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Iol nel periodo punico, dalle fonti letterarie alle evidenze archeologiche Ovviamente la città di Iol non nasce con il regno di Giuba II; gli elementi archeologic

certi ci attestano una frequentazione del sito da almeno il V sec. a.C.828 ma che

potrebbero essere anche più antiche partendo dal VII sec. a. C.829.

Nel IV sec. a.C. la situazione socio economica diventa più complessa; Cartagine inizia ad espandere le sue mire territoriali promuovendo una politica di stampo 825 Ibid., p. 148. 826 Ibid., p. 150. 827 E. Fentress 1993, pp. 367 – 368. 828 L. I. Manfredi 2012, p. 86. 829 Ibid. 2013, p. 4.

imperialistico. Iol insieme alle città della costa sono fondamentali perché legano la capitale punica alle tribù dell’entroterra, fondamentali per ingrossare le fila degli eserciti cartaginesi. Poi la zona diventa un importante snodo durante la seconda guerra punica, in particolare Iol e Icosium potrebbero aver svolto un ruolo preminente nella politica espansionistica di Cartagine; le due città erano in posizione strategica per arrivare nella penisola Iberica da dove poi Annibale farà partire il suo attacco all’Italia.

Purtroppo le fonti classiche non ci illuminano più di quelle archeologiche per capire la genesi dell’insediamento; la prima menzione appare nel periplo dello Pseudo- Scillace, in genere datato al IV sec. a.C., che elenca gli insediamenti costieri a Ovest di Cartagine: «Ίουλίου άκρα, πόλις και λμήν». La citazione non è priva di dubbi interpretativi in quanto il toponimo è scritto al genitivo e non al nominativo ‘Ιώλ; Müller traduce «Iol promontorium urbs et portus» basando l’incongruenza forse ad un errore di copiatura. La traduzione fu generalmente accettata dai maggiori studiosi

che si sono occupati della Mauretania partendo da S. Gsell830.

Altra fonte autorevole e con meno dubbi interpretativi l’abbiamo in un breve passo di

Strabone831, in cui per la prima volta appare citato il nome antico di ‘Ιώλ al quale si

accredita una provenienza fenicio punica.

Inoltre complicato è capire la genesi del nome Iol, tra chi pensa possa risalire a una divinità punica, con una figura mitica dell’eroe Iolao e chi alla popolazione dei ‘Ιλιείς

citati da Pausania832 che dice che assomiglino ai Libii per fattezze e per la panoplia

d’armi.

Un’altra avvincente interpretazione vede il toponimo composto dal termine ‘y, che in lingua fenicia vuol dire isola accompagnato dal termine hl, che significa sabbia; unendo i significati abbiamo “isola di sabbia”; l’interpretazione è interessante perché rimanda all’antica conformazione del sito che vedeva un’isola a breve distanza dal litorale proprio di fronte a dove sorgerà l’area portuale; tale isola era collegata alla

terra ferma da una sottile striscia di sabbia con cui formava un istmo833. Siamo

perfettamente inseriti nelle usanze di Fenicie di scegliere approdi protetti da isole o promontori come nel caso già ampiamente studiato di Leptis Magna.

830 F. Mazza 2013, p. 9.

831 Strab, XVII, 3, 12. 832 Paus, X, 17, 7.

Per ultimo è Plinio il Vecchio a dare menzione della città, quando ormai è già capitale di Giuba II, fornendoci un dato puramente geografico; egli quantifica in 300 Km la

distanza tra Carthago Nova nella penisola Iberica e la citta di Iol834.

Anche interrogare dati archeologici relativi alle fasi di fondazione è complicato; varie sono le cause che hanno sancito la progressiva sparizione dei resti dell’insediamento punico: l’area è a forte rischio sismico con il succedersi di diversi terremoti, che in epoca antica così come in epoca moderna vi hanno sicuramente influito; così come responsabili della sparizione dei livelli punici e fenici della città sono i grossi stravolgimenti urbanistici ed edilizi partendo da Giuba II e in età imperiale sino all’epoca moderna.

