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Data la complessa situazione culturale sopra descritta non è per niente facile delineare le fasi urbanistiche che interessarono prima la città punica, e poi quella romana. A differenza di Cartagine, Leptis non vive un anno “zero” in cui la città viene distrutta e poi rifondata, il che consentirebbe paradossalmente una chiara identificazione dei livelli archeologici punici e romani, e di conseguenza di capire bene le molte fasi e le rispettive cronologie della città.

Già dall’evoluzione del nome possiamo intravedere la storia complessa che investe la città, passata dal punico Lpqy, trasformato dai latini in Lepcis, dicitura che si tramanda grazie alle innumerevoli epigrafi ritrovate, ma che gli autori greci trasformarono in Leptis, a cui poi fu aggiunto il suffisso Magna, non per distinguerla come molti pensano dalla omonima città portuale della byzacena, ma per

517 A. Di Vita 1982, p. 551. 518 Ibid., p. 552.

519 M. G. Amadasi Guzzo 1983, p. 384. 520 A. Di Vita 1982, pp. 552 – 553.

rispecchiare lo status di porto principale della Tripolitania che Leptis raggiunge all’inizio del II sec. d.C.521.

3.3.1. Trasformazione dalla città punica a quella romana: urbanistica e monumenti

Come sappiamo la città sorse come scalo temporaneo nel VII sec. e divenne stabile

solo un secolo dopo522. Ma solo tra II e I sec. a.C. Leptis conobbe uno sviluppo

urbanistico vero e proprio con la realizzazione di due quartieri affiancati divisi da un asse mediano prospicenti al porto.

Possiamo individuare tre fasi da cui si dipana l’urbanistica di Leptis: quella punica primordiale, una fase punica avanzata, in cui la città assume ancora più marcati tratti di urbanistica ellenistica, e una fase di età imperiale avanzata523. I quartieri più antichi prospicenti al mare sono costruiti secondo canoni ellenistici, hanno un andamento regolare con le insulae allungate e con i lati corti prospicenti l’asse viario principale di scorrimento. Questo asse di riferimento aveva andamento Nord/Est –

Sud/Ovest e andava a ricalcare la linea più alta di quota del promontorio524. Verso il

limite di Sud - Est si trovava una zona interessata dalle esondazioni del Lebda525, salvo poi essere salvaguardata da un canale secondario costruito in età claudio -

neroniana che accentuava la portata del fiume nel letto principale526.

A cavallo tra i due periodi di sviluppo della città, abbiamo l’erezione di due templi gemelli che coronavano una piazza posta all’estremità del promontorio dedicati agli

dei protettori della città, Shadrapha e Milk’ashtart527. Questa piazza è il tanto

discusso Foro Vecchio di Leptis, e qui doveva esserci il fulcro della città punica, il centro politico e religioso, databile a cavallo tra il II e I sec. a.C. Il foro non può essere datato all’età augustea come molti sostenevano; oltre che per la datazione di un muro di terrazzamento sul lato Sud - Est, la piazza non rispecchia nessuno dei canoni descritti da Vitruvio, che ancora in età augustea erano rigidamente applicati

alle aree forensi528. La piazza presenta una forma trapezoidale, dove i templi gemelli

521 P. Romanelli 1961, p. 572. 522 A. Di Vita 1969, p. 226. 523 A. Di Vita 1975, pp. 283 – 284. 524 F. Schippa 1981/82, p. 223. 525 A. Di Vita 1979, pp. 493 - 495 526 A. Di Vita 1975, p. 284 e nota 27. 527 S. Bullo 2002, p. 167. 528 A. Di Vita 1982, p. 555.

bordavano il lato Nord529 creando una facciata monumentale530. I due templi si inserivano perfettamente nella griglia urbanistica occupando un’insula ognuno, segno

di una progettazione accurata531.

