Un ulteriore aspetto che rende il rumeno abbastanza difficile per i parlanti di altre lingue roman- ze è il fatto che durante la sua storia ha accolto molte parole non romanze, visto che è stato in una situazione continua di contatto linguistico, prima con popoli slavi, poi con ungheresi, turchi e greci, ma anche con le popolazioni germanofone soprattutto nella Transilvania. Il risultato, almeno in quanto al lessico, è una vera “lingua macedonia”. Nell’Ottocento, poi, nell’ambito del romanticismo si sviluppa un nuovo orientamento verso le altre culture romanze dell’ovest, e con ciò verso le lingue romanze sorelle. La “re-romanizzazione” del rumeno si riferisce soprattutto ad un forte influsso del francese, ma anche dell’italiano e del latino. Poi nell’età moderna, na- turalmente, troviamo, anche nel rumeno, tanti anglicismi che ormai si possono chiamare anche globalismi.
33 Eva-Maria Remberger
6.1. Il lessico di base e l’influsso slavo
Il lessico di base del rumeno è di chiaro stampo latino, cioè verbi del lessico di base come a co-
ace “cuocere”, a cerca “cercare”, a ajuta “aiutare”, a face “fare”, sostantivi come fir “filo”, inel
“anello”, cină “cena”, casă “casa” ecc. e la maggior parte degli elementi funzionali-grammaticali come le congiunzioni, i pronomi, i verbi ausiliari e le preposizioni sono parole ereditate dal latino. (<scheda web: Il latino a base del rumeno>)
L’influsso slavo, che si fa sentire dal X secolo in poi (come abbiamo visto, gli Slavi arrivano nell’Europa centrale intorno al V secolo) è così forte che la situazione di stretto contatto fra i Daci romanizzati e gli Slavi è fatto sicuro. Come abbiamo già visto, parole essenziali, come amare e la parola per la risposta affermativa “sì”, rum. da, sono slave, anche le parole per “moglie”, rum.
nevastă, e “amore”, rum. dragoste, sono slave e ce ne sono tantissime altre, che si possono attri-
buire a diversi strati: il primo strato del contatto daco-slavo, poi la continua presenza della lingua liturgica, cioè la lingua slava ecclesiastica, che contribuisce molti slavismi colti che riguardano la religione, nonché l’influsso delle lingue slave circostanti o culturalmente vicine, come il serbo, il bulgaro, ma anche il russo.
(<scheda web: I diversi strati dell’influsso delle lingue slave sul rumeno>)
Soprattutto per la massiccia presenza di slavismi, si è discusso molto sulla composizione del lessico rumeno. Comunque, considerando il lessico di base nonché le parole grammaticali, il ru- meno è sempre, fondamentalmente, una lingua romanza, v. la seguente osservazione di Marius Sala: “Si è detto numerose volte, ma lo ripetiamo lo stesso: [in rumeno] si possono costruire frasi intere solo usando parole latine, ma neanche una frase usando solo dei prestiti” (Sala 1998, 63).
(<scheda web: L’influsso di altre lingue>)
(<scheda web: La composizione del lessico rumeno>) 6.2. La re-romanizzazione
Alla fine del XVII e soprattutto nel XVIII secolo il rumeno subisce una forte re-romanizzazione. Il romanticismo e anche la ricerca delle proprie radici nella latinità fanno sì che prestiti dal latino e dalle altre lingue romanze, soprattutto il francese e in parte minore anche l’italiano, siano accolti in gran numero. Gli storici della lingua rumena affermano che praticamente tutto il lessico della civiltà moderna rumena si basa sul francese.