Tuttavia qualche esiguo dato archeologico sul terreno, di quella che doveva essere la città punica siamo riusciti ad individuarlo. La maggiore concentrazione l’abbiamo tra il porto e il teatro romano, nell’area dell’Esplanade, del foro severiano e dell’Ilot Joinville.

Nei pressi dell’Esplanade abbiamo i resti di un muro che si sviluppa per una lunghezza di 7,30 m con orientamento Nord – Sud e lo spessore di 1 metro; questo muro piega verso Ovest di 90° e termina con uno spessore di 2,10 metri. Varie sono le ipotesi che identificano questo resto murario; inizialmente si è pensato fosse riferibile ai resti della cinta muraria preromana, ma in mancanza di dati certi sulla pianificazione urbanistica si è optato per un’attribuzione a strutture abitative.

Anche nella zona del foro severiano abbiamo delle attestazioni del periodo punico, infatti sono stati individuati delle unità abitative e un’area identificata come il fossato delle mura835.

Oltre a questi ritrovamenti, sempre sotto il foro edificato da Settimio Severo, in seguito a lavori di sbancamento per la costruzione di un cinema nel 1977, vennero alla luce parecchi resti antichi riferibili ad un ampio arco cronologico, compreso quello punico. Da una prima trincea, il livello punico ha rilasciato materiali riferibili al VI sec. a.C., tra cui spicca una lucerna attestabile alla metà del secolo. Sempre nella zona dell’Esplanade, ma da una trincea aperta a Ovest della piazza abbiamo rinvenimenti di materiale ceramico, ma questa volta riferibili al V sec. a.C. e la presenza di un muro di fondazione punico spesso 0,80 metri e lungo circa 3, interpretato come parte di una unità abitativa. Per finire una terza trincea ha restituito

834 Plin., Nat. Hist., III, 19.

vestigia della fase più arcaica di Iol; qui abbiamo un primo muro costruito in pietre e argilla rossa che si fonda direttamente sul suolo vergine; a questo muro è connesso una pavimentazione in battuto. A questa fase fa seguito una seconda che vede l’innalzamento di un muro e di un pavimento che conserva nel battuto di preparazione frammenti di ceramici di V – IV sec. a.C. Questa struttura sembra non essere più in uso nel III sec. a.C. quando i resti sopra descritti vengono prima espoliati e poi obliterati da nuove strutture.

Dai ritrovamenti nelle trincee e dalla consistenza dei resti si può forse pensare di essere di fronte ad ambienti destinati ad uso abitativo, ma nessuna ipotesi è da escludere, come una destinazione ad uso religioso data la presenza di matrici non

riconosciute come tali al momento del ritrovamento836.

Anche sul già citato Ilot de Joinville837 abbiamo dei resti del primo periodo di

occupazione del sito; qui i resti sono molto confusi per colpa delle fasi edilizie che hanno visto l’isolotto oggetto di pesanti lavori e rimaneggiamenti nel corso dei secoli. Nei livelli più arcaici abbiamo materiali risalenti al V sec. a.C., inoltre ci sono resti di

un piccolo complesso artigianale databile al III sec. a.C.838.

Ancora più complesso e problematico risulta ricostruire il sistema viario punico della città. Sarebbe suggestivo pensare che come per Cartagine che ricalca in buona parte il sistema viario punico, qualcosa di simile sia stato fatto a Iol con gli assi principali romani che sono ben identificati e che ricalcano quelli punici. Il Cardine Massimo collegava il porto alla zona collinare retrostante la città, ed incrociava il Decumano Massimo non lontano dal foro severiano. Del DM sono noti i limiti dell’asse viario, marcati da due necropoli con attestazioni di età punica. Più complicato è capire dove finisse il CM di cui non abbiamo tracce sufficientemente

chiare per una valutazione sicura839.

