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Il continente Africano per i misteri che avvolgono le sue terre ha sempre colpito l’immaginario di viaggiatori che si spingevano all’interno delle sue inesplorate lande con lo scopo di scoprire nuove meraviglie sulla scia di racconti o leggende. Prima di riscontrare un’esplorazione sistematica del continente si deve aspettare il periodo coloniale; tuttavia abbiamo una serie di viaggi esplorativi da cui scaturiscono i primi resoconti e relazioni, partendo da scrittori arabi del medioevo arrivando a Giovanni Leone Africano252, geografo che scrive un’opera dal titolo descrizione dell’Africa e delle cose mirabili che in essa sono. Andando avanti nel tempo abbiamo altri uomini di cultura che si avventurano in Africa per descriverne i monumenti della romanità; tra il 1666 e il 1667 vive a Tunisi il medico italiano G. Pagni, che descrive molti monumenti in delle lettere, poi tocca a T. Shaw, che vive ad Algeri per dodici anni e scrive Travels or observations relating to several parts of Barbary and the Levant, poi abbiamo esploratori spagnoli dell’accademia di Madrid con F. Ximenes a Tunisi tra il 1724 e 1735; proveniente dalla Germania il naturalista J. E. Hebenstreit riporta notizie e

250 S. Gozzoli 2015, p. 82. 251 A. Ibba 2011, p. 39. 252 P. Romanelli 1970, p. 2.

iscrizioni conservate nell’archivio reale di Dresda, edite poi da Bernoulli nel 1783 in Sammlung kurzer Reisebeschreubungen253.

Con il XIX secolo molti personaggi percorrono il Nord Africa come ambasciatori o diplomatici che, pure affascinati dai cospicui resti, ci riportano notizie importanti. Nel 1805 fu pubblicato da Luigi Setta a Milano il Ragguaglio del viaggio di un dilettante antiquario sorpreso dai corsari. Tra i maggiori esploratori del continente Africano abbiamo il console Danese C. T. Falbe che nel 1833 fornisce importanti osservazioni sulla centuriazione di Cartagine, H. Barth che ci lascia due opere ricche di notizie e argute osservazioni Wanderungen durch die Kustenlander des Mittelmeeres ausgefuhrt e Reisen und Entdeckungen in Nord-und Central-Afrika editi il primo nel 1849 il secondo nel 1958254.

Ma è con la seconda metà del XIX secolo che abbiamo le prime indagini sistematiche dell’Africa con scavi e relazioni condotte con metodi scientifici. L’inizio si ebbe con l’occupazione francese in Algeria; il governo intraprese una esplorazione della regione con metodi scientifici, anche se i primi anni dell’occupazione francese furono tragici per il patrimonio culturale africano in quanto molti monumenti furono distrutti o irreparabilmente danneggiati. Solo dopo aver stabilito una solida pace si è potuto rivolgere lo sguardo al vasto panorama archeologico della regione, grazie all’opera di esperti del settore, ma come spesso è accaduto anche tramite militari o appassionati del mondo antico255.

Tra le prime opere a venir pubblicate abbiamo nel 1852 la Socièté archéologique de la Province de Costantine; contemporaneamente si iniziò la pubblicazione di numerosi periodici. Tra gli studiosi più autorevoli abbiamo L. Renier e A. Berbrugger. In questo periodo le città maggiormente esplorate seppur in maniera non programmata furono Thubursicu Numidarum, Madauros, Thubilis e Tipasa. In altre zone l’esplorazione era ostacolata dall’esistenza di un centro moderno come per Theveste, Ippona, Cesarea256.

Nel 1881 il protettorato francese si estende in Tunisia, spingendo in questo nuovo territorio le ricerche intraprese in Algeria. Scavi importanti furono iniziati a

253 Ibid., p. 2.

254 Ibid., pp. 2 – 3. 255 Ibid., p. 3. 256 Ibid., p. 4.

Cartagine, Thugga, Sufetula e Bulla Regia257, coinvolgendo studiosi di stimata

carriera come R. Cagnat, J. Toutain, L. Delettre, L. A. Constans; purtroppo però l’opera di ricerca non fu sempre metodica. Contestualmente comparvero molte pubblicazioni dedicate all’archeologia come i due atlanti sull’archeologia dell’Algeria e della Tunisia, i volumi di Cagnat, L’Armée romanie d’Afrique; di Tissot sulla geografia, Géographie comparée de la Province romanine d’Afrique; Gsell, Monuments antiques de l’Algerie258. Molte monografie, la più importante quella su Cartagine, di A. Audollent, Carthage romaine del 1901259.

Sul fronte antiquario molte raccolte furono create nelle città principali e furono riunite sotto il nome generale di Musées et Collections archéologiques de l’Algerie et de la Tunisie260.

Con il XX secolo s’intensificano le attività, con una progressiva indagine archeologica; abbiamo un nuovo flusso di studiosi con la formazione della Histoire ancienne de l’Afrique du Nord, di cui tra i componenti insigni ricordiamo insieme a Gsell: J. Corcopino, A. Merlin, E. Albertini, Ch. Saumenge, L. Poinssot261.