Il foro non fungeva solo da luogo preposto ad attività giuridico religiose ma fu progettato per inserirsi come cerniera urbanistica monumentale, per dividere i vecchi quartieri punici prospicenti al mare con i nuovi che si estendevano verso l’interno. Questo nuovo quartiere verrà scandito da una seconda cerniera di edifici costruiti si in periodi successivi, ma ampliamente previsti dai committenti di questo grandioso

progetto532. De Vita deduce questo dalla necropoli trovata sotto il teatro. Questa

necropoli interrompe bruscamente la sua vita nel terzo venticinquennio del II sec. a.C., quindi si porrà la cessazione delle attività funerarie con la creazione del

programma espansionistico della città con il nuovo quartiere533. L’orientamento dei

nuovi quartieri cambia rispetto a quelli punici più tardi, in quanto condizionati dal letto dello uadi Lebda. Vediamo che il cardo che taglia le insule, che sarà poi chiamata via

triumphalis, ruota leggermente il suo asse verso Nord – Nord – Est534. In questo nuovo quartiere possiamo ancora meglio apprezzare i richiami all’urbanistica

ellenistica con la disposizione delle insule per stigas535. Questo secondo quartiere è

chiuso da una seconda cornice monumentale formata da Teatro, Macellum e

Chalcidicum.

Con la terminazione del primo progetto espansionistico nell’8 a.C.536 vediamo come i

notabili di Leptis iniziano già a pensare ad un nuovo quartiere che si estenderà sempre verso ovest. Il nuovo quartiere sicuramente riprende l’orientamento dalla via

costiera che collegava Cartagine con Alessandria537, quindi dall’età giulio claudia in

529 A. Di Vita 1993, p. 159. 530 A. Di Vita 1982, p. 555. 531 S. Bullo 2002, p. 167. 532 A. Di Vita 1980, p. 366. 533 A. Di Vita 1993, p. 159. 534 P. Romanelli 1961, p. 574.

535 Le dimensioni delle strade di percorrenza interna in direzione est – ovest) di questo quartiere presentano una larghezza di 6 metri. Anche la lunghezza del lato corto delle insule è sempre la stessa con una misura che si ripete di 20 metri. La componente irregolare la notiamo nella forma e nella larghezza delle insule. Questa irregolarità è dettata dalla vicinanza al letto del fiume. Abbiamo insule di forma trapezoidale anziché rettangolare con una larghezza che oscilla dai 100 metri per le insule poste al centro del quartiere per arrivare ai 40 – 50 metri per quelle più marginali, A. Di Vita 1993, p. 159.

536 S. Bullo 2002, pp. 171 – 172. 537 A. Di Vita 1993, p. 159.

poi erano già stati stabiliti i nuovi assetti urbanistici per un’ulteriore espansione538. Che questa seconda cerniera di edifici facesse parte del secondo progetto espansionistico è accertato dall’orientamento del teatro e del Chalcidicum; inoltre la facciata prospicente il cardo è pensata in maniera da mascherare il nuovo cambiamento di direzione dello stesso che in questo nuovo assetto subirà un

ulteriore spostamento di asse539, diventando tangenziale alla via costiera.

Il nuovo quartiere presentava proporzioni maggiori rispetto a quello che lo ha preceduto540.

E’ lecito suppore che il progetto fosse ultimato già negli anni intorno il 30 d.C., periodo a cui si attesta la costruzione della porta d’ingresso dal cui architrave

proviene l’iscrizione “Augusta Salutaris“, sostituita poi da un tetrapilo sotto Traiano541

e rivestito di marmo senza non poche modifiche da Settimio Severo542. L’assetto

veniva continuamente migliorato con innovazioni prospettiche; possiamo per esempio supporre che gli archi di Tiberio e Traiano sulla via trionfale saranno utili per nascondere all’occhio il cambiamento di direzione di una delle principali arterie della

città543. Con questa strada si incrociava l’importante via costiera che collegava

Cartagine con Alessandria, e che una volta inglobato il tratto prossimo alla città ne

diverrà il Decumano Massimo544.

I monumenti che accompagnarono la realizzazione di questo programma urbanistico oltre al foro vecchio sono essenzialmente tre: Il Teatro, il Macellum e il Chalcidicum. Della loro funzione urbanistica ho ampiamente discorso, nel dettaglio presentano delle caratteristiche architettoniche interessanti.

