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4.2. PODEMOS

4.3.3. Podemos alle legislative del giugno 2016

A seguito della paralisi del Parlamento causata dal flop delle elezioni del dicembre 2015, il re Felipe IV ha ritenuto opportuno indire nuove elezioni.

Eppure, nonostante le grandi aspettative, anche le elezioni del 26 giugno 2016 si sono rivelate un nulla di fatto. Il Partito Popolare di Mariano Rajoy si è aggiudicato nuovamente la vittoria (33,03%) ma senza maggioranza assoluta (anche se con 14 deputati in più) davanti al Psoe (22,66%), Podemos (21,10%) e Ciudadanos (13,05%)88. I risultati hanno visto tramontare il sogno di Podemos di diventare il primo partito della sinistra superando i socialisti, e candidarsi alla guida del governo. Infatti, sebbene i primi exit-poll avessero proiettato il partito di Iglesias davanti al PP e allo Psoe, i risultati reali hanno rovesciato mano a mano l‟esito finale riconfermando Rajoy

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https://resultados.elpais.com/resultats/eleccions/2016/generals/congreso/index.html (accesso 11 settembre 2018).

Figura 4.4. Manifesto elettorale di Podemos per le legislative del giugno 2016

Fonte: http://www.europapress.es/nacio nal/noticia-26j-cartel-unidos- podemos-mezcla-rostros- podemos-referentes-coaliciones- garzon-colau-oltra- 20160609210127.html

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come vincitore delle politiche. Il partito già dalla premessa spiega come il programma abbia mantenuto grosso modo la stessa impostazione di quello presentato nel dicembre dell‟anno precedente e di come abbia provveduto ad aggiornarlo dal punto di vista delle memoria economica in previsione dei cambiamenti che hanno interessato il Paese negli ultimi mesi.

Partendo dalla dimensione ideologica, il mondo del “lavoro” e di tutto ciò che lo riguarda rimane al centro degli obiettivi programmatici del movimento. E‟ importante ribadire come Podemos sia nato originariamente per protestare contro la crisi economica che ha colpito la Spagna nei primi anni Duemila, la quale ha provocato delle ricadute soprattutto nell‟occupazione e nei risparmi privati.

Assicurare la pienezza dei diritti, la fine delle discriminazioni e delle ingiustizie rimane il fulcro della missione di Podemos, volta a garantire una vita dignitosa al “cittadino” (menzionato 169 volte) e nello specifico al “lavoratore” (citato nelle sue diverse derivazioni ben 194 volte), qualunque esso sia: “impiegato” (106 volte), “dipendente” (20 volte), “studente” (5 volte) o “imprenditore” (insieme ai riferimenti all‟impresa e derivati compare 149 volte nel documento). Garantire l‟“uguaglianza” (presente 109 volte nel testo) e la parità nella “collettività” (30 volte) tutta, continua ad essere una delle priorità principali di Podemos, in linea con l‟orientamento ideologico del partito. Come nel programma del dicembre 2015 anche in quello del 2016 si osserva una notevole concentrazione di richiami alla dimensione “nazionale”; la connotazione fisica del Paese avviene sia mediante ricorsi a termini generici quali “territorio” (ricorre 77 volte), “nazione” (98 volte) o “Paese” sia nominando direttamente la “Spagna” (249 volte) in quanto “Stato” (157 volte).

Anche la delimitazione dell‟“Altro” mantiene gli stessi tratti del programma scorso. L‟avversario principale è infatti l‟“Unione Europea” (menzionata in totale 34 volte) e le istituzioni rappresentative; in particolare il “Parlamento” (nominato 3 volte), la “Commissione Europea” (6 volte), il “Consiglio Europeo” (1 volta) e soprattutto la “Banca Centrale Europea” (la quale ricorre 7 volte) nei cui confronti sono indirizzate le peggiori accuse. Questo è in parte motivato dalla posizione ricoperta da tale istituzione nel sistema bancario sovranazionale europeo; situata al vertice, è la principale responsabile del coordinamento delle “banche” (nominate 57 volte) nazionali. Queste ultime sono accusate da Podemos di una condotta poco etica e umana che ha ridotto al lastrico i risparmiatori privati. Il tutto va ricondotto a una polemica rivolta al sistema speculativo “finanziario” (menzionato 95 volte) e a quello delle “multinazionali” (7

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volte) che starebbero danneggiando l‟economia reale, le piccole e medie imprese nonché i consumatori.