4.3.1. Iol come punto di transito nel mediterraneo

Nella genesi della città sicuramente importante è l’aspetto commerciale per cui nasce Iol, che poi si svilupperà sempre con impeto maggiore durante il corso dei secoli,

836 Ibid., pp. 46 – 48.

837 Che prende il nome dal principe di Joinville figlio di Luigi Filippo che ha partecipato alla conquista dell’Algeria.

838 L. I. Manfredi – F. Susanna 2013, p. 42. 839 Ibid., p. 41.

quando graviterà prima nell’orbita di Cartagine e poi sotto quella di Roma; quest’ultima farà grande incetta non solo di prodotti frumentari, ma anche di altre risorse molto particolari come bestie feroci o avorio.

E’ importante trattare questo argomento parlando degli albori della città perché è il motivo specifico per cui viene fondata, partendo dall’emporio punico e poi arrivando alla capitale di un regno.

Posizionata in una zona di grande prestigio a livello strategico, la presenza di Iol nel mediterraneo è un punto nevralgico per il commercio nella parte occidentale, come testa di ponte per i traffici con Ebusus e la penisola Iberica con Cadice o Carthago Nova come porti di arrivo, sino poi ad estendersi fino a Messalia in Gallia.

Iol si prestava benissimo come porto lungo una rotta di cabotaggio lungo costa da

Cartagine con le destinazioni sopra citate840.

Ovviamente testimonianze dirette di questo traffico sono i resti ceramici e i relitti in cui possiamo imbatterci. I primi movimenti marittimi si notano per la presenza, se pur minima, di anfore provenienti da Ebusus che dimostrano un ampliamento delle rotte commerciali verso sud; la datazione di questi materiali è attestata tra il 200/190 a.C.

e il 120 a.C. circa e il 120/100 e il 75/50 a.C.841. Queste presenze riscontrano anche

un ampliamento delle rotte commerciali dopo la sconfitta di Cartagine nella seconda Guerra Punica. Materiale anforico proveniente da Cartagine è attestato anche in altri

centri vicini come Gouraya842. Dopo la sconfitta di Cartagine nella Terza Guerra

Punica vedremo un calo dei traffici, fino al bullum Iugurthinum, dove mercanti provenienti dalla Mauretania si troveranno a transitare prodotti provenienti dall’Italia. Ovviamente quest’apertura è dovuta alle politiche di integrazione e alleanze condotte da Roma con i regnanti locali; Pompeo aveva forti legami con il Re numida Hiempsal, legami che perdureranno nel corso del tempo confermati dalle fonti letterarie che

attestano le attività di uomini d’affari in Mauretania843. Oltre al grano e all’olio verso

Roma transitavano molti tipi di merci, particolare l’afflusso di fiere per i giochi; Silla nel 93 a.C., grazie ai buoni rapporti con Bocco, offre un grosso spettacolo di

venationes per la nomina a pretore. Altro esempio nel 55 a.C., anno in cui Pompeo

per inaugurare il suo teatro organizza una caccia con 600 leoni 844. Inoltre dalla

840 V. M. Guerrero Ayuso – S. Medas 2013, pp. 237 – 238. 841 Ibid., p. 239.

842 Ibid., pp. 239 – 240. 843 M. Majdoub 1996, p. 299. 844 Plin. Nat. Hist., VIII, 20, 53.

Mauretania abbiamo un’importazione verso Roma di molti altri materiali pregiati:

tartufi, legni di pregio, frutta secca, uova, piume di struzzo, avorio e ferro845.

Non solo Roma intratteneva rapporti con questa parte dell’Nord Africa, ma abbiamo la cospicua presenza di sigillate nord etrusche, che giungevano in Numidia e Mauretania.

Ancora maggiore sarà il traffico in età augustea, quando sale al potere Giuba II quando aumentano tutte le merci di provenienza italica nei centri principali della Mauretania oltre a Iol Caesarea; abbiamo ceramiche italiche tra cui spiccano le sigillate provenienti da Roma, Pisa e Arezzo, a Lixus e in molte colonie dedotte da

Augusto stesso come Iulia Valentia Banasa846.