La prima cosa che salta all’occhio, grazie all’enorme campionario epigrafico che Leptis ci fornisce, è la committenza privata di questi edifici, voluti da una classe dominante di origine punica, i cui esponenti principali assumono cariche prestigiose all’interno della vita politica e religiosa della città e quindi donano a proprie spese monumenti che ne esaltano la magnificenza. Il macellum e il teatro rispettivamente

538 P. Gros – M. Torelli 1988, p. 297. 539 L. Musso 1995, p. 336.

540 Le insule hanno il lato corto di 26 metri, la loro lunghezza invece raggiunge i 106 metri nei lotti di maggiore estensione. Qualche eccezione l’abbiamo nelle insule che ospitano agli edifici di raccordo con il quartiere precedente. Qui le dimensioni sono calcolate per consentire una maggiore agibilità del teatro e del chalcidicum, A. Di Vita 1993, p. 161.

541 Ibid.

542 A. Di Vita 1975, pp. 264 – 265; 1977, pp. 357 – 358. 543 A. Di Vita 1993, p. 161.

inaugurati l’8 a.C. e l’1 o il 2 d.C. sono stati finanziati dal sufete Annobal Tapapius

Rufus545. L’edificio era sopraelevato rispetto alle vie confinanti, la facciata principale

si trova sul lato lungo sud – ovest546. Su questo lato dell’edificio abbiamo l’iscrizione

del dedicante con titolatura imperiale di Augusto al nominativo, in quanto il notabile

che dedica il macellum ricopriva la carica di flamen547. Il macellum occupava più di

un’intera insula548, e si raccordava con il diverso andamento delle strade circostanti

tramite opere accessorie costruite sul perimetro549. Era completamente circondato da

muro perimetrale in opus quadratum con blocchi di arenaria, tranne che per la base che è costituita da due ricorsi in blocchi di calcare. La quota massima che rileviamo è

di 6 metri di altezza550, con un colonnato interno che formava un quadriportico. Sul

lato che portava l’iscrizione dedicatoria si apriva anche l’ingresso principale551 , salvo

poi essere spostata sul lato corto meridionale aggettante sulla via trionfale in età

successiva552. La vera particolarità di questo complesso, che lo differenzia dagli

edifici della stessa tipologia dell’epoca, sta nella presenza di due tholoi e non una

come era canonico costruire553. Al centro della corte porticata, lungo il suo asse

longitudinale, sorgono due tholoi di forma ottagonale; al centro della piattaforma ottagonale, si trova un podio circolare scoperto su cui si impostano pilastri raccordati

da archi; la piattaforma ottagonale era cinta da colonne ioniche554. Sia tra le colonne

esterne che tra i pilastri interni erano poste delle mense per la vendita delle merci,

altre poi furono aggiunte sotto il portico di Sud – Est555. Un edificio per il commercio

doveva avere una valenza particolare in una città che basava la sua ricchezza proprio su attività commerciali marine e carovaniere come Leptis, per questo il complesso è stato continuamente abbellito e potenziato; poco di quello che oggi

545 Ibid., p. 119.

546 S. Bullo 2002, p. 170.

547IRT 319: [imp(erator) caesar divi f(ilius) augustus] co(n)s(ul) XI imp(erator) XIIII trib(unicia)

prot(estate) XV pont(ifex) m[axi]mus M(arco) Licinio M(acri) f(ilio) Crasso Frugi co(n)s(ule) augure proco(n)s(ule) patrono flaminib(us) August(i) Caesaris Iddib[a]le Arinis f(ilio) [---]one [et ammiclcar(?) a]nnobilis f(ilio) [---]on[ - su]feti(bus) M[uttun annonis f(ilio) ---] / Annobal Himilcho(nis) f(ilius) Tapapius Rufus sufet flamen praefctus sacrorum de sua pequ[nia] facin[dum coe]ravit idem[que] de[d]icavit.

Ibid. p. 171 nota 636.

548 P. Gros 1996, p. 510; Superfice di 70 x 42 metri. 549 P. Romanelli 1961, p 580.

550 Cl. De Ruyt 1983, p. 98. 551 S. Bullo 2002, p.171. 552 P. Gros 1996, p. 510.

553 Vediamo esempi di macellum a singola tholos in Italia e nelle province, per citare qualche solo qualche esempio Morgantina e Aquincum e Puteoli, Cl. De Ruyt 1983, TAV. III.