“NOI” N “LORO” N

Giugno 2016

Spagna – Spagnolo/i/a/e 249 Amministrazione/i – Amministrativo/i/a/e 137

Lavoro – Lavoratore/ice – Lavorativo 194 Unione Europea (UE) – Europeo/a/i/e 136 Persona/e 169 Finanza – Finanziario/i/a/e 95

Cittadinanza – Cittadino/a/i/e 169 Banca – Bancario/i/a/e 57

Nostro/a/i/e 165 Partito/i 53 Stato 157 Straniero/i/a/e 44

Impresa/e – Imprenditore/i – Imprenditoriale 149 Ingressi 44 Democrazia – Democratico/a 143 Migrazione/i – Immigrazione – Migrante/i 42

Uguaglianza/e – Disuguaglianza – Equità 109 Loro 21 Impiegato/i – Impiego/i – Disoccupazione 106 Comunitario/a 12 Podemos 99 Criminale/i 9 Nazione – Nazionale – Nazionalità 98 USA 8 Famiglia/e – Familiare/i 94 Germania 7 Terra/e- Territorio/i – Territoriale/i 77 Multinazionali 7 Governo 76 Paesi/Governi/Stati (Altri) 7 Comunità 76 BCE 7 Infanzia – Infantile/i 72 Commissione Europea 6 Trasparenza – Trasparente 63 Istituzioni Ue 5 Donne 60 Parlamento Europeo 3 Industria/e – Industriale/i 53 Lobbies 3 Popolo – Popolazione – Popolare/i 49 Consiglio Europeo 1 Collettività – Collettivo/i/a/e 30 Casta 1 Europa – Europeo/a/e/i 25 Gente 21 Dipendenti 20 Consumatore/i 17 Adolescente/i 14 Genitori 11 Uomini 11 Alunni 11 Funzionari 10 Adulti 10 Studenti 5 Operai 2 Agricoltori 2 Sovrana 2

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Tornando al discorso dell‟“Altro”, la raffigurazione del nemico che, nella stragrande maggioranza delle invettive populiste ricade sull‟“immigrato” (presente nel documento 42 volte) o più generalmente sullo “straniero” (44 volte), non avviene nel programma di Podemos. Pur essendo un tema profondamente dibattuto, il movimento di Iglesias, avendo adottato una linea basata sulla solidarietà e il rispetto dei diritti umani continua a prediligere, anche nel programma del giugno 2016, una condotta umanitaria e tollerante all‟insegna dell‟integrazione e dell‟accoglienza.

Per quanto concerne la sfera retorica, risulta immutato il livello di autolegittimazione democratica che Podemos aveva già espresso nel programma di pochi mesi prima. La legittimità contenuta nell‟azione di Podemos deriva dal fatto che il testo è stato redatto in collaborazione con migliaia di persone; infatti, il documento viene considerato un vero e proprio contratto stipulato con i propri elettori contenente dunque un carattere più vincolante rispetto a un programma standard.

Come tutti i programmi populisti Podemos ritrae uno scenario corrotto e logorato dalla corruzione e dalla cattiva amministrazione. Si mantiene così anche nel programma di giugno una dicotomia tra il popolo puro e autentico contro l‟élite corrotta al potere. Per combattere tutto questo il partito s‟impegna a intraprendere una vera battaglia contro la corruzione, a difesa della trasparenza e della buona gestione amministrativa. Podemos promette di ripulire l‟attività politica da quell‟ombra che ha reso la popolazione più diffidente e reticente nei suoi confronti mediante una serie di provvedimenti tra cui la semplificazione amministrativa, l‟incompatibilità tra gli incarichi politici e quelli amministrativi:

“Sarà chiarita l‟incompatibilità tra gli uffici politici e gli alti incarichi

dell‟Amministrazione. Sarà bloccato l'accesso degli ex incaricati ai consigli di amministrazione di aziende che operano in settori strategici. Saranno eliminati i privilegi degli eletti. Le "pensioni d'oro" saranno eliminate. Sarà proposta una nuova legge sul finanziamento dei partiti politici. Sarà drasticamente limitato il finanziamento bancario di partiti politici”.

