da elezioni, ma da nomine o da interessi vari”.

La seconda dimensione analitica di riferimento è quella retorica. Nel manifesto del 2004 della Lega si riscontra una continua delegittimazione dell‟“altro” (l‟establishment politico o i partiti politici), sia a livello europeo quando si rivolge a un‟“élite non

democraticamente eletta” sia a livello nazionale. In particolar modo nel manifesto del

2009 si scredita il sistema sovranazionale europeo affermando che “Il trasferimento

progressivo di sovranità e competenze verso l‟alto sta contribuendo a spogliare i popoli d‟Europa della loro voce”. La squalifica di Bruxelles, definita un “impero medievaleggiante” nell‟euromanifesto del 2014, è combinata con una conseguente

legittimazione di un nuovo ordine dove “i popoli d‟Europa vogliono essere attori diretti

nelle decisioni politico-istituzionali che li riguardano”.

Per quanto concerne lo stile comunicativo questo si distingue per la sua immediatezza e schiettezza (fatta eccezione per il manifesto del 2009 dove assume un aspetto più istituzionale). “Riconsegniamo la politica nelle mani del popolo” così i leghisti entusiasticamente arringano alla folla con un linguaggio decisamente “taboo breaker”, pensato cioè appositamente per rompere gli schemi e i formalismi. Per fare questo il linguaggio leghista mira alla semplificazione e allo snellimento sia dei discorsi che delle procedure in senso strettamente operativo.

Non mancano i riferimenti a sentimenti di paura ed emergenza quando descrivono il popolo “a rischio”, “violato”, “oppresso” dall‟Ue, bisognoso di essere “difeso” da qualsiasi “attacco esterno”. (Caiani, Graziano 2016). I toni apocalittici sono evidenti nella premessa del manifesto elettorale del 2014 che paragona la presunta “crisi attuale

alla grande depressione del 1929” ma già il manifesto del 2009 è costellato da un

onnipresente tono allarmistico: “Il nostro Paese ha un urgente bisogno di riforme”, “I

recenti fatti di sangue che bagnano tristemente il suolo italico, non sono altro che la punta di un iceberg”, “urgono provvedimenti drastici”, espressioni e affermazione

mirate a seminare panico e urgenza d‟azione.

Giungendo infine all‟ultima dimensione, ovvero quella organizzativa, traspare senza difficoltà una struttura di tipo gerarchico tra i membri del partito più il suo lea der e gli elettori. Per un‟analisi più approfondita risulta d‟essenziale importanza la consultazione

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dello Statuto del partito (2015). Questo consente di svolgere le dovute osservazioni riguardo l‟apparato gerarchico vigente; spicca tra tutti la leadership personalistica del leader, Umberto Bossi, “il padre fondatore della LN che è nominato ad vitam”. Esso è il “garante dell‟unità della Lega Nord e promuove con ogni idoneo mezzo, l‟identità

padana” (art. 14). La nomina a vita del leader lo rende una figura carismatica all‟interno

del partito, investito da legittimità divina e il suo ruolo non è mai supervisionato da altri membri. L‟assetto organizzativo-istituzionale del partito si presenta dunque caratterizzato da una leadership personalistica e da un modello ordinato gerarchicamente (Caiani, Graziano 2016).