554 P. Gros 1996, p. 510. 555 P. Romanelli 1961, p 580.

vediamo appartiene all’originari struttura556. Le tholoi furono ristrutturate, quella nord alla fine del I sec. d.C., quella più a sud verso il Cardo Massimo fu trasformata sotto

Settimio Severo ricostruendola in marmo 557. Anche la corte porticata viene

interessata da rifacimenti, difatti le colonne dapprima in pietra vengono sostituite da nuove in granito nel III sec. d.C558.

Poco dopo il macellum, sempre dallo stesso facoltoso personaggio fu inaugurato il teatro. Anche per questo monumento possiamo essere certi della committenza e della datazione per l’iscrizione dedicatoria posta su un architrave allo sbocco di una

delle gallerie laterali che conducevano all’orchestra559.

Il teatro fu costruito a Nord del Cardine Massimo560 sfruttando il pendio di una

collina561. Qui vi era un affioramento roccioso che ha permesso il taglio della parte

inferiore con i gradini direttamente nell’arenaria562 mentre i due settori superiori

furono costruiti il primo su terrapieno compartimentato da murature in opera

cementizia e il secondo con l’ausilio di vani voltati563. Il teatro presenta una facciata a

tamburo che riprende una tradizionale architettura cilindrica di stampo numida ben

nota dai mausolei di Medracen e Rumìa564.

L’ima cavea è composta da sei cunei e accessibile da sette scalette, la media cavea preceduta da una stretta praecintio su cui sboccano 5 vomitoria è invece composta

da sette cunei565. La summa cavea era chiusa da un portico con architrave, al cui

centro sorgeva un piccolo tempio di Cerere Augusta566. Il tempio era previsto nel

progetto originario del teatro (ma fu creato solo in seguito tra il 35 e 36 d.C.), come dimostrato dal fatto che l’edifico di culto si imposta in uno spazio assiale a forma di

esedra del portico che corona la cavea in cui si inserisce il tempietto567 , che

556 S. Bullo 2002, p. 171.

557 Ibid.

558 P. Romanelli 1961, p. 580.

559 IRT 321, 322, 323: Imp(eratore) Cesare divi f(ilio) Aug(usto) ponte(ifice) max(imo) tr(ibunicia)

pot(estate) XXIV / co(n)s(ule) XIII patre patr(iae) / Annobal Rufus ornator patrie amator concordie / flamen sufes praef(ectus) sacrorum Himilchonis Tapapi f(ilius) d(e) s(ua) p(ecunia) fac(indum) coer(avit) idem(que) dedicavit. Questa inscrizione era presente in tre copie due delle quali con testo

in neo-punico che essenzialmente riportano lo stesso testo latino omettendo solo la datazione imperiale con cui si apre; G. Caputo 1987, pp. 24 – 25 e nota 41.

560 S. Bullo 2002, p. 173. 561 S. Di Vita 1990, p. 640. 562 G. Caputo 1987, p. 17. 563 S. Bullo 2002, p. 173. 564 G. Caputo 1987, p. 17. 565 Ibid., p. 22. 566 Ibid., pp. 56 – 57. 567 P. Gros 1996, p. 323.

possiamo datare tramite menzione epigrafica a Gaio Rubelio Blando come dedicante, un proconsole attivo in Tripolitania alla fine del principato di Tiberio, e di

Sufunibal, figlia di Annibale Rusone come finanziatrice568. In asse con questo tempio

sarà costruito nel 43 d.C., alle spalle del teatro, il tempio intitolato agli Dei Augusti. Il Tempio era al centro di una piazza trapezoidale bordata da un quadriportico. Anche qui abbiamo la mano di un facoltoso cittadino che si accolla la committenza, Iddibal

Tapapius569

Tra i rimaneggiamenti ancora di età augustea abbiamo l’aggiunta di un tribunal costruito dopo il 14 d.C., che il proconsole Lucio Canio Gallo volle più grande della sua corrispettiva570.

La ristrutturazione più importante che investe il Teatro di Leptis Magna però riguarda la fronte scena, completamente ristrutturata e abbellita al tempo di Antonio Pio e che nella sua forma definitiva doveva essere di tre piani. Abbondante in questo periodo l’impiego del marmo, come vediamo per le colonne che andarono a sostituire quelle

augustee di pietra571. La trabeazione del primo piano ospita l’iscrizione con i due

cittadini che hanno pagato la ristrutturazione del fronte scena572.

