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3.3. IL FRONT NATIONAL ALLE PRESIDENZIALI: IL DISCORSO DI JEAN-MARIE E

3.3.2. Le Presidenziali del 2017

Ai fini della ricerca empirica può essere interessante confrontare il programma elettorale appena analizzato di Jean-Marie Le Pen con quello presentato dalla figlia Marine, Presidente del Fronte Nazionale dal gennaio 2011, in occasione delle presidenziali dell‟aprile-maggio 2017. Il primo turno del 23 aprile dello scorso anno si era concluso con la leader del Front National Marine Le Pen (21,3%) e il rappresentante di “En Marche” Emmanuel Macron (24,01%) al ballottaggio72. Esclusi il candidato del centro-destra repubblicano François Fillon, Jean-Luc Mélenchon esponente dell‟estrema sinistra e Benoît Hamon, candidato del partito socialista. Per quest‟ultimo è stato uno dei peggiori risultati della storia73.

Proprio come era accaduto nel 2002, gli elettori di destra e di sinistra sono stati chiamati a votare Macron per arginare la presidente del Front National; ed esattamente allo stesso modo la barriera praticata dalla coalizione ha funzionato consentendo a Emmanuel Macron di trionfare con il 66,1% dei consensi.

Partendo dall‟analisi della dimensione ideologica, come riportato nella tabella soprastante (Tabella 3.1.), sulla stessa lunghezza d‟onda del padre, anche il programma di Marine Le Pen presenta dei caratteri propriamente nazionalistici o, come meglio preferirebbe la leader frontista, “patriottici” (patriota e patriottica ricorrono 2 volte). Il progetto del Fronte continua la sua missione di porre al centro di ogni decisione pubblica la difesa della “nazione” (ricorre nel documento 29 volte) e la prosperità della “Francia” (menzionata più di tutte, ben 89 volte). La tutela dell‟interesse nazionale concerne non solo la sfera squisitamente “territoriale” (presente nel programma 11 volte) ma anche quella “sociale” e “personale”. Nello specifico il programma si rivolge

72 http://www.france-politique.fr/election-presidentielle-2017.htm (accesso 12 agosto 2018). 73 https://www.lemonde.fr/data/france/presidentielle-2017/ (accesso 12 agosto 2018).

Figura 3.3. Manifesto elettorale delle

presidenziali del 2017 Fonte: https://www.google.it/search?q=affiche+electorale+marine+ le+pen+2017&tbm=isch&tbs=rimg:CZgJJjx- XaVwIjhA3o6ASn8PCMHO- 1ki1vIF9s_1kir2SKVzLV9R9_1kEYwOe0ju679p3D7qjLVM7yQ8 s2eOJ9SJ8NuioSCUDejoBKfw8IEYvfNOQAV8vXKhIJwc77WSL W8gURhrvlqeYbw3oqEgn2z- SKvZIpXBH5rUxSosbFlSoSCctX1H3- QRjAEYa75anmG8N6KhIJ57SO7rv2ncMRtAuP_1P_1gQzIqEgn uqMtUzvJDyxFctHoobj9hVioSCTZ44n1Inw26Ebbmr0V9v235 &tbo=u&sa=X&ved=2ahUKEwjq09n92IDdAhVOKVAKHf7aD5 UQ9C96BAgBEBs&biw=1229&bih=568&dpr=1.56#imgrc=4eZ pQJNddt1sJM:

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ai “francesi” in generale e ad essi s‟indirizza più volte nel corso del testo tramite differenti appellativi: “lavoratori”, “dipendenti”, “consumatori”, “cittadini”, “agricoltori”, “imprenditori”; si tratta di riferimenti legati alla sfera economica ma non sono gli unici in quanto il documento si occupa di tutelare anche i diritti delle “famiglie” (presenti 9 volte), dei “giovani” (4 volte) degli “elettori” (1 volta) e più genericamente del “popolo” (citato 9 volte). Di quest‟ultimo, in linea con i tratti tipicamente populisti, il partito si vanta di esserne il portavoce, il suo intermediario. Così la premessa del programma:

“L'obiettivo di questo progetto è prima di tutto ridare alla Francia la

sua libertà e la parola alle persone. Perché è nel vostro nome e per il vostro unico beneficio, che qualsiasi politica deve essere condotta”