Dal francese vengono p.es. buletin “bollettino”, anchetă “inchiesta”, jurnal “giornale”, bleu “blu”, elev “alunno”, gară “stazione”, tablou “quadro”, curaj “coraggio” ecc. e gran parte della terminologia scientifica e accademica (medicina, legge, tecnica; notate che spesso le corrispon- denze italiane sono pure francesismi). Dall’italiano abbiamo parole colte come rinascimento e parole che riguardano il commercio o la musica, p.es. acont “acconto”, comerciant “commercian- te”, pericol “pericolo” e piață, che non significa solo “piazza”, ma anche “mercato” nonché flaut “flauto”, tenor “tenore” ecc. Spesso non è chiaro se una parola rappresenti un francesismo o un italianismo, v. poezie, che potrebbe essere sia un prestito francese (da poesie) che italiano (da po-
esia). In altri casi è più chiaro: tragedie e comedie con l’accento sulla i sono francesismi, mentre
in italiano abbiamo l’accento sulla e: tragedia e comedia. Comunque, nel XVIII secolo esistevano anche pronunce italiane, come tragedie e șenă (adesso rum. scenă), poi andate perse.
(<scheda web: I falsi amici con l’italiano>) 6.3. La formazione delle parole
In rumeno i prestiti non riguardano solo il lessico, ma anche gli affissi. A parte gli affissi ereditati, per via della situazione di contatto con altre lingue il rumeno ha ricevuto degli affissi non solo da
34 Il rumeno
latino, greco e francese (come l’italiano) ma anche da slavo, ungherese, turco e greco bizantino. Anche qui, a volte, abbiamo elementi di origine multipla, come p.es. -ie, che potrebbe essere il greco -ía o il latino -ia, ma anche il francese -ie. Alcuni affissi dello slavo sono molto produttivi e si affiggono anche alle parole ereditate dal latino. Questo è il caso per es. con il prefisso răs- come in răsturna “storcere”, pre- come in preda “consegnare, insegnare”, preface “trasforma- re, fingere” e ne- come in nebun “pazzo”, neliniştit “inquieto”, neauzit “inaudito”. Altri suffissi produttivi sono -eala, come in socoteală “conto”, -ean, come in muntean “dalla Muntenia”, -iță, come in chelneriță “cameriera”, ma anche suffisso diminutivo come in fetiță “ragazzina” ecc. Un bell’esempio della produttività dei suffissi slavi è la parola bişnițar “uomo d’affari”, cioè bişniță “affare” (dall’inglese business) + il suffisso -ar.
Dall’ungherese vengono suffissi come -aş, -ău, -işag, -ălui, cfr. mâncău “mangione” o furtişag “piccolo furto”. Suffissi turchi sono p.es. -giu e -lic/-lîc come in geamgiu “vetraio”, scandalagiu “casinista”, șiretlic “furbizia, imbroglio” (anche qui spesso con una semantica leggermente peg- giorativa). Il greco lascia i suffissi verbali -isi, -esi al rumeno p.es. a se plictisi “annoiarsi”.
Guardiamo infine la formazione dei numerali complessi, che è diversa dall’italiano, soprattutto per i numeri da 17 a 19. In rumeno abbiamo regolarmente la presenza della preposizione spre (dal latino super) per unire decina e unità: unsprezece “uno sopra dieci” (11) ecc. fino a şaptesprezece “sette sopra dieci” (17), optsprezece “otto sopra dieci” (18), nouăsprezece “nove sopra dieci” (19) (mentre in italiano per gli ultimi tre abbiamo diciassette, diciotto, diciannove, con l’ordine inverso e senza preposizione). Poi, in rumeno, non abbiamo parole ereditarie per “venti”, “trenta” ecc., ma abbiamo nuove formazioni come douăzeci “due dieci” (20), treizeci “tre dieci” (30) ecc. Mentre il materiale per la formazione dei numeri di base è latino (1: unu (un/o), 2: doi (două), 3: trei, 4:
patru, 5: cinci, 6: şase, 7: şapte, 8: opt, 9: nouă, 10: zece), per “cento” il rumeno usa una parola
slava, rum. sută.
(<scheda web: Principali difficoltà per apprendenti rumeni di italiano come L2/L3: Morfologia>)