Il terzo monumento che si inserisce nella cerniera monumentale in ordine cronologico è il chalcidicum. Questo edificio è poco canonico nell’architettura romana e probabilmente assolveva a funzioni cultuali e commerciali. Fu costruito alla destra del teatro, con una facciata aggettante sul Cardo Massimo. Si tratta essenzialmente di una grande piazza con un porticato a doppia navata. La piazza non sembra essere pavimentata. L’accesso originario è sul lato che affaccia sul teatro, e sembra essere

composto da un avancorpo che sporge al di fuori dal muro perimetrale573. Il lato Est

della piazza è chiusa da un muro. Qui sorgono due serie di 5 vani delle stesse dimensioni, di cui solo quello centrale presenta dimensioni maggiori. Questi ambienti si aprivano sulla via trionfale preceduti da un colonnato ionico. I vani poggiano su un podio raggiungibile da due scalinate separate da quello che sembra essere il pronao del vano centrale, a cui si attribuisce la funzione di sacello. Sulla fronte colonnata di

568 S. Bullo 2002, p. 174. 569 P. Romanelli 1961, p. 582. 570 S. Bullo 2002, p. 174. 571 G. Caputo 1987, p. 59. 572 A. Di Vita 1990, p. 636. 573 P. Braconi 2006, p. 215.

questa facciata doveva essere affissa l’iscrizione dedicatoria574. Essa è divisa in tre

parti575; la prima si colloca nella parte centrale sul pronao del sacello, le altre due in

corrispondenza delle taberne laterali576. Le iscrizioni ci dicono che il ricco cittadino di

Leptis Iddibal Caphada Aeumilius, di origine libica ma legato alla gens Aemilia da

rapporti di clientela577 , tra il giugno dell’11 e del 12 d.C., a sue spese fece costruire

un calcidico, dei portici, una porta e una strada. Sconosciuta è la destinazione dei dieci ambienti minori. ma chiara appare la funzione di quello centrale: un sacello dedicato al Numen Augustì da un collegio sacerdotale locale; inoltre, il ricco donatore

del complesso era flamen augusti che lo ricollega al culto dell’imperatore578. Se con il

calcidico vero e proprio possiamo riferirci a questi 10 ambienti più il sacello, secondo l’iscrizione Iddibal Caphade Aemilius ha donato anche un portico, che potremmo individuare in quello che circonda la piazza retrostante il calcidico. Sconosciuti però

rimangono la porta e la strada nominati nella dedica579. Portico e Calcidico non sono

due edifici unitari come si potrebbe pensare, non solo non ci sono accessi dalle

taberne alla piazza retrostante, ma esse non sono in asse con i portici retrostanti580,

quindi il calcidico veniva a costituire un mascheramento monumentale alla piazza da

cui si accedeva dal lato Nord581.

Il calcidico subisce molte e varie modifiche nel corso degli anni, per esempio da un portico viene ricavata una cisterna ribassando ulteriormente il piano di calpestio582. Così come cambia anche la destinazione del sacello che in seguito accoglierà anche

Venere Genitrice come testimonia una iscrizione583.

Varie sono le ipotesi che si sono succedute nell’indicare le funzionalità di questo complesso; facile è ipotizzare il carattere commerciale. Leptis traeva la sua ricchezza da molteplici vie commerciali, però nessuna spiegazione a mio avviso è più valida di un'altra. Dal mercato di stoffe584 a quello di schiavi585, l’uso delle taberne e della

574 F. Schippa 1981/82, p. 230.

575 IRT 324a: Numini imp(eratoris) Caesaris divi f(ilii) Aug(usti) pont(ificis) m[ax(imi) imp(eratoris) XX

co(n)s(ulis) XII]I tr(ibunicia) pot(estate) XXXIIII calchidicum et porticus et / porta et via ab XVvir(is) sac(rorum) [… dedica]ta est; IRT 324b e c: Iddibal Himilis f(ilius) Caphada Aemilus d(e) s(ua) p(ecunia) f(ecit) c(uravitque) calchidicum et porticus et portam et viam. S. Bullo 2002, p. 177 nota 676.