Negli anni venti del XX secolo abbiamo l’inizio dell’esplorazione di altre regioni finite sotto il controllo coloniale europeo, la Tripolitania e il Marocco. La Tripolitania vede l’intervento di molti studiosi e sovrintendenti italiani che non operano solo sul piano archeologico, ma anche su quello legislativo, profondi cambiamenti per una migliore fruizione del patrimonio culturale della regione. S. Aurigemma nel 1912 diventa ispettore e provvede a dare nuova forma agli istituti preesistenti, introducendo il concetto di demanialità del suolo archeologico. P. Romanelli rivole le sue attenzioni alle città di Leptis Magna e Sebratha, tra il 1920 e il 1923. Con la sovrintendenza di R. Bartoccini gli scavi a Leptis raggiunsero il culmine soprattutto nelle terme, ma aprendo anche nuovi saggi da cui tornò alla luce l’arco di Settimio Severo. Giacomo Guidi prende il posto del Bartoccini nel 1928, si occupa dello scavo del foro nuovo e della basilica allargandosi nel 1929 ai quartieri pre-severiani e prosegue le indagini nel porto. Alla morte del Guidi gli succede alla sovrintendenza unificata di Tripolitania e Cirenaica il Dott. Giacomo

257 Ibid. 258 Ibid. 259 Ibid. 260 Ibid. 261 Ibid., p. 5.

Caputo ormai in pieno regime fascista; sotto la sua direzione nel 1936 si libera tutta la basilica Severiana ,ma i lavori più impegnativi si hanno nel 1937 con lo scavo e il restauro del teatro. L’opera di Caputo si intensificò anche a Sebartha; in Cirenaica operò dal 1937 Paribeni262 , mentre in Marocco continuavano a operare studiosi francesi e alcune equipe spagnole. In Tripolitania vennero scavate le città maggiori di Leptis Magna e Sebrata. Leptis soprattutto offre uno dei complessi archeologici più vasti e meglio conservati di tutto il mediterraneo263.

Un museo nacque a Tripoli e due ricchi antiquari accolsero i risultati di questi scavi, che vennero illustrati in numerose pubblicazioni congiunte come Leptis Magna, di P. Romanelli, i Mosaici di Zliten, di S. Aurigemma, Le Terme di Lepcis di R. Bartoccini264.

Dopo la seconda guerra mondiale continuano gli scavi archeologici e in Tripolitania oltre ai sopra citati studiosi si sono aggiunti gli italiani A. De Vita, M Squarciapino a cui andranno ad unirsi gli inglesi, tra cui spicca J. B. Ward Perkins. Nelle altre regioni continua la scuola francese con Ch. Picard N. Duval a cui si vanno aggiungendo ricercatori provenienti da ogni parte d’Europa che contribuiscono allo studio dei siti già noti. Molti siti subiscono un incremento delle opere edilizie o agricole, che vanno a determinare un ampliamento del campo di esplorazione. Riflesso di questo espansionismo edilizio l’abbiamo a Tunisi, capitale della Tunisia, posta 12 km ad est della antica Cartagine; lo sviluppo urbano ha portato le strutture moderne pericolosamente vicino all’antico insediamento su cui sorgeva la capitale punica; quindi nel 1972 sotto la tutela dell’UNESCO viene approvato un progetto per la salvaguardia degli antichi resti di Cartagine. Il progetto era sotto la direzione Abdelmajid Ennabli , archeologo tunisino, che coinvolse squadre di archeologi provenienti da tutta Europa e dagli Stati Uniti. Questo florido periodo di ricerca permette un accrescimento della metodologia archeologica, data la presenza di tante equipe riunite sul territorio, e scoperte archeologiche importantissime come il primo porto da guerra Punico scavato dal team inglese. Il progetto ebbe successo, riportando l’archeologia in Africa ai fasti del periodo coloniale; il sito di Cartagine diviene nel 1979

262 In generale sulla storia degli scavi e dei restauri capitolo I, M. Balice 2010. 263 P. Romanelli 1970, pp. 5 – 6.

patrimonio mondiale dell’UNESCO ma solo fino al 1987, quando Zine El-Abidine Ben Ali conquista il potere con un colpo di stato 265 . Nonostante le propagandistiche rassicurazione, gli scopi scellerati della famiglia furono subito chiari; il territorio dell’antica città era visto solo come un bene immobiliare da sfruttare. Purtroppo la rimozione del presidente avviene in maniera tardiva, e molti danni erano già stati fatti al sito archeologico, edificando sicuramente su rovine romane e saccheggiando preziosi reperti, che furono venduti illecitamente sul mercato antiquario. Fu di nuovo Abdelmajid Ennabli a chiedere al neo costituito governo contromisure per la conservazione e valorizzazione del sito di Cartagine, con un programma basato su punti chiari, come il blocco immediato di tutti i cantieri che insistevano nella zona della città antica, per restituire al popolo tunisino tutti i tesori sottratti in precedenza. Il nuovo progetto fu avviato nel 2000, e aveva come scopo quello di dare una diffusa conoscenza del patrimonio storico tunisino; comprendeva, come il precedente, la cooperazione di molte missioni provenienti dall’Europa e dal Nord America tutte facenti capo all’istituto di Archeologia e Arte di Tunisi, avente come finalità il rilievo di nuovi monumenti, l’approfondimento delle conoscenze di quelli già in via di studio, prospezioni archeologiche mirate per ricostruire la cronologia e il glorioso passato della città. L’appello è stato accolto da quindici missioni provenienti da dieci paesi, operando con azioni di scavo ma anche restauro e valorizzando il patrimonio portato in luce. I team americani e inglesi agirono di nuovo nella zona dei porti, quella tedesca sui quartieri sul lungomare, quella francese sulla collina della Byrsa, quella italiana comandata dal Prof. A. Carandini in una zona periferica opposta ai porti, che ha intercettato parte delle antiche mura che cingevano la città.

265 A. Ennabli 1987, pp. 410 – 417.

2. CAPITOLO:

C

A R T A G I N E