La breve parentesi dedicata al dibattito accademico sul populismo ha evidenziato l‟effettiva assenza di un consenso univoco sulla sua definizione. Ciò che indubbiamente ha contribuito alla sua indeterminatezza è stato l‟utilizzo abusivo del termine nel discorso politico. In particolare, questo ha trovato applicazione all‟interno di fenomeni storici (movimenti, regimi, partiti) e archi temporali differenti. La vasta gamma di attributi assegnatigli, ha reso la concettualizzazione teorica del populismo alquanto eterogenea. Questo è stato definito come:
a) una “thin-ideology”(Mudde, Kaltwasser 2017) che considera la società divisa in due gruppi antagonistici, il „popolo puro‟ e la „corrotta élite‟, la quale sostiene l‟idea di una politica espressione della volonté générale del popolo;
b) una “retorica” politica caratterizzata da un uso strumentalizzato del risentimento e dalla delegittimazione del potere costituito;
c) un tipo di “organizzazione” contrassegnato dalla presenza di un leader carismatico (pensiamo a Haider, alla Le Pen, a Salvini);
d) uno speciale “stile comunicativo” che, con i suoi toni passionali e privi d‟intermediari, mira all‟abbattimento del politically correct (Caiani, Graziano 2016).
1.5.1. Il metodo secondo Caiani e Graziano
Lasciata la dimensione teorica per addentrarsi nel territorio della ricerca empirica, si viene travolti dalla presenza di numerosi movimenti presunti populisti difficili da definire se ci si affida a un criterio in particolare.
Dal momento che la letteratura è disseminata di definizioni usate per qualificare i partiti in maniera categorica (ovvero se un partito è populista o no), un‟analisi empirica potrebbe risultare utile per proporre un approccio più graduale in materia, studiando concretamente la possibilità per i partiti di unire assieme i principali attributi. Questo consentirebbe di considerare il populismo non più come un qualcosa di statico (tendenzialmente patologico), bensì un fenomeno verificabile e misurabile. Trattandosi di un‟area quasi interamente inesplorata, Caiani e Graziano sono stati tra i primi a voler misurare il „grado di populismo‟ all‟interno dei partiti focalizzandosi nello specifico
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sullo spettro politico italiano (Caiani, Graziano 2016). La novità metodologica consiste nell‟adozione di una concettualizzazione „radiale‟ del populismo che detiene al centro una definizione minima, ovvero l‟ideologia ristretta muddiana (a), prosegue con una retorica polemica nei confronti dell‟establishment al potere, volta a legittimare una nuova classe di attori politici (b), continua con uno stile comunicativo diretto e anti- convenzionale (c) e termina mediante un‟organizzazione leader-centrica del potere all‟interno del partito (d). Secondo i due studiosi le quattro dimensioni sopracitate, corredate di appositi indicatori, possono essere sfruttate per misurare il livello di populismo presente nei movimenti politici italiani. Servendosi di “yoshikoder”, una piattaforma per l‟analisi di contenuti testuali multilingue, i due ricercatori hanno condotto uno studio dei manifesti delle ultime tre elezioni europee (precisamente 2004- 2009-2014) e degli statuti costitutivi di ciascun partito. L‟analisi “quantitativa”, consiste nell‟attribuzione di indicatori ad ognuna delle quattro dimensioni riportate nella tabella sottostante (Tabella 1.1. Caiani, Graziano 2016) e a ciascuno di questi un punteggio (0- 1); si ottiene così un risultato complessivo valido per il partito che verrà confrontato sia negli anni che con altri partiti in modo da costruire un vero e proprio indice (“Index”) di populismo.
Per quanto concerne l‟analisi “qualitativa” sono state prese in considerazione ulteriori specificazioni per ogni variabile esaminata. Ad esempio per poter determinare il grado di personalizzazione di un partito nella dimensione “organizzazione” sono stati utilizzati come parametri di riferimento: il regolamento relativo alla nomina e alla destituzione del leader, le sue mansioni paragonate a quelle di altri membri del partito e così via. Caiani e Graziano, hanno rivolto la loro attenzione ai sette maggiori partiti italiani che nel corso degli ultimi anni hanno ottenuto più seggi nel Parlamento Europeo: la Lega Nord (LN), Unione di Centro (UDC), Italia dei Valori (IDV), Forza Italia (FI) Partito Democratico (PD), Rifondazione Comunista (RIF), Movimento 5 stelle (M5S).
I due studiosi hanno prediletto l‟analisi di manifesti elettorali europei in quanto intenzionati a fare nuova luce sull‟Euroscetticismo, fenomeno considerato profondamente interconnesso con il populismo; non a caso entrambi sono stati spesso ritenuti patologie delle democrazie moderne che dovevano essere sconfitte piuttosto che manifestazioni politiche da comprendere e verificare (Caiani, Graziano 2016). Ai fini della ricerca sarà però interessante e proficuo ampliare gli orizzonti, vertendo l‟analisi quantitativa a materiale attinente la dimensione non esclusivamente europea ma anche nazionale.
52 Tabella 1.1. Caiani, Graziano 2016
Attributi Descrizione Indicatori (0-1)
RETORICA
Strumentalizzazione di diffusi sentimenti pubblici di ansia e disillusione.
Esaltazione del lato „redentivo‟ della politica (vedi Canovan 1999);
Il potere della gente comune contro la legittimazione dell‟establishment politico vigente;
Sfida sia all‟establishment politico ed economico sia ai valori delle élite sostenuti dai media e dagli accademici (Canovan 1999);
L‟obiettivo principale è delegittimare le esistenti strutture di articolazione e aggregazione di interessi.
Delegittimazione delle istituzioni politiche
Delegittimazione degli altri attori politici e delle loro proposte
Legittimazione di nuovi attori politici
IDEOLOGIA
Società divisa in due gruppi omogenei e antagonistici (il popolo „puro‟ vs. la „corrotta‟ élite;
I manifesti devono proporre il ripristino di una relazione diretta tra governanti e governati;
Riferimenti al „popolo‟ (gente comune, uomini ordinari) Riferimenti alle élites Relazioni antagonistiche Teorie cospirative
ORGANIZZAZIONE
Presenza di una leadership carismatica che incorpora la volontà del popolo ed è in grado di parlare a suo nome;
taboo-breaker che combatte contro la falsa correttezza politica;
Menzioni dirette del leader Descrizioni riguardanti il ruolo del leader
Relazioni tra leader e i membri del partito
Poteri menzionati nello Statuto
STILE DI
COMUNICAZIONE
Strategia di „mobilitazione politica‟ senza ricorso a intermediari;
Appello a emozioni di paura ed entusiasmo; Adozione di uno stile demagogico e riferimenti a risentimenti, offrendo soluzioni semplici a problemi complessi;
Campagna dallo stile anti-convenzionale
Riferimenti a odio
Soluzioni semplici a problemi complessi
Appello a paure e entusiasmi Stile diretto, informale e non istituzionalizzato.
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