576 P. Braconi 2006, p. 217. 577 M. Torelli 1973, p. 402. 578 A. Di Vita 1982, p. 558. 579 P. Braconi 2006, p. 217. 580 S. Bullo 2002, pp. 177 – 178. 581 P. Braconi 2006, p. 217. 582 S. Bullo 2002, p. 178 nota 683. 583 Ibid., p. 177.

piazza porticata rimane chiaro. Non aiutano nemmeno le poche attestazioni di questo edificio nel resto dell’impero oppure a Roma; sappiamo che di solito era posto a

coronamento di un altro monumento nelle vicinanze586, ed in effetti il teatro sorge

proprio dietro di esso, ma comunque la destinazione d’uso finale del novero di monumenti dedicati da Iddibal Caphada Aumilius rimane sconosciuta.

Con il calcidico si chiudono la serie di monumenti che danno nuovo orientamento alla griglia urbanistica di Leptis Magna, che arriverà fino alla già citata strada costiera Cartagine – Alessandria che diverrà il Decumano Massimo di Leptis.

3.3.2. Nuovi edifici per Leptis Magna

Prima della grandiosa monumentalizzazione che l’imperatore Settimio Severo apporta alla sua città natale, bisogna brevemente elencare i nuovi interventi che investirono la città natale dell’imperatore africano.

I più rilevanti sono essenzialmente tre: la basilica, le terme e l’anfiteatro.

Questi edifici coprono un ampio margine cronologico, ma ci permettere di cogliere le trasformazioni ideologiche e architettoniche che investono la città prima di arrivare alla vera monumentalizzazione in cui compare il tanto celebrato “gigantismo africano”. Questi monumenti non si inseriscono come elementi di volta dell’assetto urbanistico come sono stati il macellum, il teatro e il calcidico ma, vanno a completare situazioni preesistenti e aumentare gli edifici simbolo di romanitas come terme e anfiteatro, in quella che era una città che stava sempre di più entrando nell’orbita imperiale.

Negli anni centrali del I sec. d.C. abbiamo la sistemazione del forum vetus587. Venne

rifatta la pavimentazione tra il 53 e il 54 d.C. con grandi lastre di marmo di forma quadrata. Poco dopo sul lato di Sud – Est, opposto ai templi, venne eretta una basilica. Era di forma rettangolare di dimensioni di 47 x 27 metri e il lato lungo era 585 Su presunte somiglianze con il mercato di Delo, ovvero una piazza porticata con un unico accesso ben sorvegliabile e per la sua posizione periferica in quello che era il tessuto urbanistico dell’epoca, P. Braconi 2006, p. 219.

586 A Roma, dalle fonti letterarie, sappiamo che un chalchidicum era collegato alla Curia Iulia, con funzione di vestibolo monumentale. L’esatto posizionamento di questo monumento però è dubbio, forse ne abbiamo eco nelle monete del 29 – 28 a.C., che presentano un porticato ionico rivolto verso il Foro Repubblicano, P. Gros 1996, p. 292.

adiacente alla piazza. L’ingresso principale era rivolto verso il mare sul lato corto588. Un secondo accesso era stato lasciato sul lato lungo, in corrispondenza della strada che divide i due tempi e che taglia idealmente la piazza e la basilica e arriva sino al

porto589. Siamo di fronte ad un edificio di vocazione civica, destinato ad accogliere

l’amministrazione pubblica di una città che sceglie questa tipologia in maniera consapevole, aderendo a modelli di architettura romani pur essendo ancora libera da vincoli giuridici verso Roma, il che si inquadra benissimo nei concetti sopra delineati di adesione volontaria all’Impero.

Sotto il principato di Nerone fu costruito il teatro; posto al di fuori del nucleo urbano590

fu interamente scavato in una collina di arenaria591 l’invaso per l’arena e la cavea del

teatro è sorretto da muri di contenimento su tre lati (Nord Est e Ovest), con murature in opera a telaio dell’altezza complessiva di 16 metri. La cavea comprendeva tre

meniana, con gradini rivestiti di calcare di Ras el Hammam592 divisi in sedici cunei accessibili da 8 vomitoria. Probabilmente già nel progetto originario la summa cavea