IL TAMIL E LE LINGUE DRAVIDICHE
Popolazione 8 gruppo meridionale
5. La struttura della lingua
5.6. Uso delle preposizion
La preposizione sa ha molte funzioni ed è un ulteriore esempio di come le parti del discorso non coincidano nelle due lingue.
sa istudyante ng libro “lo studente ha un libro”
nasa kusina ang mesa “il tavolo è in cucina”
tungkol sa giyera ang kuwento “la storia è sulla guerra”
Da sola può voler dire in:
nag-áaral kami sa páaralán “studiamo a scuola” Oppure a:
pupunta kami sa Davao búkas “domani andremo a Davao”
ibibigay ko ng libro sa kanya “le darò il libro” O anche da, per, su, dentro, attraverso:
galing kami sa Baguio “veniamo da Baguio”
ang bestidong ito ay sa kanya “questo vestito è per lei”
tumalón ang aso sa ilog “il cane saltò nel fiume”
nagdaan siya sa bintana “è passato attraverso la finestra”
nagsúsulát ako sa gabi “di solito di notte scrivo”
La preposizione sa può anche combinarsi con varie parole per indicare posizione:
sa loob “dentro”
sa labas “fuori da”
sa harap “davanti a”
sa itaas “sopra a”
sa pag-itan “tra (due)”
sa ibabâ “sotto”
Esempi:
umupô ka sa tabi ko “siediti accanto a me”
lumakad sa likuran ng jeep ang tao “l’uomo camminava dietro la jeep” 5.7. Frasi subordinate
Le frasi subordinate o secondarie non presentano costruzioni particolari. Esse sono introdotte da apposite congiunzioni, come:
at “e”
o “oppure”
péro “ma”
dahil “poiché”
156 Il tagalog (pilipino) kung “se” nang “affinché” kundi “eccetto” samakatwid “perciò” Esempi:
kákain sila sa bahay ng kaibigan, dahil kahapon kumain sila sa Tom’s
“hanno mangiato a casa dell’amico poiché ieri avevano mangiato da Tom”
Tuttavia possiamo modificare il senso di una frase con l’aggiunta di un elemento che consente la costruzione di frasi complesse. Come nei casi seguenti:
“abita a casa coi suoi genitori”
nakatira siya sa bahay kasama ang kanyang mga magulang
“credo che abiti a casa coi suoi genitori”
sa palagay ko nakatira siyá sa bahay kasama ang mga magulang niyá
“credo che abiti con la sua amica”
sa palagay ko nakatira siya kasama ang kanyang kaibigan
“vengo al cinema con te”
dumating ako sa sinehan kasama mo
“voglio venire al cinema con te”
nais kong dumating sa sinehan kasama mo
“vado in ufficio e scrivo lettere”
pumunta ako sa opisina at magsulat ng mga titik
“devo andare in ufficio e scrivere lettere”
kailangan kong pumunta sa opisina at magsulat ng mga titik
I filippini furono tra i primi lavoratori stranieri a trasferirsi in Italia, prima che il fenomeno delle im- migrazioni assumesse il rilievo che ebbe alla fine degli anni Ottanta. Già negli anni Settanta del seco- lo scorso ve ne erano molti, venuti spesso con l’appoggio di associazioni cattoliche che li aiutavano a inserirsi. Cosa che fecero con notevole spirito di sacrificio ma anche con dignità e con duro lavoro.
Oggi in un’Italia con l’8,5% della popolazione di stranieri residenti, cioè 5.144.440 al 1° gen- naio 2018, i filippini d’origine son 168.000, di cui 72.000 maschi e 96.000 femmine, cioè il 3,26% del totale degli immigrati. La lingua in Italia non è mai stata “censita”: non sappiamo quanto e come conoscano la lingua italiana i filippini oramai residenti da decenni, e inoltre esiste una nume- rosa seconda generazione ben integrata che ci risulta non parli più almeno correntemente la lingua dei genitori. Corsi di pilipino per italiani (e/o per filippini che non lo conoscano) non ci consta che esistano almeno promossi da parte delle istituzioni. Non esiste neppure una consistente quota di ricercatori che studino i rapporti tra l’uso della lingua e le realtà sociolinguistiche e sociali delle comunità filippine. Tutto ciò dovrebbe suonare come un ulteriore segno di allarme e invitare ad assumere consapevolezza che sul tema delle immigrazioni e della costruzione di una società mul- ticulturale il nostro paese è molto arretrato.
Infine, alcuni proverbi:
Ang tamad ay walang aanihin “chi dorme non piglia pesci”
Makapito mong isipin bágo mo salitain “pensa sette volte prima di parlare”
157 Giulio Soravia
Bibliografia
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Capitolo 10
IL CINESE
Giorgio Francesco Arcodia e Bianca Basciano* – Università Ca’ Foscari, Venezia
1. Introduzione
La comunità cinese è, senza dubbio, uno dei gruppi di migranti più consistenti in Italia, così come in numerosi altri paesi. Con quasi 300.000 presenze, la comunità cinese è la quarta, per dimensioni, nel nostro paese, dopo quella rumena, albanese e marocchina1. Inoltre, si tratta di una comunità che ha conosciuto una crescita notevolissima negli ultimi anni: basti pensare che nel 2003 i cinesi residenti in Italia erano meno di 70.000, con una crescita che supera il 420% in poco più di quindici anni. Gli idiomi di questa comunità, dunque, hanno un ruolo di assoluta pre- minenza nel panorama delle lingue migranti nel nostro paese, in particolare nella scuola: secondo il rapporto del MIUR “Gli alunni con cittadinanza non italiana”, aggiornato all’anno scolastico 2017/2018, il 6,3% degli studenti stranieri della scuola italiana è di nazionalità cinese, con una presenza quasi raddoppiata (da 27.000 a 53.000 alunni) nel giro di dieci anni. Il numero più gran- de di alunni cinesi si trova nella scuola primaria, dove, nell’a.s. 2017/2018, più di 20.000 alunni erano di origine cinese.
Tuttavia, le statistiche, dove ogni cittadino delle Repubblica Popolare Cinese viene ugualmente considerato come “cinese”, nascondono inevitabilmente la complessità della situazione linguistica della comunità sinofona. Nella prossima sezione proporremo quindi una presentazione, neces- sariamente sintetica, della situazione linguistica della Cina e della comunità migrante cinese. Di seguito, ci dedicheremo ad una breve descrizione di alcuni aspetti salienti, soprattutto in chiave contrastiva, della fonologia, della grammatica e del lessico del cinese. Se non diversamente speci- ficato, gli esempi che proporremo sono di cinese standard.