La dimensione protezionistica trapela in ognuno dei 144 “engagements présidentielles” che la candidata si impegna a realizzare. Non a caso in prima posizione si trova la promessa di rendere la Francia un Paese (nominato 4 volte) nuovamente libero, indipendente e soprattutto sovrano. Un Paese al servizio dei francesi libera dai diktat europei. A tal proposito l‟Unione Europea, proprio come nel programma di JMLP del 2002, viene anche qui raffigurata come nemico e quindi appartenente al gruppo del “Loro” da un punto di vista ideologico. Senza dubbio i toni sono più moderati sull‟argomento; non a caso, mentre Jean-Marie Le Pen nel suo programma proponeva la “soppressione della Commissione Europea”, Marine preferisce rendere la Francia un Paese libero e indipendente dai vincoli europei. Partecipano alla denotazione della sfera dell‟“Altro” non solo elementi riguardanti la dimensione europea; la politica lepenista s‟impegna difatti a lottare contro la politica mondialista dove primeggiano la “finanza internazionale” e la “globalizzazione” le cui logiche non rispettano l‟integrità dell‟economia reale e l‟imprenditoria d‟oltralpe. La rappresentazione della relazione antagonistica “Noi-Loro” non tocca esclusivamente l‟aspetto economico e sociale ma anche quello culturale. Marine Le Pen, infatti, s‟impegna a salvaguardare l‟integrità del popolo francese non solo dalle logiche del libero mercato, sleale e corrotto, ma soprattutto dall‟immigrazione incontrollata e feroce che ha facilitato il consolidamento di cellule terroristiche di matrice islamica.

Ulteriore aspetto che ricorre nel programma della Le Pen così come in quello di JMLP, è la connotazione razzista del nemico, una minaccia geograficamente e religiosamente rintracciabile e che coincide con quella del “fondamentalismo” (ricorre 3 volte nel

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documento) di tipo “islamico” (5 volte) e “jihadista” (3 volte), unica vera fucina del “terrorismo” (3 volte).

Riguardo alla questione islamica, si può agilmente notare come i toni siano marcatamente accesi rispetto alla totalità del programma, motivati dai recenti avvenimenti che hanno interessato Parigi nel 2015 e che hanno riportato la Francia al centro del mirino del terrorismo. A differenza del padre JMLP, Marine è stata sottile nel trattare la questione non più in termini di identità ma di sicurezza nazionale, termini questi indubbiamente più accettabili in un contesto politico democratico e liberale. Relativamente alla dimensione retorica, il programma di Marine Le Pen chiarisce già dalle prime righe il suo obiettivo principale: ripristinare una “democrazia sana”. Quest‟ultima seguendo la linea di pensiero della candidata all‟Eliseo corrisponde a una democrazia partecipativa capace di concedere la parola al popolo e alla sua volontà:

“Ho voluto durante questo percorso, permettervi di controllare la mia

azione politica al vertice dello Stato per tutto il quinquennio. Senza questo controllo non esisterebbe una democrazia sana […] voglio che le decisioni vengano prese il vicino possibile ai cittadini e direttamente controllate da loro”.

Tali parole ricordano in tutto e per tutto la teoria canoviana (Canovan 1999) secondo la quale il popolo, in qualità di unico e legittimo detentore del potere, dev‟essere rappresentato degnamente mediante interpreti che sappiano fare le sue veci e includerlo nelle decisioni pubbliche. Ed è proprio per coinvolgere il popolo nella vita politica, che Marine propone continuamente l‟introduzione di strumenti di democrazia diretta (in primis il referendum) per lasciare ai cittadini l‟ultima parola.

Si rilevano inoltre numerosi passaggi nel corso dei quali la leader frontista tende a screditare l‟establishment includendo il livello sia sovranazionale che nazionale. Quella intrapresa dalle Le Pen è una vera lotta contro i soprusi perpetrati dai potenti che hanno impoverito i francesi:

“Restituirò i soldi ai francesi, perché da troppi anni, la nostra politica

fiscale e sociale sta impoverendo le classi medie e popolari, arricchendo le multinazionali e dilapidando il denaro pubblico attraverso un‟immigrazione incontrollata”.

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Alla delegittimazione del sistema costituito segue l‟auto-legittimazione accompagnata da promesse di semplificazione e riduzione delle spese dell‟apparato statale:

“Mantenere tre livelli di amministrazione (invece di sei al momento):

comune, dipartimenti e stato. Questa riforma sarà una garanzia di: • semplificazione (rimozione di duplicati e chiara divisione dei poteri); • prossimità (dando più peso ai funzionari eletti di quanto non conoscano i francesi,

come i sindaci);

• risparmio (in particolare sulle indennità dei funzionari eletti e spese operative).