Sempre in ambito corruzione, il movimento di Iglesias s‟impegna a rivoluzionare il sistema bancario e finanziario sovranazionale e di conseguenza nazionale attraverso una riformulazione della Banca Centrale Europea, l‟eliminazione del segreto Bancario e la creazione di un‟Agenzia fiscale internazionale per lottare contro l‟evasione fiscale:

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“Promuoveremo la piena separazione tra banche al dettaglio e banche

d‟investimento. Questa separazione servirà a evitare situazioni di rischio morale che si verificano con riguardo alle attività speculative legate all'investment banking che possono minacciare la solvibilità dei depositi al dettaglio […] Istituiremo un corpo pubblico di carattere statale per la protezione del consumatore”.

Si ribadisce inoltre il bisogno di riformare le istituzioni europee dall‟interno al fine di ampliarne la legittimazione democratica di cui l‟Unione Europea è carente.

Al fine di sugellare la propria legittimazione democratica Podemos ripropone, come nel dicembre 2015, l‟introduzione di nuovi strumenti di partecipazione diretta del popolo al processo decisionale, primo fra tutti il referendum, lasciando ai cittadini la facoltà di giudicare l‟operato dei rappresentati eletti e poterli eventualmente revocare dall‟incarico:

“Sarà possibile avviare, dopo due anni di mandato, un processo di

revoca dei cittadini del governo in caso d‟inadempimento del programma. Su iniziativa di 158 deputati e del 15% delle firme del censimento elettorale, si potrà indire un referendum vincolante in cui verrà chiesto ai cittadini se tenere o meno nuove elezioni per il mancato rispetto del programma di governo”.

Il programma prevede inoltre un ulteriore coinvolgimento del popolo chiamato a esprimere la propria opinione in merito a un eventuale cambiamento costituzionale:

“Sarà aperto un dibattito cittadino per discutere l'inizio di un processo

di cambiamento costituzionale in grado di modificare i quadri economici, sociali, politici, territoriali e istituzionali definiti nel testo del 1978”

Elementi di delegittimazione sovranazionale si riscontrano nella sezione dedicata alla “democrazia europea” all‟interno della quale il partito ambisce a una riconfigurazione delle istituzioni europee mediante l‟ampliamente del controllo democratico, prima fra tutte la Banca Centrale Europea, i cui obiettivi dovrebbero essere riorientati alla creazione di maggior impiego:

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“Verrà promossa una riforma delle istituzioni europee volta a

democratizzare i processi decisionali e le politiche economiche nella zona euro. Sarà promossa anche la riforma degli statuti della Banca centrale europea (BCE) affinché includa tra i suoi obiettivi il mantenimento di un adeguato livello di attività economica e la creazione di posti di lavoro, in modo da integrarla tra le istituzioni che applicano la politica economica in modo coordinato e sotto un vero controllo democratico.”

Dal punto di vista comunicativo salta subito agli occhi un cambiamento grafico e stilistico del formato del documento. Lo stesso partito anticipa nell‟introduzione di aver rinnovato l‟impostazione estetica del programma adottando un approccio alternativo:

“Hai davanti ai tuoi occhi il contratto che firmeremo con il nostro

paese il prossimo 26 giugno. È una ristampa del nostro programma elettorale in un formato poco convenzionale. Crediamo che raccontare le cose in un altro modo possa servire affinché più persone conoscano le proposte con le quali vogliamo cambiare il nostro paese, in modo che più persone capiscano perché noi crediamo che si può.”