Alla metà del I d.C., dopo la divisione del regno nelle due province romane della Mauretania Caesarensis e Tingitana, continua la distribuzione capillare di sigillate centro italiche, pisane e aretine nella Caesarensis, a differenza della Tingitana dove questi materiali spariscono quasi del tutto e dove continuano ad affluire merci provenienti dallo stretto di Gibilterra. Questa scissione delle merci è lo specchio della divisione e delle diverse sfere di influenza in cui gravitano le due province; la Caesarensis rimane convolta attivamente nei traffici che fanno capo a Cartagine, la

Tingitana rimane legata alla Baetica847.

Durante la media età imperale, saranno le esigenze di Roma a fortificare i rapporti con la Mauretania, il cui risultato più evidente sarà poi nel 288 d.C. la formazione della provincia della Mauretania Sitifensis, zona particolarmente interessata dalla produzione cerealicola, dove si costituiscono vaste proprietà imperiali che provvedevano all’annona destinata a Roma. Il migliore indicatore per questo periodo è senza dubbio la Dressel 30 o secondo la classificazione di Simon keay, la Keay I. Questo particolare recipiente destinato ad un vino di grande pregio prodotto in Mauretania, il passum, che viene prodotto tra il II e il IV sec. d.C. e che ebbe grande fortuna e ampia circolazione nel Mediterraneo, arrivando sino a Roma come carico secondario di fianco al grano e nell’Etruria. Uno dei principali centri di produzione di questa forma ceramica si trova a Tupusuctu. Da Caesarea invece vengono prodotte anfore del tipo individuato a Pupput (Hammamet in Tunisia), che si distinguono per bollo con le lettere “M” e “C”, divise da una palma, che richiama l’iconografia delle

845 C. Chafia 2004, pp. 973 – 987; S. Menchelli – M. Pasquinucci 2006, pp. 1630 – 1631. 846 Ibid., p. 1632 nota 26.

monete coniate nella città sotto Tolomeo figlio di Giuba II nel 20 – 40 d.C.848. Analisi archeometriche hanno dimostrato come i centri manifatturieri per la produzione dei

recipienti nella provincia dovevano essere molteplici 849 , non tutti rintracciati

archeologicamente; una di queste botteghe ceramiche era sicuramente situata a

Saldae principale porto della Sitifensis.

Un riflesso più tangibile di questo benessere sono le numerose domus di pregio sparse per il tessuto urbano di Cesarea. Ovviamente gli scavi in molti casi parziali danno un quadro d’insieme incompleto, ma dai pochi dati raccolti possiamo capire bene la loro importanza; le cubature rilevate per alcune delle case supera i 2500 mq senza scendere mai sotto i 1800 mq, paragonate senza problemi da Lézine a quelle

di Cartagine850. Non solo l’estensione in pianta è notevole ma anche i decori: le

domus di Caesare sono accompagnate da una ricca statuaria, mosaici decoravano

quasi tutte le domus il cui livello qualitativo è molto alto. Sono spesso mosaici figurativi tipici dell’Africa, ma è la loro quantità che ha impressionato. Nella vicina Timgad i decori delle domus non sono nemmeno paragonabili, quando ci sono,;

infatti il maggior numero di mosaici decorativi sono stati trovati nelle terme851.

In ultima analisi per ricostruire le principali direttrici commerciali possiamo avvalerci dei rari ritrovamenti subacquei di relitti sparsi per il Mediterraneo; il relitto della Pointe della Luque B è un esempio importante; dal tipo di legname si è accertato che la nave è stata costruita in Gallia, ma dal tipo di carico si ipotizza seguisse sicuramente una rotta di cabotaggio partendo dall’Africa Proconsolare per fare tappa in Mauretania e poi dirigersi verso Marsiglia con la possibilità di giungervi in due diversi modi: o costeggiando le isole Baleari o con una rotta d’alto mare che passava vicino alla Sardegna852.