La delegittimazione a livello sovranazionale avviene in maniera sottile e indiretta. Contrariamente alla denuncia senza peli sulla lingua di Jean-Marie Le Pen che più volte gli è costata la vittoria, Marine si limita a delineare un prospetto alquanto critico per la Francia, soffocata dai dettami europei:

“Ritrovare la nostra libertà e il controllo del nostro destino restituendo

al popolo francese la sua sovranità (monetaria, legislativa, territoriale, economica) […] L'obiettivo è raggiungere un progetto rispettoso dell'indipendenza della Francia, della sovranità nazionale e che serva gli interessi dei popoli”.

La critica indirizzata verso l‟establishment al potere si sviluppa tramite una condanna della cattiva amministrazione e delle spese non necessarie intraprese dallo Stato nei diversi settori pubblici, dalla finanza all‟immigrazione, dalla politica estera con l‟Ue all‟occupazione.

Dal punto di vista comunicativo sono evidenti gli sforzi di Marine nel livellare la linea politica e ideologica del partito. Tale processo, come abbiamo precisato già in precedenza, prende il nome di dédiabolisation e prevede la trasformazione dell‟identità di un partito, conosciuto per le sue posizioni estremiste e radicali. Si percepisce una maggiore attenzione al linguaggio; questo risulta ben studiato e ponderato e non è più contornato da quelle gaffe e dichiarazioni che hanno contraddistinto per anni il cammino politico del Fronte Nazionale, impedendogli di accedere alla competizione politica standard. I contenuti e il pensiero di fondo rimangono inalterati, sono le modalità espressive a cambiare. Ad esempio l‟atteggiamento prettamente razzista e anti-

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semita che aveva caratterizzato la linea politica di Jean-Marie Le Pen viene soffocato e trasformato in un nuovo principio costitutivo dell‟azione del Fronte Nazionale: la preferenza nazionale. La stessa questione migratoria è riletta non più in termini culturali e identitari ma sotto l‟ottica della sicurezza e dell‟ordine che va ripristinato nel Paese. Frequenti i ricorsi a espressioni che catalizzano i timori e le paure dei cittadini con il chiaro intento di trasmettere un senso di crisi ed emergenza, soprattutto in campo migratorio dove, per porre fine alla minaccia islamica si propone “lo sradicamento di

tutte le cellule jihadiste, lo smantellamento dei ghetti e delle bande criminali, l‟espulsione di delinquenti stranieri, la chiusura di tutte le moschee”. Si tratta di

soluzioni semplicistiche suggerite dal FN per risolvere questioni complesse, così come da copione populista. L‟adozione di suggerimenti lineari ed efficaci ricorre in tutto il programma e coinvolge gran parte dei settori. Emblematiche in tal senso le intenzioni di:

“ridurre il numero dei parlamentari, di abbassare le imposte fiscali,

aumentare l‟occupazione privilegiando i francesi, la chiusura delle frontiere, semplificare le tasse, accrescere l‟impiego di gendarmeria e forze dell‟ordine, abolire l‟evasione fiscale”.

In sintesi, è un messaggio quello della Le Pen, basato sulla “tolleranza zero” studiato in modo più dettagliato per evitare censure e condanne da parte dell‟opinione pubblica. Giungendo all‟aspetto organizzativo, la principale novità apportata nello Statuto dalla riforma proposta dalla Le Pen, e approvata in occasione del congresso del marzo 2018, è stata la soppressione dell‟art. 11 bis riguardante la figura del presidente onorario. Con la recente riforma, è uscito di scena Jean-Marie Le Pen, fondatore ed ex-leader del Fronte Nazionale, chiudendo così un capitolo importante della storia del partito. Già lo storico fondatore era stato espulso dal partito nel 2015 a seguito delle ripetute polemiche sull‟Olocausto, comportando una lunga battaglia legale tra padre e figlia. L‟approvazione del nuovo Statuto pone fine alla sentenza giudiziaria della corte di Versailles che confermava JMLP presidente onorario.

Ma la riforma è decisiva non solo perché ha determinato la deposizione di JMLP; essa rappresenta l‟emblema di un progetto, quello della Le Pen, incentrato sulla novità e il cambiamento, un piano di ristrutturazione del partito confermato dalla decisione di

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ribattezzare il Fronte con il nuovo nome di “Rassemblement National”. Il nuovo nome, come ha spiegato Marine Le Pen:

“deve esprimere la nostra volontà di radunare sempre più elettori. In

un momento in cui la maggioranza dei francesi aspira alla riconciliazione di tutte le energie, questo nome deve essere un appello ad aderire al nostro progetto”.

Da qui la scelta di adottare una linea politica più moderata e conciliante. Nonostante le diverse novità, rimane immutato l‟assetto leader-centrico e gerarchico del partito focalizzato sulla figura del presidente, la più alta carica del FN.