Il programma appare suddiviso in sezioni, ciascuna delle quali è assimilata a una stanza della casa. Questa scelta stilistica può essere ricollegata allo stile linguistico e comunicativo del partito che preferisce proseguire lungo la strada della semplicità e dell‟immediatezza piuttosto che adottare turpiloqui o sofisticatezze retoriche tipiche del linguaggio dei politici mainstream.

Il documento parlando attraverso le immagini riesce a trasmettere in modo più efficace e diretto il suo messaggio elettorale diventando comprensibile per tutti gli elettori, nessuno escluso. Lo stile linguistico rimane essenziale e arriva dritto al punto; esso difatti predilige la brevità e la concretezza, sia nell‟esposizione del problema che nella sua risoluzione. Ripercorrendo gli stessi passi del programma del 2015, anche in quello di giugno sono molto le soluzioni, probabilmente troppo semplicistiche, suggerite per risolvere questioni complesse; nello specifico, permangono le promesse di alzare i salari minimi, abolire le discriminazioni, elaborare un catalogo di servizi sociali assicurati per tutti, abbassamento dell‟età pensionabile, lotta all‟evasione fiscale e alla

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disoccupazione, miglioramento del grado di efficienza e trasparenza degli istituti pubblici e bancari.

A differenza della maggior parte dei discorsi di matrice populista quello di Podemos non sconfina mai in una campagna xenofoba o sessista. Così come France Insoumise, Podemos parteggiando per i diritti umani, non riduce lo straniero a un capro espiatorio, alla causa di tutti i mali della società. al contrario il partito spagnolo prende le sue parti, ne promuove la tutela, il diritto all‟asilo e boccia le espulsioni immediate.

Un‟ulteriore tecnica propriamente populista è la scelta di dipingere uno scenario, quello attuale, come disastroso e decadente, a cui viene contrapposta una via d‟uscita, un‟alternativa vincente:

“Il prossimo 26 giugno abbiamo l'opportunità - insieme con i nostri

figli e le nostre figlie, insieme ai nostri genitori - di scrivere il capitolo decisivo della storia recente del nostro paese: quel capitolo in cui scegliamo se continuare a difendere la politica che abbiamo conosciuto fino ad ora oppure decidiamo di unirci al paese nuovo che sta cominciando. Il 26 giugno non restare indietro: unisciti al paese che viene!”

Quello che si prospetta dinanzi agli occhi degli elettori è un quadro che sintetizza tutte le paure e le delusioni del popolo, insoddisfatto dalla realtà politica corrente, desideroso di un cambiamento. Podemos in questo si manifesta abile a offrire ai cittadini ciò che vogliono; il movimento guidato da Iglesias promette novità, un cambio di rotta che donerà alla Spagna un nuovo avvenire.

In riferimento all‟ultima dimensione, quella organizzativa valgono le stesse assunzioni svolte durante l‟analisi del programma per le elezioni europee 2014 (si veda paragrafo 4.3.1.).

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4.4. CONSIDERAZIONI FINALI

Il partito di Iglesias nasce in un momento storico delicato, una fase in cui la Spagna si trova nel pieno di una delle peggiori crisi economico-finanziarie della sua storia. In un Paese paralizzato dalla recessione, dal tracollo finanziario e dalla disoccupazione, si fa strada un partito-movimento in grado di dare voce alla rabbia e all‟insofferenza del popolo spagnolo.

Podemos, dal momento della sua formazione ad oggi, ha conservato una coerenza complessiva nella sua azione sia politica che programmatica. L‟analisi dei programmi elettorali presentati durante le europee, le politiche del 2015 e del 2016, ha rivelato l‟assenza pressoché totale di incongruenze o cambiamenti nell‟impostazione ideologica del partito. Il percorso del movimento, seppure breve visto la sua giovane età, è stato caratterizzato da scelte e posizioni a cui i suoi esponenti hanno saputo tener fede. A cominciare dalla centralità del ruolo assunto dal cittadino, su cui si concentra l‟intera attività del partito. Questo, in qualità di lavoratore ma soprattutto in quanto persona, va tutelata assicurandogli un insieme di garanzie e libertà fondamentali. In nome dei diritti umani Podemos si fa promotore di una serie di iniziative volte a restituire al popolo una vita dignitosa; nel concreto si rilevano in tutti e tre i programmi proposte di revisione dei termini contrattuali, d‟innalzamento dei salari minimi, creazione d‟impiego, riforme del sistema pensionistico.

Ulteriore parola chiave che si individua in tutti i programmi analizzati è il termine “uguaglianza”. Uno degli obiettivi primari della campagna elettorale di Podemos riguarda il dissolvimento delle disparità economiche, sociali e culturali tali da rendere la società più equa e giusta.

È sulla base di queste posizioni assunte da Podemos che il partito, diversamente dalla maggioranza dei partiti di matrice populista in Europa, non adotta una linea di azione xenofoba o razzista. In poche parole, nel discorso elettorale del movimento, non avviene la classica demonizzazione dello straniero che normalmente si verifica nel caso di Front National o della Lega. Il partito di Iglesias adotta un approccio improntato sulla tolleranza, l‟integrazione e il rispetto altrui. In ragione di questo non è d‟accordo sulla chiusura delle frontiere territoriali o sull‟espulsione diretta degli extracomunitari. I tre programmi contengono difatti iniziative volte a facilitare la naturalizzazione dello straniero legalmente presente nel Paese; ricorre, inoltre, la difesa del diritto d‟asilo in nome di quell‟uguaglianza di cui Podemos è il principale sostenitore.

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Altra concetto cardine che permane in tutti i programmi del partito è la lotta alla corruzione e alle lobbies, siano esse di origine finanziaria, bancaria o politica. In particolar modo Podemos dimostra una rimarchevole ostilità nei riguardi delle banche, colpevoli di aver tutelato i propri interessi a discapito dei risparmiatori onesti. In tutti e tre i programmi è presente la proposta di riformare il sistema bancario, sia a livello nazionale che sovranazionale, tramite la separazione tra banche d‟investimento e al dettaglio in modo da tutelare i privati. Si segnalano inoltre numerosi provvedimenti normativi quali la legge sulla trasparenza o l‟istituzione di Agenzie pubbliche imparziali.

In aggiunta il movimento post-indignados ritiene necessario riconvertire in senso democratico le istituzioni europee in generale, la Banca Centrale Europea in particolare, in modo da avvicinare finalmente l‟Europa al singolo cittadino. Il coinvolgimento del popolo si dimostra una condizione indispensabile per il corretto funzionamento dell‟attività istituzionale che va resa più partecipativa e trasparente.

In tutti e tre i programmi elettorali si ribadisce la serietà dell‟incarico politico e la natura vincolante del programma elettorale attraverso il quale il partito s‟impegna agli occhi del cittadino ad adempiere ad una serie di obblighi. La legittimazione democratica si riscontra in tutti i documenti esaminati; Podemos dichiara difatti di agire in nome del popolo facendo le sue veci, pronto a coinvolgerlo nei momenti chiave mediante strumenti di partecipazione diretta quali il referendum o l‟iniziativa popolare.

È forse in questa presunta legittimazione che si nasconde il successo di Podemos, un movimento partito dal basso, formato con il nobile intento di dare voce al cittadino a cui ha promesso il ritorno ad una democrazia vera e autentica.

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5.1. CONCLUSIONI

Le analisi svolte finora hanno rivelato quanto il populismo sia un fenomeno di difficile definizione. Nonostante i numerosi dibattiti accademici dedicati, gli studi e le classificazioni fornite da ricercatori ed esperti della materia, nessuno è riuscito a cogliere in pieno il suo significato. La disamina dell‟argomento si è ramificata in differenti approcci, ciascuno dei quali ha adottato una linea evolutiva distinta.

I primi studiosi della ricerca, optando per un approccio empirico, si aiutarono nella definizione facendo riferimento a vicende storiche risalenti al XIX secolo, nello specifico il Narodnicestvo russo e il People‟s Party statunitense.

Edward Shils (1956) e Seymour Martin Lipset (1960), dal canto loro, mossero i primi passi verso una concettualizzazione di più ampio raggio. Da quel momento, il termine populismo cominciò a inglobare significati e denotazioni che lo resero un‟etichetta generica priva di utilità euristica. Altrettanto sconclusionati i tentativi di Ghita Ionescu e Ernest Gellner (1967) i quali, per giungere a un punto d‟incontro tra i diversi risvolti accademici, decisero di convocare una conferenza. Peter Worsley (1969) sarà il primo a considerare la presunta indefinibilità del populismo un effettivo tratto caratterizzante dello stesso. Della medesima opinione era Ernesto Laclau, convinto dell‟inutilità di un approccio ontico al fenomeno; era invece necessario spostare le ricerche lontano da ideologie o movimenti, concentrandosi sulla funzione costitutiva delle pratiche politiche (Laclau 2005). Il populismo era, in altri termini, una struttura che rispondeva ad una logica, la logica dell‟equivalenza che si riscontrava in tutte le manifestazioni politiche. Secondo l‟autore la vera domanda da porsi non era se un movimento fosse populista o meno, ma quanto populismo vi fosse in un movimento. Ciò stava a significare che nessuno poteva considerarsi esente, dal momento che tutti i partiti, chi più chi meno, invocavano l‟intervento del popolo contro un nemico comune.

Paul Taggart (2000) preferì intraprendere un percorso alternativo, volto alla definizione del populismo mediante delle proprietà in esso contenute tali da determinare un ideal- tipo. Il populismo sarebbe una manifestazione camaleontica, anti-politica, legata all‟“heartland” (terra patria) che emergerebbe in caso di una crisi da fronteggiare.

A partire dagli anni ‟90 del secolo scorso, si farà strada un‟innovativa e rivoluzionaria tesi portata avanti da Cas Mudde, il quale definì il populismo una “thin-centered ideology”; il suo nucleo ideologico ristretto sarebbe la ragione che spinge il populismo a

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legarsi ad altre ideologie (Mudde, Kaltwasser 2017). Sarebbe così spiegata l‟impossibilità di giungere a una definizione onnicomprensiva del termine. Offrendo un‟interessante e stimolante analisi comparativa tra diversi movimenti e partiti politici di svariate epoche storiche e origini geografiche, Mudde rileverà degli elementi ricorrenti riconducibili al populismo: la centralità del leader, un linguaggio da “bar” scelto per identificarsi con la gente comune, la critica dell‟élite che può coincidere con la classe politica interna o quella sovranazionale; inoltre, può prendere le sembianze sia di un movimento sociale (il Tea Party statunitense) che di un partito organizzato (il caso del Front National).

Mudde solleverà un aspetto altrettanto notevole come fecero ai tempi Yves Meny e Yves Surel (2002). Da sempre il populismo era stato studiato in qualità di fenomeno anti-democratico. Gli autori, al contrario, ritenevano più corretto pensarlo come la sindrome di un malfunzionamento della democrazia stessa. Diversamente dal pensiero comune, i populisti non intenderebbero rovesciare la democrazia ma vorrebbero ripristinare quella giusta e autentica portando al potere i propri rappresentanti, gli unici portavoce del popolo sovrano.

Un approccio più dinamica sarà quello discorsivo. Secondo tale impostazione un attore politico, di qualsiasi ideologia o posizione politica, può dimostrarsi populista all‟interno del proprio discorso, in momenti e tempi diversi.

La svolta arriverà da Benjamin Moffitt (2016) il quale, dopo aver denunciato la fallosità degli approcci precedenti, traghetterà la ricerca accademica nel XXI secolo. Egli, prendendo atto dell‟indefinibilità univoca del concetto, fornisce una nuova chiave di lettura tale da riconfigurare il populismo come uno “stile politico”, dotato di capacità performative, fatto non solo di parole ma anche di gesti e di comportamenti. Il nuovo populismo si compone così di alcuni elementi costitutivi: l‟appello al popolo, con il